Con 11 nuovi associati cresce il fronte industriale del Cluster Fabbrica Intelligente

di Marco de’ Francesco ♦︎ Tra i nomi Software Engineering, Oracle Italia, Aras, Bosch Vhit Italia e Dassault Systèmes Italia. Si è unito anche DiTeDi - distretto delle tecnologie digitali del Friuli Venezia Giulia – per aumentare le prospettive nell’Ict. A bordo anche Federtec. Ne parliamo con il ceo della filiale italiana di Dassault Systèmes Guido Porro, con il managing director di Bosch Vhit Italia Corrado La Forgia, con il technology cloud leader - Smb di Oracle, per il mercato italiano, Riccardo Sagratini e con il project manager di Ditedi Francesco Contin

Dopo il consistente aumento del numero dei soci di tre mesi fa, con 21 nuove adesioni, ecco l’ulteriore crescita di questi giorni dal Cluster Nazionale Fabbrica Intelligente (Cfi). Si è ampliato il fronte industriale, con l’entrata di 11 aziende, alcune delle quali molto note: Pleiax, Tecnoalimenti, Software Engineering, Opificio Tecnologico, Oracle Italia (tutte di Milano) nonché Bosch Vhit Italia di Cremona, Aras di Legnano (Milano), Nuova Icom di Cagliari, Flextronics di Trieste, Dassault Systèmes Italia di Lainate (Milano) ed Enel Global Thermal Generation. Si è associata anche Federtec, l’associazione che rappresenta l’intera filiera dell’industria Italiana della componentistica e delle tecnologie meccatroniche per la potenza fluida, la trasmissione di potenza, il controllo e l’automazione intelligente dei prodotti e dei processi industriali.    

Tra i nuovi membri dell’unico tavolo nazionale che associa tutti i portatori di interesse del manifatturiero avanzato (aziende, associazioni, università e centri di ricerca, Regioni) ci sono multinazionali del software e delle tecnologie, e importanti aziende manifatturiere italiane. E Cfi si espande sul territorio nazionale. DiTeDi, il distretto delle tecnologie digitali del Friuli Venezia Giulia, insieme a Comet in rappresentanza della Regione in seno al Cluster, ha aderito per aumentare le prospettive delle aziende ICT. Il numero degli enti regionali è attualmente pari a 11, ma cresceranno a 15, con la Campania, l’Abruzzo, il Lazio e la Toscana. Anche sul fronte pathfinder, cfi ha una nuova e prestigiosa adesione, quella di E&Y, arrivando a collaborare con cinque grandi technology provider.







Il presidente di Cfi Luca Manuelli (che è altresì cdo di Ansaldo Energia e ceo di Ansaldo Nucleare) ha sottolineato più volte che l’allargamento dell’associazione trova delle ragioni precise: prima fra tutte, la capacità del Cluster di raggiungere, nel periodo difficile dominato dalla pandemia, «tutti gli obiettivi che si era prefisso». Per Manuelli è stata questa determinazione a fungere da calamita. Il Cluster, durante il Covid-19, ma anzi ha riallineato la propria missione in breve tempo. Ad esempio, a seguito della disarticolazione delle filiere e del calo della domanda, il Cluster ha attribuito maggior rilievo alla resilienza di sistema, e cioè alla capacità delle imprese manifatturiere di reagire positivamente alle avversità e di superare eventi traumatici. Lo ha fatto mettendo al lavoro una task force di 50 esperti che ha scritto il documento, “Produrre un Paese Resiliente”, una proposta diretta al decisore politico, che può essere consultata qui. Peraltro il Cluster ha stretto accordi coi Pathfinder, partner tecnologici, sono chiamati ad aiutare il Cluster a mettere a fuoco le traiettorie di sviluppo di tecnologie abilitanti delle quali sono esperti, di “prevederne” il futuro. Per Manuelli «Cfi è riuscito ad aggregare nomi come Sap, Cisco, Siemens e Deloitte. Ora anche E&Y e altri sono in arrivo».

