Ex Ilva: lo Stato entra attraverso Invitalia. Ma tutto il resto è incerto

Il nuovo accordo sancirà l’ingresso ufficiale del pubblico nel capitale della più grande azienda siderurgica d'Europa

Domenico Arcuri
Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia

Lo Stato entrerà in ArcelorMittal Italia (l’ex Ilva)con Invitalia, condividerà la governance aziendale e un assetto azionario finale in cui la presenza della parte pubblica sarà più rilevante rispetto a quanto prefigurato all’inizio. É quanto è emerso dall’incontro in videoconferenza con i ministri Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico), Roberto Gualtieri (Economia) e Nunzia Catalfo (Lavoro), Domenico Arcuri (amministratore delegato di Invitalia). Dopo che i sindacati Fiom, Fim, Uilm, e Uglm nei giorni scorsi avevano espresso forti preoccupazioni per il futuro degli stabilimenti di Taranto e Genova. Presenti anche i commissari di Ilva e i sindacati metalmeccanici rappresentati da Rocco Palombella (Uilm), Roberto Benaglia (Fim) e Francesca Re David (Fiom).

Il 30 novembre si avvicina e ArcelorMittal, entro quella data, dovrà decidere se disimpegnarsi pagando una penale di 500 milioni di euro, come previsto da contratto; lasciare la gestione alla struttura commissariale (in attesa di un nuovo acquirente); oppure restare come affittuario fino a giugno 2022. Arcuri è fiducioso per la terza soluzione con l’ingresso dello Stato: «Siamo ad un punto avanzato di questa trattativa: la deadline è per fine mese e pensiamo sussistano quasi tutte le condizioni affinché questo scenario diventi quello preferibile».







Il piano industriale al centro dell’accordo definito a marzo è quello quinquennale che prevede un percorso di ammodernamento degli impianti, la riaccensione dell’altoforno 5 di Taranto (inattivo dal 2015), la manutenzione degli altiforni 1 e 4, investimenti per i forni elettrici, fino a «La progressiva risalita produttiva degli impianti fino alla soglia delle 8 milioni di tonnellate annue (ora tra i 3 e i 4 milioni) con l’impiego della totalità della forza lavoro» ha spiegato Arcuri. «Oggi 10.700 addetti di gruppo di cui 8200 a Taranto, ma proprio a Taranto 3300 sono ora in cassa integrazione e il 16 novembre scattano altre 6 settimane di cassa Covid».

«Il piano» ha proseguito Arcuri ,«verrebbe attuato nella sua sostanziale totalità e le modifiche sarebbero non rilevanti. I punti salienti sarebbero:progressiva decarbonizzazione, forte investimento nella implementazione della struttura degli impianti e un investimento importante per realizzare una progressiva trasformazione green. Questo provocherà una serie di innovazioni positive sul piano ambientale, qualità dell’offerta e capacità competitiva su mercato più ampio».

E il ministro Catalfo ha aggiunto che il piano proietta il sito di Taranto in modo equilibrato verso il futuro, il green e le nuove tecnologie.

«Confidiamo che la trattativa possa concludersi positivamente» ha dichiarato Patuanelli. «C’è anche da aggiungere la tutela occupazionale con il totale riassorbimento di AmInvestcoItaly, la società di ArcelorMittal. Tutto questo» ha ribadito «accompagnato dall’ingresso dello Stato nella compagine societaria».

«Questa difficile quadratura del cerchio tra ambiente e rilancio produttivo, che in una fase particolarmente complessa era difficile da definire in modo consensuale, appare possibile. L’impegno finanziario dello Stato è significativo» ha commentato fiducioso il ministro Gualtieri.

Secondo Roberto Benaglia (Fim), il Governo ha fornito un quadro ancora troppo generico rispetto agli impegni da assumere e alla società con ArcelorMittal. «Con Invitalia lo Stato entrerà nel capitale e assumerà una partecipazione maggioritaria, ma sul resto (piano industriale, investimenti, garanzie) tutto è ancora incerto a 17 giorni dalla scadenza».

Per questo i sindacati hanno chiesto ai ministri un aggiornamento più dettagliato per costruire le basi per un accordo; così il Governo ha annunciato un nuovo incontro per la prossima settimana.














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