Coopetizione in 5G: il modello cloud-telco che piace a Cisco… e all’industria!

di Piero Macrì ♦︎ L’intersezione permette di proporre soluzioni as a service cloud native. Così le imprese accedono alle nuove tecnologie con un approccio opex economicamente sostenibile. Le tlc possono monetizzare la connettività. I cloud provider diventano centrali operative della nuova comunicazione a supporto dell’industria 4.0. Le applicazioni target? Diagnostica in Ar, computer vision, cobotica, telesorveglianza. Ne parliamo con Paolo Campoli

Con il 5G nascono i modelli ibridi cloud-telco. Dall’intersezione dei due mercati prende infatti vita un nuovo paradigma della connettività che permette a Cisco, così come ad altri fornitori di tecnologia, di proporre soluzioni as a service sviluppate in modalità “cloud native”. I vantaggi sono molteplici: per le imprese, che accedono alle nuove tecnologie con un approccio opex economicamente sostenibile; per le telco, che possono finalmente monetizzare la connettività; per i cloud provider, che hanno l’opportunità di diventare vere e proprie centrali operative della nuova comunicazione a supporto dell’industria 4.0. L’obiettivo di Cisco è portare il 5G all’interno delle imprese in modalità sinergica e integrata col wi-fi, andando a potenziare le capacità della digital trasformation in ambienti di produzione e di logistica integrata.

Target primario, il manufacturing. Non meno importanti le opportunità che si aprono in campus, porti, aeroporti e infrastrutture critiche. Nei comparti oil & gas ed energy, per esempio, dove esiste una forte attenzione per il monitoraggio delle reti di distribuzione. In questi contesti non valgono soltanto la velocità di trasmissione e la bassa latenza, ma la sicurezza. Esigenza, quest’ultima, soddisfatta dalla combinazione di tecnologie di cyber security integrate nel 5G, in quanto predisposto per realizzare altissimi livelli di segmentazione di rete (slice) a garanzia di resilienza e protezione degli assset. La discriminante di utilizzo in tutti questi ambiti è dettata da un’esigenza primaria: prestazioni realtime, scalabili, in grado di essere estese a un numero teoricamente infinito di device, componenti e sensori. Quali le applicazioni target? «Quelle che appartengono al futuro dell’Industry 4.0, afferma Paolo Campoli VP, Head of Global Service Provider di Cisco: la diagnostica in realtà aumentata, la computer vision, la robotica collaborativa, la telesorveglianza e, in generale, tutte quelle applicazioni che devono correlare dati in tempo reale». Tuttavia, nulla può nascere da pura improvvisazione.







Per portare soluzioni 5G allo shop floor servono specializzazioni verticali sviluppate in collaborazione con i vari cloud e telco provider. Una sfida che vede Cisco protagonista in tutte e tre le dimensioni: a livello enterprise, telco e cloud. In quest’ottica mette a disposizione tutte le componenti abilitanti il networking d’impresa e la connettività cloud, privata e pubblica. Il modello cui aspira la multinazionale del networking è essere il player per l’integrazione delle reti d’impresa, rendendo possibile la convivenza e convergenza di un insieme di flussi di comunicazione sempre più diversificato. «Non esiste una risposta per tutto, ciascuna tecnologia di comunicazione, fissa o mobile, ha una sua specificità, dice Campoli. Per quanto riguarda il 5G, si devono individuare i possibili use case. Sbagliato, considerarlo come alternativa tout court al wi-fi. Corretto, inquadrarlo come tecnologia a supporto di nuove applicazioni Industrial Iot».

 

Coopetizione in 5G

Paolo Campoli è Vice President, Global Service Provider Leader di Cisco

E’ nella convergenza tra il mondo telco e cloud che si gioca il futuro della nuova tecnologia wireless. Servizi 5G vengono creati in cloud secondo la logica software defined mentre l’infrastruttura telco rende disponibile la connettività resa disponibile alle applicazioni tramite Api. Uno scenario che apre le porte a rinnovate opportunità. Da parte delle telco, innanzitutto, il cui obiettivo è evolvere da meri fornitori di connettività a fornitori di servizi che integrano sicurezza, connettività on demand e accesso al cloud con l’infrastruttura IT dei clienti. Due le possibili strade. La prima, molto costosa, implica diventare cloud provider di nome e di fatto, realizzando infrastrutture analoghe, o quanto meno alternative, a quelle degli hyperscaler. La seconda, opzione che al momento sembra prevalere, è invece basata sulle partnership con i cloud provider. Quest’ultima è la direzione su cui si sta orientando Tim con l’approntamento di data center Noovle che ospitano al proprio interno le “google cloud”. Altrettanti gli esempi su scala internazionale. In Usa, il caso dell’operatore telco Dish che, con il contributo di Cisco, ha realizzato l’offerta 5G in partnership con Amazon. In Europa, infine, il caso di Orange, che ha scelto la piattaforma Microsoft Azure per la costruzione di “sovereign cloud” .

