A Ca’ Foscari torna il Sif, gli stati generali dell’intelligenza artificiale e della blockchain

di Marco Scotti ♦︎ Una due giorni dedicata all’impatto sul business aziendale di intelligenza artificiale e blockchain. Uno studio presentato dal professor Carlo Bagnoli racconta come cambia il modo di pensare delle imprese. Gli interventi, tra gli altri, di Bentivogli, Busetto, Baban, Passera e Gianfelice Rocca. La presenza di grandi aziende come Microsoft, Techint, Illimity e Siemens

«Negli ultimi due anni sono stati prodotti oltre 500mila paper che analizzano l’impatto dell’intelligenza artificiale nei modelli di business. Solo che a farli, nella stragrande maggioranza dei casi, erano società di consulenza che cercano, in qualche modo, di delineare scenari che possono generare fatturato per loro. Così facendo, però, si perde di vista il tema più ampio e sfidante delle nuove tecnologie: fare le stesse cose in modo diverso o generare nuovi modelli di business attraverso approcci diretti o indiretti. Ecco perché abbiamo deciso di produrre un paper accademico sull’argomento». Carlo Bagnoli, professore ordinario presso il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia, spiega al nostro giornale quali siano le principali tematiche affrontate dalla ricerca scientifica “Gli impatti dell’intelligenza artificiale e della blockchain sui modelli di business” i cui risultati verranno presentati il 15 e il 16 novembre in occasione della quinta edizione dello Strategy Innovation Forum (SIF), nella cornice della Venice Innovation Week. Il Sif è il think tank dell’Università Ca’ Foscari Venezia dedicato al tema dell’innovazione strategica e rivolto a imprenditori, manager, professionisti, accademici e policy makers per sviluppare conoscenze e relazioni funzionali alla trasformazione del sistema imprenditoriale.

Carlo Bagnoli, Professore Ordinario di Innovazione Strategica

Bagnoli è stato responsabile scientifico del Progetto Innovarea, e, in seguito, Fondatore del Polo Innovazione Strategica Srl e dello spin-off di Ca’ Foscari Strategy Innovation Srl. Siede nel Consiglio Territoriale Regione Veneto di Intesa Sanpaolo e, tra i vari, ricopre il ruolo di consigliere di gestione dello SMACT Competence Centre del Nord-Est. Si occupa di ridefinizione dei modelli di business e trasformazione culturale delle imprese, con particolare riferimento agli impatti e alle opportunità strategiche generate dalle nuove tecnologie 4.0, tra cui l’intelligenza artificiale e la blockchain. Da sempre si impegna per indirizzare la ricerca scientifica a favore e supporto delle attività d’impresa, proponendo in modo creativo, innovativo e provocatorio progetti di trasformazione dell’impresa e adottando una metodologia altamente certificata e in continua evoluzione e aggiornamento.







Il mutamento dei modelli di business

Quello che emerge dall’analisi condotta da Bagnoli e dal suo team è che esistono diversi tipi di rivoluzioni del modello di business in seguito all’avvento della tecnologia, che possono essere ricondotti a due macrocategorie: i cambiamenti diretti e indiretti. «Il primo caso – prosegue Bagnoli – è quello della libreria Barnes&Nobles che vende i propri prodotti tipici. Con l’avvento di internet, nasce Amazon che ha un modello di business differente per la vendita dei libri, di fatto cambiando la prospettiva. Non solo: con la nascita di internet arrivano gli internet provider, che impiegano una modalità già esistente (cioè la vendita di servizi) per vendere qualcosa di nuovo. Infine arriva Google, che crea un modello di business sulla data modelization, di fatto facendo emergere un nuovo settore con un nuovo modello di business che diventa replicabile. È il caso di Tesla nell’automotive, che, pur continuando a vendere prodotti già esistenti, cioè appunto le automobili, ha iniziato un’operazione di collezione dei dati per poter procedere al rinnovamento del modello di business attraverso l’introduzione di nuovi servizi che possono essere rivolti alla clientela e che cambiano la prospettiva esistente».

