La fabbrica del futuro secondo Camozzi: autonoma, intelligente e connessa

di Marco de' Francesco ♦︎ Pinze smart che agiscono come mani umane, valvole con tecnologia CoilVision per monitorare lo stato di usura, raccordi resistenti ad acqua e calore. Sono solo alcuni degli elementi di una autonomous company, che fa leva su Ia, IoT ed edge per ridurre al minimo l'intervento umano. Tutto è orchestrato dalla piattaforma Clea, che tiene sotto controllo i diversi macchinari connessi. E sulla partnership con Seco... Ce ne parla Federico Berroni

Un passo più in là. L’orizzonte della manifattura ideale, finora rappresentato dalla formula della fabbrica intelligente, si sposta in avanti, verso obiettivi ancora più sfidanti e coraggiosi. Il controllo effettivo e puntuale dello shopfloor, la convergenza tra la rete industriale e quella informatica, sono ancora il traguardo di oggi per la maggior parte delle aziende; ma quello di domani è l’autonomous company, uno stato particolare in cui il machinery e la nuvola di device collegati possono eseguire le operazioni assegnate senza altri input o necessità di guida umana: in pratica la fabbrica raccoglie dati, li esamina e agisce in modo automatico.

Lavora a questo obiettivo il gruppo bresciano Camozzi, importante player globale nell’automazione industriale, nella manifattura avanzata e nei sistemi di IIoT. La società guidata dal Presidente e Ceo Lodovico Camozzi ha chiuso l’esercizio 2021 con ricavi consolidati pari a 455 milioni di euro, in aumento del 9,9% rispetto a quelli dell’anno precedente. La quota export è stata pari al 76% del totale. Il gruppo, cinque divisioni (Automation, Machine Tools, Textile Machinery, Manufacturing e Digital), 25 siti produttivi, ha 2.956 dipendenti e investe il 3% del fatturato in ricerca e sviluppo. In vista dell’autonomous company la divisione Digital di Camozzi e Seco hanno siglato a fine aprile un accordo di partnership, che consentirà di integrare le applicazioni, gli algoritmi e i connettori smart di Camozzi nella piattaforma di IIoT di Seco, Clea, che fa largo uso di intelligenza artificiale e analytics. È un passaggio importante per realizzare un’interazione forte tra dispositivi e tecnologie molto diversi tra loro: grazie alla platform cloud, macchinari, impianti e fabbricati, magazzini e logistica possono scambiare tra loro informazioni, e quindi generare azioni in modo indipendente. Seco, quotata in Borsa nel segmento Star, è un’azienda che opera da 40 anni nel mercato dell’alta tecnologia, sviluppando soluzioni tecnologiche proprietarie.







Sempre in vista dell’autonomous company, l’approccio multi-tecnologico. Necessariamente, anche i componenti di automazione di Camozzi, dalle elettrovalvole alle pinze, non solo devono essere interconnessi, ma anche resi “intelligenti” e adatti a più funzioni, per creare (nel prossimo futuro) quegli ecosistemi correlati che costituiscono la base operativa della fabbrica autonoma. Per questo, i device della divisione Automation sono sempre più smart: ad esempio, sarà presto a catalogo una pinza sensorizzata capace di percepire gli oggetti, di controllarne forza, peso, posizione, dimensioni, distanza e velocità. Ne abbiamo parlato con Federico Berroni, Sales Director Italy in Camozzi Automation. E abbiamo arricchito le sue dichiarazioni con una nostra ricostruzione del contesto e della storia dell’azienda, che è uno dei maggiori gruppi dell’automazione (nonché uno dei maggiori gruppi industriali tout court) nell’intero panorama italiano.

