L’Europa rilancia l’erasmus degli imprenditori e non solo

di Gaia Fiertler ♦︎ L'Associazione Fabbrica Intelligente Lombardia parteciperà al piano europeo che consente di mettere a punto nuove competenze per gli studenti. L'assunto è che la formazione oggi in Italia non risponde alle esigenze delle pmi, che cercano figure "inesistenti". Per questo l'associazione presieduta da Diego Andreis parteciperà attivamente a due progetti: “Digit-T – Digital Manufacturing Training System for SMEs” - e “DigiFoF - The FoF designer: Digital Skills for Factories of the Future”

Per rilanciare l’economia post Covid e favorire la crescita dell’Europa, anche il programma europeo Erasmus+ farà la sua parte con una iniezione di investimenti che, per il periodo 2021-2027, salgono a 26 miliardi di euro, contro i 14,7 stanziati nel settennio precedente. Il programma si colloca accanto al grande Piano NextGenerationEU, con il focus puntato sullo sviluppo di competenze green e digitali attraverso la mobilità delle persone (quando si potrà riprendere, altrimenti dove possibile per ora con corsi virtuali) e progetti di cooperazione e partenariati tra istituzioni, centri di ricerca, associazioni di categoria e imprese in Europa.

È solo negli ultimi sette anni (2014-2020) che il programma ha introdotto finanziamenti non più solo a università ed enti di formazione, ma anche a partenariati innovativi, alle cosiddette “alleanze della conoscenza e delle abilità settoriali”. L’obiettivo è di creare quei ponti tra accademia e mondo del lavoro tanto necessari per formare competenze spendibili sul mercato e per aggiornare la forza lavoro nelle imprese, contribuendo a colmare il gap di skill professionali che sempre più assumono una forma digitale e tecnologica. Il progetto Erasmus risale al 1987 e, nel tempo, si è ampliato fino a coprire tutti i settori dell’istruzione e della formazione, dall’educazione della prima infanzia all’istruzione scolastica, alla formazione professionale, all’istruzione superiore e all’apprendimento degli adulti e, soprattutto, ampliando la platea dei soggetti coinvolti.







Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea

Non sono ancora noti gli stanziamenti previsti per l’Italia per il nuovo settennio (2021-2027), perché il regolamento è in fase di approvazione, ma intanto il bilancio delle esperienze passate è positivo. In particolare, le candidature per partenariati strategici nell’ambito della istruzione e formazione professionale hanno avuto un incremento del 28% nel 2020 (247) rispetto al 2019, a fronte di una dotazione finanziaria Erasmus+ disponibile di oltre 55 milioni di euro. Le candidature per la mobilità individuale ai fini di apprendimento professionale non sono cresciute altrettanto: sono state 425, con +5% rispetto al 2019.

 

L’orientamento è quello di una sempre maggiore richiesta di partenariati innovativi; in questo contesto si colloca la recente partecipazione di AFIL, il Cluster Lombardo della Fabbrica Intelligente, nei progetti Erasmus+ dell’ultimo periodo. Come vedremo meglio più avanti, il ruolo del Cluster nei due progetti “Digit-T – Digital Manufacturing Training System for SMEs” – e “DigiFoF – The FoF designer: Digital Skills for Factories of the Future” è stato principalmente quello di raccogliere i fabbisogni formativi delle PMI lombarde per contenuti e per formati, perché i percorsi di apprendimento siano realmente efficaci e fruibili per le imprese del territorio. Una delle missioni di AFIL è infatti quella di facilitare la collaborazione tra le imprese, le Università e i Centri di Ricerca per creare una filiera regionale più coesa e innovativa, che non può prescindere dalle nuove competenze di cui avrà bisogno l’industria del futuro.

 

I partenariati strategici 2014-2020

Sebastiano Fadda, presidente Inapp

La dotazione finanziaria Erasmus+ per l’istruzione e la formazione professionale in Italia per il 2014-2020 è stata di circa 300 milioni di euro, gestiti dall’Agenzia nazionale Inapp (ex Isfol), responsabile dell’ambito istruzione e formazione professionale del programma, che ha ricevuto 4.182 i progetti, di cui 2.636 di mobilità individuale ai fini di apprendimento (732 quelli finanziati) e 1.546 di partenariati strategici (230 finanziati) per un totale di 43mila partecipanti alle esperienze di mobilità transnazionale.

