Unioncamere: cresce dell’1,8% la produzione industriale lombarda

A preoccupare è soprattutto la capacità produttiva legata alle materie prime (i prezzi sono cresciuti rispettivamente del 57,6% per le imprese industriali e del 76,8% per quelle artigiane) e al caro energia

Il 2022 sembra essere iniziato positivamente per la produzione industriale in Lombardia, nonostante le difficoltà a livello internazionale e la pandemia. Secondo i dati forniti da Unioncamere Lombardia relativi al I° trimestre 2022 la produzione lombarda riduce l’intensità della crescita congiunturale registrando un +1,8% rispetto al trimestre precedente. La variazione tendenziale, ora non più falsata dai risultati del 2020 legati al lockdown e alle forti contrazioni della domanda, è pari a +11,2%.

Questo risultato positivo è diffuso a quasi tutti i settori con l’eccezione dei Mezzi di trasporto che registrano un lieve calo tendenziale (-0,1%). Fanno ancora da traino al recupero produttivo gli ordini esteri cresciuti del 4,0% rispetto al trimestre precedente. Positiva anche la domanda interna (+2,7%), ma l’intensità della crescita si riduce. Risultati positivi anche per le aziende artigiane manifatturiere che segnano una crescita della produzione del +2,0% congiunturale e del 9,6% tendenziale. Per queste imprese rivolte maggiormente al mercato interno, gli ordini sono postivi ma meno dinamici (+1,2% congiunturale gli ordini interni). Crescono maggiormente in questo trimestre i settori del comparto moda (Abbigliamento, Pelli-Calzature e Tessile) ma scontano gap significativi da recuperare rispetto al dato medio, in particolare Abbigliamento e Tessile.







Rimane alta l’attenzione sui prezzi per i rincari di beni energetici, delle materie prime e componenti varie. Rispetto al I° trimestre 2021 i prezzi delle materie prime sono cresciuti mediamente del 57,6% per le imprese industriali e del 76,8% per le artigiane. Persistono difficoltà di approvvigionamento con rallentamenti e interruzioni delle catene di fornitura.

«Per la produzione lombarda il quadro congiunturale di inizio 2022 è dinamico ma in un contesto nuovo e difficile caratterizzato da forti rischi geopolitici e gravi ripercussioni su imprese e consumi – dichiara il presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio. «I risultati positivi sono sostenuti da portafogli ordini ancora ai massimi: per la maggior parte dei settori il problema non sembra essere la domanda, ma una capacità produttiva ostacolata da carenza di materiali e componenti e prezzi dell’energia crescenti. Gli imprenditori reagiscono a queste difficoltà con aspettative ancora positive per il prossimo trimestre, ma in netto peggioramento riflettendo le loro preoccupazioni».

«I dati sono positivi e di tenuta del nostro sistema manifatturiero pur registrando un rallentamento della crescita. Il ‘sistema Lombardo’ tiene e, lo fa, bene, affrontando anche fattori negativi di influenza esterna; tra questi continuiamo a ribadire la necessità di interventi ulteriori a livello sovraregionali, centrale ed europeo, sia sulla calmierazione dei costi energetici sia sui rincari», ha dichiarato l’assessore allo Sviluppo Economico di regione Lombardia, Guido Guidesi, aggiungendo che «sarà molto utile affrontare con pragmatismo e realismo i temi del credito e della liquidità alle imprese su cui abbiamo già avanzato proposte concrete, poi condivise con le altre regioni. Si tratta di proposte necessarie al continuo sostegno alle imprese e per cui anche al lavoro».

Le aspettative delle aziende per il prossimo trimestre si fanno più caute. Rimangono in area positiva per l’industria ma i saldi si riducono per tutte le variabili con quote cospicue di imprese che non prevendono variazioni nei livelli. Tra gli artigiani, invece, si fa già strada il segno negativo, più intenso per produzione, fatturato e ordini interni. Segnali preponderanti per livelli stazionari per domanda estera e occupazione.

