Ricerca, innovazione, nuovo mix produttivo: così Streparava affronta l’industria automobilistica green

di Marco De' Francesco ♦︎ Il componentista auto - 323 milioni di fatturato 2022 (+ 18%) - fornisce componenti ai maggiori Oem: Ducati, Piaggio, Ferrari, Lamborghini, Mercedes, Iveco. Sta ripensando lo chassis: sensorizzazione per guida autonoma e alleggerimento con nuovi materiali. La crescita in tre pillar: people strategy, telaio digitale, scouting di tecnologie avanzate. L’ecosistema con Afil e la Fabbrica del Futuro. E sull’India… Ne parliamo con Paolo Streparava

Digital Rolling Chassis

Non tutto il mondo punta sull’elettrificazione dei veicoli per conseguire importanti riduzioni di emissioni nel comparto trasporti. L’India, ad esempio, che è il terzo mercato mondiale per le auto, sta sì spingendo su quelle a batterie, ma anche su un vasto paniere di altre tecnologie: biofuel, etanolo di seconda generazione, biodiesel, biogas compresso e altro. Anche conglomerati di importanza globale come Adani e Reliance stanno pianificando di installare due impianti di biogas compresso, prodotto dalla decomposizione anaerobica di rifiuti agricoli, fango pressato da canna da zucchero e rifiuti urbani. Per i componentisti auto italiani, che saranno presto costretti a rinunciare alla produzione per i veicoli termici europei, si apre un mercato importante.

Lo sa bene il gruppo di componentistica auto Streparava di Adro (Brescia), che ha una sede a Bangalore e che ha stretto in India partnership importanti con carmaker locali per la realizzazione di componenti compatibili con veicoli che utilizzano carburanti alternativi. I nomi non sono noti. Comunque sia, il gruppo non teme una contrazione, ma anzi punta ad un aumento delle revenue di oltre il 20% nei prossimi due anni. Il gruppo Streparava – 323 milioni di fatturato nel 2022 (+ 18% sul 2021) con circa 1200 dipendenti – produce componenti sia per il powertrain che per lo chassis. Insomma, dalla biella alle sospensioni, passando per l’albero motore. Questi pezzi sono forniti ai maggiori Oem per motocicli, automobili, autobus, veicoli commerciali ed industriali: da Ducati, Piaggio e Mv Agusta, a Ferrari, Lamborghini, Mercedes, Jeep/Fiat, a Iveco, a Volvo, a Sdf e ad altri ancora.







Pensando invece al mercato europeo, i cardini della strategia di crescita di Streparava sono il ripensamento dello chassis e delle parti che lo compongono, per renderlo compatibile con il peso e la trazione dei veicoli green; e per sensorizzarlo, anche in vista degli sviluppi dei mezzi autonomi. E ancora, l’alleggerimento: attività legata anche alla ricerca di nuovi materiali. La leggerezza sarà sempre più una qualità richiesta alle parti strutturali dei veicoli; un po’ perché meno questi pesano e meno energia consumano, e un po’ per mitigare il carico delle batterie, che nelle auto green è considerevole. Di tutto ciò abbiamo parlato con il Ceo del gruppo di componentistica Paolo Streparava – che è anche Vice Presidente Confindustria Brescia e ideatore del progetto la Fabbrica del Futuro: nel contesto dell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, sono esposti, in un padiglione al Parco dell’Acqua di Brescia, i progetti di 30 aziende locali in tema di cultura d’impresa, ricerca e innovazione, sostenibilità, welfare e sinergia impresa-territorio.

D: Quali sono gli obiettivi di fatturato a breve termine?

