Abb spinge sulla domotica e diventa anche b2c

di Filippo Astone ♦︎ Un ecosistema di soluzioni integrate, scalabili e controllabili da remoto: così la multinazionale svizzero-svedese dà vita alla Casa aumentata. Accrescendo il valore dell’immobile grazie a un migliore comfort e a una maggiore efficienza energetica. Questi nuovi servizi, che verranno proposti attraverso gli installatori, segnano il debutto del brand (da sempre b2b) anche in ambito b2c

Non solo automobili. È il mondo occidentale intero che va verso una progressiva elettrificazione, per poter ridurre le emissioni di gas serra, aumentare la sostenibilità, e generare ulteriore valore industriale e sviluppo economico. Secondo lo studio Electrify 2030 di Ambrosetti European House, entro il 2030 la nuova primavera dell’elettrico potrebbe attivare un fatturato cumulato compreso tra 102,4 e 456,6 miliardi di euro al 2030 in Italia. Già oggi, nel nostro Paese la filiera dell’elettrico vale 80 miliardi di euro e coinvolge 17mila imprese e 320mila lavoratori. L’analisi di Ambrosetti identifica, in particolare, sei tecnologie maggiormente promettenti: le pompe di calore; le luci a led; i sistemi elettrochimici di accumulo; il motore elettrico; l’elettronica di potenza; i sistemi di gestione dell’energia.

Questa tendenza rappresenta una straordinaria opportunità per Abb, multinazionale svizzero-svedese che ha una forte specializzazione nell’hardware elettrico, soprattutto in Italia, Paese nel quale vengono generati 2,33 miliardi di ricavi e la parte manifatturiera è particolarmente importante.







Elettrificazione per Abb si declina in tre ambiti: smart city (sistemi di governo, di alimentazione e di telecontrollo) smart mobility (centraline di ricarica e tutto il sistema che sta a monte della loro gestione, alimentazione e costruzione), smart building.

Gabriele Morosini, head of business electrification della branch italiana di Abb

In quest’ultimo segmento, nel 2020 Abb arriva sul mercato con un format nuovo che racchiude tutte le sue proposte di innovazione: la Casa Aumentata. Un format fatto conoscere, diffuso e comunicato non solo agli installatori e ai costruttori, ma anche agli utenti finali. È la prima volta in cui Abb (marchio tradizionalmente b2b) si rivolge direttamente a loro. Anche se, come spiega a Industria Italiana Gabiele Morosini, head of business electrification di Abb Italy, «il confine tra l’esperienza b2b e b2c si sta assottigliando. I professionisti cercano nel mondo del lavoro l’esperienza confortevole che hanno nel privato. E contemporaneamente vogliono trasportare nei propri spazi privati le potenzialità di quelli pubblici: per esempio, la tecnologia prima era molto più pervasiva in ufficio che a casa, oggi non è così. I professionisti hanno modalità cloud di raccogliere informazioni, prepararsi e lavorare, modo sempre più destrutturato e simile a quello del privato, anche nel modo di progettare o formarsi. Insomma, la trasformazione digitale ha messo i diversi attori sullo stesso piano».

Inoltre, «Abb era già presente negli ambiti di consumo e vissuto privato. La cosa più nuova è la reciproca consapevolezza di condivisione degli stessi spazi, a volte l’utilizzatore non è consapevole di usare le tecnologie Abb in casa e viceversa Abb non aveva mai osato bussare alla porta del consumatore consapevole con le sue tecnologie». In pratica, una sorta di riconoscimento di qualcosa che già avviene nei fatti: Abb vuole diventare top of mind nel consumatore finale, che oggi, se gli si chiede quali sono i cinque marchi più presenti nella sua vita, «ne citerà alcuni che sono meno presenti effettivamente di Abb, che è una tecnologia pervasiva, per quanto non sia percepito».

L’obiettivo sono i consumatori finali, ma anche architetti e geometri che si occupano di ristrutturazioni e soprattutto gli istallatori, «che sono fondamentali nel processo per una questione sia normativa sia meramente esecutiva. Vogliamo intermediare in modo aumentato sia la professione dell’istallatore sia la consapevolezza del cliente finale. E puntiamo sia alle nuove costruzioni che al mondo delle ristrutturazioni, che vale tre volte il primo e che rende evidente quanto sia riduttivo parlare di crisi dell’edilizia, nel momento in cui pensiamo all’immobiliare come un asset da valorizzare».