La maggior parte dei settori industriali aprono il 2022 ancora con significativi incrementi tendenziali dei livelli produttivi. Da segnalare la buona performance del sistema moda: Pelli-Calzature (+29,0%), Abbigliamento (ancora lontano dai livelli pre-crisi nonostante un buon +27,6%) e Tessile (+22,8%), settori ripartiti tardi e ora in sensibile recupero. Incrementi sopra la media anche per Manifatturiere varie (+12,7%) e Minerali non metalliferi (+11,5%). Tassi di crescita a due cifre e di poco inferiori alla media per Meccanica (+10,2%), Alimentare (+10,1%) e Carta-stampa (+10,1%). In crescita, ma con intensità minori Legno-mobilio (+9,7%), Siderurgia (+9,4%), Gomma-plastica (+7,5%), Chimica (+5,9%) e Mezzi di trasporto (+3,4%). La propensione all’estero influisce positivamente sui livelli produttivi. I settori con maggiori quote di fatturato estero presentano infatti livelli dell’indice della produzione maggiori: Meccanica, Pelli-Calzature, Mezzi di trasporto, Gomma-Plastica, Siderurgia e Chimica. Fanno eccezione gli Alimentari con una quota di fatturato estero inferiore ma una buona performance e l’Abbigliamento che – pur internazionalizzato – resta su un basso livello dell’indice della produzione.

Il fatturato a prezzi correnti dell’industria segna un buon risultato tendenziale (+19,1%) e un incremento un trimestre precedente dell’1,7%. Gli incrementi di prezzo dei prodotti finiti in atto, con un ulteriore crescita dell’8,3% congiunturale, influiscono sul risultato. Per le imprese artigiane il fatturato cresce dell’1,9% congiunturale e del 12% tendenziale. Anche in questo caso va considerata la dinamica dei prezzi dei prodotti finiti, cresciuti del 10% rispetto al trimestre precedente. La dinamica congiunturale degli ordini interni (+2,7% congiunturale) mostra segnali di indebolimento per l’industria, mentre gli ordini esteri crescono ancora del 4%. Risultati più contenuti per l’artigianato rispetto al trimestre precedente: +1,2% sia per gli ordini interni che per quelli gli esteri. La quota del fatturato estero sul totale rimane elevata per le imprese industriali (38,9%) e resta poco rilevante e in diminuzione per le imprese artigiane (6,9%).

L’occupazione dell’industria dà saldo positivo (+0,7%) grazie a un maggior incremento del tasso d’ingresso e una stabilizzazione del tasso d’uscita. Diminuisce il ricorso alla Cig: la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione scende al 6,1% e la quota sul monte rimane ferma a livelli minimi (0,5%). Saldo occupazionale positivo anche per l’artigianato (+0,4%) grazie principalmente alla diminuzione del tasso d’uscita. Il ricorso alla Cig è in diminuzione: solo il 3,0% delle aziende dichiara di aver utilizzato la cassa integrazione e la quota sul monte ore scende allo 0,3%.

Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia, ha commentato: «L’analisi di Unioncamere Lombardia in collaborazione con Regione Lombardia e Confindustria Lombardia relativa al primo trimestre vede un rallentamento congiunturale di tutti i principali indici. La positività complessiva dei dati non deve illudere: a inizio 2022 assistiamo a un trascinamento della fortissima crescita registrata negli ultimi trimestri del 2021 e gli effetti del conflitto in Ucraina si stanno traducendo in una forte incertezza e volatilità che rappresentano i due principali nemici dell’impresa. I segnali di uno scenario in peggioramento del quadro economico lombardo sono innanzitutto nell’indice delle scorte di magazzino: -7,5% le materie prime e -6,8% dei prodotti. Questo significa che, esaurite le scorte, i costi delle produzioni in corso sono direttamente correlati ai prezzi attuali dei materiali (+74,3% economie di scala, settori tradizionali +57%, alta tecnologia +41,2%) oltre che alla volatilità dei costi dell’energia. I margini che l’industria aveva risultano quindi tutti assorbiti e a questi livelli di prezzo si può resistere 3 mesi, oltre i quali vi è una tempesta all’orizzonte. In questo quadro va riconosciuta agli imprenditori lombardi una sorprendente capacità di adattamento nel lavorare con un orizzonte di brevissimo termine. A livello nazionale il Centro Studi di Confindustria ha già rilevato un calo congiunturale della produzione industriale (-1,6%) nel 1° trimestre e stima per il 2° trimestre un -2,5%. L’allarme per l’industria nasce soprattutto dall’essere svantaggiati rispetto ai competitors di fronte agli shock asimmetrici a cui siamo sottoposti a causa del caro energia, delle difficoltà di approvvigionamento e delle sanzioni: in merito gli imprenditori italiani da due mesi ormai chiedono a gran voce un tetto al prezzo del gas sul modello di Spagna e Portogallo. Il mercato del lavoro lombardo, infine, conferma l’ottimo trend dell’occupazione regionale, con l’assorbimento quasi totale della Cig e l’aumento congiunturale dello 0,7%, ma si avvicina sempre più al punto di paradosso – ampiamente anticipato da Confindustria – nel quale le imprese hanno difficoltà a reperire le professionalità ricercate».

 














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