Venturi (Hpe): i dati sono il vero tesoro delle smart city

Stefano Venturi

di Monica Battistoni ♦ Città migliori e un’industria più efficiente passano attraverso l’analisi dei dati, un tesoro nascosto. Il ceo di Hpe Italia, Stefano Venturi spiega perché. E quali trappole rischiano di rallentare il cammino.

Urbanizzazione selvaggia, crescita demografica inarrestabile, consumi fuori controllo, inquinamento soffocante: sono le sfide delle smart city. Trasporti intelligenti, servizi incentrati sul cittadino, efficienza energetica e idrica, edilizia sostenibile: sono le soluzioni possibili. Grazie alla tecnologia. Anzi, grazie ai Big Data, al cloud, alla mobilità e alla sicurezza: secondo Hpe sono le fondamenta delle città future e i quattro pilastri del nuovo stile dell’Information technology.







Un esempio di quanto sia importante osservare e comprendere i dati arriva proprio dalla stessa azienda americana. Quando Hp ha deciso di dividere in due il suo business, la ceo, Meg Whitman, ha osservato bene i dati frutto dell’analisi affidata agli advisor incaricati di studiare lo split. Così, se dai numeri ha rivoluzionato la propria organizzazione, è dai dati che ha deciso di ripartire. “Anche perché”, spiega il ceo di Hewlett Packard Enterprise Italy e corporate vice president del gruppo di Palo Alto, Stefano Venturi, “sono i dati la materia prima del futuro, la pista su cui dovranno correre le smart city e l’industria 4.0”. Infatti, il nuovo stile dell’It ha il potenziale per ridurre i costi e sostenere al progettazione di nuovi servizi, e soprattutto rende possibile ciò che prima era impossibile. I Big Data promuovono l’interazione con i cittadini, permettono di segmentarli in maniera più efficace per pianificare le risorse, mentre il cloud accelera l’accesso alle risorse e alle competenze e quindi anche all’innovazione, la mobilità invece, crea nuovi modi di fornire servizi.

Big Data
Big Data

Focus imprese

Su queste basi, ossia il nuovo modo di intendere l’It, si basa la strategia dell’azienda diretta da Venturi e il focus sui servizi alle imprese passa attraverso la capacità di fornire analisi e una sorta di “management” delle informazioni in funzione della completa integrazione tra industria e città intelligenti: una integrazione che sarà ineluttabile ma, allo stesso tempo, può essere raggiunta solo attraverso una virtuosa compensazione tra tecnologia e funzionalità. Un esempio di come si traduce tutto ciò nel concreto? È la piattaforma Magda (Maximum Data Sharing between Agencies) implementata dall’amministrazione del Belgio, che trasferisce automaticamente al registro di Stato tutte le informazioni e gli accessi ai servizi pubblici dei cittadini che utilizzano la carte d’identità elettronica. Risultato: un risparmio di 97 milioni di euro.

Utilità per le utility

Altro esempio: i contatori intelligenti (Hpe Smart Metering Pack costruito sulla piattaforma Hpe Universal IoT Platform), che monitorano l’erogazione di elettricità, gas e acqua su un’unica piattaforma anche se le fonti e i formati sono diversi. Oppure le applicazioni che gestiscono l’illuminazione stradale in maniera intelligente usando Led e Hps, a seconda delle necessità e indifferentemente. Si può continuare: ecco la soluzione Hpe Haven, implementata dalle forze di polizia di Dubai, che si basa sul motore di intelligence dei dati strutturati e non strutturati Idol Autonomy Hpe. Montato su una vettura in dotazione degli agenti, scannerizza il numero di targa delle automobili parcheggiate, oppure in viaggio, e persino nel traffico confronta i numeri con diversi database. Sembra che il sistema in 18 mesi abbia aiutato le forze dell’ordine a catturare 2.739 persone.

Hpe
Hpe

Faccende personali

Questo non vuol dire che tutto fila liscio: “Certo, c’è il problema della privacy, che implica due possibilità: non regolamentare e lasciare tutto aperto, ma è una strada ovviamente rischiosa per la sicurezza e per la tutela delle persone, oppure bloccare tutto negando l’opportunità di creare sviluppo”, spiega Venturi a Industria Italiana. “La soluzione è obbligare i diversi attori, che siano le aziende di trasporti urbani o su rotaia, di servizi energetici e idrici, dal meteo alle società incaricate della raccolta differenziata, le assicurazioni, senza contare la sanità, e via elencando, a mettere a disposizione della città i propri dati”. Insomma, le aziende come Hp mettono a disposizione la loro tecnologia, ma la politica (questo Venturi non lo dice, ma lo fa intendere: messaggio subliminale per i neo sindaci), deve cogliere l’opportunità. Pena un distacco ancora maggiore tra il Paese, l’Italia, e le altre società avanzate dove la gestione dei dati avanza inesorabile e ineluttabile.

Piazza Gae Aulenti, a Milano
Piazza Gae Aulenti, a Milano

“Tutta questa montagna di dati”, continua il manager, “è da affiancare non solo a quella forniti dalla pubblica amministrazione, ma anche a quella dei privati. Per esempio, la grande banca potrebbe comunicare quando gli impiegati escono dagli uffici, in modo da regolare meglio il traffico. Faccio un altro esempio: nella zona intorno a piazza Gae Aulenti, a Milano, gravitano circa 40-50 mila dipendenti di varie aziende. Mettere negli open data informazioni degli orari di lavoro sarebbe una grande risorsa”. Detto così, diciamolo, sembra persino facile: basta la volontà? Oppure ci sono anche ostacoli tecnici? “Certo, tutti questi dati sono leggibili e quindi produttivi se si utilizza un formato standard. Tutti insieme come galleggiassero in una sorta di acquedotto, che noi chiamiamo service delivery platform (Universal IoT Platform ndr). Stiamo già utilizzando questo metodo a Dubai, con bocche standard a cui chiunque può attingere per ricavare le informazioni da correlare come gli pare”. Uno scenario impensabile? No, anzi. Perché occorre solo che la politica (Venturi non lo dice neppure qui, ma è sottinteso) ne colga i vantaggi. Anche come catena di trasmissione per il resto dell’economia. “Per esempio, ci potranno essere dei giovani che creano l’app per ottimizzare il giro dei camion che raccolgono l’immondizia in orari definiti in base al traffico”, continua l’ad. Altri ipotesi possono seguire perché, secondo Venturi, la vera smart city non si fa con il singolo servizio, come spesso accade un po’ ovunque in Italia, ma con un insieme di servizi sinergici tra loro. “E non è un film di fantascienza. La tecnologia c’è già. I sensori sono ormai un po’ ovunque, e ci sono già anche i dati. Basterebbe che tutte le società di servizi li fornissero. Forse quella che manca è solo la moral suasion per convincerli. Quello che non c’è ancora, invece, è quella sorta di acquedotto capace di contenere questa immensa risorsa, perché ognuno se lo costruisce per conto proprio, poi è difficile l’aggregazione dei vari pezzi”. E a chi spetta la costruzione dell’acquedotto? Be’, alla politica (chi ha orecchie per intendere…).

Meg Whitman, ceo del gruppo Hp
Meg Whitman, ceo del gruppo Hp













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