Bcg: digitale e libero commercio sono le chiavi della crescita

La task force del B20 ha fatto il punto sulla situazione del mercato e ha tracciato il percorso del cambiamento. Boston Consulting Group, partner del forum G20, stima che l'apertura dei mercati può accrescere gli scambi di 1,8 trilioni entro il 2024

La task force Digital Transformation di cui Hans-Paul Bürkner, managing director and global chair emeritus di Bcg, è co-chair, ha identificato quattro raccomandazioni, inserite nel Policy Paper, per un cambiamento percorribile, che permetta di aumentare il pil globale del 60% entro il 2022 e allo stesso tempo una riduzione del 15% della produzione di CO2 entro il 2030.

1 – Ridurre le disuguaglianze in tema di connessione

Nel 2019 è stato stimato dall’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) che solo il 51% della popolazione mondiale era connessa. Oggi, l’ambizione è di raggiungerne il 70% entro il 2024, raddoppiando il tasso di aumento medio annuo. La connessione è stata cruciale per la crescita economica negli ultimi anni, ma ha evidenziato l’impatto del divario digitale. Nello sforzo di guidare il G20 verso azioni tangibili, il B20 propone di abilitare e sostenere la diffusione e l’adozione di una connettività a banda larga fissa, mobile e satellitare ad alta capacità e robusta in tutte le aree; promuovere l’accessibilità alla tecnologia appoggiando le partnership pubblico-private e sostenendo gli sforzi privati per promuovere una connettività significativa e inclusiva per tutti, specialmente per i paesi in via di sviluppo.







2 – Promuovere la fiducia nell’ecosistema digitale

Guardando i dati del 2020, il 66% dei paesi nel mondo aveva almeno una policy sulla protezione dei dati e la privacy. Oggi l’obiettivo è di avere una copertura del 100% entro il 2024. Un ambiente normativo equo e trasparente è essenziale per assicurare che i mercati e tutti i settori funzionino e interagiscano efficacemente. Inoltre, con l’aumento del consumo di dati, proteggere l’infrastruttura digitale da attacchi cyber diventa una priorità assoluta. Il B20 si pone l’obiettivo di battere i tempi al G20 per avere le giuste risposte su come armonizzare i principi normativi per garantire una concorrenza leale con mercati efficienti; promuovere la fiducia nell’ecosistema digitale migliorando la sicurezza informatica e la protezione della privacy, e incoraggiare l’adozione di quadri politici interoperabili con standard comuni per facilitare lo scambio di dati tra paesi e organizzazioni.

3 – Sostenere il vantaggio digitale nel pubblico e nel privato

Il Covid ha esacerbato l’urgenza delle imprese private e delle pubbliche amministrazioni di abbracciare la trasformazione digitale per garantire resilienza, ma gli sforzi disomogenei di ricerca e sviluppo (R&S) possono rallentare lo sviluppo della tecnologia. Per favorire l’adozione delle tecnologie digitali in tutto il mondo, il B20 invita il G20 a favorire lo sviluppo e la diffusione responsabile delle tecnologie digitali da parte dei governi e delle aziende, facendo leva sulla cooperazione pubblica e privata nelle attività di R&S, promuovendo gli investimenti e la condivisione di “use case” efficaci.

4 – Sviluppare una società digitale preparata ed inclusiva

Le competenze digitali sono e saranno essenziali per raggiungere nuovi livelli di produttività globale nei prossimi anni, pertanto l’aggiornamento e riqualificazione dei talenti dovrebbe essere uno degli elementi chiave per costruire una forza lavoro digitale, pronta ad affrontare le sfide del futuro. Ciò si estende anche ai talenti. Nel 2018 i laureati in materie STEM rappresentavano il 24% del totale dei laureati, oggi il B20 suggerisce di puntare al 30% entro il 2024. In questo senso, bisogna affrontare anche l’attuale divario di competenze digitali nel settore pubblico e privato, mappando le carenze, migliorando l’offerta di competenze digitali nelle scuole e incoraggiando un uso consapevole delle tecnologie.

 

B20 Trade and Investment Task Force

Commercio e investimenti rappresentano ulteriori volani di crescita economica, concorrenza, innovazione, occupazione e ricchezza sociale. Tuttavia, dal 2010 al 2019, la crescita del commercio globale rispetto al PIL si è indebolita, a -0,2%, contro il +2% dei tre decenni precedenti. Gli investimenti esteri diretti hanno visto un declino ancora più netto: ogni anno dal 2010 a oggi si è registrato un tasso di -7% rispetto al PIL, contro il +7% medio dei trenta anni precedenti. Il tutto aggravato dall’emergenza sanitaria, sociale ed economica, che ha determinato turbolenze geopolitiche, crescente protezionismo e nazionalismo economico. Di conseguenza, nel 2020, il volume del commercio internazionale di merci è sceso del 5,3% e i flussi totali di investimenti diretti esteri sono crollati del 42%, con le economie meno sviluppate costrette a pagare il prezzo più alto.

