Anche le pmi possono trarre vantaggio dai supercomputer: ecco come Hpe lo ha reso accessibile a tutti

di Renzo Zonin ♦︎ L'offerta GreenLake include anche l'accesso a risorse di supercalcolo, ora alla portata delle imprese più piccole. Ed entro il 2022 il colosso sposerà il modello as-a-Service al 100%. La visione del ceo Antonio Neri

Da oggi grazie ad Hpe anche le piccole imprese possono accedere al supercalcolo, altrimenti noto come Hpc, acronimo di High performance computing. Soprattutto per i manifatturieri, si tratta di un passo avanti molto importante. Il supercalcolo, consente, ad esempio di fare modellazioni 3D o di costruire digital twin che permettono di riprodurre la realtà conoscendo più dettagli e con più precisione rispetto a quelli che si avrebbero nel mondo fisico: grazie al software, infatti, tutti i numeri, e anche tutte le caratteristiche, incluse quelle micrometriche, vengono rese note subito, cosa che coi prototipi fisici non è così totalitariamente possibile, e non con quel grado di dettaglio. Il che vuol dire, per capirci, che un piccolo produttore di componenti meccanici – invece di spendere tempo e denaro per realizzare 18 prototipi fisici – può avere subito tutte le ipotesi sottomano, con tutti i dettagli, e servire il suo cliente in tempi immediati, e con meno spese.

Tornando ad Hpe, in pratica si tratta di questo: la multinazionale dei Big Data guidata da Antonio Neri ha appena ufficializzato un allargamento della sua offerta pay per use – nota con il marchio GreenLake – che aggiunge alla gamma preesistente i carichi di lavoro Hpc, ovvero il segmento del supercalcolo. Questa mossa permette di rendere molto più semplice e immediato l’utilizzo del supercomputing da parte di ogni tipologia di azienda, e in particolare da parte di quelle che, vuoi per le piccole dimensioni, vuoi per la scarsa disponibilità di personale esperto, non possono permettersi un’installazione Hpc “tradizionale”.







A oggi, Hpe, che in Italia è guidata da Stefano Venturi, registra già un fatturato di circa 4 miliardi di dollari (su un totale di 27 dell’anno fiscale appena chiuso) sui servizi GreenLake, e l’arrivo sul portale dei workload Hpc avvicinerà ancora di più l’azienda all’obiettivo di trasformarsi in una società «100% as a service entro il 2022», come preannunciato alcuni mesi fa dal Ceo, Antonio Neri. Nell’Hpc la società californiana è leader mondiale, con una quota di mercato del 37% La ricetta Hpe infatti riprende e applica al supercalcolo gli ingredienti che hanno decretato il successo di GreenLake sugli altri workload per i quali è disponibile da tempo.

Antonio Neri, ceo di Hpe

Prima di tutto, Hpe è in grado di consegnare al cliente un pacchetto preconfezionato costituito da hardware di calcolo specializzato (al momento, nel caso dell’Hpc, i server classe Apollo, in futuro anche Cray), software containerizzato in versione adatta all’uso su cloud ibrido, storage, networking e tutti i necessari servizi, compresa la gestione di tutto il sistema, sia dal punto di vista dell’infrastruttura (gestione dell’hardware), sia da quello dei processi (orchestration, cybersecurity…).

Secondo, il cliente può scegliere il pacchetto di cui necessita in modo molto semplice, grazie a un sistema di taglie predimensionate – Small, Medium e Large – ordinando direttamente dall’apposito portale Web.

Terzo, il sistema ordinato viene preparato e consegnato nel giro di 14 giorni, e può essere installato indifferentemente presso il data center del cliente o in un sito di co-location. Le modalità di utilizzo e le procedure di gestione saranno esattamente le stesse, in quanto grazie a GreenLake il sistema non viene più visto come un’infrastruttura fisica da gestire, ma come una sorta di scatola nera in cloud che processa i workload, mentre l’onere della gestione può essere affidato a un partner, o direttamente ad Hpe. Il cliente quindi non sarà obbligato a gestire l’hardware, la security, i backup e via discorrendo, anche se potrà comunque avere sotto controllo i workload tramite appositi cruscotti se lo ritenesse necessario.

