Che cosa c’è dietro l’acquisizione di Fluidmesh da parte di Cisco

di Marco Scotti ♦︎ WiFi per convogli in movimento, porti iperconnessi, sistemi agv, videosorveglianza: così la multinazionale guidata in Italia da Agostino Santoni ha comprato la società con la "testa" nel nostro Paese. Gli esperimenti di La Spezia, Milano, San Pietroburgo e Mosca. E in futuro...

La Spezia Container Terminal Fluidmesh

Rafforzare la presenza nel settore delle tecnologie di connessione con bassa dispersione di segnale. È questo il motivo che ha spinto Cisco, multinazionale americana guidata da Chuck Robbins, a impegnarsi per l’acquisto dell’azienda Fluidmesh Networks, specializzata nella realizzazione di prodotti di rete ridondate per applicazioni critiche. Si tratta di un’offerta particolarmente rilevante ” in ambienti in cui la potenza del segnale può essere influenzata dalla velocità di movimento o dalle dimensioni della superficie da coprire, quali ad esempio treni ad alta velocità, trasporti pubblici, porti o ambienti urbani.

«Siamo molto contenti di questa acquisizione – ci spiega il ceo di Cisco Italia Agostino Santoni – ci consente di ampliare in modo decisivo il nostro portfolio che diventa sempre più completo su scala globale. Senza dimenticare l’orgoglio di aver acquistato una società italiana». Fluidmesh, infatti, è stata fondata e incubata da quattro italiani (Cosimo e Umberto Malesci, Andrea Orioli, Torquato Bertani) ed è stata incubata e fatta crescere tra il 2005 e il 2010 presso Polihub, l’Acceleratore d’Impresa del Politecnico di Milano. «Ci piace dire – ci racconta Umberto Malesci – che abbiamo mantenuto la capacità inventiva in Italia, costruiamo in Cina e vendiamo agli americani, tant’è che a un certo punto abbiamo ceduto loro tutta l’azienda!».







L’acquisizione di Fluidmesh da parte di Cisco riguarda l’idea della multinazionale di diventare sempre più un player di riferimento nelle tecnologie di connessione con bassa dispersione di segnale, con particolare riguardo alle ferrovie smart e alle reti ferroviarie connesse. Secondo Markets and Markets, infatti, entro il 2024 l’intero settore potrebbe arrivare a un valore di 39 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuo pari al 13,7% e con l’Europa come polo principale. Fluidmesh, d’altronde, ha già avviato diversi progetti con i sistemi di metropolitana di alcune città come la M4 di Milano, quella di Lione, di San Pietroburgo e di Mosca per garantire connessione veloce anche in movimento. «C’è gente – scherza Malesci – che si scarica interi film in metro perché garantiamo tra i 150 e i 200 Mbit di banda utile in movimento. E con la forza globale e commerciale di Cisco vogliamo riuscire a espanderci sempre più».

 

I motivi dell’acquisizione

Agostino Santoni, ad Cisco Italia

Fluidmesh genera ricavi tra i 10 e i 25 milioni di dollari all’anno, secondo le stime di Glassdoor, quindi l’acquisizione non aumenterà significativamente le entrate di Cisco, che sono cresciute del 5% a 51,9 miliardi nell’anno fiscale 2019. Tuttavia, l’integrazione delle tecnologie Fluidmesh potrebbe rafforzare il mercato finale dell’IoT industriale di Cisco, che alimenta la crescita delle sue infrastrutture, applicazioni e attività di sicurezza. Cisco spesso raggruppa i suoi hardware, software e servizi di sicurezza in pacchetti convenienti per quei grandi clienti. Man mano che le aziende espandono le loro reti IoT con più sensori, telecamere e altri dispositivi, dovranno acquistare più router e switch. Il rafforzamento delle capacità di backhaul di Cisco migliora l’efficienza di queste reti, il che dovrebbe aumentare la produttività e fornire più dati ai suoi software e piattaforme di sicurezza.

L’intento è chiaro e si fonda su due pilastri fondamentali: il primo è l’ampliamento della leadership di Cisco nell’industrial wireless, grazie alla possibilità di abilitare la connessione affidabile di applicazioni in movimento. Oggi, le aziende usano le tecnologie Fluidmesh per migliorare la produttività, la sicurezza e l’esperienza d’uso dei clienti. Il secondo è accelerare il business Industrial IoT di Cisco. Tra l’altro, il team di Fluidmesh verrà interamente “assorbito” dall’IoT business group di Cisco. «Sono diversi i livelli di benefici che otterremo – ci spiega Santoni – da questa acquisizione. Possiamo ampliare in modo decisivo il nostro portfolio che diventa sempre più completo su scala globale. Inoltre, parlando da italiano, la partnership aumenta ulteriormente il contenuto di innovazione che possiamo offrire. Noi non rappresentiamo soltanto una filiale di una multinazionale americana, ma abbiamo tanti progetti come il centro di coinnovazione Leonardo da Vinci, il progetto sulla fotonica, abbiamo realizzato oltre 100 brevetti con i principali atenei italiani. Anche Fluidmesh ha una storia caratterizzata dall’innovazione, per questo il nostro “matrimonio” sarà estremamente positivo. Vediamo tante possibilità di trovare punti di contatto per aiutare le città, come abbiamo già fatto a Torino, a Milano, a Perugia o con la Regione Campania».