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Tesla Model S

L’avvento dell’intelligenza artificiale

Con l’introduzione sempre più massiccia dell’Ai, questa tendenza si rende ancor più evidente, ad esempio nel campo dell’automotive. Le case automobilistiche vendono dei prodotti che, pur avendo molta tecnologia, hanno un valore per 100 grammi che è inferiore di decine e decine di volte rispetto a quello di uno smartphone. L’intelligenza artificiale consente di aumentare i ricavi proprio perché sposta il paradigma del comparto. «Con l’avvento dell’Ai – prosegue Bagnoli – è possibile creare auto a guida autonoma. L’impatto diretto sui modelli di business è quello che noi abbiamo riassunto come autonomous&shared servitization. In sostanza, l’intelligenza artificiale consente di offrire un veicolo in grado di essere guidato da solo e che può raggiungere le persone che ne abbiano bisogno, abbandonando il concetto di proprietà tradizionale ma introducendo quello di “as a service”. In questo modo, degli oggetti che prima stavano fermi per il 90% del loro ciclo di vita, ora possono muoversi agevolmente e raggiungere nuovi utenti, moltiplicando i ricavi».

Marco Bentivogli, tra i protagonisti del Sif di quest’anno

Più vero dell’originale grazie alla blockchain

Un tema che emerge dalla ricerca che verrà presentata nei prossimi giorni è anche quello della replicabilità. In un futuro neanche troppo remoto, potrebbe diventare semplicissimo creare una macchina che sia in grado di dipingere come Pablo Picasso o di giocare a tennis come Roger Federer. Anzi, potrebbe farlo in modo migliore e soprattutto creerebbe opere d’arte o gesti sportivi che non sarebbero più unici, ma massivi. «Non è detto che il risultato finale possa essere apprezzato dai consumatori – aggiunge Bagnoli – ma nel b2b qualsiasi recupero di efficienza e di ottimizzazione è benvenuta. La capacità del bene digitale, che si distingue da quello materiale, è di essere replicabile infinite volte, mentre l’altro è unico. Se un’opera d’arte diventasse un bene digitale, potrebbe essere replicata all’infinito, a costi praticamente nulli, smettendo di essere un bene economico che, per definizione, deve essere scarso. La blockchain permetterebbe di distinguere la prima incisione digitale da tutte le altre, oppure il primo dipinto e via dicendo. Da questo punto di vista, quindi, la blockchain rischia di avere un impatto ancora più devastante dell’intelligenza artificiale perché in un’epoca di infinita replicabilità fa tornare preponderante il valore della “prima”».

Corrado Passera, amministratore delegato di Illimity

 

Il federatede learning

A proposito del cambiamento dei modelli di business, anche nell’acquisizione dei dati stiamo assistendo a una nuova modalità di controllo e gestione delle informazioni, in ottica machine learning. Non più un ente centralizzato che sa tutto di tutti, ma tante realtà periferiche che danno informazioni ma mantengono il controllo sui dati. È il federated learning. «In questo modo – prosegue Bagnoli – le persone hanno compreso che i loro dati hanno un valore, e si riesce a dare loro importanza senza perderne il possesso, in una sorta di “affitto” verso l’algoritmo che impara da queste nozioni senza detenerle. È un modello di business molto diverso da quello messo in piedi da Amazon ed è estremamente funzionale, ad esempio, per l’industry dell’health, in cui viene impiegato per elaborare strumenti diagnostici e servizi medici più elevati senza rinunciare alla segretezza».

L’health sarà tra le industry più coinvolte

 

Un futuro tutto da scrivere

La notizia più interessante riguarda però il momento in cui blockchain e intelligenza artificiale saranno così diffuse da poter interagire costantemente. Questo per almeno due ordini di motivi, uno squisitamente di modello, l’altro più filosofico. Nel primo caso, perché l’una potrebbe colmare le inefficienze dell’altra. Ad esempio, se è risaputo che la blockchain è particolarmente energivora, l’intelligenza artificiale potrebbe intervenire per ottimizzare i consumi e ridurre gli sprechi. Per quanto riguarda l’aspetto più futuribile, invece, è necessario cercare di garantire che nessuna delle due prevalga, pena uno stravolgimento non solo dei modelli di business che abbiamo imparato ad apprezzare, ma anche della società capitalistica in toto.