GreenLake è cloud ma si posiziona dove richiesto, on prem, in co-location o in public cloud. In poche parole, GreenLake consente di vedere il proprio sistema informativo come un servizio pay per use in cloud, collocabile in edge, in co-location o su cloud pubblico, facilmente scalabile e gestito da Hpe o dai suoi partner. Il tutto è completato dai servizi Hpe PointNext e da Hpe Financial Services

Con GreenLake si può scegliere fra co-location (cloud ibrido), on premise-edge, cloud pubblico

Keith White, responsabile GreenLake Cloud Service di Hpe

Centrale nella filosofia di GreenLake è la spinta verso l’adozione del cloud ibrido come filosofia fondante dell’offerta di servizi. Il motivo è stato chiarito bene da Keith White, responsabile GreenLake Cloud Service di Hpe. «La crescita del cloud pubblico è stata dettata dalle aspettative dei clienti, che cercavano un modo per ridurre i consumi e semplificare la loro infrastruttura It, migliorando contemporaneamente la velocità e agilità dei propri sistemi. I clienti volevano pagare per quello che usavano, desiderano di poter disporre di capacità aggiuntiva rapidamente quando necessario, e non volevano investire cifre altissime per acquistare l’infrastruttura. E ovviamente volevano che qualcun altro si occupasse di gestire il tutto, in modo da poter riallocare le risorse sulle proprie necessità di business». Eppure, nonostante il cloud pubblico soddisfi in pieno queste aspettative, un’analisi di Idc indica che il 70% circa dei carichi di lavoro sono a tutt’oggi on premise (cioé appoggiati presso server situati fisicamente a casa del cliente), e che lì resteranno. «Questo succede per una serie di fattori, legati per esempio alla data gravity, a problemi di latenza, a motivi di sicurezza, ad application entanglement, al rispetto di leggi e regolamenti» spiega White. Il risultato pratico di questo stato di cose è che chi migra al public cloud probabilmente dovrà mantenere una parte dei processi on premise, ritrovandosi in azienda due piattaforme diverse – una situazione poco compatibile con l’ottimizzazione dei costi e delle risorse, la velocizzazione della risposta dei sistemi informativi, e un rapido sviluppo di future applicazioni per la digital transformation.

L’adozione del cloud ibrido risolve il problema, consentendo alle aziende di usare un unico paradigma – il cloud appunto – per il software, che verrà quindi gestito in modo unificato, ma con la possibilità di scegliere quali carichi di lavoro smistare al cloud pubblico, quali a sistemi cloud posti in data center di co-location, e quali mantenere rigorosamente on-prem, per esempio in quanto soggetti a particolari esigenze di sicurezza o a specifiche restrizioni regolamentari. E questo dunque è ciò che fa GreenLake: consente di vedere il proprio sistema informativo come un servizio pay per use in cloud, collocabile in edge, in co-location o su cloud pubblico, facilmente scalabile e gestito da Hpe o dai suoi partner. Il tutto è completato dai servizi Hpe PointNext e da Hpe Financial Services.

Un’analisi di Idc indica che il 70% circa dei carichi di lavoro sono a tutt’oggi on premise (cioé appoggiati presso server situati fisicamente a casa del cliente), e che lì resteranno. Questo succede per una serie di fattori, legati per esempio alla data gravity, a problemi di latenza, a motivi di sicurezza, ad application entanglement, al rispetto di leggi e regolamenti