«Mobilità, competenze digitali e inclusione continueranno a rappresentare il cuore del programma nel 2021-2027, confermando l’ambizione di voler essere anticipatore del cambiamento, supportando la transizione digitale nell’istruzione e formazione europea, con un approccio ancora più inclusivo, accessibile e sostenibile», commenta Sebastiano Fadda, presidente Inapp.

Erasmus+ si inserisce in un contesto socio-economico che vede, da una parte, quasi 6 milioni di giovani europei disoccupati e, allo stesso tempo, oltre 2 milioni di posti di lavoro vacanti, con un terzo dei datori di lavoro che segna difficoltà ad assumere personale con le qualifiche richieste. Erasmus+ è pensato proprio per dare risposte concrete a queste problematiche, contrastando lo “skill mismatch”, il disallineamento delle competenze così presente nel nostro Paese.  Inapp segnala che uno su tre giovani che hanno partecipato a percorsi di istruzione professionale all’estero hanno poi trovato lavoro nel Paese ospitante.

Nell’anno della pandemia, con il blocco della mobilità e la conversione online dei percorsi formativi, il programma ha messo a disposizione circa 2,7 milioni di euro per sostenere progetti per dotare la formazione professionale degli strumenti necessari per l’apprendimento a distanza, anche aiutando gli insegnanti a sviluppare competenze digitali e tutelando la natura inclusiva delle opportunità di apprendimento. «La sicurezza e il diritto della salute vengono prima di ogni cosa, ma Erasmus+ può andare avanti anche grazie al supporto delle nuove tecnologie, con un approccio “blended” alla mobilità, che vede la combinazione di un periodo di apprendimento virtuale e di un’esperienza di mobilità fisica all’estero, che speriamo si possa realizzare appena terminerà la fase emergenziale», precisa Fadda.

 

AFIL: voce industriale nei progetti Erasmus+

Il cluster manager di Afil Giacomo Copani

AFIL – Associazione Fabbrica Intelligente Lombardia è il soggetto di riferimento di Regione Lombardia per il manifatturiero avanzato nell’ambito della Strategia di Specializzazione Intelligente regionale. Riunisce imprese, università, centri di ricerca ed enti territoriali per lo sviluppo del manifatturiero lombardo ed è partner in alcuni progetti di Erasmus+ per la diffusione delle competenze tecnologiche sul territorio. Come accennato in precedenza, il ruolo del Cluster nei due progetti “Digit-T – Digital Manufacturing Training System for SMEs” e “DigiFoF – The FoF designer: Digital Skills for Factories of the Future”, che si concluderà nel Dicembre 2021, è stato principalmente quello di raccogliere i fabbisogni formativi delle PMI lombarde per contenuti e per formati, perché i percorsi di apprendimento siano realmente efficaci in relazione alle specificità del territorio.

«Come Cluster manifatturiero regionale, siamo interessati a identificare i nuovi fabbisogni di formativi delle imprese, incluse le PMI, e trasferirli a chi possa sviluppare curricula e corsi appropriati per accrescere la competitività delle imprese passando per le competenze. Noi non siamo un ente di formazione, ma rappresentiamo sia i destinatari dell’aggiornamento professionale digitale e tecnologico, sempre più urgente e necessario per garantire la competitività delle imprese, sia le Università e i centri di ricerca che creano nuove competenze ed erogano la formazione. Erasmus+, occupandosi proprio di competenze, incontra questo nostro interesse: l’esperienza si sta rivelando positiva e non escludiamo il nostro coinvolgimento in ulteriori progetti di partenariato», commenta Giacomo Copani, Cluster manager di AFIL, che è presieduta da Diego Andreis, imprenditore meccanico con la sua Fluidotech.

Diego Andreis, managing Director Fluid-o-Tech

Di recente, per esempio, su richiesta della Università degli Studi di Brescia, socia AFIL, è stato favorito un confronto con un pool selezionato di imprese lombarde per progettare nuovi corsi accademici che tenessero conto della reale domanda di competenze industriali del territorio. «La nostra missione principale è facilitare la creazione di filiere di innovazione regionali forti e con questo scopo, tra le altre cose, vogliamo avviare un lavoro sempre più sistematico sul tema delle competenze necessarie alle imprese del territorio guardando alla sua specializzazione», precisa il Cluster manager.

