La soluzione per la transizione energetica dell’industria? Basta la creatività!

di Piero Formica* ♦︎ L'attuale sistema energetico basato sulle fonti fossili è insostenibile e l'industria dovrebbe applicare metodi di produzione adattabili alla volatilità delle rinnovabili. È necessario migliorare l'efficienza energetica, ma anche investire in nuove fonti, sfruttando per esempio l'energia prodotta dalle fluttuazioni di umidità. E inventare nuove generazioni di processi, prodotti e servizi energetici

L’uomo ha addomesticato il fuoco e ha estratto di energia fossile dal suolo. Non è stato altrettanto abile nel gestire le ripercussioni di tali successi. Riuscendo a far buon uso dell’interazione tra mente e materia, vivremo nel momento giusto per muoverci verso un’economia che servendosi dell’analisi basata su rischi e opportunità effettua massicci investimenti nell’energia a zero emissioni. «Come l’energia è la base della vita stessa e le idee la fonte dell’innovazione, così l’innovazione è la scintilla vitale di ogni cambiamento, miglioramento e progresso umano». Così si esprimeva l’economista americano Theodore Levitt. Navigando nel mare dell’innovazione, i futuristi immaginano velieri che grazie alla rivoluzione nella tecnologia energetica ridurranno i costi di spedizione e le emissioni nocive. Per difendersi dalle inondazioni non si costruiscono opere in cemento, ma si investe nel piantare, con giudizio, alberi a monte e preservare a valle le zone umide.

La transizione energetica non è una passeggiata. Secondo l’Energy Transition Index, il 70% dei paesi monitorati ha compiuto progressi in materia di accesso e sicurezza all’energia, ma solo 13 su 115 hanno ottenuto guadagni consistenti. La via del successo è percorribile a condizione che maturi un ampio consenso sull’ecosistema da disegnare per favorire la crescita verde. Nel disegnare l’ecosistema non va trascurato il pensiero critico dei propugnatori dell’economia ecologica, in particolare di Joan Martinez Alier. In un’intervista rilasciata a La Lettura del Corriere della Sera (14 Novembre 2021), l’economista spagnolo ha sostenuto che «l’economia industriale non è circolare. È entropica, ha bisogno di espandere le frontiere dell’estrazione delle materie prime e anche le frontiere dello smaltimento dei rifiuti, causando danni e conflitti. Negli ultimi centoventi anni, la popolazione umana è cresciuta di cinque volte (da 1,5 a 7,5 miliardi), mentre gli input trattati nell’economia globale (biomassa, combustibili fossili, materiali da costruzione, metalli) sono cresciuti di tredici volte, da 7,5 a 100 Gt (gigatons) all’anno. Quindi, quello che possiamo vedere è che l’economia sta diventando sempre meno circolare. Al contrario, sta diventando sempre più entropica! Non possiamo riciclare l’energia, e i materiali vengono riciclati solo in piccola parte. Anche un’economia industriale in contrazione dovrebbe attingere a nuove forniture di energia e materiali dalle frontiere estrattive e produrrebbe rifiuti, per esempio in forma di quantità eccessive di gas serra». 







Resta scottante il tema sulle ragioni per una rivoluzione energetica che sono diventate più forti, non più deboli, a parere di Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia.

L’attività umana necessita di fonti energetiche alternative, nuovi modi di essere creativi e non semplicemente nuovi prodotti creativi……

La maggior parte degli organismi utilizza direttamente o indirettamente l’energia del sole per sopravvivere. Il nostro approvvigionamento energetico proviene soprattutto dai combustibili fossili, con l’energia nucleare e le fonti rinnovabili che completano il mix. Queste fonti hanno origine principalmente dal Sole. Milioni di anni di evoluzione sono stati marcati da una lunga serie di soluzioni: la forza muscolare, i grassi animali, la forza eolica, le pale dei mulini a vento, l’energia idrica. Dominato dai combustibili fossili, l’attuale sistema energetico è insostenibile. Questi combustibili non sono un male ineluttabile. Per mitigare i rischi climatici e ridurre la forte dipendenza da fornitori di petrolio, carbone, olio di scisto e gas mentano è indispensabile avvalersi di energia pulita

Eolico e fotovoltaico stanno crescendo rapidamente in Europa. Si stima una crescita a un tasso del 20% annuo sino al 2030.