I numeri di GreenLake e dell’Hpc, che varrà 55 miliardi nel 2024

Stefano Venturi, Presidente e ad di Hpe Italia

Hpe vanta ormai una decina d’anni di esperienza nella fornitura di sistemi It “as a service”. Greenlake, infatti, deriva dall’iniziativa Flexible Capacity, che era appunto una formula innovativa di pay per use su sistemi on premise. Oggi, GreenLake fa molte più cose rispetto a Flexible Capacity, e possiamo dire che consente al cliente di staccarsi dal concetto di “infrastruttura” dal punto di vista fisico, permettendogli di concentrarsi sui workload, ovvero sui compiti che il sistema informativo deve portare a termine. A oggi, Hpe ha 4 miliardi di dollari di contratti in essere su GreenLake, suddivisi su oltre mille clienti che operano in più di 50 Paesi diversi. Secondo White, il mercato potenziale dovrebbe passare dagli attuali 8 a 22 miliardi di dollari entro il 2023, con un Cagr intorno al 58%. Questi dati sono confermati anche da Intersect360 Research, che si spinge un anno avanti prevedendo un mercato Hpc di 55 miliardi di dollari per il 2024. Per fornire i servizi correlati, Hpe ha creato un ecosistema che comprende al momento oltre 500 partner, con diverse estrazioni, ruoli e competenze. Si va dai fornitori di servizi di co-location, ai system integrator, dagli Indipendent Software Vendor specializzati su segmenti verticali di business (automazione, Ai, blockchain, Cae/Cad) alle società che si concentrano sulla fornitura di servizi di gestione remota e security. Secondo i dati di Hpe, l’indice di retention dei clienti è attualmente superiore al 90%, a indicare una soddisfazione elevata.

Perché le pmi avranno bisogno di supercalcolo

Peter Ungaro, vicepresidente senior e direttore generale Hpc e Mission Critical Solutions (Mcs) presso Hpe

Siamo abituati a pensare al supercalcolo come a una disciplina piuttosto esoterica, utilizzata nell’aerospaziale, nella ricerca scientifica di punta, e in altri campi d’elite. E questa impressione potrebbe essere confermata leggendo la lista dei clienti di Hpe, leader mondiale nell’Hpc con il 37% di market share, che comprende nomi come la Nasa, il Los Alamos National Laboratory, il Pawsey Supercomputing Center in Australia, o l’European High Performance Computing Joint Undertaking.

In realtà, la necessità di strumenti di supercalcolo sta crescendo esponenzialmente negli ultimi anni, anche in aziende medie o piccole, che spesso proprio per le loro dimensioni non possono contare su budget faraonici, o sulla disponibilità di personale It specializzato in numero sufficiente per garantire la gestione day-by-day del sistema e lo sviluppo delle relative applicazioni specializzate per il “core business” aziendale.

«L’enorme crescita dei dati, insieme all’intelligenza artificiale e all’analisi ad alte prestazioni, sta determinando un aumento della necessità di Hpc in aziende di tutte le dimensioni, dalle Fortune 500 alle start-up», ha affermato Peter Ungaro, vicepresidente senior e direttore generale Hpc e Mission Critical Solutions (Mcs) presso Hpe, presentando la nuova offerta “as a service”.

Evoluzione prevista dei servizi Hpc di GreenLake. GreenLake consente al cliente di staccarsi dal concetto di “infrastruttura” dal punto di vista fisico, permettendogli di concentrarsi sui workload, ovvero sui compiti che il sistema informativo deve portare a termine

In particolare, tecnologie quali la simulazione vengono usate sempre più di frequente per accelerare lo sviluppo di prodotti riducendo i costi relativi alla prototipazione; applicazioni ingegneristiche come il Cad/Cam hanno universalmente preso il posto dei vetusti metodi di progettazione e disegno manuale; e gli algoritmi di intelligenza artificiale e machine learning sono sempre più diffusi, e utilizzati per gli scopi più disparati, tanto da moltiplicare il bisogno di sistemi ad alta capacità di calcolo e memoria necessari per eseguire il training dei modelli. Connessi con l’Ai e l’Ml ci sono poi gli analytics: i sistemi addestrati vengono infatti usati per analizzare grandi quantità di dati provenienti da sorgenti IIoT, dai sistemi Erp, o dallo stesso sistema informativo aziendale, per una grande varietà di utilizzi: dalla manutenzione predittiva all’individuazione di comportamenti anomali nel network che segnalano possibili intrusioni di cybercriminali. Tutte queste esigenze non sono più tipiche solo delle grandi multinazionali della tecnologia, e anzi le Pmi potrebbero trarre i vantaggi maggiori dalla trasformazione digitale. Con formule come GreenLake, che secondo Hpe riduce del 40% l’investimento iniziale per un sistema di supercalcolo, e abbrevia fino al 75% i tempi di implementazione (la consegna avviene a 14 giorni dall’ordine) liberando poi il cliente dall’onere della gestione, anche una Pmi può cominciare a pensare concretamente alla possibilità di dotarsi di questo tipo di strumenti.