In questo ambito, la task force “Trade & Investment” ha proposto quattro raccomandazioni nel suo Policy Paper, affinché settore pubblico e privato possano dare una spinta al commercio e agli investimenti globali, rimodellando anche governance multilaterali e catene del valore.

1 – Apertura del commercio internazionale.

Le restrizioni alle importazioni del G20 hanno visto una crescita drammatica nell’ultimo decennio, passando da circa l’1% nel 2010 a oltre il 10,4% nel 2019, con conseguenze negative per circa 1,5 trilioni di dollari sul commercio globale. Il peso della pandemia ha poi limitato la disponibilità di beni essenziali e prodotti medici in diverse aree geografiche. La proposta già formulata è quindi quella di monitorare le azioni restrittive imposte dai paesi con l’obiettivo di portare il valore attuale (10,4% a dicembre 2019) almeno ai livelli del 2017, ovvero a meno del 5,0% entro il 2024. Per farlo, la task force ha identificato iniziative concrete per promuovere mercati aperti, rispetto al protezionismo e all’unilateralismo, tra cui la riforma dell’organizzazione mondiale per il commercio (WTO) e la ripresa dei negoziati commerciali assicurando condizioni di parità tra le nazioni.

2 – Efficienza negli scambi internazionali.

L’ampia adozione di approcci unilaterali tra paesi come mezzo per combattere la pandemia ha portato a risposte non coordinate, alcune delle quali hanno impedito la libera circolazione di beni e personale essenziali come i vaccini e gli operatori sanitari. In questo quadro, procedure doganali ben funzionanti e affidabili sono fondamentali per facilitare il flusso di merci attraverso le economie e per garantire adeguati standard di sicurezza. Per garantire la massima efficienza alle frontiere, il B20 ha promosso l’attuazione dell’accordo sulla facilitazione degli scambi commerciali (TFA) creato dalla WTO, che prevede oltre 40 misure di natura tecnica che ogni amministrazione doganale deve adottare per migliorare la reattività commerciale contro future perturbazioni, liberare le transazioni oltre confine e supportare catene globali del valore sempre più resilienti. In questo momento l’accordo è stato implementato per il 69,7%, ma l’ambizione al 2024 è di raggiungere almeno l’80%.

3 – Pmi e inclusione finanziaria.

Nell’ultimo decennio, la domanda annuale di finanziamenti al commercio globale è rimasta in larga parte inevasa, con 1,5 miliardi di dollari di “trade finance gap”. Attualmente, a causa della pandemia, il divario si è ampliato, arrivando a circa 3,4 miliardi di dollari e richiedendo un’azione urgente e coordinata per raggiungere l’obiettivo di ridurlo almeno a 2 miliardi entro il 2024. Non dimentichiamo, inoltre, che l’accesso al credito è ancora più difficile per le piccole imprese, già fortemente colpite dalla crisi e particolarmente vulnerabili nelle condizioni economiche attuali. Facilitare la partecipazione di tutte le imprese, in particolare le PMI, agli scambi globali eliminando le barriere e migliorando il loro accesso ai finanziamenti porterebbe miglioramenti in termini di produttività e stabilità, stimolando anche una crescita inclusiva e creando nuovi posti di lavoro.

4 – Sostenibilità degli investimenti e del commercio.

Il G20 ha la responsabilità generale di promuovere e sostenere tutte le iniziative volte a favorire la conservazione del clima, lo sviluppo sostenibile e l’inclusione dei paesi meno sviluppati. Rendere il commercio e gli investimenti fattori di impatto per uno sviluppo più verde e sostenibile rientra tra queste. Gli investimenti esteri diretti, ad esempio, creano posti di lavoro nei mercati di destinazione, sostengono standard di lavoro più elevati, promuovono il trasferimento di tecnologia e aumentano la partecipazione alle catene globali del valore. La percentuale di tali investimenti mondiali coperti dalle misure di facilitazione della WTO erano, a gennaio 2021, il 66,5%. L’obiettivo al 2024 fissato dalla Task Force presuppone che ulteriori paesi aderiscano all’accordo, portando il valore al 90%.














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