L’assenza nella Legge di Bilancio 2002 di strategie volte ad accompagnare la transizione ecologica ha suscitato le preoccupazioni di Adiconsum, Anfia, Anie, Assofond, Class Onlus, Motus-E, Ucimu e, in generale, le le imprese che operano nelle filiere produttive e commerciali dell’automotive, delle fonderie, dei macchinari industriali, dell’energia e della mobilità elettrica.
Secondo i firmatari, la mancanza di interventi strutturali da parte del Governo potrebbe quasi azzerare la quota di mercato dei veicoli a zero o ridottissime emissioni: se il 2021 infatti è iniziato con una quota del 4,7 per cento e si è concluso con il 13,6 per cento di dicembre, quest’anno rischia di assestarsi su valori tra il 6 e il 7 per cento, molto lontani dalle previsioni per gli altri Paesi europei. L’assenza di interventi governativi a favore della mobilità elettrica, insomma, renderebbe l’Italia meno competitiva rispetto ad altri Paesi.
Le proposte dei firmatari ruotano attorno a tre pilastri:
- Prosecuzione dell’ecobonus nel triennio 2022-24 con una progressiva rimodulazione degli incentivi nel tempo.
- Interventi per le infrastrutture di ricarica private: prosecuzione del credito di imposta del 50 per cento per le utenze domestiche, le piccole imprese e partite IVA e una misura per lo sviluppo della ricarica all’interno dei condomini. Andrebbe inoltre aggiunta l’inclusione delle spese per la ricarica nei sistemi di welfare aziendale, come oggi già avviene per le carte carburante, e la previsione di una specifica tariffa elettrica dedicata alla mobilità privata, simile alla tariffa domestica.
- Infine, per la transizione delle imprese della filiera, misure a sostegno della riconversione industriale e dei lavoratori, indispensabili per non perdere competitività.