Aziende 4.0? Secondo Ibm, per le pmi la soluzione migliore è il “multicloud”

cloud+work

di Gaia Fiertler ♦︎ La multinazionale guidata da Ginni Rometty sta aiutando le imprese manifatturiere italiane nel processo di maturazione tecnologica. Ne abbiamo parlato con Marco Ballan, enterprise sales manager industrial della società americana che ha avviato una partnership con EY per stimolare l’evoluzione delle aziende in chiave digitale: l’EY Manufacturing Lab

Ibm lancia a Milano il suo nuovo centro per l’innovazione, gli Ibm Studios nel Pavillon di piazza Gae Aulenti, dove saranno all’opera le tecnologie più innovative e, intanto, organizza eventi e percorsi sul territorio per aiutare piccole, medie e grandi aziende ad acquisire una vera mentalità digitale. Cambiare e innovare sono infatti le due parole chiave per il successo delle nostre pmi, in un contesto economico sempre più globale e connesso con nuovi modelli di business, nuove competenze e le tecnologie intelligenti, come la soluzione di intelligenza artificiale Watson, che s’imporranno come strumento di lavoro quotidiano.

E allora metti insieme un partner strategico come EY e un partner tecnologico come Ibm e l’EY Manufacturing Lab nel 2019 è stata l’iniziativa ideale per fornire stimoli, suggerimenti e proposte alle pmi lombarde, venete, piemontesi ed emiliane per affrontare, o anche solo accelerare, il proprio processo di trasformazione digitale.  Negli incontri congiunti, infatti, organizzati da EY, in collaborazione con Ibm, da un lato sono stati raccolti esperienze, perplessità e tentativi ed errori degli imprenditori, dall’altro sono state portate testimonianze di chi è più avanti nel percorso di digitalizzazione, a partire dalle aziende ospitanti.







Così, dopo l’incontro a Dalmine in Abb, a Pordenone in Electrolux, a Lomazzo presso ComoNExT, a Torino in Prima Industrie e a Bologna in Philip Morris, le oltre 200 aziende coinvolte nel progetto Manufacturing Lab si ritroveranno a Milano per l’evento finale dell’11 luglio.
Industria italiana ha raccolto il punto di vista di Marco Ballan che, enterprise sales manager industrial di Ibm Italia, ha un osservatorio privilegiato sul livello di maturità delle imprese manifatturiere italiane.

Enrico Cereda Ceo IBM Italia
Enrico Cereda Ceo Ibm Italia

 

Dal suo osservatorio come system integrator industriale e fornitore di soluzioni di intelligenza artificiale, che maturità digitale attribuisce all’industria italiana di medie dimensioni, dai 200 milioni di euro in su?

Rispetto al mondo delle telecomunicazioni, delle assicurazioni e delle  banche, che hanno un grado di maturità più elevato, nelle aziende industriali c’è ancora spazio per un miglioramento nell’utilizzo del dato “intelligente” per ottimizzare i processi, rendere più efficiente la produzione e sviluppare prodotti corredati di servizi aggiuntivi (la cosiddetta “servitizzazione”). Rispetto ai sopracitati altri settori, le nostre medie imprese industriali non hanno infatti potuto “beneficiare” della pressione svolta da regolamenti nazionali e internazionali, che nei settori sopra citati hanno invece agito da impulso esogeno all’innovazione.

Che tipo di regolamenti?

Per esempio le banche e le società quotate devono garantire la continuità operativa, quindi poter disporre dell’analisi integrata dei dati consente già da tempo di monitorare i flussi e manutenerne attivi i sistemi anche in forma predittiva. In pratica, c’è una maggiore maturità tecnologica che si è resa necessaria negli anni per esigenze di compliance.
Il nostro compito è dunque quello di accompagnare, anche nel manifatturiero, le medie e grandi imprese da un lato e le pmi dall’altro per implementare la trasformazione digitale delle fabbriche. I nuovi Ibm Studios, per esempio, saranno il nostro centro d’innovazione, dove imprenditori e manager potranno toccare con mano i vantaggi delle tecnologie 4.0 applicate anche alla fabbrica e alla propria filiera.

OSSERVATORIO INDUSTRIA 4.0 2018 DEL POLITECNICO DI MILANO

Cosa fa in concreto Ibm per l’industria?

Accompagniamo l’industria in quel processo di maturazione tecnologica perché sia di supporto al business.  Per esempio, i dati sono in larga parte disponibili sulle linee produttive, ma non sono collegati fra loro, perché spesso sono limitati alla singola macchina. La novità che porta il digitale è invece quella di poterli collegare fra loro in produzione e in tempo reale anche con gli uffici, in modo da poterli utilizzare in modo olistico, integrato in una unica dashboard con kpi disponibili per scelte quotidiane e decisioni strategiche. Qui intervengono i software di gestione dell’IoT, di analisi dei dati (data analytics) fino a soluzioni di intelligenza artificiale a supporto di decisioni più informate.

Come rispondono le imprese manifatturiere alla proposta del 4.0?

Le tematiche sono note, ma non diffuse. Vanno ancora digerite, perché come dicevo è un po’ mancato lo stimolo esterno del regolatore. Vedo che si fanno tanti progetti pilota, com’è giusto perché l’approccio è per tutti quello di sperimentare non disponendo ancora di modelli consolidati, ma poi non si va avanti, non si estende l’esperienza ad altre linee produttive o unità di business. Quando invece l’imprenditore supera le resistenze e decide di procedere, allora raccoglie i frutti del controllo della produzione e della manutenzione predittiva, con una migliore gestione della fabbrica. Ma a volte manca anche la conoscenza degli strumenti a disposizione per ottimizzare e cambiare il modo di lavorare.