Dettaglio dei servizi Hpc con le differenti taglie. Hpe è in grado di consegnare al cliente un pacchetto preconfezionato costituito da hardware di calcolo specializzato (al momento, nel caso dell’Hpc, i server classe Apollo, in futuro anche Cray), software containerizzato in versione adatta all’uso su cloud ibrido, storage, networking e tutti i necessari servizi, compresa la gestione di tutto il sistema, sia dal punto di vista dell’infrastruttura (gestione dell’hardware), sia da quello dei processi (orchestration, cybersecurity…). Il cliente può scegliere il pacchetto di cui necessita in modo molto semplice, grazie a un sistema di taglie predimensionate – Small, Medium e Large – ordinando direttamente dall’apposito portale Web. il sistema ordinato viene preparato e consegnato nel giro di 14 giorni, e può essere installato indifferentemente presso il data center del cliente o in un sito di co-location

Cosa c’è veramente nel pacchetto GreenLake

È vero che GreenLake permette di astrarsi dalla piattaforma hardware, ma essa comunque è sempre alla base del sistema, anche se probabilmente il cliente non la vedrà mai, a meno che venga installata on premise. A oggi, l’offerta hardware di GreenLake per workload Hpc è basata sui server della linea Apollo. I lettori con maggiore esperienza ricorderanno Apollo come produttore di potenti workstation grafiche, acquisito da Hp negli anni ‘80 quando era all’apice del successo; oggi Hpe rende omaggio al marchio storico utilizzandolo per una delle sue linee di Hpc server. In futuro, Hpe conta di mettere a disposizione anche server da supercalcolo della linea Cray (altro marchio storico dell’high performance computing, anch’esso acquisito da Hpe). I server sono allestiti in rack con sistemi storage e di rete concepiti appositamente per l’utilizzo con workload nei settori della modellazione e della simulazione. L’utilizzo delle taglie con allestimenti preconfigurati basati su hardware “ad hoc” ha permesso ad Hpe di realizzare una sorta di rack a “iperconvergenza modulare”, forse per la prima volta in ambito Hpc. I rack Hpe infatti forniscono la semplicità d’uso e configurazione dei sistemi iperconvergenti a singolo chassis, ma senza le relative limitazioni di flessibilità quando si deve scalare. Limitazioni come la proporzionalità molto stretta fra crescita della capacità di calcolo, di storage e di connettività non sarebbero accettabili in un sistema di supercalcolo, che per sua natura deve affrontare tipologie di workload con esigenze molto variabili in fatto di risorse di storage e networking.

Hpe GreenLake in numeri. Hpe ha 4 miliardi di dollari di contratti in essere su GreenLake, suddivisi su oltre mille clienti che operano in più di 50 Paesi diversi. Il mercato potenziale dovrebbe passare dagli attuali 8 a 22 miliardi di dollari entro il 2023, con un Cagr intorno al 58%

L’hardware viene completato con software specifico per la gestione dei carichi di lavoro Hpc, container e orchestrazione ottimizzati per il supercalcolo, e strumenti dedicati per la gestione e il monitoraggio di sistemi Hpc. Hpe inoltre conta di includere nell’offerta as-a-service in futuro anche i restanti servizi Hpc del suo portfolio. Oltre a questi strumenti specifici, l’offerta include i servizi tipici di GreenLake, come GreenLake Central per gestire e ottimizzare i servizi di calcolo, Self Service Dashboard che consente al cliente di gestire in proprio i cluster Hpc, Consumption Analytics per la misurazione dell’utilizzo e dei relativi costi, e gli Hpc Ai & App Services, che semplificano la trasformazione dei workload Hpc in forma di container, facilitando il lavoro di modernizzazione, il trasferimento e l’accesso ai dati.

«Stiamo trasformando il mercato offrendo soluzioni Hpc leader del settore in servizi semplificati e preconfigurati che controllano i costi e migliorano la governance, la scalabilità e l’agilità tramite Hpe GreenLake. Questi servizi cloud Hpc consentono a qualsiasi azienda di accedere alle più potenti funzionalità Hpc e Ai e sbloccare insight approfonditi che amplificheranno la loro capacità di far avanzare la ricerca e ottenere eccellenti risultati» ha concluso Ungaro.

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 29/12/2020)














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