Survey Deloitte, causa Covid il Pil italiano perderà il 4,6%

di Laura Magna ♦︎ Una previsione meno pessimista del -6% di Confindustria e del -19% di Ifo. Sono tre i fattori dell’equazione della multinazionale di consulenza: produzione giornaliera, numero di giorni di durata del fenomeno, percentuale che rappresenta l'impatto del Coronavirus sulla produzione stessa, in base a settori di appartenenza e a fase della pandemia

Una parabola di 215 giorni che costerà al Pil italiano una perdita del 4,6%. Sono questi i numeri della pandemia da Covid-19 in Italia, secondo Deloitte.

La previsione di è di gran lunga la meno pessimista di quelle pubblicate dall’inizio della crisi che come abbiamo visto variano tra il minimo del 6% di Confindustria e il 19% dell’ipotesi peggiore secondo l’istituto tedesco Ifo (ne abbiamo scritto qui).







E si basa su modelli matematici e statistici per individuare la reale portata della diffusione dei virus, dal primo contagio, fino alla sequela di lockdown sempre meno severi in relazione al raggiungimento dei vari picchi, giornaliero e totale, e alla discesa fino al rimbalzo subito dopo il tonfo dell’economia: tutto questo manderà in fumo oltre 150 miliardi in termini di produzione.

Covid ed economia: una parabola di 215 giorni che costerà al Pil italiano una perdita del 4,6%. Fonte Deloitte

 

Ma vediamo più in dettaglio su quasi assunti si basa l’analisi di Deloitte e come arriva al calcolo finale.

In particolare, sono tre i fattori dell’equazione: la produzione giornaliera, il numero di giorni di durata del fenomeno e la percentualeche rappresenta l’impatto del Covid-19 sulla produzione stessa, in base a settori di appartenenza e a fase della pandemia. 

 

Sono tre i fattori dell’equazione: la produzione giornaliera, il numero di giorni di durata del fenomeno e la percentualeche rappresenta l’impatto del Covid-19 sulla produzione stessa, in base a settori di appartenenza e a fase della pandemia. Fonte Deloitte

 

La produzione giornaliera è calcolata come un/360 di quella annua, prendendo come base i dati del 2018, che sono gli ultimi disponibili e proiettandoli sul biennio successivo.

Il fenomeno pandemico è diviso in diverse fasi: i 16 giorni della fase iniziale del contagio dal 21 febbraio all’8 marzo. La seconda fase inizia invece con l’introduzione dei decreti restrittivi l’8 marzo e si conclude due settimane dopo, il 22 marzo, quando viene raggiunto il picco dei contagi giornalieri; la fase attuale durerà invece ben 48 giorni, dal 23 marzo al 9 maggio, quando saremo al picco dei contagi totali. A questa seguirà la fase discendente delle infezioni che ci porterà alla fine dei contagi 77 giorni dopo, ovvero il 25 luglio. Dopo di che una coda lunga due mesi darà avvio alla ripresa economica, con un rimbalzo che consentirà un recupero tra il 10% e il 5% e ci porterà al 23 settembre. Dopo l’estate, insomma, si ricomincerà a ricostruire sulle macerie.

 

Il fenomeno Coronavirus è diviso in fasi. Dopo il 25 luglio una coda lunga due mesi darà avvio alla ripresa economica, con un rimbalzo che consentirà un recupero tra il 10% e il 5% e ci porterà al 23 settembre. Dopo l’estate si ricomincerà a ricostruire. Fonte Deloitte

 

Sulle valutazioni di Deloitte pesa anche la localizzazione preminente della pandemia nel Nord del Paese, in particolare tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che valgono oltre il 40% del Pil, il 22% la sola Lombardia, la regione più colpita in assoluto dai contagi.

 

Coronavirus e Pil: Sulle valutazioni di Deloitte pesa anche la localizzazione preminente della pandemia nel Nord del Paese, in particolare tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che valgono oltre il 40% del Pil, il 22% la sola Lombardia, la regione più colpita in assoluto dai contagi. Fonte Deloitte

 

Alla fine del 215 giorni dell’analisi – in cui sono dunque compresi anche i due mesi di rimbalzo in estate – la perdita totale in termini di produzione è di 802 milioni per il settore primario; di 13,5 miliardi per il secondario (che produce valore per e di oltre 137 miliardi per il terziario 2 miliardi per il terziario, per un rotale di oltre 150 miliardi.

Per calcolare l’impatto sul Pil, quest’ultimo è stato confrontato con il valore della produzione: il rapporto tra Pil nel 2018 (ultimo disponibile) e valore della produzione nello stesso anno è di circa il 53%: pertanto i 150 miliardi impattano sul Pil per oltre 80,5 miliardi che equivalgono al -4,6% citato in apertura.

 

Per calcolare l’impatto del Coronavirus sul PIL, quest’ultimo è stato confrontato con il valore della produzione: il rapporto tra PIL nel 2018 (ultimo disponibile) e valore della produzione nello stesso anno è di circa il 53%: pertanto i 150 miliardi impattano sul Pil per oltre 80,5 miliardi che equivalgono al -4,6% citato in apertura. Fonte Deloitte













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