Marco Ballan

Dove interviene Ibm, nella catena del valore, in modo distintivo?

Com’è noto, noi non produciamo né macchine, né Erp (Enterprise resource planning), né Mes (Manufacturing execution system), né Plm (Product lifecycle management) , ma integriamo sistemi eterogenei, con software di comunicazione, connessione ed elaborazione dati. In questo senso siamo system integrator nell’utilizzo delle nuove tecnologie in fabbrica, mentre il vero valore aggiunto lo forniamo sul piano cognitivo con soluzioni di intelligenza aumentata (“Augmented intelligence”), grazie al nostro sistema di intelligenza artificiale Watson, dal nome del primo presidente di Ibm. In pratica, portiamo sul piano industriale la gestione intelligente del dato (analisi di scenari con le migliori ipotesi di azione, output e predittività, correlando e interpretando differenti fonti di dati), su cui abbiamo una esperienza decennale nei processi bancari, nell’amministrazione pubblica e nelle telecomunicazioni. Oggi portiamo valore anche alle pmi manifatturiere, sopra e sotto i 200 milioni di euro di fatturato, con scalabilità di costi e soluzioni, ovviamente.

Avete anche soluzioni cloud?

Sì certo, ci sono aziende che hanno i loro sistemi ospitati sulla nostra piattaforma cloud e accedono ai nostri servizi, ma in larga parte la gestione del dato è ancora on-premise e molte imprese non hanno intenzione di portarlo sul cloud. Benché ci siano esperienze positive in termini di velocità, accessibilità in mobilità da qualsiasi device a livello globale, e per sicurezza e scalabilità, c’è ancora molta resistenza a far uscire il dato dal dominio fisico. Noi comunque non abbiamo problemi a gestirlo on-premise e riusciamo lo stesso ad aiutare le aziende a contenere i costi. La tecnologia Watson si declina egualmente in soluzioni on-premise e in cloud, che sono adattabili anche alle pmi sotto i 200 milioni di euro di fatturato. La via più percorribile sarà infatti quella ibrida, “multicloud”, con la possibilità di interfacciare sistemi misti tra on-premise e in cloud, ma sono le esigenze del business a guidare di volta in volta la scelta della soluzione migliore.

OSSERVATORIO INDUSTRIA 4.0 DEL POLITECNICO DI MILANO”

Qual è il ruolo di Ibm nell’evoluzione dell’ecosistema digitale?

È un percorso di maturazione da fare insieme con le aziende, rispetto a cui stiamo organizzando diverse iniziative sul territorio per portare una maggiore conoscenza e consapevolezza. Un esempio sono gli Ibm Garage, una settimana di sessioni di lavoro con il cliente, coinvolgendo non solo l’It ma anche il business, con cui arrivare a una soluzione innovativa con un’applicazione tangibile. Sono incontri che organizziamo nelle aziende e presto anche negli Ibm Studios. Anche l’EY Manufacturing Lab, di cui siamo partner, è una iniziativa che va in direzione del network, del portare casi di successo e innalzare il livello di comprensione dei vantaggi e delle opportunità dell’Industria 4.0.

Soddisfatto dunque dell’EY Manufacturing Lab, che si concluderà a Milano l’11 luglio?

Sì, è stata una partnership sinergica: EY è forte nella consulenza direzionale, noi nei data analytics e nel cognitivo (machine learning che apprendono e si adattano, con un livello di precisione e di risposta molto più alto e accurato dell’uomo, a supporto di decisioni informate). Insieme stiamo stimolando imprenditori e top manager a riflettere sull’evoluzione delle loro aziende in chiave digitale, anche guardando ai mercati e ai settori che l’hanno già fatto.

Watson è di aiuto anche per i percorsi di internazionalizzazione?

Assolutamente sì. Lo stiamo utilizzando nella redazione della contrattualistica dei fornitori a livello internazionale e nell’analisi della reputazione dei partner locali per imprese che debbano avviare attività all’estero, come l’apertura di un nuovo stabilimento, di un nuovo cantiere o di una nuova filiera commerciale. Grazie al nostro sistema di intelligenza artificiale possiamo fare analisi aziendali, convogliando ed elaborando grandi quantità di dati esterni e interni ed evidenziando, per esempio, le parti della bozza di contratto non allineate agli standard aziendali, con rischi e criticità annessi. Insomma l’obiettivo della intelligenza “aumentata” è quello di mettere le persone nelle condizioni di decidere nel modo più conveniente e sicuro possibile.

Cosa offre Ibm in termini di sicurezza?

Ibm sviluppa numerose tecnologie e soluzioni nell’ambito della sicurezza; un esempio interessante per il mondo industriale è rappresentato dalla possibilità di avere un Siem (security information and event management) che faccia convergere (ed analizzare con tecnologia Watson) tutte le segnalazioni di sicurezza logica (It, protezione del dato, accessi non autorizzati) e di sicurezza fisica, come l’incolumità degli operatori.

Ginny Rometti, CEO IBM
Ginny Rometty, ceo Ibm,  at the Fortune Most Powerful Women Summit in Laguna Niguel, CA.













Articolo precedenteLeonardo utilizza il CoPilot e parla e risponde! Come se fosse Alexa o Siri
Articolo successivoInnovation Days: a Milano le eccellenze tecnologiche del territorio






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui