Dalla meccatronica alla robotica cognitiva: la storia di AutomationWare, che piace anche a Tesla…

di Barbara Weisz ♦︎ L'azienda veneta controllata da Holding Industriale produce giunti robotici real time: seguono il comportamento dell’oggetto. Utilizza la piattaforma americana Robot operating system: programmazione univoca. Robot AW-Comb: radiocomandato per carichi fino a 25 kg, ha vinto un bando europeo da 6,3 milioni. Focus su Stati Uniti e mercato del fashion. E sui progetti con Tesla… Ne parliamo con Fabio Rossi

AWCombo

Il robot cognitivo è in grado di “prendere una decisione” in tempo reale in base a quello che i suoi sensori percepiscono. E’ sostanzialmente un cobot, quindi un robot collaborativo, ma ne rappresenta in qualche modo un’evoluzione, per la maggior capacità di interagire con l’ambiente esterno. Si potrebbe anche chiamare robotica real time. Il robot «non solo ha uno strumento cognitivo, ma segue il comportamento dell’oggetto. Quindi, non ha più una missione, ma mentre un oggetto si sposta nella sua area di lavoro, il sistema cognitivo di intelligenza artificiale se ne accorge, e il robot è in grado di inseguire l’oggetto», ci spiega Fabio Rossi, Ceo di AutomationWare. L’azienda veneta sulla robotica cognitiva ha puntato parecchio.

Nata nel 2002 come produttrice di attuatori meccatronici, dal 2017 ha iniziato a lavorare sui giunti robotici, e negli anni seguenti ha puntato sul Robot operating system sviluppato dai ricercatori dell’università di Stanford. «Oggi, i nostri giunti robotici sono real time: non hanno un controllore prima, ma interagiscono direttamente con la cognizione e vengono gestiti dalla cognizione». Il robot cognitivo AW-Comb ha vinto il premio Roberto Maietti per la Robotica Avanzata nell’edizione di Sps dell’anno scorso, e ora è in fase di ulteriore sviluppo grazie a un bando europeo da 6,3 milioni di euro.







Dal 2021, AutomationWare è controllata da Holding Industriale, Hind, con la quale sta sviluppando il progetto di creare un polo di eccellenza “Made in Italy” nel settore della meccatronica e della robotica avanzata. Guarda più all’America che non all’Europa (c’è in corso un progetto con Tesla), senza perdere il focus sull’Italia, per esempio con un recente impegno nel mondo del fashion. Una storia aziendale che parte da un settore chiave dell’industria italiana, la meccatronica, si evolve nella robotica, fa leva sull’ingresso nel capitale di un grande investitore per espandersi a livello internazionale. Ce la racconta Fabio Rossi, attraverso i passaggi fondamentali e la descrizione delle ultime tecnologie e dei progetti industriali in corso.

D: Partiamo dalla vostra storia aziendale, come è nata l’idea di passare dagli attuatori ai robot?

Fabio Rossi, Ceo di AutomationWare

R: Abbiamo iniziato a lavorare sulla robotica come evoluzione del nostro core business. Noi siamo produttori di attuatori meccatronici, quindi assi, cilindri, che si usano nell’automazione industriale. Siccome un robot è un insieme di attuatori, siamo partiti dicendo: proviamo a costruire l’elemento fondamentale del robot, che è il giunto robotico. E nel 2017 abbiamo iniziato a realizzare dei giunti robotici che fossero orientati al mondo della robotica collaborativa. Quindi con una capacità intrinseca di sensing, percezione, collaboratività, con coppie anche abbastanza elevate che integrano all’interno del giunto molte tecnologie. Non solo un movimento rotativo, ma sensori, capacità di controllo, variazione della velocità e della coppia in funzione dell’esigenza. In definitiva, un attuatore molto performante, oserei dire che tipicamente non si trovano così tanti elementi tecnologici all’interno di un giunto robotico collaborativo.

