Ascensori e scale mobili, una storia di alti e bassi

di Renzo Zonin ♦︎ L’Italia è il secondo Paese al mondo per numero di impianti installati, preceduto solo dalla Cina. La crisi edilizia ha cambiato profondamente il profilo del mercato, che ora è costituito soprattutto di manutenzione e adeguamento alle norme. Ma le prospettive non mancano, come è emerso all’E2Forum, organizzato da Messe Frankfurt

Noi italiani abbiamo idee diverse su ogni tipo di trasporto – no-tav o sì-tav, diesel o elettrico, automobile o bicicletta – ma su un punto siamo tutti d’accordo: non vogliamo fare le scale a piedi. La cosa è emersa chiaramente dagli interventi che si sono susseguiti al convegno “Orizzonti verticali” dell’E2Forum Lab, una giornata di studio e approfondimento sui temi del trasporto verticale organizzato da Messe Frankfurt, in vista del prossimo E2Forum vero e proprio, la mostra-convegno biennale del settore, che si terrà l’anno prossimo il 23 e 24 settembre 

Donald Wich, ad Messe Frankfurt Italia

Oggi in Italia sono in funzione oltre un milione di impianti di ascensori e scale mobili, che fanno del nostro Paese il secondo mercato mondiale dopo la Cina – la quale però ha oltre un miliardo di abitanti da spostare. Le caratteristiche del mercato cinese sono comunque molto diverse da quelle italiane. E potremmo anche generalizzare, facendo riferimento a un mercato asiatico molto diverso da quello europeo. 







Cina e Asia sono mercati nuovi in rapida crescita, dove una popolazione di qualche miliardo di individui si sta rapidamente urbanizzando. Per reggere l’impatto di milioni di nuovi arrivi, nelle città cinesi ed asiatiche in genere si sta costruendo un gran numero di edifici multipiano, molti dei quali si configurano come vere e proprie piccole città, completi ecosistemi contenuti in un’unica torre che – ai diversi piani – dà spazio ad abitazioni, uffici e servizi di vario genere. Qualche numero?

L’appuntamento E2Forum Lab è organizzato da Messe Frankfurt

«In Asia ci sono già 15 torri di questo tipo che superano i 300 metri di altezza, mentre in Europa non ce n’è nessuna. E in Asia sono già presenti 1000 torri alte più di 200 metri, contro le 15 sorte in Europa» ci spiega Angelo Fumagalli, Presidente di Anie AssoAscensori (nonché ad di Schindler Italia), al recente E2Forum. Italia ed Europa sono invece mercati maturi. La crisi economica all’inizio del millennio, che ha colpito pesantemente il comparto edilizio portando a una drastica riduzione dei nuovi cantieri, ha ulteriormente peggiorato la situazione. «In Italia il tasso di crescita annuo del parco impianti è inferiore all’1%. Oltre il 55% degli impianti ha oltre 30 anni, il 30% arriva addirittura a 40 anni» ha puntualizzato Fumagalli «e abbiamo più di 500mila impianti non progettati per essere accessibili secondo il D.M. 236/89». 

Con questi numeri è facile capire qual è la grande differenza dei due macromercati: se in Cina ed Asia si lavora prevalentemente su nuove installazioni, in Italia ed Europa il grosso dei fatturati arriva dalla manutenzione, dalla ristrutturazione, e dalla messa a norma di impianti preesistenti. Questo spiega anche la presenza in Italia di oltre 1500 imprese, che producono 2,4 miliardi di fatturato ma con un totale di appena 23mila addetti. Per la maggior parte si tratta di piccoli installatori e di microimprese specializzate nella manutenzione.  

