Torna l’EY manufacturing Lab, l’alleato dell’industria italiana

di Gaia Fiertler ♦︎ Al via la terza edizione del progetto coordinato dal partner della multinazionale della consulenza Marco Mignani. Coinvolte le imprese con un giro d’affari dai 500 milioni di euro in su e che utilizzano le tecnologie più avanzate, per individuare progettualità da poter condividere con le società più piccole. Tante le realtà che parteciperanno, tra cui Tenova, Ima, Prysmian e General Electric

Il gotha dell’industria italiana è al centro della terza edizione dell’EY Manufacturing Lab, il cui sottotitolo è “Ispirazione e confronto per costruire l’industria del futuro”. Il laboratorio di pensiero e nuove progettualità si sposta quest’anno su tre temi verticali: Finance Transformation e Growth; Service e Supply Chain & Operations e Future of Manufacturing. Aree di business su cui i campioni della nostra economia si stanno già misurando per dare continuità e successo alle loro imprese, in un contesto economico di crescente complessità e dai contorni sfumati per elementi congiunturali critici, a partire dalle elezioni politiche americane.

EY, la società globale di consulenza strategica, mette insieme le imprese italiane più strutturate e performanti, con notevole complessità organizzativa e di business e con un giro d’affari dai 500 milioni di euro in su, per individuare le pratiche più avanzate e trarne elementi di ispirazione per le altre imprese. Ma il Lab di EY ha un’ulteriore ambizione: valutare con i manager del Finance, della Supply Chain, del Service, delle risorse Umane e dello Sviluppo strategico delle aziende coinvolte, e con il supporto accademico di Sda Bocconi, gli sviluppi a breve-medio termine che potrebbero risultare più efficaci. L’obiettivo ultimo, come recita il claim, è infatti quello di individuare progettualità condivise per facilitare la crescita e la trasformazione dell’industria manifatturiera italiana, chiamando in causa gli attori principali della trasformazione in atto.







La digitalizzazione dell’impresa e dell’economia è la traccia comune che sottende le sfide che vivono nel day by day le diverse divisioni aziendali. «I champion chiamati a raccolta hanno le idee chiare su come gestire il cambiamento in atto, con complessità e incertezza crescenti. Hanno già delle best practice, che metteremo a fattor comune e che, con un contributo analitico e prospettico da parte nostra e degli esperti dell’accademia, aiuteranno a ispirare e guidare il Paese nel cambiamento necessario», commenta Marco Mignani, promotore e responsabile del progetto EY Manufacturing Lab e responsabile per l’Italia della practice Manufacturing.

 

Struttura del progetto, continuità e innovazione rispetto alle precedenti edizioni

Marco Mignani, partner EY, promotore e responsabile del progetto EY Manufacturing Lab e responsabile per l’Italia della practice Manufacturing

La terza edizione di EY Manufacturing Lab è stata strutturata partendo da un paio di riunioni programmatiche a porte chiuse, con una ventina di imprese “best in class” e da una progettazione sviluppata con il contributo di esperti dal mondo accademico, da cui sono emersi i principali fattori critici per lo sviluppo del business. Quindi, nel corso del primo semestre del 2020, ogni community professionale così selezionata (finanza aziendale, catena del valore, capitale umano e sviluppo strategico in condizioni di incertezza) si incontra per tre volte o più, estendendo la partecipazione ai direttori delle rispettive unità di business di una quarantina di grandi aziende. Le imprese che ospitano gli incontri e che hanno best practice da presentare alla community di riferimento sono, per il Finance Transformation, Tenova, Barilla e Ima; per la Service e Supply Chain Cefla, Danieli e Prysmian e, per la Strategy, General Electric. A conclusione del percorso ci sarà una restituzione più ampia dei contenuti sviluppati e dell’orientamento adottato in un convegno pubblico, l’EY Manufacturing Summit, che si terrà a giugno, e che porterà alla realizzazione di un white book nel 2021. In concreto, il progetto ha l’obiettivo duplice di facilitare l’individuazione e l’allineamento alle best practice e di creare un network tra manager dell’industria manifatturiera Italiana. Il progetto sarà facilitato anche dalla piattaforma Industry of People per la realizzazione di un benchmark che parta dai fatti per cogliere i gap con i “best in class” e costruire una solida road map, in modo da accelerare gli interventi in un momento di grande trasformazione.

I principali elementi di continuità con le prime due edizioni sono il formato conversazionale e di scambio tra manager dell’industria manifatturiera, facilitato dai consulenti EY; la propensione a incoraggiare la costruzione di ecosistemi che portino a bordo anche pmi e startup nei progetti delle grandi imprese e il convegno conclusivo che tira le somme delle direttrici esplorate. Nelle edizioni precedenti, invece, si affrontava il cambiamento da un punto di vista di mindset, di approccio generale e di possibili risposte alla pressione digitale, mettendo a confronto pmi e grandi aziende con livelli di maturità digitale differenti.

