A picco il mercato delle macchine utensili: -16% ordini nel quarto trimestre 2019

Il presidente dell'Associazione Massimo Carboniero «Il governo ragioni su un nuovo piano triennale per l’innovazione»

«Il calo registrato nel quarto trimestre 2019 conferma le nostre previsioni, mostrando una situazione di progressiva riduzione della propensione a investire sia da parte del mercato domestico sia da parte del mercato estero. Dobbiamo scongiurare un nuovo blocco degli investimenti che, di fatto, riporterebbe il nostro manifatturiero indietro di anni, vanificando quanto di buono è stato fatto con il Piano Industria 4.0 con il rischio di interrompere il processo di trasformazione tecnologia in atto nella nostra industria italiana».

Commenta così Massimo Carboniero, presidente Ucimu-Sistemi per produrre, i dati riguardanti gli ordini di macchine utensili nel quarto trimestre del 2019, ancora negativi. In particolare, si tratta di un calo del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In valore assoluto l’indice si è attestato a 105,5 (base 100 nel 2015). Sul risultato complessivo ha pesato sia la negativa performance del mercato domestico sia la debolezza della domanda estera.







«Sul fronte interno – prosegue Carboniero – l’indice degli ordini raccolti in Italia nel 2019 mostra un progressivo ridimensionamento. Questo dato indica che il consumo italiano di sistemi di produzione si sta riportando su valori fisiologici tipici del nostro mercato. D’altra parte non potevamo aspettarci che la domanda italiana mantenesse ancora i ritmi di crescita a cui ci aveva abituato nel triennio 2016-2018».

La raccolta ordinativi sul mercato interno ha infatti registrato un arretramento del 21,2%, rispetto al quarto trimestre del 2018. Il valore assoluto dell’indice si è attestato a 172, dunque ancora positivo nonostante la riduzione.

«Se gli strumenti per la competitività previsti dal Piano Industria 4.0 hanno sicuramente dato un buon contributo per recuperare quell’arretramento – sottolinea il presidente di Ucimu – non possiamo certo pensare che tutto sia risolto. Anche perché, nel frattempo, i concorrenti stranieri continuano ad investire ed è a loro che dobbiamo guardare se vogliamo preservare la competitività della nostra manifattura italiana. A questo proposito riteniamo che le nuove misure di credito di imposta previste nella Legge di Bilancio 2020, in sostituzione di super e iperammortamento, siano tecnicamente adeguate allo scopo di sostenere l’aggiornamento dei macchinari e la trasformazione in chiave digitale dell’industria italiana. Ciò che non è adeguato è la loro temporalità sempre legata ai soli 12 mesi».

Dati negativi anche per quanto riguarda il fronte estero: gli ordini sono calati del 13,8% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2018. Il valore assoluto dell’indice si è attestato a 91,5.

«Sul fronte estero – dichiara Carboniero – la situazione è decisamente complessa poiché vi sono differenti fattori che contribuiscono a rendere incerto lo scenario di breve-medio termine. Dalla generale instabilità economica e politica di numerose aree del mondo, alla conclamata difficoltà della locomotiva tedesca che fatica a ripartire appesantita dal grande interrogativo rappresentato dallo sviluppo in chiave elettrica del settore automobilistico. Dalle sanzioni che interessano le esportazioni in importanti mercati di sbocco per chi opera nei settori manifatturieri, primi fra tutti Russia e Iran, al rallentamento della Cina, all’atteggiamento protezionistico di alcuni importanti paesi come gli Stati Uniti».

Su base annua, l’indice totale segna un arretramento del 17,9% rispetto all’anno precedente. Il risultato è stato determinato dal calo registrato sia sul mercato interno (-23,9%) sia su quello estero (-15,4%).

«Chiediamo alle autorità di governo – conclude Carboniero – di ragionare subito su un nuovo piano triennale per l’innovazione che, capace di supportare gli investimenti in tecnologie di produzione, abbia il credito di imposta, secondo le differenti declinazioni (aliquote), come misura portante. Solo così, con un piano di medio-lungo periodo, le imprese possono veramente pianificare, con ponderazione, gli investimenti da fare e le azioni da intraprendere, dando continuità al processo di trasformazione e aggiornamento del manifatturiero italiano che è avviato, ma non certo concluso».

Innovare il parco macchine risulta inoltre di fondamentale importanza dato che, stando all’ultima rilevazione svolta da Ucimu nel 2014, quello installato nel nostro Paese aveva evidenziato un pericolosissimo invecchiamento dei sistemi di produzione presenti nelle industrie manifatturiere. In 10 anni, dal 2005 al 2014, le fabbriche italiane avevano innovato davvero poco e così l’età media dei macchinari era risultata la peggiore di sempre, pari a quasi 13 anni.














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