 

Digit-T, contenuti formativi e-learning su Management nel contesto di I4.0, Sistemi di produzione avanzati e Robotica Intelligente specificatamente pensati per le PMI

Gli obiettivi di Afil

Nel contesto del progetto Digit-T, AFIL ha diffuso una survey presso i propri soci per identificare i principali bisogni formativi, che hanno contribuito alla realizzazione di specifiche sessioni formative incentrate su 3 macro-tematiche: i sistemi di produzione avanzati, la robotica intelligente e il management dell’Industria 4.0, che sono stati tradotti in moduli didattici e sono fruibili gratuitamente – previa registrazione – al seguente link, la piattaforma pubblica di e-learning, uno dei principali risultati del progetto Digit-T. Il progetto, guidato dall’Università di Nottingham, ha coinvolto come partner anche il centro tecnologico di ricerca spagnolo Eurecat e l’Istituto STIIMA – Istituto di Sistemi e Tecnologie Industriali per il Manifatturiero Avanzato del CNR, socio fondatore di AFIL, da cui è nato il coinvolgimento del Cluster come voce industriale nel progetto. I moduli formativi sono in lingua inglese, italiano e spagnolo; a corredo è stato realizzato un e-book, scaricabile sempre gratuitamente, che riunisce i temi principali trattati. Esso è disponibile sul sito del progetto.

In aggiunta, nel corso del progetto, AFIL ha coinvolto direttamente i propri membri anche per raccogliere e condividere alcuni casi esemplificativi di aziende che hanno implementato o adottato tecnologie innovative in ambito Industria 4.0, che sono state raccolte nel corso dell’iniziativa “Cento4.0” guidata da AFIL, il cui scopo è stato quello di identificare best practice di aziende lombarde sul tema.

Il finanziamento complessivo di Digit-T ammonta a circa 289mila euro e il progetto si è concluso a Dicembre 2020. Attualmente è in fase di verifica, tra i partner, come dare seguito allo strumento per arricchirlo di nuovi contenuti.

 

DigiFoF, la fabbrica del futuro

Afil: priorità di ricerca e campi di applicazione

Il progetto – iniziato nel 2019 e che si concluderà nel 2021 – ha un finanziamento complessivo di circa 1 milione di euro (955mila euro) e riguarda la progettazione di un percorso didattico introduttivo alla fabbrica del futuro per le imprese. Sono coinvolte cinque università europee e altri cluster industriali di riferimento oltre ad altri partner, in tutto 15. Per l’Italia partecipano AFIL e Università degli Studi di Bergamo, attraverso il Gruppo di Ricerca CELS – “Industrial System Engineering, Logistics and Services Operations” del dipartimento di ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della produzione; per la Romania l’Università di Sibiu, coordinatrice del progetto; per la Finlandia l’Università di Oulu; per la Francia quella di Saint-Étienne e per la Polonia l’ateneo di Bialystok. L’obiettivo è quello di costruire un modello formativo comune, declinato sui temi specifici dei diversi territori industriali, promuovendo corsi di formazione sulla digitalizzazione e la Fabbrica del Futuro.

Anche in questo caso, AFIL ha coinvolto i propri associati per comprendere i bisogni formativi del territorio lombardo contribuendo alla definizione dei percorsi formativi. AFIL. I corsi formativi, organizzati e tenuti dal CELS, permettono di coniugare pratica e teoria: il progetto ha previsto infatti l’installazione presso le Università partner di laboratori dotati di strumentazione e software open source con è possibile introdurre la modellazione dei processi ed effettuare analisi di simulazioni.

Ad oggi, il corso d’introduzione alla fabbrica del futuro è costituito (in modalità remota) da quattro mezze giornate tematiche, suddivise in una sessione teorica il primo giorno e una pratica il secondo. Le prime due giornate si sono svolte a dicembre ed hanno avuto come tematica il Business Process Management ; il secondo tema su “Progettazione e ingegnerizzazione di soluzioni prodotto-servizio” è stato affrontato a metà febbraio e, entro l’estate, si potrà partecipare alle altre due sessioni sulla gestione del ciclo di vita del prodotto e del servizio e sull’identificazione di prodotti e servizi innovativi. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, con precedenza per i soci AFIL.

