L’appello di Anie Rinnovabili: meno burocrazia per la green economy

Per lo sviluppo della filiera delle fonti rinnovabili è necessario razionalizzare, semplificare e accelerare i processi

Nel 2018 l'industria italiana delle Energie Rinnovabili ha registrato un fatturato totale pari a 5,3 miliardi di euro, di cui 2,3 miliardi di euro di esportazioni.
Nel 2018 l'industria italiana delle Energie Rinnovabili ha registrato un fatturato totale pari a 5,3 miliardi di euro, di cui 2,3 miliardi di euro di esportazioni.

Il settore delle fonti energetiche rinnovabili è un pilastro fondamentale verso un’economia priva di emissioni di Co2, ma anche un volano per la crescita economica, dato che traina una molteplicità di filiere, inclusi produttori di componenti e fornitori di servizi. Il settore però è ancora frenato da una burocrazia eccessiva, che impedisce a soggetti nazionali e non di investire nel nostro Paese.

A sostenere questa tesi è Albeto Pinori, Presidente di Anie Rinnovabili, l’associazione che raggruppa le imprese costruttrici di componenti e impianti chiavi in mano, fornitrici di servizi di gestione e di manutenzione, produttrici di elettricità nel settore delle fonti rinnovabili: «Chiediamo al Governo un supporto importante per continuare ad essere un paese attrattivo per gli investitori del settore e un incisivo intervento volto a semplificare i procedimenti autorizzativi superando gli schemi e l’atteggiamento avverso alla green economy».







Pinori non chiede aiuti economici, ma una semplificazione delle procedure che permetta di sbloccare gli investimenti nel settore delle utility scale, uno dei più promettenti. Anie ha accolto positivamente il Dl rilancio, in particolare il superbonus del 110%, ma questo non basta e ora è necessario un intervento sui procedimenti autorizzativi. «Le mancate autorizzazioni compromettono gli investimenti programmati dal Pniec e in assenza di un cambio di rotta causerebbero una perdita di investimenti di circa 130 miliardi di euro per fonti rinnovabili, sistemi di accumulo ed infrastrutture nei prossimi 10 anni», afferma Pinori.

Per lo sviluppo della filiera delle fonti rinnovabili è necessario un atteggiamento coerente agli obiettivi da raggiungere: razionalizzare, semplificare e accelerare gli iter garantendo tempi certi. Il recepimento della direttiva delle fonti rinnovabili rappresenta un’opportunità da cogliere immediatamente, in quanto che prevede procedure autorizzative di durata non superiore a due anni, a cui abbinare un unico format standardizzato per il rilascio delle autorizzazioni a livello nazionale, capace di equiparare i tempi, le modalità e le procedure.

Nella pratica, sono due le esigenze secondo il presidente di Anie: «In primo luogo la transizione energetica in atto ci impone per raggiungere gli obiettivi al 2030 almeno di triplicare la produzione da fotovoltaico incrementando la potenza installata di 30 GW, sfruttando il potenziale sia degli impianti a tetto sia di quelli a terra, di raddoppiare quella dell’eolico aumentando la potenza installata di 9 GW, incrementare la capacità dei sistemi di accumulo diversi dal pompaggio dagli attuali 0,5 GWh ai 39 GWh del 2030 ed il phase-out di 8 GW di centrali a carbone.  In secondo luogo l’immediata disponibilità di aziende, sia nazionali che internazionali, che non riescono ad investire nel nostro paese a causa di impedimenti burocratici anche nei casi in cui, come per il fotovoltaico a terra, non vi sia la necessità di alcun supporto economico da parte dello stato».














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