Studio Bcg: il 40% delle aziende venete è interessata a progetti su H2. Brunetta: «idrogeno pulito sarà alleato dell’elettrico rinnovabile nella decarbonizzazione»

La mappatura è stata presentata in occasione della conferenza organizzata da Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità/Venice Sustainability Foundation, Regione del Veneto ed Eni

Tra le aziende interessate, il 67% prevede l'uso di H2 come combustibile nei trasporti

Boston Consulting Group ha mostrato i risultati dello studio “Mappatura Competenze e Domanda di Idrogeno in Veneto” in occasione della conferenza “La filiera dell’Idrogeno in Veneto: stato dell’arte e prospettive di sviluppo” organizzata da Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità/Venice Sustainability Foundation, Regione del Veneto, in collaborazione con Eni. Al Capannone Assemblee sindacali del Petrolchimico sono intervenuti Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Renato Brunetta, presidente Fvcms/Vsf e Cnel, Roberto Marcato, assessore allo sviluppo economico della Regione del Veneto, e Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia.

Quasi la metà (40%) delle aziende venete è interessata a progetti che prevedono l’utilizzo o l’offerta (produzione, stoccaggio e distribuzione) di idrogeno (H₂). Tuttavia, ad oggi l’idrogeno rimane una fonte residuale di approvvigionamento energetico; ciò è dovuto alla presenza di fattori che ne ostacolano l’implementazione, come il costo elevato e, più specificamente nell’ambito industriale, l’incertezza che caratterizza la parte legislativa, burocratica e dei finanziamenti pubblici.







«L’idrogeno pulito – dichiara Renato Brunetta, presidente della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità/Venice Sustainability Foundation – sarà alleato fondamentale dell’elettrico rinnovabile nelle strategie di decarbonizzazione del nostro paese in una logica di complementarietà con il vettore elettrico soprattutto in alcuni settori, quali quelli ‘hard to abate’. Il Veneto è candidato per sviluppare delle soluzioni applicative per questo vettore energetico anche in forza della sua posizione strategica di collegamento con i mercati del nord Europa, Germania in primis, e con l’Oriente». Per questi motivi secondo il presidente Brunetta «l’area industriale di Porto Marghera, una delle più infrastrutturate a livello nazionale, potrebbe ospitare con successo una ‘hydrogen valley’, un nuovo sogno industriale ma un sogno con i piedi per terra», che potrebbe consentire al Veneto di tornare ad essere «terra di ricerca e di dialogo con le altre regioni europee».

Lo studio, condotto su un campione di 250 imprese nella regione Veneto, delinea buone prospettive: 38 aziende del territorio sono già impegnate in progetti sull’idrogeno o lo saranno nel breve termine, principalmente per le attività di sviluppo di dispositivi e sistemi (35%) e nei trasporti (24%). Anche dal punto di vista degli investimenti, la maggior parte delle imprese ha già previsto di stanziare delle risorse per i propri progetti o sta considerando un finanziamento pubblico per farlo (come Pnrr, EU Horizon Programme). Il percorso è ancora lungo, ma dallo studio emerge come un quarto delle aziende intervistate preveda di valutare la conversione all’uso di idrogeno, tra cui alcune imprese dei settori Hard to Abate (aziende cosiddette “energivore”), che attualmente considerano il biometano, l’elettrificazione e l’efficienza energetica come leve prioritarie per la riduzione delle emissioni di CO2. Tra le aziende interessate, il 67% prevede l’uso di H₂ come combustibile nei trasporti. Per attivare un maggior numero di progetti di H₂ sarà essenziale avviare collaborazioni sia con istituzioni che tra diverse imprese, come conferma l’87% delle aziende in cerca di un partner strategico, finanziario o per la ricerca e sviluppo (R&D). Tra coloro che non manifestano interesse alla conversione, i motivi principali sono: mancanza di conoscenza della materia (28%), non ritiene strategico l’investimento (20%), percepisce una carenza infrastrutturale (12%), ritiene eccessivamente onerosi gli investimenti rispetto alla resa (8%), preferisce altre fonti rinnovabili (5%).

Come ha affermato Pietro Romanin, managing director e partner di Bcg, a conclusione della presentazione dello studio: «Le aziende del territorio rispondono positivamente agli stimoli in tema di idrogeno e cominciano a inserirlo nelle proprie strategie di decarbonizzazione. Diventa quindi sempre più importante effettuare questo tipo di analisi, per mappare la domanda di idrogeno delle realtà aziendali nei diversi territori del nostro Paese, così come le competenze per implementare i progetti più in linea. L’attrattività del mercato per l’uso dell’idrogeno dipende fortemente dalle dinamiche locali e capirle è determinante per definire piani realistici e arrivare a una maggiore adozione».














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