Start per il competence center di Milano: Made 4.0

di Piero Macrì ♦ Al Campus Bovisa c’è un vero e proprio show-room della fabbrica del futuro. È il fulcro del centro  guidato dal Politecnico di Milano e sostenuto dal Mise e da diverse università e imprese. Tra loro Ibm, Adecco, Bosch, Kuka, Reply,Comau, Sap, Siemens. Mission: fornire soluzioni pratiche a tutte le aziende, Pmi manifatturiere in prima fila, che si muovono verso la digital transformation. Parlano Pedrollo, Taisch e Arienti

Le Pmi del settore manifatturiero della Lombardia hanno da oggi un potente alleato per avviare progetti concreti di crescita digitale. Con la nascita di Made 4.0, il competence center guidato dal Politecnico di Milano, le imprese potranno accedere a servizi di orientamento, formazione e trasferimento tecnologico nell’ambito delle tecnologie che concorrono alla creazione di soluzioni di Industria 4.0. L’iniziativa è sostenuta da un finanziamento triennale pubblico-privato del valore di 22 milioni di euro: 11 provengono da imprese private e 11 dal Mise.

Oltre al Politecnico, esiste una partecipazione attiva da parte delle Università di Pavia, Bergamo e Brescia. Ogni soggetto coinvolto, impresa o istituzione pubblica, metterà a diposizione le proprie specifiche competenze per soddisfare un obiettivo comune: diffondere e capitalizzare il valore 4.0. E’ un buon segnale in un contesto di mercato dove prevalgono elementi di incertezza. «Il sentiment e le analisi sulla propensione a investire ci dicono che il 2019 sarà un anno difficile», afferma Giulio Pedrollo, vicepresidente di Confindustria. «E’ finito il quantitative easing, gli scenari geopolitici sono complessi; Trump da un lato, la Cina dall’altro e noi, Europa, in mezzo. C’è un rallentamento dell’economia mondiale ed europea e il nostro export – in assenza di politiche adeguate – rischia di soffrire. Occorre agire e muoversi in fretta per rimanere competitivi. Elemento strategico di discussione con il Governo sono ora le infrastrutture. Ci auguriamo con forza che la Tav non solo venga mantenuta ma potenziata, perché vogliamo che le nostre aziende possano misurarsi in un contesto europeo.».







 

Giulio Pedrollo, vicepresidente di Confindustria

 

Il finanziamento triennale deciso dal Governo a sostegno delle attività degli 8 competence center è di circa 50 milioni di euro. Non è troppo poco? «E’ un primo approccio», dice Pedrollo. «I soldi erano pochi e si è deciso di orientarli verso poche realtà. Lo considero però un primo passo importante. E’ chiaro che cercheremo di interloquire con il Governo per far sì che si dia continuità a questa azione. Io sarei per una sorta di retroattività: controllare a posteriori il funzionamento dei competence center, valutare gli effetti delle attività realizzate, verificare quanti progetti sono decollati e quanti funzionano. In questo modo il Governo potrebbe aver un elemento di garanzia per riproporre il finanziamento. Occorre riuscire a rendere strutturale un’azione che al momento è stata solo di spinta».

 

Marco Taisch, docente della School of Management del Politecnico di Milano e presidente di Made 4.0

Un modello a rete per supportare progetti reali. Per le aziende la possibilità di accedere al tesoretto del Mise

«Il centro si configura come una vera e propria piattaforma di risorse a supporto della trasformazione industriale», afferma Marco Taisch, presidente di Made 4.0. «E’ un modello a rete con relazioni a livello regionale, ma anche a livello nazionale». E’ previsto, infatti, un tavolo di coordinamento con tutti gli altri 7 competence center in modo da poter calibrare al meglio gli interventi di ciascuno. L’iniziativa ha poi le ambizioni di estendere le relazioni a livello internazionale, cercando di condividere esperienze e know-know di altri paesi, sia a livello universitario che d’impresa. Degli 11 milioni di finanziamento del Mise, 4 serviranno a cofinanziare progetti di consulenza e trasferimento tecnologico. «Sono soldi – spiega Taisch – da utilizzare per sostenere progetti d’innovazione digitale, e che permetteranno alle imprese di abbattere del 50% il costo d’investimento. Un’impresa che vuole fare un progetto valutato nell’ordine di 200 mila euro dovrà metterne solo 100mila perché gli altri saranno pescati dal borsellino del Mise».

