Tanti i punti analizzati durante l’Assemblea Generale 2019 di Assolombarda, ma con un fondo comune: il timore che il neonato governo Conte bis non abbia una vera e definita linea di politica economica. È questo che si evince dalle parole di Carlo Bonomi, presidente dell’Associazione, che ha dimostrato di apprezzare i propositi messi in campo da Giuseppe Conte, ribadendo però di non dimenticare che quanto si è cercato di fare nei precedenti 14 mesi ha avuto ripercussioni negative sull’economia.
Tra risalita dello spread, quota100 e reddito di cittadinanza – misure costose che non alzano il Pil -, blocco sulle opere pubbliche, Flat Tax, il cui vero scopo era sottrarre a fini elettorali fette crescenti di contribuenti anno dopo anno all’Irpef attraverso forfait, Bonomi ha ricordato tutte le scelte negative per la nostra economia attuate dal govero giallo verde. E ha fatto alcune richieste precise all’esecutivo Conte 2, relative in particolare al cuneo fiscale e agli investimenti in Industria 4.0.
«Non servono pochi miliardi di abbattimento del cuneo, ne servono almeno 13 o 14, non certo i 2 miliardi e qualcosa di cui leggiamo nella Nadef – ha affermato Bonomi – Mentre sulla necessità del ripristino integrale di industria 4.0, occorre anche una scelta pluriennale di sostegno strutturale alla ricerca e allo sviluppo, senza la quale non cresciamo nelle catene del valore e non risaliamo in termini di produttività. Infine, nessun equivoco su deficit e debito, che devono scendere. Sulle opere pubbliche e sui cantieri da riavviare, in tutta Italia. Stop all’esperimento negativo di Quota100 ed espianto delle politiche del lavoro dal Reddito di Cittadinanza, e confluenza di tutte le risorse rese disponibili, compresi i 9,4 miliardi annui del bonus 80 euro, verso l’abbattimento strutturale del cuneo fiscale a favore dei lavoratori, che alza occupabilità e reddito molto più di tutta la panoplia di sussidi a tempo sin qui erogati».
La sintesi di ciò che per Assolombarda rappresenterebbe una svolta vera è stata così indicata da Bonomi: «Bisogna mettere mano a una vera Filiera-Futuro: incentrata, su lavoro, giovani, donne, tecnologia e sostenibilità. La nostra parola d’ordine centrale è proprio: sostenibilità. Generazionale, sociale e ambientale».
Infine, focus sul comparto automotive, che sta vivendo un momento di profonda crisi e che potrebbe peggiorare anche a causa delle condizioni in cui versa il settore in Germania, primo Paese per le esportazioni italiane. «I dati più recenti della produzione industriale evidenziano una rilevante frenata dell’automotive italiano legato all’auto, dal -11,4% del quarto trimestre 2018 al -9,5% del primo trimestre 2019, al -9,7% del secondo trimestre – ha sottolineato Bonomi – L’automotive in Italia significa circa 6mila imprese di cui molte Pmi, con oltre 156mila addetti che diventano 250mila con l’indotto, il 7% dell’intera manifattura italiana. Un valore della produzione di 93 miliardi di euro, un apporto allo sviluppo del 6% del Pil». Dunque, la crisi dell’automotive rischia di diventare la vera crisi industriale dell’Italia