D: Perchè avete pensato subito alla robotica collaborativa?

R: La parola collaborativa è spesso abusata, nel senso viene generalmente utilizzata per individuare una serie di prodotti, mentre in realtà è una disciplina più ampia. Sono macchine che interagiscono con l’uomo, non necessariamente stereotipate con dei prodotti, lo definirei più un modo di pensare, che riguarda fabbriche nelle quali robot ed esseri umani interagiscono. Intendo dire che grazie a questi giunti robotici io posso costruire anche sistemi diversi da un robot. Per esempio due o tre assi collegati insieme che riescono a fermarsi nel momento in cui c’è un impatto, o a farsi controllare da sistemi di controllo complessivo, che permettano di azionare reazioni rispetto a una camera che vede qualcosa nell’area del robot. C’è quindi il tema della robotica cognitiva, che è collaborativa.

D: Andiamo per gradi, stava parlando dal giunto robotico collaborativo

R: Sì, siamo partiti dal giunto robotico, e ci abbiamo messo degli anni per realizzarlo, perchè è molto complesso. Poi abbiamo pensato: ma come lo controlliamo questo robot, come lo gestiamo? Tutti i robot sul mercato hanno sistemi di controllo progettati dalle aziende produttrici, un software integrato. Noi abbiamo guardato con interesse al Robot operating system inventato nel 2008 da un gruppo di ricercatori della Stanford University. Questa piattaforma si è diffusa negli anni, oggi è alla base del 90% della robotica mobile, e sta per essere adottato anche da sistemi robotici tradizionali. E’ una piattaforma di software che gestisce il robot come una commodity: non importa che robot sia, il programma interpreta ogni nome di robot come una programmazione che viene fatta in modo univoco, invece di usare linguaggi proprietari.

Il robot cognitivo AW-Comb ha vinto il premio Roberto Maietti per la Robotica Avanzata nell’edizione di Sps dell’anno scorso, e ora è in fase di ulteriore sviluppo grazie a un bando europeo da 6,3 milioni di euro

D: E’ come se fosse un software universale?

R: E’ come se io avessi una piattaforma Windows che si collega a qualsiasi stampante esistente al mondo. Io metto il driver del robot che voglio utilizzare e parlo con lui. I nostri giunti robotici sono nati su questa piattaforma. Io posso collegare un determinato numero di giunti robotici, o li posso integrare in sistemi di robotica mobile. L’ecosistema interagisce con tutto quello che sta nella cella robotica, come stereocamere, iot, in un dialogo continuo. E’ chiaro che noi siamo stati i primi, poi inseguiti da altre aziende.

D: Adesso sono molti i progetti sulla codificazione della programmazione dei robot.

AutomationWare è nata nel 2002 come produttrice di attuatori meccatronici, dal 2017 ha iniziato a lavorare sui giunti robotici, e negli anni seguenti ha puntato sul Robot operating system sviluppato dai ricercatori dell’università di Stanford

R: C’è ormai una disputa molto importante, anche con il recente lancio di Intrinsic da parte di Google. Un’operazione industriale basata sull’utilizzo di queste tecnologie, costruendo sistemi middleware di controllo avanzato. Anche in questo caso, la base è quella che abbiamo usato noi, Ros. La piattaforma software di Intrinsic andrà ad armonizzare non solo i robot, ma anche tutta la meccatronica, la parte cognitiva. Quindi, sensori, telecamere, qualsiasi tecnologia della smart factory potrà essere virtualizzata, collegata e resa funzionante, senza scrivere codice. Noi su questo siamo partiti in anticipo, con la lavagna bianca. Abbiamo visto che le tecnologie software erano tutte concentrate a Stanford, e abbiamo seguito loro. Poi ci siamo avvicinati anche a Fraunhofer, che è il loro altoparlante in Europa. Comunque, tutti i robot che lei vede muoversi qui in fiera a Sps usano applicativi Ros sviluppati dalla Stanford University, sono open source, ognuno li va poi a parametrare in funzione delle proprie esigenze. E’ la democratizzazione della robotica, ogni robot ha uno strumento software di collegamento a questa piattaforma.

