L’edge computing di Stratus che vuole rendere le fabbriche intelligenti

di Marco Scotti ♦︎ La piattaforma della multinazionale americana accompagna le imprese verso la smart factory. È vicina all’impianto e permette di tagliare i costi rispetto al cloud e al data center. Le partnership con Rockwell Automation, Wonderware Aveva, Schneider Electric, GE, Siemens

Ztc di Stratus, esempio di installazione

«Vogliamo risolvere l’annoso problema che si è presentato con la convergenza tra It e Ot: da una parte abbiamo gli operational che hanno come unica preoccupazione il corretto funzionamento degli impianti, dall’altra abbiamo gli informatici che scarseggiano e che non hanno la competenza pratica necessaria. Con i nostri sistemi Zero Touch proponiamo di ridurre le difficoltà e di contribuire alla diffusione dell’edge computing». Giacomo Ghidini, country manager di Stratus, spiega a Industria Italiana perché la multinazionale stia puntando forte sul nostro Paese.

L’azienda è leader globale nella fornitura di piattaforme per l’Edge Computing zero-touch semplici, protette e autonome destinate alle aziende che stanno trasformando digitalmente i loro processi. In una parola, accompagnano le imprese verso la smart factory, una transizione che è fondamentale per le fabbriche: il 63% delle aziende sta investendo in questa trasformazione, che promette un Roi in meno di un anno. Con un plus ulteriore: la semplicità di implementazione, oltretutto proteggendo la business continuity. In Europa, l’impresa può contare su varie partenrship, tra cui quelle con Rockwell Automation, Wonderware Aveva, Schneider Electric, GE e Siemens.







Stratus si trova a competere in un mercato, quello dell’edge computing, che sta riscontrando qualche difficoltà a venire pienamente adottato in Italia. Principalmente per la mancanza di formazione, ma anche per la sicurezza che le piattaforme, ad oggi, non riescono a garantire. L’azienda americana ha pubblicato alla fine del mese scorso un report in cui spiega quali sono i principali ostacoli per l’edge computing e quali sono le attività che tipicamente vengono svolte. E ha anche prodotto un documento che illustra come la smart factory non sia soltanto una necessità per tenersi “al passo con i tempi”, ma garantisca anche notevoli risparmi e migliore efficienza delle risorse.

 

La via verso la smart factory

Giacomo Ghidini, country manager di Stratus

Nel white paper “Smart Factory in Europe: 2019 and beyond”, la multinazionale fotografa lo stato di transizione verso la fabbrica del futuro nel nostro continente. Il principio di base della smart factory è che collegando macchine e altri sistemi, le aziende stanno creando reti intelligenti durante il processo di produzione che possono controllarsi reciprocamente in modo autonomo o almeno semi-autonomo. La maggior parte delle imprese sta aumentando gli investimenti nelle iniziative di fabbrica intelligente, con un notevole 63% del campione raccolto da Stratus che ha dichiarato di voler aumentare i propri investimenti nei prossimi tre anni. La smart factory è un obiettivo molto strategico per la maggior parte delle aziende, tanto che due terzi degli intervistati ha classificato questo “upgrade” con 7 su 10 o superiore nella sua lista di priorità strategiche. Il 45% di chi ha effettuato questo investimento ha ottenuto il Roi in meno di un anno. Se, dunque, dal punto di vista teorico tutti o quasi hanno compreso l’importanza del passaggio alla smart factory, solo il 19% del campione è già in una fase attiva in cui il nuovo paradigma sta avendo effetti reali sul business. Il secondo tema rilevante riguarda il luogo in cui processare le informazioni e i dati ottenuti. La maggior parte delle aziende (46%) analizza i dati Smart Factory nel proprio data center, mentre il 40% afferma di analizzare i dati nel cloud. Il 14% ha dichiarato di analizzare i dati ai margini, all’edge, vale a dire vicino ai macchinari dell’impianto sul piano di produzione. Tuttavia, quando gli è stato chiesto quali fossero i loro piani per il futuro, il 35% ha dichiarato di voler analizzare i dati in modalità edge entro cinque anni, quindi l’edge analytics è destinata a raddoppiare in quest’arco di tempo.

 

Edge computing

ztC Edge di Stratus viene venduta embedded con una virtualizzazione del sistema operativo che si basa su RedHat e che viene chiamato Stratus Redundant Linux

Ed è proprio l’edge computing il punto su cui Stratus si conferma. Il report, condotto a livello europeo, della multinazionale americana certifica alcuni temi fondamentali. In primo luogo, che esiste un freno all’adozione dell’edge computing per tre motivi principali: la mancanza di informazioni sul suo utilizzo e i campi di applicazione (39%), preoccupazioni per la sicurezza (35%) e la mancanza di budget (29%). La seconda evidenza che emerge è che per gli intervistati l’edge computing è particolarmente adatto per applicazioni che richiedono autonomia (39%), bassa latenza (34%) ed elevata larghezza di banda (31%). Il rilevamento dei guasti dei dispositivi è considerato il caso d’uso più interessante (57%), seguito dal controllo di processo avanzato (55%), dal controllo qualità (35%), dalle prestazioni delle risorse (34%) e dal controllo di supervisione e acquisizione dati (Scada)/interfaccia uomo-macchina (Hmi) (30%).

