Beamit (Sandvik) leader di Fiam per un progetto da 8,5 milioni nell’aerospaziale con stampa 3D

Gli stabilimenti dell'azienda realizzeranno i materiali hi-tech. L'obiettivo: adottare la manifattura additiva per realizzare camere di combustione di motori per applicazioni spaziali

Gabriele Rizzi Head of R&D di Beamit

Beamit, azienda di Parma che opera da 23 anni nel settore della stampa 3D, sarà la capofila della Filiera italiana dell’addictive manifacturing (Fiam) per un progetto dal valore di 8,5 milioni di euro in ambito aerospaziale. 2,2 milioni arrivano da un finanziamento delle Regioni e del Ministero per lo sviluppo economico. Lo scopo è stampare in 3D camere di combustione per ottenere un componente leggero e resistente, adatto all’utilizzo nei motori per le applicazioni aerospaziali. I materiali verranno prodotti presso lo stabilimento parmense di Beamit. Il progetto vede la collaborazione di stabilimento di Parma dell’azienda i materiali hi-tech in 3D per un progetto che vede la collaborazione di Fondazione E. Amaldi, Avio-Gruppo Space Holding, Rina Consulting Centro sviluppo materiali e Mimete-Fomas Group.

«È un progetto da 8,5 milioni di euro che abbiamo presentato tre anni fa e che non poteva partire senza il sostegno di partner pubblici», spiega Gabriele Rizzi, head of research & development del Gruppo Beamit. «L’aerospaziale è tra i settori più esigenti al mondo per quanto riguarda gli standard qualitativi di metodologie, processi e prodotti, su cui ci siamo focalizzati negli ultimi anni: quando lo standard è applicabile all’aerospace, all’aeronautica militare e a quella civile, diventa più rapido declinarlo per gli altri settori in cui operiamo, da quello energetico (turbine) al motorsport, dal biomedicale all’automotive. Abbiamo una lunga esperienza nei programmi di innovazione, ne cito solo alcuni: Horizon2020, il programma Eurostars e il General Support Technology Programme (Gstp) dell’Esa, l’Agenzia aerospaziale europea, e siamo fornitori strategici dell’Asi Agenzia Aerospaziale Italiana. Dedichiamo alla ricerca circa il 10% del fatturato ogni anno, 1,8 milioni solo nel 2020 tra risorse umane, tecnologie, applicazioni e abbiamo in corso ben sette progetti di tesi con cinque diverse università tra Parma, Modena e Reggio, il Politecnico di Milano, quello di Torino e l’Università di Cassino».




















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