 

Finance: un CFO che cambia pelle per costruire valore

Momento di confronto durante l’EY manufacturing Lab

Quello che emerge dall’EY Manufacturing Lab 2020 è che le imprese più strutturate stiano andando nella direzione di un CFO (Chief Financial Officer) sempre più CVO (Chief Value Officer). «Quello che serve all’azienda di oggi e domani – spiega Mignani – è un direttore finanziario con un background un po’ diverso dal classico Accounting, più basato sul business e sulla consulenza, in grado di generare valore per l’azienda trasversalmente, oltre il concetto di silos, interpretando la mole di dati oggi a disposizione del management grazie agli analytics e all’intelligenza artificiale». La tendenza è infatti quella di passare da un modello “budget based” a un modello “rolling forecast”, che la community discuterà e di cui si valuteranno gli impatti. Questo nuovo profilo di CFO, che incide trasversalmente sulla costruzione di valore, interviene quindi nell’analisi dell’integrazione di filiera, in particolare con la rete dei fornitori.

 

Andrea Dossi, professore associato del Dipartimento di Accounting dell’Università Bocconi

Sulla base di esperienze avanzate, si proporrà un CFO che interviene nella definizione delle linee strategiche della supply chain, nella generazione del valore, sul risk management e si valuterà come la blockchain possa contribuire nell’integrazione di filiera con fornitori e clienti. Un terzo tema caldo per il finance, che verrà affrontato dalla community dedicata, è il cosiddetto “dilemma dell’efficienza”, ovvero come bilanciare la richiesta di massima qualità e tempestività dei dati forniti agli stakeholder, analisti in primis, con il processo di “finance efficiency” in corso da anni. Le aziende champion racconteranno i modelli operativi adottati e quelli che si potrebbero sviluppare, per esempio, con l’introduzione della blockchain nelle attività di accounting e con piattaforme sempre più sofisticate. La community Finance, organizzata in collaborazione con SAP, sarà coordinata da Gianluca Focaccia, partner EY, con il contributo di Andrea Dossi, professore associato del Dipartimento di Accounting dell’Università Bocconi.

 

Service e Supply chain: verso un modello “as a service”

La community dedicata alla catena del valore, al customer service e alle operations affronta da diverse angolature i nuovi modelli di business applicabili alla manifattura fino alla versione “as a service”, resa possibile grazie alla connettività delle macchine e all’IoT (Internet of Things). Nuove tecnologie e nuovi modelli permettono infatti di introdurre logiche di service o “servitizzazione”, ossia di vendita di ore di produzione e di servizio che potrebbero sostituire, nel tempo, la vendita stessa della macchina, un costo fisso per l’acquirente. «Questo cambio di paradigma costituisce un gran vantaggio per i clienti, ma non si può dire che costituisca ad oggi il conto economico dei produttori di macchine utensili. In verità in Italia è ancora rara l’implementazione di questo modello», commenta Mignani. La community dedicata alla supply chain e al customer service offrirà quindi occasioni di contaminazione, interazione e network, con approfondimenti anche finance e tax, attraverso il confronto con i champion per approfondire temi di frontiera. Quattro gli incontri ispirazionali da novembre a maggio, coordinati da Antonella Civardi, Giusi Civardi e Luigi Nicola Serravalle e con il contributo di Alberto Carnevale Maffè, professore associato di Strategy and Entrepreneurship in Sda Bocconi. Due incontri aggiuntivi, a cura degli esperti della community Finance, affronteranno gli impatti finanziari dei nuovi modelli di service (“servitization”) e gli impatti fiscali di una supply chain evoluta (“cross border”) in una filiera integrata con la subfornitura e con i clienti.

 

Growth: Elementi di strategia per affrontare l’incertezza

Gianni Panconi, Partner EY M&A

«La terza community affronta un tema prioritario emerso dai primi incontri, prosegue Mignani, ossia la preoccupazione di molte aziende su come farsi trovare pronte in una congiuntura economica futura che non promette nulla di buono, a partire dall’incertezza delle elezioni americane.» Così, partendo dalle best practice disponibili per prepararsi a un futuro incerto, si affronterà in tre tappe come ridurre i costi aziendali. La community è coordinata da Gianni Panconi, partner EY specializzato in M&A. La prima tappa affronta l’azione di “buy and integrate”, che consente la crescita strategica attraverso acquisizioni, joint venture e alleanze meglio integrate e rese operative, con il caso studio della Nuovo Pignone, fonderia storica di Firenze. La seconda azione è quella del “sell and separate”, che supporta la gestione strategica del portafoglio e del disinvestimento, aiutando a massimizzare il valore della vendita di un’intera società, carve-out, spin-off o joint venture. La terza azione è quella del “reshaping results”, che sviluppa una leadership di fiducia in situazioni urgenti, critiche e complesse per risolvere rapidamente le sfide aziendali, migliorare in modo sostenibile i risultati e aiutare a rimodellare i processi.

In questo ampio perimetro rientrano le azioni di ottimizzazione dei processi, per esempio introducendo o rinnovando, “rinverdendo” nella maggior parte dei casi, l’approccio lean. «In pratica si valuta come liberare cassa dalla gestione aziendale (gestione operativa, working capital, singoli asset, magazzino). Vengono affrontate le opportunità che offre l’automatizzazione di certi processi sia in ufficio sia in fabbrica, incidendo in modo preciso e “chirurgico” sulla struttura dei costi, come nel caso di attività a basso valore aggiunto automatizzabili, su cui l’outsoucing applicato in precedenza non risultasse più conveniente, o meno conveniente di un sistema digitale», conclude Mignani.














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