Messano, Uilm: la formazione sulla cobotica va inserita nei contratti collettivi di lavoro

Il sindacalista è intervenuto agli Stati Generali della Robotica Collaborativa, il maxi evento organizzato da Universal Robots, con lo scopo di arrivare a un documento finale - rivolto ai decisori politici - che faccia il punto definitivo sulla questione centrale per tutta l'industria

Francesco Messano, sindacalista della Uilm

«La formazione specifica sulla cobotica va inserita nei contratti collettivi nazionali di lavoro». Parole di Francesco Messano, sindacalista della Uilm, la sigla dei metalmeccanici della Uil. Proferite qualche ora fa agli “Stati Generali della Robotica Collaborativa”, evento online organizzato dalla azienda danese Universal Robots, di proprietà della multinazionale americana Teradyne.

Secondo Messano, i robot collaborativi (cobot) strumenti destinati a interagire fisicamente con gli esseri umani in spazi di lavoro condiviso, possono incidere positivamente sulla sicurezza sul luogo di lavoro. Purtroppo, su questo fronte, in Italia si registra un deciso arretramento. Il rapporto tra occupati e infortuni è passato da 3,01 del 2012 a 2,53 nel 2018 e addirittura a 1,48 nel 2019, che però rappresenta, anche per Messano «un anno anomalo».  Quello tra occupati e decessi dallo 0,005 del 2012 allo 0,004 del 2018, fino allo 0,002 del 2019. Quello tra dipendenti e malattie professionali, invece, mostra un grafico più tranquillizzante: da 0,18 del 2012 a 0,24 del 2016 a 0,235 del 2018. Poi, si assiste alla consueta caduta del 2019, con 0,15.







Comunque sia, l’idea è che la cobotica, che comporta l’attribuzione al robot collaborativo di attività alienanti e ripetitive, ma anche di quelle potenzialmente pericolose, potrebbe migliorare la situazione. «Ma nelle fabbriche – ha continuato Messano – non ce ne sono abbastanza per incidere positivamente sui numeri».

Serve la formazione, perché solo con adeguate competenze i lavoratori potranno utilizzare tecnologie avanzate come la cobotica

Restano, però, i problemi della giusta informazione ai dipendenti a proposito di queste nuove opportunità e della corretta formazione che ne consenta l’utilizzo. «I lavoratori – ha continuato Messano – che negli anni scorsi hanno accettato le novità del 3.0, ora hanno delle perplessità sul 4.0, perché temono di perdere posti di lavoro. È un paradigma ancora vivo. E in parte dipende anche dalla conformazione stessa del tessuto produttivo italiano che è composto in larghissima maggioranza da microimprese. In questi contesti vedere arrivare un robot incute paura. In realtà, tecnologie come la robotica rappresentano una decisa evoluzione: l’importante è che si capisca che sono al servizio dell’uomo, e che vanno inserite in un progetto che vede la persona al centro».

Quanto alla formazione, per Messano «questa va inserita nei CCNL, per arricchire di competenze le aziende e i lavoratori».

Sempre per il sindacalista, l’auspicio per il futuro è che «la robotica si arricchisca di componenti di intelligenza artificiale tali da renderla capace di interagire non solo con l’operatore, ma con l’ambiente stesso. Una robotica pienamente collaborativa, adattiva, in grado di migliore la condizioni produttive e lavorative».














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