 

Camozzi, dall’officina di casa a player globale

1)      Un’azienda familiare

Lodovico Camozzi, ceo e presidente Camozzi

Camozzi è anzitutto una realtà familiare. Nel senso più completo del termine: degli otto nipoti dei fondatori ognuno svolge un proprio ruolo in azienda; c’è chi guida una divisione, chi segue il legale e chi la qualità e altro. Ma com’è nata Camozzi? Nella casa di famiglia, adibita ad officina da tre operai, i fratelli Luigi (addetto alla produzione), Attilio (vendite), e Geromino, che aveva mantenuto il proprio lavoro per assicurare al nucleo almeno un’entrata. I fratelli Camozzi producevano inizialmente componenti pneumatici per l’automazione industriale;, per lo più piccoli raccordi per acqua e manopole. Tra il 1967 e il 1968 i tre fratelli costruiscono il primo stabilimento, a Lumezzane: è l’inizio della grande avventura industriale. Si decide di estendere la produzione a cilindri e valvole, e al 1972 risale la prima acquisizione, quella della milanese Anti e Casolo. Da allora inizia il percorso espansivo del Gruppo, che da un lato segue le linee dello sviluppo internazionale (la prima filiale è in Germania), dall’altro si esplica in numerose acquisizioni nel corso dei decenni: da Campress (stampaggio a caldo dell’ottone) a Innse Berardi (macchine utensili), da Marzoli (macchine tessili, oltre 160 anni di storia), a Innse Milano (La Innocenti Sant’Eustachio di Milano divisione meccanica della storica Innocenti), da Fonderie Mora Gavardo (fonderie di ghisa, fonderie di alluminio e lavorazioni meccaniche) fino alla Ingersoll Machine Tools, azienda dell’Illinois che produce macchine utensili avanzate per i settori aerospaziale, difesa, trasporti, energetico e realizza macchine di stampa additiva di grandissime dimensioni (per saperne di più, leggere questo articolo).

Degli ultimi anni sono la realizzazione del polo logistico europeo a Palazzolo sull’Oglio, la costituzione dei Marc (Mechtronic Application Resarch Center) e, arrivando ai giorni nostri, la nascita di Camozzi Advanced Manufacturing e del Camozzi Research Center a Milano, dove il Gruppo Camozzi nel 2021 ha trasferito la sede legale. Sono firmati Camozzi i robot che vigilano sul nuovo ponte di Genova (realizzati con l’lstituto italiano di Tecnologia) e la struttura del super telescopio Magellano, in costruzione negli Usa per poi essere dislocata in Cile; ma anche i componenti per i respiratori polmonari e la stampante 3D più grande del mondo, Masterprint, fiore all’occhiello della nuova sede milanese. Del 2022 infine è la partnership tecnologica con Alfa Romeo F1 Orlen e con Sauber Technologies per applicazioni industriali della tecnologia made in Formula 1.

 

2)      Le cinque divisioni

Federico Berroni, Sales Director Italy in Camozzi Automation

La divisione Automation progetta e produce componenti, sistemi e tecnologie per il settore dell’automazione industriale (ad esempio valvole ed elettrovalvole, regolatori proporzionali ecc…), per il controllo dei fluidi liquidi e gassosi e applicazioni dedicate all’industria dei trasporti e del life science; ma sempre più l’offerta comprende prodotti e soluzioni IIoT e sistemi cyberfisici attraverso i quali è possibile integrare elementi meccanici, elettronici e digitali. All’interno della divisione opera anche Camozzi Technopolymers, specializzata nello stampaggio della plastica.

La divisione Machine Tools realizza macchine utensili ad alto contenuto tecnologico per i settori della meccanica pesante: energia, trasporti, aeronautico, aerospaziale. La divisione Textile Machinery realizza una linea completa di macchine, componenti e soluzioni digitali per il processo di filatura. La divisione è nata con l’acquisizione, avvenuta nel 1999, della citata Marzoli, azienda storica italiana fondata nel 1851. La divisione Manufacturing ha quattro aree di attività: fusione ghisa e alluminio e lavorazioni meccaniche; lavorazioni meccaniche per industria pesante; trasformazione del metallo e stampaggio ottone. Infine, la citata divisione Digital crea sistemi cyber-fisici end-to-end dedicati, che incorporano sensori e componentistica Camozzi (o terze parti), per integrare dati di processo complessi nell’infrastruttura gestionale aziendale e nel cloud. Collabora con Sap, Microsoft, Siemens, Abb e altri.

 

Verso l’autonomous company

1)      Ma che bisogno c’è di una fabbrica autonoma?