«L’intelligenza artificiale – conclude Bagnoli – mira ad arrivare all’algoritmo definitivo, in modo da poter controllare tutti i dati, centralizzandoli, per ottenere un’organizzazione perfetta capace di coordinare qualsiasi processo. Una sorta di socialismo all’ennesima potenza in cui un’unica azienda muove i fili di tutto il mercato del lavoro. Dall’altra parte, invece, abbiamo la blockchain: alla base di questa tecnologia c’è la possibilità di far sparire tutti i costi di transazione – perché vidimati a monte – che sono l’impianto fondativo delle organizzazioni. Quindi, con i costi che tendono a zero, ci avvieremmo verso un mercato in cui ci sono soltanto freelance, senza più bisogno di imprese che facciano da datori di lavoro intermediari. Ma, se devo sbilanciarmi su una previsione, si tratta di due scenari inverosimili: quello più probabile è che le due tecnologie continueranno a fungere da equilibratori l’una per l’altra».

 

Altre evidenze della ricerca

Proseguendo nell’analisi del paper prodotto dal team guidato da Bagnoli, ci si accorge che un quarto del campione censito ritiene che l’intelligenza artificiale avrà un impatto significativo soprattutto sulle risorse umane, minimizzando gli errori e gli infortuni sul lavoro, ma anche incrementando la produttività. Per il 13% degli intervistati, inoltre, anche la blockchain avrà un peso importante nel business futuro, garantendo la tracciabilità, trasparenza e affidabilità.

Ancora: il 24% è convinto che l’Ai fa rima con ottimizzazione dei sistemi produttivi. La blockchain invece permetterà una riduzione dei costi di transazione e una maggiore sicurezza nel trattamento di dati sensibili. Infine, grazie agli smart contract sarà possibile abbattere la mole documentale e si potrà abilitare la negoziazione automatica dei migliori prezzi degli asset in tempo reale, garantendo altresì velocità di scambio di informazioni e di esecuzione.

 

Le industry più interessate

L’intelligenza artificiale è, al momento, sicuramente la tecnologia più matura tra le due. I settori più coinvolti, ad oggi, sono il manifatturiero, dove lo smart manufacturing è già una realtà significativa, oltre che essere l’obiettivo di molti stabilimenti produttivi. Inoltre, sono – e lo saranno a maggior ragione in futuro – coinvolti il retail, che vedrà un diverso interessamento del cliente e una maggiore personalizzazione dell’offerta; e il comparto sanitario, grazie alla possibilità di monitorare in tempo reale la salute dei pazienti grazie a sistemi di collezione dei dati sempre più intelligenti.

Sempre l’healthcare sarà pesantemente impattato dalla blockchain: ne è convinto il 15% del campione, che asserisce come l’introduzione della “catena di blocchi” permetterà di incrementare l’efficienza e di migliorare la consultazione dei dati. Ma il comparto più influenzato (per il 28% degli intervistati) è quello finanziario. Inizialmente, perché coinvolto dalle criptovalute, quindi perché sarà possibile ridurre i costi e aumentare la fiducia dei servizi, grazie al taglio dei rischi di frode.

La parabola della blockchain nel finance secondo McKinsey

Il Sif (Box)

Lo Strategy Innovation Forum, dal 2015, è il think tank italiano sul tema dell’innovazione strategica. Il forum coinvolge imprenditori, manager, professionisti, accademici e policy makers per sviluppare conoscenze e relazioni funzionali alla trasformazione del sistema imprenditoriale. Una ricerca scientifica, che analizza il possibile impatto sui modelli di business di un’innovazione tecnologica o sociale, è sempre alla base di Sif.

La quinta edizione di Sif si tiene il 15 e 16 novembre 2019 ed è parte della Venice Innovation Week, promossa dall’Università Ca’ Foscari Venezia. Manager, imprenditori e accademici individuano e approfondiscono le opportunità strategiche legate all’Intelligenza Artificiale e dalla Blockchain.

Tra i protagonisti che prenderanno parte ai convegni del 15 novembre, oltre a Carlo Bagnoli: Corrado Passera, amministratore delegato di Illimity; Fabio Moioli, responsabile di Microsoft Consulting & Services; il presidente del gruppo Techint Gianfelice Rocca; Giuliano Busetto, a capo della Operating Company Digital Industries di Siemens Italia.

Giuliano Busetto, head of digital industries della filiale italiana di Siemens

Il 16 si alterneranno sul palco Alessandra Poggiani, già Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale della Presidenza del Consiglio; Alberto Baban; Maria Chiara Carrozza, NeuroRobotics Area dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna; Marco Bentivogli.

Alberto Baban, tra i portagonisti delle sessioni del 16 novembre













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