E2 Forum Lab. Da sinistra a destra: Silvia Botti, direttrice di Abitare, moderatrice; Angelo Bosoni, A.D. KONE Italia; Michele Suria, A.D. e D.G. IGV Group; Angelo Fumagalli, A.D. Schindler Italia; Marco Piva, fondatore Studio Marco Piva; Alfonso Femia, fondatore Atelier(s) Alfonso Femia AF517

 

Le prospettive 

Detto questo, le prospettive per le aziende che operano nel comparto del trasporto verticale in Italia non sono poi così nere, e anzi potrebbe esserci un netto miglioramento nei prossimi anni, per almeno tre buoni motivi. Primo, perché in Italia operano aziende all’avanguardia in grado di esportare anche nei mercati emergenti: dei 2,4 miliardi di euro citati prima, un miliardo è costituito da esportazioni, e la bilancia complessiva del comparto è in attivo di oltre 600 milioni 

Secondo, perché pur essendo il nostro un mercato maturo, non per questo è saturo: abbiamo ancora oltre 800mila edifici non dotati di ascensori, e con una popolazione che invecchia rapidamente questo rappresenta un ottimo mercato potenziale. 

Terzo, perché è in atto un ripensamento profondo dell’ascensore e dei rapporti con ciò che gli sta intorno. L’arrivo delle tecnologie digitali, per esempio, ha aperto una serie di nuove opportunità sul fronte della sicurezza e di nuovi metodi di manutenzione. «Abbiamo lanciato da un anno e mezzo quello che chiamiamo “24/7 Connected Services” – ci ha detto Angelo Bosoni, Amministratore Delegato di Kone Italia – che è un sistema con il quale connettiamo gli ascensori al cloud di Ibm Watson, con dietro un’analytics basata su intelligenza artificiale che permette al sistema di prevedere i guasti. Teniamo sotto controllo i parametri e quando qualcosa si discosta dallo standard, prima che si arrivi al guasto nella maggior parte dei casi siamo in grado di mandare al tecnico un’informazione del tipo “controlla questo la prossima volta” oppure “vai perché c’è questa esigenza”. Oggi abbiamo circa 2000 impianti collegati. All’inizio il sistema riconosceva circa 90 guasti, oggi ne riconosce 600. Più impianti vengono collegati, più il sistema impara.» 

Angelo Fumagalli, ad Schindler Italia, in qualità di Presidente di Anie AssoAscensori

L’importanza di tali argomenti appare subito chiara se si pensa che negli ultimi vent’anni, ogni picco del mercato è stato generato dalla necessità di conformare gli impianti a nuove normative di sicurezza.  

Inoltre, il mondo dell’ascensoristica sta finalmente cominciando a parlare anche con il mondo dell’architettura, mentre fino a oggi dialogava essenzialmente con quello dell’edilizia. Per l’architetto, l’ascensore non era nulla di più che un quadrato con una croce sopra sulla piantina del progetto. Il nuovo contatto che si va finalmente creando nel mondo fra architetti e urbanisti da una parte, e specialisti del trasporto verticale dall’altra permetterà importanti evoluzioni sia nelle modalità con cui ascensori e scale mobili verranno integrati nei progetti urbanistici e architettonici, sia nel modo stesso di concepire, costruire e “vestire” questi mezzi di trasporto. E in questo quadro, la creatività e il design italiano garantiranno una marcia in più. 

«Le nuove città verticali nei Paesi in rapida crescita sono profondamente diverse da quelle del Vecchio Continente, con un vasto patrimonio storico che spesso necessita di profondi interventi di riqualificazione. – ha dichiarato il Presidente di AssoAscensori – Tuttavia, realizzare nuclei urbani inclusivi, sicuri, digitali e sostenibili è un’esigenza comune ad entrambe le realtà e rende centrale il ruolo di ascensori e scale mobili, i mezzi di trasporto più utilizzati al mondo. Comprendere la trasformazione in atto è fondamentale per il settore, per essere in grado di rispondere alle crescenti esigenze di disponibilità degli impianti, di accessibilità e di integrazione con gli edifici, affrontando al contempo le nuove sfide legate alla digitalizzazione.» 

Dario Trabucco, Università luav di Venezia













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