D: E qui interviene la robotica cognitiva?

R: La robotica cognitiva dice che un robot deve avere un comportamento in funzione di quello che percepisce attraverso i sensori e le altre tecnologie. In pratica, è fatta da sistemi di visione o di sensing, e deve portare a determinati comportanti del robot. Prendiamo l’esempio di un oggetto in movimento: la robotica real time non solo ha uno strumento cognitivo, ma segue il comportamento dell’oggetto. Quindi il mio robot non ha più una missione predefinita, ma mentre l’oggetto si sposta, il sistema cognitivo di IA lo rileva, e il robot lo insegue. I nostri giunti robotici sono real time: non hanno un controllore prima, ma interagiscono direttamente con la cognizione e vengono gestiti dalla cognizione.

D: Anche per questo non ci sarà più bisogno di software complessi?

R: Esatto, perché tutto viene fatto da questa piattaforma ad alto livello che gestisce sia la parte cognitiva, con driver appositi, sia la parte di movimento, controllando i giunti robotici.

D: Parliamo adesso del robot che realizzate?

R: Noi facciamo uno dei robot più complessi al mondo. AW-Comb ha capacità di movimento, quindi si sposta in un’area di lavoro, e ha un braccio robotico che permette di fare per esempio l’applicazione qui in fiera. Ipotizziamo un’operazione di pallettizzazione: i robot vanno sulle linee, si spostano da soli perché sapranno dove arriveranno i pacchi, andranno a prenderli, costruiranno il pallett, e poi con altri robot li porteremo nei camion. Ci sono poche aziende al mondo che fanno questi robot, anzi siamo solo in due: noi e Boston Dynamics. Noi con il nostro progetto abbiamo vinto la scorsa edizione di Sps, e siamo stati premiati dalla Ue con un bando da 6,3 mln di euro per lo sviluppo di questo robot. Il robot è composto da una parte mobile, che si sposta. E’ radiocomandato, quindi collegato a un pc via radio. Il braccio robotico solleva carichi elevati, anche da 20-25 kg. Ha una pinza di presa che attraverso queste ventose prende il cartone e lo solleva. Un sistema di visione che gli permette, muovendosi, di osservare le cose che va a prendere e di sapere in ogni momento quello che succede intorno. Lui sa esattamente dove lei si trova in questo momento (durante l’intervista siamo entrati nell’area di lavoro del robot, ndr). E se si sposta da una parte all’altra la osserva. Quando si allontana, il robot comincia a lavorare. E’ una macchina molto complessa. All’interno è dotata di sistemi che riproducono il vuoto (una pompa vacuum, sistema di alimentazione a induzione, per cui quando si ferma gli mettiamo una piastra e mentre lavora si ricarica e può lavorare per tutto il giorno. C’è una consolle di controllo, da cui si vede l’area di lavoro, e in rosso si accendono gli elementi che lui sta osservando. Se io vado nell’area di lavoro, lui vedrà che mi sto muovendo nell’area di lavoro. Posso dirgli che tipo di movimenti deve fare, e gli posso costruire le missioni che deve avere durante la giornata. Il software, come le dicevo prima, serve non solo a vedere il singolo robot, ma a integrare tutti gli elementi che compongono la cella. Robot operating system, secondo noi è il futuro della robotica.

D: I vostri clienti chi sono?

Aw-Combo Amr AutomationWare. AW-Comb ha capacità di movimento, quindi si sposta in un’area di lavoro, e ha un braccio robotico che permette di fare per esempio l’applicazione qui in fiera

R: «La nostra è una robotica democratica. Non andiamo solo da costruttori e utilizzatori dei robot. Facciamo anche questo, per esempio sul fronte automotive stiamo lavorando con Tesla. Ma guardiamo a qualsiasi settore di mercato: food, pharma, agricoltrua. Siamo anche in un gruppo che fa fashion, e andremo a digitalizzare le fabbriche di fashion».