Paolo Streparava, ceo del gruppo Streparava, Vice Presidente Confindustria Brescia e ideatore del progetto la Fabbrica del Futuro

R: Nel 2022 il fatturato consolidato e già approvato ha raggiunto quota 323 milioni di euro. Il nostro obiettivo è quello di superare quota 400 milioni in due o tre anni, e cioè tra il 2024 e il 2025. Dobbiamo farcela con le nostre forze: i governi che si succedono sono più propensi ad aiutare le Pmi (cosa giusta, per carità), che le aziende medio-grandi come la nostra. Eppure dovrebbero sapere che noi abbiamo una certa dimensione in Italia, ma per gli standard internazionali siamo piccoli anche noi. I player globali sono tutta un’altra cosa. Per fare un esempio, i nostri concorrenti diretti hanno turnover di 43, 9 e 10 miliardi di euro. Un altro mondo. Tuttavia, questo per ora non ci ha vincolato nella crescita. Siamo creativi. E con il tempo siamo diventati capaci anche nella parte di execution, e abbiamo assunto grandi competenze in termini di innovazione.

D: Quale la situazione dei vostri mercati di riferimento?

R: Noi siamo focalizzati soprattutto su una nicchia di mercato, quella dei veicoli premium, sportivi e anche quella dei commercial vehicle. Per adesso, questo segmento non ha manifestato nessuna contrazione, e anzi il 2023 sarà in crescita rispetto al 2022, che già era in rialzo sull’anno precedente. Non è del tutto chiaro cosa accadrà con l’endotermico nel 2035 (anno in cui interverrà lo stop alle immatricolazioni previsto dall’Unione Europea, che però non vale per gli e-fuels) perché per i produttori di nicchia è prevista una deroga, e poi anche moto e autocarri non sono toccati a breve termine. Peraltro, per noi i componenti motore rappresentano il 25% del fatturato, e sono realizzati principalmente in India, Paese che non sembra intenzionato a svoltare all’elettrico. In India si pensa al termico che produca meno emissioni.

D: Ci sono dunque ancora margini per i componenti per l’auto endotermica?

Il gruppo Streparava – 323 milioni di fatturato nel 2022 (+ 18% sul 2021) con circa 1200 dipendenti – produce componenti sia per il powertrain che per lo chassis. Pezzo prodotto con Alunext

R: Al di là delle normative europee, è chiaro che trattori, camion, macchine per il movimento terra e autobus attualmente è difficile che possano essere equipaggiate con motori green. Su un bus, quelle due o tre tonnellate di batterie renderebbero il trasporto poco redditizio. Come su un tir, che peraltro sarebbe gravato dall’aggiunta delle soste obbligatorie per la ricarica – che a loro volta sconvolgerebbero il mondo della logistica. È più probabile che per questi mezzi siano implementati propulsori che utilizzano carburanti alternativi. E poi, non bisogna dimenticare che il 2035 segna la fine della vendita, ma non dell’utilizzo di auto non green.

D: Quali sono i pillar della vostra strategia di crescita?

R: Il primo, quello più importante, è una forte people strategy. Non si avanza, se le persone non crescono per competenze e capacità; e solo persone motivate possono affrontare percorsi tortuosi, come quello che riguarda l’automotive. Il secondo pillar è più tecnologico.

D: Qual è, questo secondo Pillar?

R: Da due anni Streparava lavora su un dimostratore chassis digitale per veicolo elettrico ed autonomo nel contesto di un vasto progetto che l’azienda ha intrapreso con e-Shock, impresa spin-off della realtà e-Novia (notizie sulla “fabbrica di imprese” milanese e-Novia possono essere reperite in questo articolo di Industria Italiana; Ndr), in collaborazione con il Politecnico di Milano. Si tratta di realizzare un telaio digitale, che metta insieme tutte le funzionalità legate alla guida autonoma, alla connettività e alla digitalizzazione. Lo chassis digitale si chiama Rob.Y ed è destinato a veicoli urbani. Streparava si occupa dell’assale che ospita il motore elettrico, degli assi sterzanti e delle innovative sospensioni, ma non del software di navigazione e guida autonoma. Si può dire che Rob.Y sia la piattaforma robotizzata su cui costruire veicoli green intelligenti. Questo perché da una parte si intende inserire importanti layer di attuazione in sistemi elastici come molle, anche per raccogliere dati che poi vengono utilizzati per la manutenzione predittiva, o per riportare le condizioni stradali; dall’altra si intende, grazie ad una sensorizzazione intensiva ma mirata, consentire agli Oem di poter controllare le accelerazioni, le corse, gli angoli di rollio e beccheggio e quelli di sterzata, gli sforzi e le geometrie; e cioè di poter governare il veicolo in modo innovativo ed efficace. In altre parole, questa operazione ha segnato un passaggio che rappresenta per Streparava un importante target strategico: quello della trasformazione dell’azienda in un’impresa di meccatronica. Se invece guardiamo la nostra attività sotto il profilo dei processi, emerge un altro pillar.