 

Il modello di business telco-cloud

Le logiche di sviluppo software defined favoriscono la creazione di piattaforme 5G e permettono alle telco di virtualizzare i propri apparati di comunicazione. Invece di creare ex novo infrastrutture cloud, operazione che comporterebbe ingenti investimenti, le telco possono utilizzare le risorse degli hyperscaler. Il che vuol dire acquisire efficienza ed economia di scala, capacità che gli operatori non sono oggi in grado di rendere disponibili sul fronte cloud. Come dice Campoli, mai dimenticare che, per offrire servizi di telecomunicazione “cloud based”, occorre disporre di una grande potenza di fuoco sul cloud, al momento appannaggio dei soli hyperscaler. Ma in prospettiva le cose potrebbero cambiare. Cisco è per esempio in possesso della tecnologia che permette alle telco di creare un proprio cloud privato, un middleware software su cui virtualizzare tutti gli apparati rete. Tuttavia, la strada maestra, quanto meno in Europa, è il modello intermedio, che prevede data center di proprietà telco, che accolgano le esigenze di cloud nazionale o “sovereign cloud” e integrati con il cloud pubblico.

Con il 5G nascono i modelli ibridi cloud-telco. Dall’intersezione dei due mercati prende infatti vita un nuovo paradigma della connettività che permette a Cisco, così come ad altri fornitori di tecnologia, di proporre soluzioni as a service sviluppate in modalità “cloud native”. I vantaggi sono molteplici: per le imprese, che accedono alle nuove tecnologie con un approccio opex economicamente sostenibile; per le telco, che possono finalmente monetizzare la connettività; per i cloud provider, che hanno l’opportunità di diventare vere e proprie centrali operative della nuova comunicazione a supporto dell’industria 4.0

Infrastrutture per un business as a service

Le applicazioni target del 5g? la diagnostica in realtà aumentata, la computer vision, la robotica collaborativa, la telesorveglianza e, in generale, tutte quelle applicazioni che devono correlare dati in tempo reale

L’implementazione del 5G comporta un adeguamento delle reti di trasporto che devono gestire i flussi di traffico Ip e la creazione di infrastruttura di accesso radio basata su open ran, una volta monopolio esclusivo di pochi grandi vendor. Integrazione impegnativa poiché la densità di antenne per km quadrato è più elevata rispetto al 4G. Significativa, in questo senso, la partnership di Cisco con Rakuten, l’operatore giapponese che per primo ha capito la potenzialità dei sistemi radio di nuova generazione basati su open standard. Un accordo, che permette a Cisco di fornire alle telco una soluzione per realizzare infrastrutture 5G end-to-end. «Per quanto riguarda il livello enterprise, aggiunge Campoli, l’obiettivo è offrire soluzioni verticali, per il 70% pre-integrate e per il 30% da customizzare in base a specifiche esigenze applicative. Le applicazioni saranno fruibili attraverso interfacce a cloud provider secondo un modello as a service».

 

Un mercato in continua evoluzione

Per le telco si apre l’opportunità di fornire l’intelligenza di rete, il core network 5G, su piattaforme hyperscaler o hybrid cloud. Un mercato basato sulla coopetizione anche se nulla vieta che un domani ciascuno possa essere del tutto indipendente. Vorrebbe dire mettere a fattor comune un modello di business verticale basato su piena integrazione cloud-telco. I telco si muovono nel mondo cloud ma i big cloud provider si muovono nel mondo della connettività. «Non sarei sorpreso di vedere in futuro investimenti hyperscaler nell’infrastruttura d’accesso, afferma Campoli. Non dimentichiamo che i big del cloud si sono già dotati di proprie reti geografiche a livello di middle-mile e si stanno sempre più avvicinando al last mile presidiato dalle telco. Per quanto riguarda le modalità di implementazione va poi considerato l’aspetto regolatorio, legato alle frequenze. In Germania la banda 5G, oltre che agli operatori, è data in concessione ai privati. Audi, Volswagen, Bmw, Daimler… Ciascuno può creare una propria copertura 5G. In Italia non è così. Tutto quello che si farà come reti private 5G richiede l’intervento degli operatori telco o di system integrator, che svolgeranno l’importante ruolo di intermediazione tecnologica».