«Siamo in fase di test della tenuta ed efficacia del modello formativo. A seguito di ogni sessione raccogliamo feedback dai partecipanti per affinare sempre più lo strumento e i contenuti. Ad ogni modo la modalità online, pur con tutte le accortezze che richiede per favorire l’attenzione e la comprensione dei discenti, è particolarmente sostenibile per le PMI per il risparmio di tempo e risorse che consente. Il senso ultimo di questi progetti finanziati è, alla fine, di avere a disposizione dei format efficaci utilizzabili più estesamente per la diffusione della cultura e tecnologia digitale sul territorio», spiega Copani. Il progetto prevede, a conclusione, una summer school sulla fabbrica del futuro riservata agli studenti universitari, la forza lavoro dei prossimi anni.

 

Tirocini universitari all’estero e piattaforma eTwinning

Flaminio Galli, direttore dell’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire

Del programma Erasmus+, l’Agenzia nazionale Indire è responsabile dei settori scuola, università ed educazione non professionale degli adulti, area che, complessivamente, ha avuto uno stanziamento di oltre 971 milioni di euro nell’ultimo settennio e ha avuto una grande crescita: 242.000 gli studenti universitari italiani in mobilità, 4.300 gli istituti scolastici e 22.700 gli insegnanti coinvolti, tra progetti scolastici, formazione degli insegnanti, mobilità degli studenti, tirocini universitari presso aziende, apprendimento degli adulti (non professionale) e partenariati strategici sulla didattica scolastica tra scuole e imprese/enti di formazione.

«Il futuro di Erasmus+ si prospetta solido in quanto continuerà a finanziare iniziative per promuovere la conoscenza e la consapevolezza, il senso di cittadinanza e di appartenenza all’Europa. Tra il 2021 e il 2027 è previsto un forte investimento nei cittadini europei, nelle loro competenze e in particolare nelle loro conoscenze green e digitali per rispondere alle sfide globali che ci attendono», commenta Flaminio Galli, direttore dell’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire.

In particolare, a livello universitario, negli ultimi sette anni sono stati 53mila i tirocini per la formazione sul campo in aziende e studi professionali all’estero, tirocini di una durata di almeno 3 mesi, su 242 mila universitari italiani in mobilità con il programma Erasmus+. Questi numeri hanno permesso all’Italia di salire dalla quarta alla terza posizione, dopo Spagna e Francia, per studenti in partenza per studio verso diverse destinazioni europee. Il numero di tirocini aziendali ha avuto una grande accelerazione negli ultimi sette anni rispetto al periodo precedente, quando erano stati introdotti per la prima volta: dal 2007 sono stati infatti 71.000, di cui 54mila solo tra il 2014-2020 e solo nel 2020 sono state 11.220 le candidature accettate, anche se poi bloccate dalla pandemia. Le Regioni con il maggior numero di studenti universitari aderenti al programma Erasmus+ sono Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Veneto, Campania e Toscana. Analizzando il dato disaggregato, al primo posto troviamo l’Alma Mater di Bologna, quindi l’Università degli Studi di Padova e La Sapienza di Roma, l’Università degli Studi di Torino e la Federico II di Napoli, che precede di pochissimo l’Università Statale di Milano.

Sul fronte scuola è molto attiva la piattaforma eTwinning, un progetto Erasmus+ che, dal 2005, mette in contatto insegnanti e scuole dei diversi Paesi per sperimentare nuovi modi di fare didattica attraverso collaborazione a distanza e metodologie innovative, sfruttando le opportunità delle nuove tecnologie per lavorare, scambiare approcci e diffondere idee e risultati. Attualmente la piattaforma comprende quasi 900mila insegnanti di 43 Paesi e gli italiani superano il 10% del totale, con un significativo incremento nell’anno della pandemia: sono 91.600 i nostri docenti registrati, con 32 mila progetti didattici a distanza, realizzati in collaborazione con altri colleghi europei.














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