«Il report – ci spiega Ghidini – evidenzia una reticenza all’adozione dell’edge computing per una difficoltà culturale e di formazione delle persone che lo devono gestire. Il data center e il cloud hanno un presidio It ben definito, composto da persone competenti che svolgono questa professione, che comprendono l’innovazione tecnologica e informatica e che sanno come si gestisce un ambiente computazionale. L’edge invece viene gestito dai cosiddetti “hard hat”, ovvero personale operativo, non It. Per questo, noi pensiamo che la nostra proposta zero touch permetta di risolvere questo “conflitto” all’interno della fabbrica. E pensiamo anche che possa risolvere la reticenza, perché garantiamo sia l’automonitoraggio, sia l’autodiagnostica. Significa essere autonomi e autosufficienti, avere un prodotto facile da installare. La smart factory è l’ambiente ideale per sviluppare ulteriormente le nostre piattaforme. Vogliamo andare a parlare con tutti i produttori di macchine, perché vediamo l’opportunità di renderle smart e adatte alla rivoluzione digitale».

 

Le soluzioni di Stratus

Su ftServer di Stratus, a parità di hardware, si può installare a scelta uno dei tre sistemi operativi open più diffusi: VMware vSphere, RedHat Linux, Windows Server

L’azienda americana, come detto, si occupa dello sviluppo di piattaforme di edge computing, che viene visto come l’ibrido perfetto tra il cloud il data center. «Vogliamo essere sempre vicini all’impianto – spiega Ghidini – e se vogliamo salvaguardare le applicazioni che lo gestiscono ha senso che siano eseguite sull’impianto, perché il computing periferico ha bisogno di una supervisione, di analisi di dati e così via. Ma per prevenire i fermi, per la manutenzione predittiva, per lavorare correttamente con gli smart device non abbiamo dubbi: l’edge è la soluzione ideale che, oltretutto, taglia notevolmente i costi sia rispetto al cloud, sia rispetto al data center».

Due sono le peculiarità della piattaforma di Stratus: la prima è di essere totalmente ridondata, in modo che il dato sia replicato in toto in due punti diversi. Il che è una garanzia che un malfunzionamento eventuale non comprometta né la ricezione né la sicurezza dell’informazione. «Il secondo aspetto – chiosa Ghidini – è che noi mitighiamo un altro rischio, ovvero la perdita dei dati che sono ancora sulla Ram o nella cache ma che ancora non sono stati scritti sui supporti di storage. In caso di danno, infatti, queste informazioni vengono perse. Ma la nostra tecnologia di clustering consente di aumentare la disponibilità, in modo che il dato non scritto sia salvato. In questo modo possiamo garantire continuità ed efficienza del dato».

Stratus propone due soluzioni per quanto riguarda le piattaforme di edge computing: ftServer e ztC Edge. Su ftServer, a parità di hardware, si può installare a scelta uno dei tre sistemi operativi open più diffusi: VMware vSphere, RedHat Linux, Windows Server. ztC Edge, invece, viene venduta embedded con una virtualizzazione del sistema operativo che si basa su RedHat e che viene chiamato Stratus Redundant Linux.

 

Il 5G

Come dimostrato dalla survey di Stratus, bassa latenza ed elevata larghezza di banda sono due requisiti fondamentali per l’adozione dell’edge computing. L’avvento del 5G, da questo punto di vista, potrebbe incrementare l’impiego di questo tipo di piattaforme o le due cose sono totalmente scollegate? «Noi continuiamo a vedere – prosegue Ghidini – che indipendentemente dalla tecnologia di trasporto dei dati, che c’è un’urgenza di compiere il passo intermedio, cioè quell’edge computing che deve essere svolto il più possibile vicino all’origine dei dati. E questo per il semplice fatto che le informazioni che otteniamo, ad esempio i giri di un motore, devono essere lavorate e rapidamente trasferite. Il 5G o la banda larga di per sé non sono degli abilitatori particolari, nel senso che contribuiscono a inviare un’informazione da un punto A a un punto B senza modificarne l’utilità».

Inoltre, sempre secondo Stratus, il dato grezzo ha un costo particolarmente elevato, mentre la sua elaborazione in loco, a pochi passi dall’impianto, abbatte completamente le voci di spesa. «Ci rivolgiamo – aggiunge Ghidini – principalmente al mercato dell’automazione industriale, ma, attraverso i nostri partner di riferimento, funzioniamo anche per altri segmenti. Abbiamo tecnologie abilitanti che devono poi essere validate dai produttori di macchine. Già oggi possiamo vantare partnership con Rockwell Automation, Wonderware Aveva, Schneider Electric, GE e Siemens. Con loro, traduciamo in soluzioni utili quello che noi offriamo».

 

Chi è Stratus

La multinazionale americana che quest’anno festeggia i suoi quarant’anni di attività, si divide in tre aree: Emea, Americhe, Giappone e resto del mondo. Il management europeo è basato a Londra, mentre a livello globale sono circa 500 le persone impiegate. «La nostra mission – conclude Ghidini – è quella di offrire piattaforme di computing sempre più zero touch e che sostanzialmente permette alle aziende che lo utilizzano di mettere al riparo le informazioni. Abbiamo debuttato nell’ambito finanziario e bancario, poi abbiamo abbracciato nuovi mercati, soprattutto in ottica Industria 4.0. Perché il mercato dell’industrial automation necessita di un impianto di edge computing che possa lavorare i dati degli smart devices che vengono collezionati tramite IoT».














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