L’obiettivo di Cisco è portare il 5G all’interno delle imprese in modalità sinergica e integrata col wi-fi, andando a potenziare le capacità della digital trasformation in ambienti di produzione e di logistica integrata

Integrazione 5G nel network d’impresa

Il 5G è necessario quando si ha bisogno di prestazioni deterministiche. Se si deve collegare robot a un controller centrale non sono ammissibili tempi di risposta variabili da un minimo a un massimo, da 1 a 5 millisecondi, per dire. Deve essere sempre legato a un valore unico, deterministico appunto, altrimenti la macchina si comporta in modo strano

Sono 4 i parametri che orientano la scelta del 5G e Wi-Fi in un contesto d’impresa: il costo, la disponibilità di terminali, lo use case e gli aspetti di regolamentazione delle frequenze. «Ci stiamo confrontando con clienti enterprise, del mondo dell’automotive e delle utilities. Quello che ci chiedono è tradurre le potenzialità del 5G in funzione del caso di utilizzo con copertura del plant in 5G e mantenimento del wi-fi nelle aree d’ufficio e campus. In particolare, serve dare loro un sistema di gestione semplificato che si integri con quello già esistente. Insomma, avere un 5G unificato con il networking d’impresa. In altre parole, dare agli It manager gli strumenti per la governance centralizzata del networking, avere un modo univoco per definire le policy di management in termini di permessi di accesso, autenticazioni e provisioning dei device mobili».

 

Real time at scale

Come dicono gli americani il vantaggio del 5G è real time at scale. Dare connettività con prestazioni garantite e scalabilità in termini di numero di oggetti connessi e di raggio d’azione. «Il 5G è necessario quando si ha bisogno di prestazioni deterministiche. Se si deve collegare robot a un controller centrale non sono ammissibili tempi di risposta variabili da un minimo a un massimo, da 1 a 5 millisecondi, per dire. Deve essere sempre legato a un valore unico, deterministico appunto, altrimenti la macchina si comporta in modo strano. Lo stesso discorso vale per il 5G applicato alla guida autonoma o, in generale a contesti applicativi dove si devono controllare grandi volumi di oggetti, flotte di veicoli e mezzi di trasporto, per esempio». Semplificando, è il caso di utilizzo che determina il tipo di connettività. L’ipotesi più probabile è che per quanto riguarda le applicazioni industriali vi sarà un affiancamento tra le diverse tecnologie wireless, da considerarsi, come nel caso di 5G e wi-fi complementari e non mutuamente esclusive. Va poi da sé che l’implementazione 5G – si pensi a monitoraggio da remoto di smart grid e gasdotti – possa realizzarsi solo ed esclusivamente se le componenti sono predisposte per interfacciare reti 5G. Lo stesso nel mondo industriale: robot, sensori, telecamere, controller di linee di macchinari e linee di produzione non sono 5G native e dovranno pertanto essere aggiornate.

 

Semplicità operativa as a service

L’implementazione 5G – si pensi a monitoraggio da remoto di smart grid e gasdotti – possa realizzarsi solo ed esclusivamente se le componenti sono predisposte per interfacciare reti 5G. Lo stesso nel mondo industriale: robot, sensori, telecamere, controller di linee di macchinari e linee di produzione non sono 5G native e dovranno pertanto essere aggiornate

Il punto di forza del 5G in stile Cisco è la semplicità operativa. Il modello è as a service, connettività wireless basata su un canone mensile che garantisce all’end user una maggiore sostenibilità dell’investimento. «Noi risolviamo la componente di gestione funzionale di tutti i punti di controllo a livello d’impresa assieme all’operatore e ai partner che gestiscono la parte infrastrutturale di tecnologie di accesso radio e di rete di trasporto e il front end con il cliente», precisa Campoli. Competenze che, negli Stati Uniti, hanno permesso a Cisco di collaborare con T-Mobile per offrire servizi 5G basati su infrastruttura core di comunicazione stand alone, la vera connettività 5G. Non dimentichiamo, infatti, che la gran parte del traffico oggi associato al 5G è al momento non stand alone, ovvero una modalità che sfrutta ancora i servizi di rete 4G.

 

Telco come broker digitali

La nuova generazione wireless ridefinisce il modello di connettività. Le telco hanno l’occasione di coniugare cicli di ritorno di investimento pluriennali, quelli dell’infrastruttura, con il business dei servizi in cloud, che ha una redditività molto maggiore e capacità di innovazione che si misura in settimane o mesi. Una possibilità che mette in discussione l’approccio verticale che ha da sempre contraddistinto la politica di Tim. Non è quindi un caso che il nuovo piano industriale sia orientato alla creazione di due società distinte, di servizi e di rete. «Il modello che perseguono le telco è la creazione di data center distribuiti, di prossimità, condividendo opportunità di business convergente con il cloud, commenta Campoli. E’ un modello che vedrà l’affermazione di broker digitali, il cui fine sarà assciurare accesso omogeneo a risorse multi-cloud poiché in tutte le grandi aziende non esisterà un solo cloud».














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