I Pathfinder, in quanto partner tecnologici, sono chiamati ad aiutare il Cluster a mettere a fuoco le traiettorie di sviluppo di tecnologie abilitanti delle quali sono esperti, di “prevederne” il futuro, in modo che le loro valutazioni possano incidere sulla Roadmap

Ma al di là di questo, perché aziende e altre organizzazioni si associano a Cfi? Per contribuire a “scrivere” il futuro della manifattura. Cfi dà l’opportunità di partecipare ad iniziative a favore di politiche industriali efficaci, anzitutto con la definizione di documenti importanti, il più rilevante dei quali è la Roadmap, documento che ha sia lo scopo di indirizzare le attività di ricerca e innovazione delle aziende manifatturiere, che proporre agli organi istituzionali quali i Ministeri e le Regioni dei percorsi di approfondimento lungo i quali puntare con politiche industriali mirate. Dopo una prima versione quinquennale, l’anno scorso sette Gruppi tematici tecnico scientifici (Gtts) formati da esperti, docenti universitari e soci del cluster guidati dalle steering committee del CTS di cfi hanno iniziato la redazione della seconda, che fino a metà settembre è in consultazione pubblica con gli associati, poi verrà completata e pubblicata. Fra le altre motivazioni per aderire a Cfi, la dimensione di ecosistema del Cluster, e quindi il mondo di relazioni che favorisce il dialogo sull’evoluzione di tecnologie determinanti per lo sviluppo della manifattura. Anche le aziende più grandi faticano a fare proiezioni e a coinvolgere le PMI. Mettendo insieme competenze ed esperienze, il panorama risulta in qualche modo più comprensibile.

Tra le principali iniziative del Cluster, la definizione della Roadmap, processo strategico per indirizzare la trasformazione digitale dell’industria italiana, individuando le principali necessità della manifattura italiana in termini di avanzamento tecnologico e traiettorie di sviluppo. Attualmente, sette Gruppi Tematico Tecnico Scientifici (GTTS) formati da esperti, docenti universitari e soci del cluster sono impegnati nella redazione della nuova Roadmap

Ne abbiamo parlato con il ceo della filiale italiana di Dassault Systèmes Guido Porro, con il managing director di Bosch Vhit Italia Corrado La Forgia, con il technology cloud leader – Smb di Oracle, per il mercato italiano, Riccardo Sagratini e con il project manager di Ditedi Francesco Contin.  

Dassault Systèmes Italia è della partita per portare le sue competenze nel digital twin

Guido Porro, ceo Dassault Systèmes Italia

«Abbiamo aderito al Cluster innanzitutto per mettere a fattor comune le nostre competenze tecnologiche, ed in particolare quelle in tema di gemelli digitali» – ha affermato Porro. La Dassault Systèmes nostrana condivide con la casa madre il modello di “società scientifica” versata alla ricerca e allo sviluppo. Il cuore dell’offerta, in Francia, come in Italia come nel resto del mondo, è sempre 3DExperience, piattaforma che offre funzionalità scientifiche, ingegneristiche, di produzione e aziendali integrate in universi virtuali.

Serve per la modellazione 3D, per la simulazione dei prodotti, per ricercare e filtrare Big Data e altro, tutto al contempo. È disponibile on premise e in cloud pubblico o privato. Il digital twin è un simulatore, digital twin, e cioè consiste in una replica digitale di entità fisiche, l’alter ego di dispositivi, infrastrutture, sistemi, prodotti e processi industriali. Grazie alla raccolta e all’elaborazione di dati, la copia virtuale che ne deriva è una rappresentazione tridimensionale dell’oggetto in tutte le sue caratteristiche funzionali, dall’elettronica alla meccanica, dalla fluidica alla geometria.