D: Qual è il terzo pillar?

Christian Colombo, ceo di Ficep e presidente di Afil

R: Abbiamo istituito una funzione interna, la Advanced Process Engineering, che fa scouting delle tecnologie avanzate che si possono utilizzare nei processi, per ottimizzarli. Non a caso siamo soci attivi nella Strategic Community “Additive Manufacturing” di Afil (quest’ultimo, guidato dal presidente Christian Colombo, è il cluster tecnologico per il manifatturiero avanzato della Regione Lombardia. È l’ecosistema di innovazione che aggrega in una filiera regionale stabile le imprese, i centri di ricerca, le università e le associazioni industriali. Le SC sono invece sono gruppi di lavoro composti da questi ultimi player che si riuniscono per definire priorità comuni, trasferire soluzioni innovative ed implementare attività a beneficio dell’ecosistema regionale; Ndr). Streparava ha già sperimentato due soluzioni per l’AM per il metallo: la selective laser melting (Slm) e la laser metal deposition (Lmd). Con la prima, si realizzano componenti a partire da un letto di polveri metalliche fuse per mezzo di un laser a alta potenza e con un fascio concentrato. Utilizzando questa tecnica, Streparava ha ridisegnato una biella in titanio: ora pesa il 15% in meno di quella originale, pur avendo ottime qualità meccaniche. Con la seconda invece, il procedimento cambia radicalmente. Non c’è un “letto”, ma l’energia termica del laser viene utilizzata per fondere la polvere che viene irrorata sul punto focale del raggio di luce. Grazie alla Lmd, Streparava ha realizzato un nuovo albero a camme con feature personalizzate. Altra tecnologia su cui stiamo puntando per i nostri processi è quella dei cobot. Sono i robot collaborativi, e presentano sostanziali differenze rispetto a quelli industriali, o tradizionali. Questi ultimi sono progettati per operare in modo autonomo all’interno di gabbie di sicurezza. Sono veloci ed efficienti. I primi, invece, collaborano con gli umani in celle condivise. Grazie ai sensori di movimento, a quelli per rilevare la forza impressa, a telecamere e a sistemi anticollisione, sono in grado di coordinare la propria azione con quella degli operatori. Sono facilmente programmabili e riconfigurabili, nonché riutilizzabili in contesti diversi. Possono svolgere task differenti: pick & place, controllo di qualità, avvitamento, carico e scarico prodotti, stampaggio a iniezione, assemblaggio e tanti altri. In Streparava potrebbero risultare utili in diversi contesti.

D: Straparava sta realizzando un nuovo mix produttivo per incontrare le esigenze della transizione elettrica. Quali sono i tempi? Quali prodotti riguarderà, soprattutto?

Streparava produce componenti per i maggiori Oem per motocicli, automobili, autobus, veicoli commerciali ed industriali: da Ducati, Piaggio e Mv Agusta, a Ferrari, Lamborghini, Mercedes, Jeep/Fiat, a Iveco, a Volvo, a Sdf e ad altri ancora. Portamozzo Ferrari

R: La parte che la fa da padrona, da questo punto di vista, è quella delle sospensioni. Del resto, gli Oem chiedono performance sempre più elevate; noi cerchiamo di conseguire questi risultati incrementando la comunicazione tra la sospensione e il veicolo. Più passano e sono analizzate e utilizzate le informazioni, più è possibile modificare l’assetto real time sulla scorta delle condizioni stradali. Il nostro obiettivo è quello di portare questo meccanismo ad un livello più alto.