D: Ci fornisce qualche dato su dimensioni e progetti di espansione?

R: L’azienda è entrata nel 2021 ne gruppo Hind, che fattura 350 milioni e ha 1200 dipendenti. Si prevede già che arriveremo al 2025 a mezzo miliardo di fatturato. Siamo un gruppo in forte crescita, e al momento puntiamo molto sul fashion, con i clienti piu importanti del settore. Come dicevo, realizzeremo delle nuove smart factory. E non è escluso che per questo progetto avremo altre partecipazioni industriali.

D: Qual è la vostra filosofia aziendale? E come si sostanzia nel modo in cui utilizzate le tecnologie?

R: Abbiamo un’età media sotto i 30 anni, metà del personale è formato da ingegneri. Ragazzi giovani, eterogenei, con skill che vanno dall’informatica, alla robotica, alla meccanica. Organizzati in gruppi di lavoro non divisi per settori, ma che lavorano insieme. Perchè fare robotica avanzata vuol dire avere un approccio multidisciplinare. Il meccanico deve sapere che cosa fa l’elettronica, il softwarista deve sapere qual è il comportamento meccanico. E’ un lavoro di squadra. Infine, abbiamo una nuova sede dal 2019, adatta per il 5.0, con un’area tematica dove i clienti vengono per una customer experience reale.

D: E il modello di business?

R: «Puntiamo molto sul marketing digitale, Linkedin per esempio è un veicolo straordinario. I contatti avuti con clienti importanti come Tesla, sono arrivati via professional social. Un altro canale è Youtube, dove pubblichiamo molte demo sulle cose che facciamo. Infine, abbiamo la nostra forza di vendita. Su questo fronte, abbiamo appena inaugurato la nuova legal entity oltreoceano, Automationware Usa. In generale, posso dire che in questo momento siamo poco focalizzati sull’Europa (con l’eccezione dell’Italia), e piu sul mercato americano. Il mercato Ue è molto lento, germano-centrico».

D: Con Tesla cosa state facendo?

Giunti robotici AutomationWare: sono real time: non hanno un controllore prima, ma interagiscono direttamente con la cognizione e vengono gestiti dalla cognizione AutomationWare

R: «Top secret. Posso dire solo che usiamo robotica e intelligenza artificiale. Negli Usa sono molto concentrati sul software, ma non è un paese di meccanica. La robotica è abbastanza sconosciuta, e gran parte dei robot che ci sono in America sono o giapponesi o europei. Quindi, non pensiamo ad associare la loro tecnologia software, rivisitata da noi, ai sistemi robotici di cui parlavo prima».

D: Anche per il futuro la vostra strategia si concentrerà sul mercato americano?

R: «La strategia è quella di puntare a tutti i mercati dove i robot non ci sono (food, pharma, logistica). O dove hanno una piccola interazione, perché lo scopo della robotica democratica è arrivare nei posti dove i robot non sono ancora utilizzati. In Europa il tema del reshoring impone delle scelte. La robotica è inevitabile, se vuoi produrre a costi accettabili devi usare le poche persone disponibili per fare valore aggiunto. Le faccio esempio relativo al fashion: per controllare un tessuto di alta moda, ci sono delle ragazze che lo guardano per due ore. Noi vogliamo mettere i robot a guardare la qualità del tessuto, e le persone invece dire ai robot quello che devono fare. Mi riferisco alle mansioni più usuranti, non a quelle dove c’è un elemento di artigianalità».

D: E il mercato asiatico non vi interessa?

R: «Oggi la situazione geopolitica è complessa. Io devo dare delle priorità all’azienda, quindi mi focalizzo sull’occidente. Abbiamo collaborazioni con aziende cinesi, che vogliamo continuare a mantenere. Ma il focus non è l’Asia, è l’America».














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