D1 seriale con D4 multipolare

Oggi le aziende manifatturiere si trovano nella condizione di dover padroneggiare un’enorme complessità. Si pensi alla sfida di realizzare prodotti personalizzati ad un prezzo uguale o non troppo superiore di quelli di serie; e al contempo di mantenere sostenibile il processo e di ridurre gli sprechi producendo ciò che il mercato vuole e di cui ha bisogno. Il modello dell’automazione risolve solo parzialmente questa complicazione, perché presuppone una dettagliata programmazione top-down, un riassetto dei sistemi in caso di cambiamenti e comunque l’esecuzione di requisiti prima o dopo la sequenza automatizzata per completare l’attività. Occorre un modello più flessibile e produttivo, che si ottiene ottimizzando la collaborazione e l’interazione tra le singole macchine e device interconnessi, tutti sotto una regia “intelligente”, in modo che il sistema decida autonomamente e con rapidità (sulla scorta di un’analisi avanzata dei dati raccolti dallo shopfloor) come eseguire una specifica attività di produzione. Ovviamente, perché il modello funzioni è necessaria l’implementazione di tecnologie-chiave, come l’AI (reti neuronali, grafici della conoscenza) e l’IIoT (sia Cloud che Edge Computing); e bisogna che queste ultime operino in modo coordinato.

 

2)      La piattaforma Clea

La citata piattaforma Clea è quella che mette insieme l’AI, l’IIoT, il Cloud e la Big Data Analysis. Per creare l’interazione tra tecnologie interconnesse molto diverse tra di loro, Camozzi ha fatto confluire nella platform conoscenze di dominio del mondo industriale, in termini di filiere verticali (tessile, automazione, macchine utensili, lavorazione dei metalli, manifattura additiva), di processi e funzioni aziendali e di competenze tecnologiche. Grazie a ciò, verranno presentate da Seco due versioni di piattaforma, Clea Smart Hmi e Clea Smart Factory.

3)      Camozzi azionista di Seco

Camozzi Digital conferirà asset per 50 milioni di euro e entrerà nel capitale di Seco con una quota del 6,73% diventando un azionista di rilievo. Il closing dell’accordo dovrebbe perfezionarsi questo mese. Ci saranno peraltro ulteriori novità.

Camozzi Schema IIoT

L’approccio multi-tecnologico nei prodotti di automation

Anche i prodotti per l’automazione sono chiamati a rispondere alla sfida della complessità applicative. «Non possono più essere progettati in vista di una sola funzione, come l’automazione pneumatica classica; occorre progettarli  fin dall’inizio in vista di differenti esigenze tecnologiche, dalla automazione pneumatica, all’attuazione elettrica passando per la tecnologia proporzionale». Secondo Berroni, per servire la autonomous company, i prodotti per l’automazione saranno sempre più miniaturizzatiintelligenti e connessi: «Sono driver per creare l’ecosistema di macchine che dialogano tra di loro, con l’ulteriore obiettivo dell’efficienza energetica. Questa si ottiene senz’altro come conseguenza di una tecnologia sapientemente applicata».

Anche i prodotti per l’automazione sono chiamati a rispondere alla sfida della complessità applicative. Non possono più essere progettati in vista di una sola funzione, come l’automazione pneumatica classica; occorre progettarli  fin dall’inizio in vista di differenti esigenze tecnologiche, dalla automazione pneumatica, all’attuazione elettrica passando per la tecnologia proporzionale

Prodotti smart

1)      La pinza che integra le funzioni di una mano

Pinza Smart Camozzi è dotata di un sistema di sensori integrati in grado di raccogliere informazioni sul componente afferrato e sull’ambiente circostante, di elaborarle e di mettere in atto reazioni adeguate in base alla situazione