 

Luisa Arienti
Luisa Arienti, amministratore delegato di Sap Italia

 

Luisa Arienti: una grande opportunità per creare una cultura di digitalizzazione nell’impresa manifatturiera

La logica con cui è stato messo a punto il competence center crea le premesse per poter imprimere una reale accelerazione alla modernizzazione industriale. L’intento è riuscire a coinvolgere una platea sempre più ampia di aziende in processi d’innovazione. Sia quelle che non hanno ancora avviato progetti concreti, sia quelle che, pur avendo fatto investimenti su base di incentivi fiscali, hanno necessità di passare alla fase successiva per valorizzare quanto sinora acquisito. «Obiettivo è dare modo al manifatturiero di comprendere come affrontare la sfida per acquisire nuova competitività in un mercato 4.0. Deve essere chiaro che il competence center si basa su un mosaico di interazioni tra tutte la parti in gioco – della domanda e dell’offerta – per creare valore aggiunto», dice Taisch.

Affermazione che trova apprezzamento nelle parole di Luisa Arienti, amministratore delegato di Sap Italia, una delle imprese coinvolte nel progetto. «Degli oltre nostri 8mila clienti italiani oltre l’80% sono Pmi. Vediamo perciò il competence center come una grande opportunità per creare una cultura di digitalizzazione nell’impresa manifatturiera, mettendo a disposizione gli elementi abilitanti di questa trasformazione». Ma non c’è il rischio di una sovrapposizione di ruoli nell’ambito del trasferimento della tecnologia alle imprese? «Tutti i partecipanti – partner e competitor insieme – hanno dato la loro massima apertura a integrare le proprie competenze nell’ambito delle diverse soluzioni 4.0 che si possono prospettare».

Eppure ci sono aziende che si muovono su uno stesso scenario di competenze. Come viene risolta questa apparente contraddizione? «E’ qui che nasce la cosa interessante. Competizione e collaborazione non sono antitetiche ( vedi il nostro rapporto con Ibm). Il mercato è ampio e c’è spazio per tutti. Credo che tutto questo dia la possibilità a chi ha bisogno, di capire qual è la direzione da intraprendere per trovare il proprio vestito digitale. Lo spirito di chi ha aderito è veramente quello di dare una mano alla piccola media e media impresa italiana e ci auspichiamo, come detto da Taisch, che si possano sviluppare anche relazioni internazionali».

Digital innovation hub e competence center, un framework per lo sviluppo 4.0 basato sulla circolarità di esperienze e competenze

Con Made 4.0 prende forma l’architettura voluta dal ministro Calenda e si dà impulso alla trasformazione digitale del tessuto industriale delle Pmi. Da una parte i Digital Innovation Hub (80 quelli funzionanti sul territorio nazionale), dall’altra i competence center  (vedi Industria Italiana qui). Otto sono oggi quelli a regime; da una parte, quindi, gli sportelli con diffusione capillare sul territorio cui si rivolge in prima battuta la Pmi che vuole avviare un iter di digitalizzazione, dall’altra i centri di competenza che lavorano sulle necessità di informazione, formazione e trasferimento delle tecnologie. «In questo contesto –afferma Taisch– il nostro modello punta soprattutto a creare una circolarità delle esperienze maturate tra tutti i soggetti in gioco, facendo in modo che si generi una contaminazione diffusa del valore d’impresa 4.0. Opereremo secondo una logica molto vicina a quella di un distretto industriale».

 

Il campus Bovisa del Politecnico di Milano

Al Campus Bovisa un vero e proprio show-room 4.0

Il Politecnico mette a disposizione oltre 2 mila metri quadri nel Campus Bovisa, con 14 isole tecnologiche dove le Pmi potranno ricevere orientamento e toccare con mano i tasselli dell’innovazione digitale così come prendere parte a una formazione con modalità pratiche. Un grande show-room con building block 4.0 a disposizione per essere mostrati e utilizzati per fare formazione on the job e poi trasferiti. Si osservano le possibili ambientazioni, ci si fa un’idea del risultato finale e, una volta che l’idea è chiara, si selezionano i pezzi necessari per costruire un ambiente produttivo ad hoc sulle proprie esigenze. Nelle diverse isole dello show-room di Bovisa sarà per esempio possibile vedere come funziona un cobot o quali vantaggi si possono ottenere con i sensori e con la manutenzione predittiva, o simulare un prototipo con il Cad tridimensionale e così via. «Si tratta di una struttura a moduli che è anche funzionale all’esigenza di poter rinnovare costantemente le tecnologie che nell’epoca del 4.0 evolvono alla velocità della luce così da evitare il rischio di diventare obsoleti in breve tempo », conclude Taisch.

 

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Le 40 imprese partner del competence center della Lombardia

Adecco, Aizoon Consulting, Alleantia, Altair, Alumotion, Beckhoff Automation, Bip, Bosch, Brembo, Cefriel, Comau, Consoft, Csmt, Ecole, Enginsoft, Fincons, Fpt Industrial, GI Group, Hitachi Rail, Hyperlean, Ibm, Italtel, Kilometro Rosso, Kuka, Mbda, Parametric Technology, Prima Industrie, Reply, RF Celada, Rockwell Automation, Sap, Sei Consulting, Sew Eurodrive, Siemens, STMicroelectronics, Techedge, Tesar, Trust4value, Whirlpool.

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