La tecnologia trasforma le risorse naturali in beni e servizi per la società. La sua evoluzione comporta un maggior consumo di energia. Il conseguente aumento di emissioni danneggia il clima e quindi l’ambiente. Gli impatti negativi dalla combustione dei combustibili fossili hanno suscitato interesse, dal punto di vista ambientale, per alternative energetiche più pulite. Una transizione più rapida verso l’energia prodotta con metodi che non rilasciano gas serra o altri inquinanti è possibile. Gli impianti solari ed eolici stanno aumentando la produzione di elettricità nell’Unione Europea. Gli imprenditori delle nuove energie sono in prima linea nella transizione, con tassi di crescita composti stimati al 20% all’anno fino al 2030.

È, dunque, in atto una spasmodica ricerca di soluzioni originali in campo energetico che alimentano un flusso di nuova imprenditorialità per favorire la transizione energetica. Si tenta di trovare schemi nascosti e collegamenti tra fenomeni apparentemente disgiunti per nuove generazioni di processi, prodotti e servizi energetici. Varie sono le soluzioni creative per l’energia. Tra queste, le tecnologie progettate per migliorare l’efficienza energetica e per sfruttare l’energia prodotta dalle fluttuazioni dell’umidità permettono di raffreddare e riscaldare gli edifici a prezzi molto convenienti rispetto alle soluzioni attuali. 

… mentre per l’industria che utilizza più gas rispetto ad altre forme di energia…

Questa è stata nel 2019 la domanda di gas naturale in metri cubi nei paesi dell’Unione Europea:

Domanda di gas nei Paesi Ue nel 2019. La Germania è lo stato coi consumi più elevati dell’area. L’Italia è al quarto posto, dopo Francia e Spagna. (Fonte: Financial Times)

Come riporta il Financial Times dello scorso 8 dicembre (Where next for Europe’s industry? Martin Sandbu, European Economics Commentator), all’impennarsi del prezzo la domanda di gas è caduta rapidamente. 

L’aumento del prezzo del gas ha causato una rapida diminuzione della domanda (Fonte: Financial Times)

Cosa ci riserva il futuro? Per noi europei poveri di energia fossile, questa è stata il nostro pozzo medievale del desiderio della conoscenza acquisita. Per lungo tempo ci siamo comportati al pari delle scuole medievali interessate alla sistematizzazione del sapere ricevuto, piuttosto che a svilupparne uno nuovo. Giunti al fondo del pozzo, il mondo è cambiato. Ci siamo lasciati prendere dall’arroganza del successo, pensando che il perseverare nel fare sempre allo stesso modo fosse sufficiente per garantirci un domani tinto di rosa. Se fosse vivo, Michel de Montaigne, il filosofo del Rinascimento francese, ci rimprovererebbe così: «avete lavorato sino a riempire la memoria; non avete fatto altro che ripetere le parole dei fornitori di combustibili fossili. Si comporterebbe allo stesso modo un pappagallo. Quali sono i vostri originali pensieri e giudizi?». Per uscire dal pozzo bisogna assumere il comportamento dell’uomo rinascimentale che mise in moto l’immaginazione per andare ovunque, respingendo le idee puramente pratiche (cioè, provate e vere) a favore di quelle creative – novità che danno una sensazione d’incertezza. 

Un’opportunità l’accelerazione della transizione verde, l’espansione massiccia della produzione e trasmissione di energia rinnovabile. 

Abbandonato il sentiero dell’industria ad alta intensità energetica fossile, l’industria prospererebbe adottando metodi di produzione adattabili alla volatilità dell’energia rinnovabile. Se si colgono le opportunità, nel passato assenti, offerte dall’energia verde, il risultato della crisi scatenata di vettori energetici fossili sarà una base industriale innovativa e più solida. Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, ragiona su linee simili dichiarando che «l’Europa deve far fronte a prezzi dei combustibili fossili strutturalmente più alti, ma ha l’opportunità di costruire un’industria orientata a un’economia decarbonizzata ricorrendo a un piano generale per il futuro che vada oltre la modalità di sopravvivenza».

C’è da navigare nell’incertezza delle tecnologie immature, delle normative in evoluzione, della mancanza di chiarezza sulle dimensioni del mercato e della tempistica dei cambiamenti che coinvolgono produttori finali, fornitori e clienti. 

*Piero Formica è Professore di Economia della conoscenza. Senior Research Fellow dell’International Value Institute, Maynooth University, Irlanda. Docente e advisor, Cambridge Learning Gateway, Cambridge, UK. Presso il Contamination Lab dell’Università di Padova e la Business School Esam di Parigi svolge attività di laboratorio per la sperimentazione dei processi di ideazione imprenditoriale














Articolo precedenteSabatini green: tutto quello che c’è da sapere sulle nuove agevolazioni per le industrie
Articolo successivoPrysmian Group migliora la gamma di minicavi Sirocco Hd con un modello a 864 fibre






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui