Sostenibilità e digitale: metterle insieme e far decollare l’industria

di Piero Formica* ♦︎ Le sfide che attendono la manifattura sono molteplici, grazie al binomio sostenibilità e digitale. Uno dei temi più complessi riguarda l'e-commerce: l'enorme aumento delle richieste di prodotti costringe a ripensare l'intera infrastruttura logistica e quella degli imballi. Servono anche nuove competenze di alto livello, perché la manodopera unskilled è a rischio

L’albero della manifattura è carico di frutti dell’innovazione: un grosso grappolo che investe la progettazione, la ricerca e lo sviluppo, la produzione, la gestione della catena di approvvigionamento e della logistica fino alle vendite, il marketing. Questi frutti si trasformano in fabbriche dove l’informazione si pone alla guida dei processi produttivi affinché l’impresa prenda velocità mantenendo una posizione elevata sull’onda dell’innovazione. La vitalità della crescita economica mondiale non poco dipende dalla prontezza di risposta del settore manifatturiero al progresso tecnologico in atto.

 







A ritmo accelerato il cambiamento crea un clima di incertezze, sfide e opportunità che…

Un cambiamento trasformazionale in rapida accelerazione è alle porte della manifattura. La coppia formata da sostenibilità e digitale è un potente motore di cambiamento. C’è incertezza sul come configurare prodotti innovativi che siano sostenibili ma anche meno costosi con materiali sostenibili e fonti di energia verde per ridurre l’impronta di carbonio degli impianti di produzione e dei prodotti finali. Sul fronte del digitale, c’è da affrontare la sfida dell’e-commerce. Lievitando gli acquisti online, l’imballaggio sarà specificamente adattato ad essi. Verrà riprogettato per l’efficienza nella catena di fornitura e per il disimballaggio a casa piuttosto che per stare sugli scaffali dei negozi. C’è da cogliere l’opportunità di far salire la produttività grazie all’automazione industriale, alla produzione additiva e all’uso dell’intelligenza artificiale, ai sensori intelligenti e altri dispositivi. Tuttavia, questi sviluppi tecnologici sono forbici che tagliano la manodopera.

 

…esigono formazione innovativa per i futuri lavoratori della conoscenza

Mentre i posti di lavoro poco qualificati si riducono, aumenta la domanda di personale di alto livello. Nuovi paradigmi educativi vedono impegnati congiuntamente gli industriali e gli accademici. La ricerca e l’innovazione convivono con l’istruzione e la formazione. Lo spirito imprenditoriale penetra nei tessuti educativi. Le fibre delle competenze tecniche si mescolano con il pensiero transdisciplinare che riflette la crescente integrazione di diverse aree di conoscenza nella manifattura. Il lavoro di squadra in circostanze multi e transculturali prende piede. A livello europeo, si fa strada l’idea di dar vita alle ‘Teaching Factory’ per azioni concertate tra l’ambiente scolastico con il paesaggio della fabbrica. È questa una compenetrazione vantaggiosa per entrambi le parti, sempre che si riesca ad abbattere le frontiere culturali e si allenino i giovani a fare domande e a pensare in modo critico e costruttivo. Come agire per raggiungere questi obiettivi? È bene affidarsi alle eccellenze nei due campi dell’istruzione e della manifattura?

– Divisione delle risorse fra quattro ambiti di ricerca
(valori in % sul totale). Fonte Pnrr, elaborazione Cnr

