Anie Aice: il caro energia e l’aumento dei costi delle materie prime preoccupano i produttori di cavi

A causa dei costi di produzione cresciuti del 30%, secondo il presidente Scarlata «la situazione è ormai insostenibile»

Carlo Scarlata, Chief Commercial Officer e membro del consiglio di amministrazione di Prysmian e presidente di Anie Acie

Una tempesta perfetta per le imprese costruttrici di cavi associate a Anie Aice. Il settore sta infatti vivendo un momento particolarmente difficile a causa dell’aumento del prezzo delle materie prime e, in particolare, del gas (+723% rispetto al periodo pre-crisi), che ha spinto verso l’alto i costi dell’energia. L’aumento dei prezzi delle materie prime è generale e diffuso, coinvolgendo i beni energetici in primis (+49% l’aumento annuo del petrolio a dicembre), ma anche i principali metalli impiegati come input produttivi nei processi industriali (fra gli altri +23% l’aumento del rame nel mese di dicembre; +34% per l’alluminio). Oltre ai metalli sono aumentate anche le materie plastiche cosi che il PVC è aumentato di quasi il 72% e il Polietilene del 79%. In un contesto di forte domanda, continuano a sussistere tensioni sulla disponibilità di Pvc a livello europeo. Le scorte sono deboli poiché la domanda di dicembre 2021 è stata più forte del previsto. 

A questo si aggiunge una carenza di personale in fabbrica, causata dalla pandemia e il Decreto Sostegni non convince le imprese. Una situazione complessa, come spiega il presidente di Anie Aice Carlo Scarlata: «Le aziende italiane dei cavi hanno finora potuto trasferire sul prodotto finito solo parte dei rincari, ma questa situazione è oramai diventata insostenibile. L’incremento mensile annuo del prezzo del vetro (vicino al 20% a dicembre), delle diverse materie plastiche (+75% con punte per alcuni materiali superiori al 90%) e l’aumento dei costi energetici sta impattando pesantemente sui costi di produzione dei cavi in generale e dei cavi per comunicazioni (cavi per comunicazione generica, cavi coassiali speciali, cavi dati per reti LAN, cavi in fibra ottica). E infatti per il cavo in fibra ottica – utilizzato per il progetto “Banda Ultra Larga” per la digitalizzazione del Paese -, il costo di produzione è aumentato del +30% rispetto al 2021. All’incremento dei costi si aggiunge il maggior onere per la carenza di personale in fabbrica dovuta all’emergenza sanitaria, in quanto il comparto cavi fa uso di manodopera specializzata non facilmente intercambiabile. Inoltre ci sono difficoltà di approvvigionamento in tutto il comparto. Alcuni fornitori a monte dei produttori di cavi hanno già dichiarato di sospendere la produzione, in quanto non più redditizia ai costi attuali. Chiediamo comprensione da parte di tutti gli attori della filiera, in particolare agli operatori delle Tlc per il comparto dei cavi di comunicazione e ai distributori di materiale elettrico per i cavi industriali, per il ritardo che stanno riscontrando nella consegna del materiale, inoltre, chiediamo una maggior attenzione del Governo per il nostro comparto».




















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