 

Le peculiarità e i progetti di Fluidmesh

Umberto Malesci, ceo di Fluidmesh Networks

Fluidmesh nasce nel 2005 da un gruppo di quattro ingegneri italiani. Fino al 2010 è stata incubata presso l’Acceleratore d’Impresa del Politecnico di Milano. L’anno successivo c’è stato l’ingresso di due fondi di private equity di Chicago. All’inizio, l’idea principale era di trovare soluzioni in grado di soddisfare esigenze wireless anche in assenza di WiFi. Per questo, il primo sbocco naturale è stato quello di collaborare con le forze di polizia in America per la videosorveglianza. «Abbiamo sempre mantenuto una struttura duale – ci racconta Malesci – dove la parte di ricerca restava in Italia, anche per una questione di costi di gestione, decisamente più bassi da noi che a Boston o nella Silicon Valley. Abbiamo poi deciso di estenderci anche negli Stati Uniti perché ci permetteva di crescere in maniera più rapida, mentre farlo in Europa è decisamente più complesso. La parte di ricerca e sviluppo è sempre rimasta in Italia, quella di produzione in Cina e il mercato di riferimento è sempre stato americano. E alla fine abbiamo venduto agli americani tutta l’azienda». Oggi Fluidmesh conta complessivamente 60 collaboratori, di cui 25 in Italia. Ha depositato più di 20 brevetti e ha venduto oltre 100.000 apparati radio wireless in più di 35 Paesi nel mondo.

Il primo mercato di sbocco è stato quello della sorveglianza urbana (segmento che li vede leader in Usa e Francia), ma è seguita rapidamente l’espansione verso altre potenzialità, soprattutto per quanto concerne le connessioni in mobilità. «I nostri target principali – aggiunge Malesci – sono i treni in movimento, soprattutto, ma non solo, per quanto concerne il controllo del treno stesso senza guidatore e la videosorveglianza a bordo in tempo reale. Un altro aspetto su cui ci stiamo concentrando e che puntiamo a sviluppare è quello del WiFi a bordo. Con Cisco abbiamo avviato una partnership cinque anni fa e abbiamo fornito la nostra tecnologia e oggi siamo stati rilevati da loro. Ci muoviamo nei mercati caratterizzati dall’automazione e dalla robotica, soprattutto nei veicoli autonomi. Partiti con i treni, oggi ci stiamo specializzando anche nei sistemi portuali, con le enormi gru, sempre più automatizzate, che necessitano di un sistema di telecomunicazione e di connettività. Un altro segmento su cui stiamo puntando è quello delle miniere, molto forte in Canada e Australia, dove si sta cercando di rimuovere l’umano per minimizzare gli errori. Non escludiamo a breve, sempre in tandem con Cisco, di entrare anche dentro le fabbriche con i sistemi di Agv. Siamo più focalizzati sull’outdoor, ma i sistemi portuali sono dei giganteschi veicoli autonomi».

 

Il porto di La Spezia

La Spezia Container Terminal. Fluidmesh

La Spezia Container Terminal è una delle principali strutture portuali d’Europa. Il terminal ha lavorato per aumentare la produttività e ridurre i tempi di fermo. Al centro dell’azione c’è il Terminal Operating System, noto anche come Tos, che consente di coordinare centralmente la gestione e lo stoccaggio dei container. Affinché il Tos funzioni, è necessaria una solida rete wireless in modo che tutte le apparecchiature di cantiere e banchina possano scambiare dati in tempo reale. L’affidabilità della connessione wireless influisce sugli ordini inviati e ricevuti dagli operatori, pertanto l’operatività della rete e una copertura coerente sono fondamentali per la produttività del terminale. Il Terminal container di La Spezia aveva implementato un sistema WiFi 802.11 per Tos Connectivity nel 2008 e nel corso degli anni ha lavorato attraverso numerosi aggiornamenti e sessioni di ottimizzazione per massimizzare le sue prestazioni. La rete era composta da 76 Access Point per la copertura e supportava 200 pezzi di equipaggiamento. La fibra in loco non è disponibile per nessuna delle apparecchiature, pertanto la rete wireless è di fondamentale importanza per il terminale.