 

Casa aumentata: di che cosa si tratta

La casa aumentata di Abb

Casa aumentata è il cuore di questa evoluzione. Attraverso le soluzioni che compongono il concept (soluzioni che vengono presentate tutte assieme ma che, ovviamente, possono essere installate anche singolarmente) l’obiettivo è dare vita a un’abitazione all’insegna di domotica ed autosufficienza energetica. Una casa intelligente dove siano integrati e controllabili da remoto riscaldamento, climatizzazione delle stanze, impianti elettrici, sistemi di controllo per finestre, porte e antifurto, e svariati altri componenti. Per ottenere efficienza energetica (e quindi anche risparmio in bolletta) e migliore qualità della vita.

Le principali innovazioni del modello consistono nella limitata invasività dell’intervento necessario (spesso senza opere murarie) e la modularità. Dunque, è possibile iniziare solo con una dotazione domotica di base e poi passare all’efficienza energetica senza aggiungere hardware, ma solo attraverso upgrade software. «La casa aumenta l’esperienza del vissuto di ciascuna persona secondo le preferenze personali. Evolve l’impianto elettrico in un oggetto che cresce e aumenta le potenzialità della casa e delle persone che la abitano», dice Morosini.

«Le tecnologie per accompagnare le persone in questo percorso sono tecnologie digitali che combinano non solo la capacità di integrare i singoli componenti ma anche quella di evolvere le funzionalità tradizionali di questi componenti. Le tecnologie elettromeccaniche si completano con un equipaggiamento intelligente sul campo e integrato da remoto fino a soluzioni cloud per l’efficientamento del sistema».

Una “scatoletta” di dimensioni contenute è l’access point di free@home che la tecnologia al cuore di casa aumentata. L’altro hardware necessario è un accumulatore dotato di inverter che raccolga l’energia dai pannelli solari e la trasferisca a un banco batterie per alimentare l’intera casa o a un wall box che funziona da alimentatore per i veicoli elettrici.

 

Un sistema aperto

Abb free@home

Abb-free@home permette, in base alle preferenze personali, la gestione simultanea di tutte le funzioni della casa da smartphone o tablet, consentendo di risparmiare sui consumi elettrici, mentre la vita quotidiana diventa più facile e confortevole sotto tutti gli aspetti. La soluzione riunisce tutte le funzioni in grado di rendere la domotica semplice, intuitiva, facile da programmare, veloce e pronta all’uso. Scalabile e modulare, consente di aggiungere dispositivi connessi presenti sul mercato: dagli speaker Sonos all’illuminazione Led Philips Hue, fino al comando vocale con Amazon Alexa. Ma anche sistemi di storage, come il modulo React 2 che garantisce una riserva di energia generata dal sole rendendo l’abitazione sostenibile.

Un aspetto centrale della domotica è rappresentato dalla sicurezza: da remoto è possibile accendere sistemi di allarme e programmare l’invio di un messaggio nel caso si presentino situazioni pericolose (come ad esempio una fuga di gas, perdite d’acqua o un tentativo di effrazione)

Smart city: visione e progetti. Fonte Abb

Tutto è reso possibile dalla piattaforma su cui si basano tutti i servizi di Abb: si chiama Abb Ability, funziona come un’architettura aperta e un’infrastruttura basata sul Cloud, che consente ai clienti di utilizzare software di altri partner, fornitori e sviluppatori.

Il sistema, attraverso le Api aperte permette inoltre a sviluppatori esterni di pescare all’interno e fare ulteriori evoluzioni. Una rivoluzione perché prima la domotica si basava su sistemi proprietari che ne vincolavano l’uso: la potenzialità di non dipendere dalla tecnologia è enorme e per casa aumentata vuol dire poter sviluppare qualsiasi progetto in maniera autonoma e personalizzata e rimuovere uno dei fattori che ha impedito finora la diffusione della domotica.