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Un esempio delle virtualizzazioni di 3DExperience

Il gemello digitale – o come ama definire Dassault Systèmes “gemello virtuale”, nella sua concezione più completa – consente di modificare il prodotto prima di realizzarlo in concreto: si possono cambiare i colori, i materiali, e anche gli “scenari” nei quali il bene si troverà ad operare. «Grazie al virtual twin le aziende hanno un grande impulso verso la sperimentazione. Sbagliare non è più un dramma ma un’opportunità per capire cosa ci sia da correggere». La logica della piattaforma, d’altra parte, consente all’ingegneria, al marketing, alla prototipazione e al manufacturing di parlare lo stesso linguaggio e di contribuire al contempo al design del prodotto.

«Quanto alla Roadmap, siamo interessati a partecipare sia ad approfondimenti sulla simulazione a livello di singola impresa che a quelli relativi alle “supply chain dinamiche”, fondate su un ambiente digitale comune».  Sono argomenti di cui si occupa il Gtts7, quello intitolato “Strategie e management per sistemi produttivi di prossima generazione”. Sul tema dei digital twins, il cfi ha in corso un’ampia discussione, anche grazie alla collaborazione col pathfinder Siemens.

 

Bosch Vhit Italia in Cfi per condividere le conoscenze sull’Ai

Il managing director di Bosch Vhit Italia Corrado La Forgia

«Il motivo per cui abbiamo fatto questo passo si spiega facilmente: da una parte abbiamo fatto grandi avanzamenti in tema di digitalizzazione, di esame dei dati e di intelligenza artificiale, per estrarre informazioni coerenti e dotate del massimo valore; dall’altra il nostro è un approccio peer-to-peer. Siamo i primi a riconoscere l’importanza della cultura del confronto, consapevoli del fatto che dall’interrelazione tra le conoscenze possono emergere vantaggi che superano la somma algebrica. Per questo ci attendiamo tanto dalla nostra partecipazione a Cfi. Ci aspettiamo di dare e ricevere» – ha affermato La Forgia. Bosch Vhit è parte della divisione mobility solution di Bosch, multinazionale della componentistica per automotive. Produce più di mezzo milione di pompe ad olio e a vuoto per player globali come VolksWagen, Ford, GM, Daimler, Nissan, Fca e altri; ma sempre più i prodotti contengono elementi meccanici, componenti elettriche e circuiti elettronici basati su software. Sono più “intelligenti”, ma anche più complessi: la sfida è quella di allinearsi al grande trend che sta attraversando il settore, l’elettrificazione.  Un confronto che si vince, appunto, con la meccatronica. Dal momento che si tratta di far interagire discipline diverse, si richiede una profonda metamorfosi dei processi. Di qui la digital transformation che l’azienda ha realizzato in tre step e in meno di due anni: la raccolta dei dati con IoT gateway; la loro elaborazione con nuovi sistemi di monitoraggio delle variabili produttive e infine la realizzazione di algoritmi di AI per generare alert e altro.

Linea di assemblaggio Bosch Vhit

«Poi abbiamo cominciato a connettere la catena del valore: tutto ciò che è a valle è già collegato. Quanto all’intelligenza artificiale, i nostri ingegneri di più funzioni aziendali sono impegnati nella realizzazione di algoritmi».  Sempre a proposito intelligenza artificiale, per la Forgia Vhit «si è data l’obiettivo di far sì che sia un tool utilizzato da quanti più colleghi è possibile: non un servizio centralizzato, ma tanti “evangelisti” in tutti i reparti. Che siano o meno produttivi, non interessa. La logica è quella che consente la drastica riduzione delle attività prove di valore aggiunto come, ad esempio, la compilazione di banali fogli excel. È un approccio che richiede conoscenza diffusa e forte coinvolgimento del top management». Secondo La Forgia, «è un po’ presto per individuare il Gtts al quale parteciperemo: ne stiamo parlando con il Cluster». Razionalmente, però, potrebbe trattarsi del Gtts 6, focalizzato sui sistemi di produzione evolutivi e adattativi: un tema complesso e delicato, molto legato all’Intelligenza Artificiale.