«Non è ancora a catalogo, ma i suoi concetti e tecnologie presto lo saranno. In fiera sarà integrata a bordo di un robot mobile» – afferma Berroni. Come si diceva, il dispositivo è in grado di vedere un particolare da afferrare, comunicare tramite Bus o Wireless, analizzare tramite un controllo di forza, posizione e velocità, percepire il peso , la dimensione del particolare e connettersi meccanicamente ed elettricamente a cobot e robot industriali. Questo perché la pinza è dotata di un sistema di sensori integrati in grado di raccogliere informazioni sul componente afferrato e sull’ambiente circostante, di elaborarle e di mettere in atto reazioni adeguate in base alla situazione. L’integrazione di elettronica sulla pinza pneumatica permette di elaborare localmente i segnali provenienti dai sensori e di fare controlli di manutenzione predittiva, nonché di riconfigurare il device in modo rapido, abbattendo i setup o i cambi formato. Il concept attuale prevede diverse configurazioni della parte di processing a bordo pinza. L’integrazione con il robot garantisce, secondo Camozzi, un aumento della produttività dei processi e riduzione degli scarti, un miglioramento della sicurezza dell’operatore e degli impianti e una maggiore flessibilità e riusabilità. Il progetto è stato sviluppato da Camozzi congiuntamente all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.

 

2)      I raccordi Serie 7000 Fluidics resistono all’acqua e al calore

La gamma di raccordi Serie 7000 Fluidics è realizzata con uno speciale tecnopolimero ottenuto da materie prime rinnovabili. Questo materiale consente al componente di resistere all’assorbimento dell’acqua, alle variazioni di temperatura e alle principali sostanze chimiche contenute nei liquidi di raffreddamento

La gamma di raccordi Serie 7000 Fluidics è realizzata con uno speciale tecnopolimero ottenuto da materie prime rinnovabili. Questo materiale consente al componente di resistere all’assorbimento dell’acqua, alle variazioni di temperatura e alle principali sostanze chimiche contenute nei liquidi di raffreddamento. I device garantiscono una stabilità dimensionale costante a contatto con i diversi fluidi, migliorando la durata di vita del raccordo. «I sistemi di raffreddamento a liquido sono considerati migliori di quelli ad aria, in termini di efficienza, efficacia, compattezza e rumorosità. Il tema della gestione termica abbraccia poi innumerevoli applicazioni e settori, da quelli industriali a quelli legati a server e computer» – afferma Berroni. Una particolare tecnologia semplifica l’aggancio e lo sgancio dei tubi, riducendo i tempi di assemblaggio pur mantenendo l’affidabilità della tenuta nelle tipiche condizioni operative delle macchine industriali.

 

3)      Isole di valvole e regolatori proporzionali di pressione con tecnologia CoilVision

Quanto alle “isole”, si tratta di un insieme compatto di elettrovalvole (“Serie D”) dotato della tecnologia CoilVision, che consente di monitorare e predire lo stato di usura ed efficienza dei loro componenti. I dati rilevati, gli allarmi e lo stato di salute possono essere visualizzati tramite i diversi tipi di lampeggio dei led posti sul modulo e sono trasmessi ad un Plc  oppure ad un IIoT Gateway wireless per il successivo invio al Cloud. La stessa tecnologia di monitoraggio è presente sul regolatore proporzionale di pressione Serie Pre. Ciò che è controllato in modo costante è il funzionamento degli elettropiloti all’interno del componente per prevenire eventuali malfunzionamenti. Il regolatore è disponibile in due taglie, nelle opzioni con o senza display, e in una versione che permette di scaricare l’impianto anche in assenza di alimentazione elettrica. La versione Manifold, poi, garantisce il controllo di più uscite con un unico ingresso, mentre quella con collegamento esterno del sensore è disponibile in applicazioni dove vi è la necessità di monitorare la pressione di liquidi o gas aggressivi. È possibile il collegamento IO-Link.

 

4)      Cilindri End Lock

Gli attuatori pneumatici End Lock Serie 63 sono cilindri dotati di blocco meccanico automatico di finecorsa

Gli attuatori pneumatici End Lock Serie 63 sono cilindri dotati di blocco meccanico automatico di finecorsa. Questa funzione garantisce in modo sicuro ed efficiente il mantenimento della posizione dello stelo del cilindro, tutto retratto o completamente esteso, senza la necessità di utilizzare comandi esterni per attivare il blocco o lo sblocco. Il blocco meccanico automatico rende il cilindro particolarmente adatto alle applicazioni industriali come la lavorazione della carta e del legno, in cui è richiesta la massima sicurezza per la movimentazione di materiale tramite sollevamento, arresto o spinta. Il blocco integrato consente l’utilizzo del cilindro anche in ambiti di lavoro polverosi e con spazi ridotti.














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