Nel mondo delle nuove costruzioni questa evoluzione della casa aumentata passa attraverso standard che si alimentano uno con l’altro, ma secondo Morosini «il vantaggio della ristrutturazione è che si agisce su un luogo che si conosce già e che si vuole utilizzare in maniera personalizzata ma precisa, e per questo casa aumentata è una grande opportunità». Senza considerare che la domotica aggiunge valore e nelle zone dove il mercato immobiliare è dinamico può far crescere il prezzo di vendita anche del 30%.

 

Il business Electrification di Abb

Abb free@home soluzioni per accumulo energetico

«Il ruolo strategico della distribuzione elettrica sta crescendo con l’urbanizzazione e lo sviluppo di soluzioni energetiche per un futuro a basse emissioni di carbonio, ruolo che Abb sta supportando con le soluzioni e i servizi connessi digitalmente attraverso Abb Ability. Il futuro della mobilità è anche elettrico, e Abb è presente realizzando infrastrutture di ricarica per favorire il passaggio dalla mobilità tradizionale a combustibili fossili alla mobilità elettrica», dice Morosini.

Che spiega come alla divisione Electrification facciano capo «dalla media tensione primaria fino ai materiali di istallazione e contenimento dei sistemi di distribuzione dell’energia elettrica, fino all’utilizzo anche in ambiente domestico». Sistemi di bassa e media tensione, stabilizzatori di corrente, inverter fotovoltaici e infrastrutture di distribuzione e di ricarica costituiscono un mercato che vale, nel mondo, 160 miliardi di dollari e cresce ogni anno del 3%.

Il mercato smart home in Italia. Fonte Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano

Abb, come abbiamo visto si inserisce in questo mercato con una quota rilevante: la divisione Electrification nel 2018 valeva 11,7 miliardi di dollari in termini di ricavi (28,6 in totale) e impiegava 55mila dipendenti su 147mila. Peraltro, la proporzione è la stessa nei 9 mesi 2019, quando l’Electrification ha fatturato 9,5 miliardi sui circa 21 totali. Puntare sull’elettrico è necessario, nella visione di Abb, perché nel mondo che ci apprestiamo ad abitare sarà necessaria una quantità di energia abnorme: secondo le stime nel 2030 sei miliardi di persone vivranno nelle grandi megalopoli, contro i quattro attuali. Una megalopoli smart richiede un uso intensivo di elettricità e ne fanno parte diversi pezzi, dall’home automation, alle strutture e-mobility, ai data center affidabili, al building sicuro e efficiente, agli apparati per le rinnovabili, a quelli di storage per raccogliere l’energia e altri per distribuirla in modo intelligente. Innovazioni in cui tutta l’electrification made in Abb sarà coinvolta.

«La distribuzione elettrica del futuro sarà sicura, intelligente e affidabile, aggettivi che mettono le persone con le loro esperienze, bisogni, abitudini. La tecnologia deve contribuire ad abilitare le esperienze che le persone vogliono vivere. Da questo Abb Electrification vuole partire per sviluppare le sue soluzioni, aperte e condivise», spiega ancora Morosini.

 

Le smart city

La smart city. Fonte Abb

Se la casa aumentata è dunque più vicina, a che punto è la smart city che richiede invece investimenti pubblici in questo momento molto limitati? «Dirò una cosa contro corrente», risponde Morosini. «Guardando al solare, ogni anno in Italia negli ultimi cinque anni si è istallata una potenza distribuita pari a una certa unità di centrali produttive che faceva parte del piano nazionale di ristrutturazione energetica. Nessuno se ne è accorto e non sono stati necessari investimenti pubblici o pubblici privati consistenti. Cosa voglio dire: che una city è realmente smart se avrà un ecosistema che si coalimenta anche dal punto di vista degli investimenti. La vera scommessa è far sì che i singoli blocchetti che siano home building, infrastruttura o industria abbiano la capacità di interagire e connettersi in questa city smart, questa città aumentata. E a quel punto sia gli aspetti burocratrici che di investimento finanziario si polverizzano tanto da diventare fattibili».

 

Ha collaborato Laura Magna














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