Ripensando al suo maestro Bernardo di Chartres, morto tra il 1126 e il 1130, il filosofo e vescovo inglese Giovanni di Salisbury ricordava che siamo portati in alto dalla grandezza dei giganti, non dalla nitidezza della nostra vista. Tuttavia, è sfidando la reputazione dei giganti del sapere e del fare che avanza la frontiera della scienza e si infrangono le barriere culturali. Lungo questo percorso sono disseminati tanti ostacoli posti da coloro, tra questi anche taluni giganti, che si aggrappano ai fatti e alle statistiche ritenuti così severi e rigorosi da non poter essere rigettati. Alle eccellenze eminenti i dissacratori si contrappongono ricorrendo a modelli mentali nati anche dalla fantasia e dall’immaginazione che non sono dannosissime sciocchezze. Scesi dalle spalle dei giganti e giunti a terra, costoro iniziano la costruzione del futuro che se fosse lasciato a sé stesso risulterebbe inafferrabile e sfuggente. Soprattutto in tempi difficili, tali personaggi irrompono sulla scena e mettono in discussione l’ordine delle cose stabilito dai giganti. A riguardo, è istruttiva la lettura di Hard Times dello scrittore Charles Dickens.

La Missione 4 del Pnrr mira a rafforzare le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di
conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro
sistema di istruzione, formazione e ricerca

 

Trarre soluzioni creative dalle scoperte e dal progresso tecnologico…

L’alta siepe alzata da ciò che conosciamo preclude la vista dell’orizzonte della manifattura innovativa. Non limitarsi ad osservare ciò che si vede, ma interrogarsi su ciò che non c’è e dire ‘perché no?’ è il preludio al progresso della scienza e dell’imprenditorialità sulla sua scia. Le 10 aziende manifatturiere più innovative nel 2021, secondo la lista compilata da Fast Company (fastcompany.com), affrontano i grandi problemi della società. «Dalla produzione di una fiala innovativa per trasportare i vaccini Covid-19, all’ideazione di un imballaggio biodegradabile, all’offerta di fabbricazione su richiesta che riduce i rifiuti, queste aziende stanno creando un mondo migliore ripensando i modi in cui creiamo i prodotti».

 

Nel 1818, la scrittrice britannica Mary Shelley rifletteva sulla nuova scienza portando sulla scena il personaggio di un mostro, Frankenstein. Nel 1854, con la pubblicazione di Hard Times, lo scrittore britannico Charles Dickens denunciava i costi sociali dell’industrializzazione, avendo ridotto “ogni centimetro dell’esistenza dell’umanità, dalla nascita alla morte, [in] un affare attraverso il bancone”. Nella corrente età della conoscenza, c’è bisogno di ecosistemi scientifico-imprenditoriali che mobilitino risorse umane, le mantengano e le riqualifichino, così prevenendo l’apparizione di creature di mostri à-la-Frankenstein e il prodursi di danni sociali riassumibili nell’ideale per un datore di lavoro di avere una produzione senza dipendenti, mentre l’ideale di un dipendente è di avere un reddito senza lavoro perché il lavoro è sacrificio, fatica, che è il significato della parola latina labor. 

 

…affidandosi ai princìpi guida della trasformazione

Le trasformazioni devono riflettere le peculiarità della natura, come evidenziato dal polymath Pierre Simon Laplace: «Infinitamente varia nei suoi effetti, la natura è semplice solo nelle sue cause, e la sua economia consiste nel produrre un gran numero di fenomeni, spesso molto complicati, per mezzo di un piccolo numero di leggi generali». Si esperimenta anziché affidarsi all’esperienza e alle previsioni. Le modalità di sperimentazione, con le spiegazioni (i “cosa”, i “perché” e i “come”) che ne derivano sostituiscono o, almeno, integrano le modalità di previsione sugli orientamenti da perseguire. Si progettano spazi culturali dove possano muoversi imprese, prodotti e servizi, altrimenti inconcepibili perché in contrasto con il senso comune. Dotati delle qualità dell’intuizione e della lungimiranza, si dà libero sfogo alle opportunità nascoste nelle pieghe della trasformazione.

 

 

*Piero Formica è Professore di Economia della conoscenza. Senior Research Fellow dell’International Value Institute, Maynooth University, Irlanda. Docente e advisor, Cambridge Learning Gateway, Cambridge, UK. Presso il Contamination Lab dell’Università di Padova e la Business School Esam di Parigi svolge attività di laboratorio per la sperimentazione dei processi di ideazione imprenditoriale














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