Oracle Italia entra in Cfi come esperta di cloud 

Il technology cloud leader – Smb di Oracle, per il mercato italiano, Riccardo Sagratini

«Per una società come Oracle era quasi destino far parte del Cluster Nazionale Fabbrica Intelligente, che tende alla creazione di un sistema manifatturiero competitivo, innovativo e resiliente. Oracle, infatti, è l’azienda del dato, e in quanto tale abilita i percorsi di Industria 4.0, necessariamente data-driven, guidati dai dati. Il nome stesso di Oracle evoca la capacità di prevedere gli scenari e di prendere decisioni consapevoli grazie all’analisi – oggi possibile in tempo reale – dei dati stessi»  ha affermato Sagratini. Oracle Italia è parte della seconda società di software al mondo per fatturato, 40,5 miliardi di dollari. Al centro delle strategie della multinazionale californiana – fondata da Larry Ellison (e guidata a livello globale dalla ceo Safra Catz, e a livello italiano dal Country Manager e Vp Alessandro Ippolito) c’è il cloud, sia infrastrutturale (IaaS, Infrastructure as a Service) sia applicativo (SaaS, Software as a Service).

«Si sa che il Cloud significa democratizzazione dell’innovazione, visto che permette un utilizzo pay-per-use e un aggiornamento continuo delle risorse informatiche. Peraltro, i Cloud di seconda generazione (quello di Oracle è “Oci”, Oracle Cloud Infrastructure) nati per le grandi organizzazioni enterprise e Pubblica Amministrazione, offrono anche alle Pmi sicurezza e performance; e grazie all’intelligenza artificiale e machine learning possono aiutarle nell’automatizzazione della gestione dei dati da ogni tipo di fonte. Peraltro quello di Oracle dispone di un “database convergente” (“Autonomous Database”) che garantisce ulteriori nuovi livelli di sicurezza da attacchi informatici e da errore umano. Infine, con il Cloud si mira a rivoluzionare i processi di business, come ad esempio quello della supply chain, sempre facendo leva su AI, IoT e Blockchain» – ha concluso Sagratini. Oracle parteciperà attivamente ad alcuni Gtts, con focus sul Gtts 7 quello dedicato agli strumenti digital native, mettendo a disposizione i propri esperti e laboratori.

Ditedi porta la propria esperienza nell’Ict 

Il project manager di Ditedi Francesco Contin

«Ditedi è il distretto delle tecnologie digitali del Friuli Venezia Giulia. Da un punto di vista formale, abbiamo l’invito della Regione per far parte di Cfi. Quest’ultima è già rappresentata per delega da Comet, che invece coordina le iniziative volte allo sviluppo della filiera metalmeccanica. Ora entrambi i cluster sono della partita» – ha affermato Contin. Ditedi «supporta la crescita delle aziende ICT del territorio, agevolando le relazioni con altre imprese, provvedendo alla formazione specifica sia dei dipendenti che dei manager, segnalando le opportunità e accompagnandole ai bandi».

Tra le attività “core” di Ditedi, la revisione e implementazione della strategia regionale di specializzazione intelligente (S3); la partecipazione alle piattaforme tematiche della Commissione europea;  e quella ai Cluster tecnologici nazionali. Quindi l’entrata in Cfi era, in un certo senso, prevista. Naturalmente, l’area coperta dall’ICT è vastissima. «In questo contesto, però, noi ci stiamo specializzando nell’intelligenza artificiale e nel machine learning, nonché nell’elaborazione di algoritmi complessi». Il contributo di Ditedi potrebbe riguardare soprattutto questi campi, che ad esempio sono affrontati dal Gtts 6.














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