La disposizione dei terminali presenta sfide per la propagazione wireless a causa dell’alta densità di pile, contenitori impilati 5 alti, carichi di strutture metalliche e alte interferenze provenienti da navi, radar e la vicina città di La Spezia. Sebbene il sistema WiFi di Lsct fosse stabile, la copertura era stata un problema che portava a minuti di fermo macchina ogni giorno. Ciò ha influenzato i conducenti e gli operatori di gru che sono stati costretti a trovare aree di buona copertura per ottenere il loro prossimo ordine. Dopo un’attenta analisi delle soluzioni wireless disponibili tra cui Lte e WiFi, La Spezia Container Terminal ha deciso di aggiornare la propria rete wireless aggiungendo la tecnologia Fluidmesh Mpls, con una riduzione della densità del 70% rispetto al WiFi 802.11. La rete OT wireless Fluidmesh funzionerà a 5 GHz, lasciando lo spettro a 2,4 GHz per le applicazioni WiFi. Inoltre, le venti stazioni base Fluidmesh utilizzeranno l’algoritmo di apprendimento automatico Fluidmesh per ottimizzare l’accesso al canale e la connettività del veicolo. Ciò rende LSCT il primo terminale al mondo ad adottare l’intelligenza artificiale per aumentare le prestazioni della sua rete wireless OT.

 

Le metropolitane

Atro punto su cui si è concentrata Fluidmesh è quello delle smart city in una logica più ampia. Oltre alla videosorveglianza, l’alleanza con Cisco consente di estendere la presenza internazionale di Fluidmesh per “triangolare” la parte fissa di connettività con quella dei veicoli in movimento. Un punto fondamentale è rappresentato dal trasporto pubblico urbano, soprattutto quello metropolitano. «A Milano – aggiunge Malesci – stiamo facendo una commessa con Hitachi per la M4 che sarà connessa con le nostre radio, per la videosorveglianza a bordo. Ci sarà anche un’altra rete parallela che garantirà il WiFi. Abbiamo grande esperienza su questo secondo aspetto, esperienza che abbiamo maturato a San Pietroburgo e Mosca con Cisco. Sono dei veri gioielli a livello tecnologico, nessuno riesce a garantire la stessa quantità di banda. Ci si potrebbero scaricare interi film perché garantiamo 150-200 Mbit di banda utile in movimento».

Il progetto della metropolitana di San Pietroburgo

 

Il 5G

Nonostante si faccia un gran parlare del nuovo paradigma di connessione che dovrebbe partire all’inizio del prossimo anno, la sua pervasività è ancora tutta da dimostrare. Secondo Cisco, i livelli di dati aumenteranno a livello globale entro il 2022 con una frequenza annuale vicina a uno zettabyte, ma con un impatto minimo atteso dal 5G. Nel suo Mobile Visual Networking Index, Cisco proietta il traffico dati mobile consumer e aziendale raggiungerà 930 exabyte all’anno entro il 2022, con solo circa il 3% delle connessioni mobili totali che si verificano sulle reti ad alta velocità aggiornate del 5G, ovvero circa 422 milioni di connessioni. Il 5G, inoltre, non sarà un antagonista dei sistemi messi a punto da Fluidmesh.

Le principali evidenze messe in luce dal Mobile Visual Networking Index Cisco

«Il 5G – ci racconta Malesci – molti lo vedono come un nostro concorrente, ma andando ad approfondire le applicazioni, non avrà un grande impatto sul comparto in cui operiamo noi. Sarà una tecnologia complementare e non sostitutiva per quello che ci riguarda».

«Ci fa piacere che arrivi il 5G – ci spiega Santoni – perché abbiamo l’ambizione di implementare qualsiasi soluzione tecnologica. Vogliamo saperle integrare tutte e renderle interoperabili. Ci fa piacere poterle utilizzare e poter toccare con mano tutto ciò che porta innovazione».

Le principali evidenze messe in luce dal Mobile Visual Networking Index Cisco

Lo smart working e il Coronavirus

Il mondo costretto a lavorare (ove possibile) da casa è diventato nel volgere di brevissimo tempo una realtà con cui confrontarsi. Né Fluidmesh né Cisco hanno avuto impatti diretti, se non qualche piccolo fastidio dovuto alle esigenze dello smart working. «L’azienda – conclude Malesci – era già molto globalizzata, non abbiamo avuto un grande impatto, anche perché parliamo di budget significativi che vengono stanziati su orizzonti temporali molto ampi. Non solo: alcuni clienti, che avevano difficoltà a far lavorare i sistemi h24, hanno approfittato del downtime per fare manutenzione. Insomma, stanno accelerando alcuni processi».

Aumento del traffico su Cisco Webex con il Covid-19 (dal blog di webex)

Per quanto concerne Cisco, Santoni non esita a definire con il termine “mix di emozioni” quello che stanno vivendo. Da una parte, le difficoltà di alcuni clienti, dall’altra la possibilità di diventare ancora più presenti – e abilitanti – grazie a piattaforme come Webex o al cloud per la cybersecurity. «La Pa – conclude il numero uno di Cisco Italia – ha rallentato l’assegnazione delle gare per via del Coronavirus, ma quando ci sarà la ripartenza la nostra azienda sarà tra i protagonisti. L’importante è ricordare che tra la fase 1 e la fase 2 ‘è quella che io chiamo la fase 1.5, che è quella in cui bisognerà ricordarsi degli studenti che stanno cercando lavoro, dei dipendenti a rischio licenziamento e di chi ha perso tutto. Per loro bisognerà attuare un piano per ripensare le competenze per ripartire con la fase due».














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