D: Quali sono i pillar della ricerca e dell’innovazione in Streparava? Su cosa puntate? Cosa farà la differenza?

R: Ci sono due filoni principali. Il primo riguarda l’India. Con alcuni clienti locali abbiamo sottoscritto un accordo per la realizzazione di componenti per motori termici che avranno emissioni molto ridotte rispetto a quelli comuni. Quanto al secondo, riguarda l’alleggerimento dello chassis. Da una parte, in fase di progettazione, si tratta di svolgere calcoli strutturali molto spinti; dall’altra c’è tutta la ricerca sui materiali più adatti. Uno di questi è di sicuro l’alluminio (e le leghe di alluminio) che unisce leggerezza e robustezza ai componenti ricavati. Peraltro, Streparava ha stretto una joint venture con il gruppo Costamp – attivo nella progettazione, ingegnerizzazione e produzione di stampi per la componentistica nel settore automotive – per dar vita ad Alunext, che mette insieme le competenze tecnologiche dell’azienda di Lecco con il know how tecnico industriale di Streparava. In Alunext stiamo sviluppando un nuovo processo ibrido, di fonderia e stampaggio: l’alluminio, ridotto ad uno stato semi-solido nella prima la fase di colata subisce un processo di forgiatura nella medesima pressa studiata per questa operazione. Così il pezzo viene modellato con una libertà di design molto simile a quella che si ottiene con la fusione, pur ottenendo alte caratteristiche meccaniche vicine a quelle di uno stampato.

D: Sono previste acquisizioni?

Il gruppo Streparava non teme una contrazione con l’elettrificazione dell’auto, ma anzi punta ad un aumento delle revenue di oltre il 20% nei prossimi due anni. Pezzo prodotto con Alunext

R: Non a breve termine. Anche perché a gennaio di quest’anno abbiamo perfezionato un accordo con le Fonderie Cervati (Brescia), impresa fallita un mese prima e che non a caso ha una notevole esperienza nella lavorazione delle leghe leggere in alluminio. In pratica la citata e controllata Alunext ha acquisito il ramo di azienda e i 95 lavoratori sono stati assorbiti dalla prima società. Il contratto con il curatore fallimentare contempla anche l’acquisto dei due stabilimenti, che sarà perfezionato a fine anno. Se ci saranno altre occasioni “strategiche”, le valuteremo.

D: Quali mercati sono più interessanti e quali vorreste esplorare?

R: Sotto il profilo geografico, ci sono due grandi aree dove siamo poco presenti, ma che sono importanti: gli Usa e la Cina. Stiamo facendo le nostre valutazioni. Quanto al mercato interno, come detto noi siamo focalizzati sulle auto sportive, perché i volumi sono congeniali alle nostre dimensioni; ma vogliamo anche rifornire quei clienti che si occupano di batterie, perché possiamo realizzare il battery case in alluminio.

D: Tema reshoring: è previsto? È stato rallentato dalle dinamiche inflazionistiche?

R: Il tema reshoring nel nostro settore non ha riscosso un grande successo. Se ne è parlato tanto sui giornali, ma alla fine non c’era un grande interesse da parte dei clienti di acquistare i beni in Italia piuttosto che in India. Il problema è che il nostro Paese è molto costoso, per le tasse, per l’energia; e poi nel 2035 la scure si abbatte soltanto in Europa, e non nel resto del mondo. Peraltro le emissioni delle autovetture, a livello globale, costituiscono una percentuale ridicola rispetto ad altre fonti.

D: Cosa espone Streparava alla Fabbrica del Futuro, la grande mostra che apre il 26 maggio e che è parte di Brescia-Bergamo capitale della cultura?

Corner Uracan Lamborghini Streparava

R: Niente. Il fatto è che io sono responsabile dell’iniziativa, che tende ad evidenziare le migliori pratiche le aziende bresciane hanno posto in essere in termini di sostenibilità, innovazione, welfare. Io ho presieduto il comitato che ha giudicato i singoli progetti, e selezionato le trenta aziende virtuose. Non mi sembrava il caso che Streparava partecipasse direttamente. Noi e EY, come partner, e numerosissime altre aziende, siamo i soci sostenitori.

Il Gruppo Streparava in pillole

Streparava è un’azienda familiare: è stata fondata nel lontano 1951 da Angelo Streparava; consolidata dal figlio Pier Luigi, è ora guidata dal citato ceo Paolo, della terza generazione. L’azienda, con sede principale ad Adro, nel Bresciano. Dà lavoro a 1200 dipendenti, tra quelli in sede e quelli negli stabilimenti italiani di Saronno (Varese) e Valsamoggia (Bologna), e quelli nei plant di Valladolid (Spagna), Bangalore (India) e Sete Lagoas (Brasile).  A Lecco e a Milano partecipa, come vedremo, a start-up tecnologiche. I prodotti di Streparava sono inviati in più di 30 Paesi, e infatti la quota export dell’azienda supera il 60% del fatturato. I mercati esteri di riferimento sono soprattutto la Germania, il Brasile, la Spagna, la Francia, la Svezia e la Repubblica Ceca; mentre gli Stati Uniti e la Cina non contano ancora molto per le entrate dell’industria bresciana.

La Fabbrica del Futuro in pillole

La Fabbrica del Futuro. All’interno del padiglione sono raccontati i progetti di 30 aziende bresciane, selezionate attraverso il concorso di idee lanciato a settembre da Confindustria Brescia, e divise in 5 categorie tematiche

È il progetto di Confindustria Brescia per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. L’installazione si trova al Parco dell’Acqua di Brescia. All’interno del padiglione sono raccontati i progetti di 30 aziende bresciane, selezionate attraverso il concorso di idee lanciato a settembre da Confindustria Brescia, e divise in 5 categorie tematiche: Cultura d’impresa: Brawo, Fleming Tecna, Gi Group, Gnutti Carlo, Intelco Italia Informatica, Saccheria Franceschetti; Ricerca e innovazione: Antares Vision, Fabbrica d’Armi Pietro Beretta, Feralpi Group, Gruppo Grazioli, Infinity ID, Matchplat; Sostenibilità: Gruppo AB, Marfran, Montecolino, Mori 2A, Rubinetterie Bresciane Bonomi, Scao Informatica; Welfare: El.Com, Gefran, Omb Saleri, Regesta, Saluber, Vgv; Impresa e Territorio: Aqm, Bbs, Fedabo, Fonderie Ariotti, Olimpia Splendid, Ori Martin. Il padiglione ha una dimensione di 195 mq, con uno spazio esterno di 68,25 mq, ed è realizzato all’insegna dell’ecosostenibilità, con portali di legno lamellare per la struttura portante, pannelli x-lam per solaio e travi portanti e policarbonato alveolare per il rivestimento, materiale sostenibile che verrà riciclato. L’installazione è stata realizzata dall’azienda bresciana Wood Beton, su progettazione dello studio Arw e con il contributo, per le tecnologie digitali, di innexHUB; sarà visitabile dal pubblico sino al prossimo mese di dicembre, a ingresso libero, dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 20. verrà inoltre creato nelle prossime settimane il Metaverse “BresciaVerse” sulla piattaforma di intrattenimento The Nemesis, che offrirà innovative esperienze di realtà virtuale, nel quale gli utenti – in qualsiasi luogo fisico si trovino – potranno creare il proprio avatar, esplorare gli ambienti virtuali e i contenuti della Fabbrica del Futuro, oltre ad alcuni luoghi simbolo della città di Brescia (con accesso gratuito).














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