I tre pilastri di Xcelerator by Siemens: gemelli digitali, personalizzazione ed ecosistema aperto

di Marco de' Francesco ♦︎ Il cuore dell’offerta software della multinazionale tedesca guidata da Joe Kaeser serve per la progettazione elettronica e meccanica, per la simulazione di sistemi, per la produzione, per la gestione operativa e per l’analisi del ciclo di vita ed è collegato alla piattaforma Mendix. I casi Spb, VinFast e della città di San Antonio. Parla Tony Hemmelgarn

Come ha fatto il carmaker vietnamita VinFast a convertire in poche settimane parte della produzione in ventilatori per aiutare i malati di Covid-19? Come è riuscita l’azienda spagnola Spb, attiva nel settore personal care, a rivisitare completamente i processi in ossequio alle norme sul distanziamento e a raddoppiare la realizzazione di disinfettanti? E come ha potuto la città americana di San Antonio trasformare tutti i processi cartacei in app funzionali?

Seguendo tre paradigmi. Anzitutto, i digital twin, che consentono di virtualizzare tutti i processi e l’intero ciclo vita del prodotto. E quindi di ridisegnare da capo l’ambiente di lavoro, tenendo conto delle regole imposte dalla pandemia. In secondo luogo, accedendo a soluzioni adattabili e personalizzate. Che si possono reperire in piattaforme in grado di fornire applicazioni industriali customizzate al 100%. Infine, partecipando ad un ecosistema aperto e flessibile. Cioè a platform dove le expertise sono condivise e dove l’utilizzatore è spesso anche sviluppatore a vantaggio di tutti.







Questi tre paradigmi si possono rinvenire in Xcelerator, il portafoglio cuore dell’offerta software della multinazionale tedesca dell’automazione Siemens. Serve per la progettazione elettronica e meccanica, per la simulazione di sistemi, per la produzione, per la gestione operativa e per l’analisi del ciclo di vita. È collegato alla piattaforma Mendix, che fornisce tool per creare, testare, distribuire e replicare applicazioni; ed è integrato alla platform basata sul Cloud MindSphere, permette di raccogliere le informazioni provenienti dagli asset aziendali e di svelare tutto il potenziale nascosto nei dati.

Tutto questo secondo il Ceo di Siemens Digital Industries Software Tony Hemmelgarn, pochi giorni fa alla SiemensMac2020 (media and analyst conference) che anticipa Realize Live 2020 (che si terrà in virtuale il 23 e il 24 di giugno ed è diretta all’ecosistema), occasioni con le quali la multinazionale rende nota la propria strategia e le linee di sviluppo del software.

Peraltro Hemmelgarn ha annunciato sviluppi per il portafoglio: Teamcenter X, software via Cloud che offre soluzioni prefigurate per il Plm;  Teamcenter Share, strumento che serve per condividere su Cloud la progettazione  Cad; e infine una partnership con Ibm per il service lifecycle management, il software per gestire la manutenzione e la riparazione dei prodotti e massimizzare le opportunità di profitto da queste attività.        

 

Aziende e organizzazioni resilienti  e reattive 

Il Ceo di Siemens Digital Industries Software Tony Hemmelgarn

Spb è un’azienda di Valencia. Fondata nel 1963, è attiva nel settore del personal care, health e beauty. Cinque impianti produttivi in Spagna con 25 linee, 450 dipendenti dei quali 40 impegnati nella ricerca e sviluppo, l’anno scorso ha portato sul mercato 170 milioni di articoli, pari a 250 milioni di litri. Quest’anno, però, è arrivato il Covid-19. Il governo di Madrid ha imposto norme sul distanziamento sociale sul posto di lavoro; e poi, l’azienda ha sperimentato tutti i problemi di cui hanno sofferto le industrie europee, dai ritardi nella fornitura alla chiusura di alcune frontiere. Per tante imprese è stato un incubo, che si è tradotto in imponenti perdite di fatturato che hanno messo in crisi i bilanci. Per Spb, in un certo senso, è stata un’occasione: ha riconvertito parte della sua produzione, e ha raddoppiato la realizzazione di disinfettanti. E questo, in tempi brevissimi. VinFast è invece una casa automobilistica vietnamita, fondata tre anni fa ad Hanoi. È una filiale del conglomerato VinGroup. Tra il 2018 e il 2019 VinFast firma vari contratti con Siemens Vietnam, divisione di Siemens, per la fornitura di tecnologia e componenti per la produzione di autobus elettrici. Alla fine del 2018 entra in produzione il primo scooter elettrico, Klara. L’anno scorso partono le produzioni della Fadil, della berlina Lux A2.0 e dello sport utility Lux SA2.0. Quest’anno ha riconvertito, molto rapidamente, parte della produzione: si è dedicata agli strumenti per la ventilazione, che sono diventati molto importanti dal momento che il Covid-19 colpisce i polmoni. Ancora, la città di San Antonio, Texas. Come tutte le amministrazioni del mondo, è oberata da processi cartacei. Firme, fogli che diventano sempre più di impaccio, quando la gente non può spostarsi a causa del distanziamento sociale e del blocco dei trasporti. In brevissimo tempo, è stato tutto convertito in digitale: si fa tutto tramite app. Ma come sono possibili delle trasformazioni così profonde in lassi così limitati di tempo?

 

Imprese digitali grazie a Xcelerator

Giuliano Busetto, head of digital industries della filiale italiana di Siemens e presidente di Anie

Spb, VinFast e la città di San Antonio sono clienti di Siemens. E hanno potuto portare avanti una trasformazione così celere grazie al digitale, ed in particolare grazie ad Xcelerator, che è un portafoglio che associa tutto il software della multinazionale tedesca: per la progettazione elettronica e meccanica, per la simulazione di sistemi, per la produzione, per la gestione operativa e per l’analisi del ciclo di vita. E che integra tutto ciò nella piattaforma Mendix, fondata a Rotterdam nel 2005 e acquisita due anni fa da Siemens per 730 milioni di dollari. Questa platform fornisce tool per creare, testare, distribuire e replicare applicazioni; e lo fa nella maniera più semplice possibile: invece della tradizionale programmazione computerizzata codificata “a mano”, la creazione del software avviene attraverso interfacce grafiche e di configurazione. Si parla, in casi come questo, di piattaforme “low-code”. Servono ad accelerare il processo di delivery delle app industriali. E un’ampia gamma di persone può contribuire allo sviluppo del codice, a vantaggio di tutti.  Già l’anno scorso, Mendix era stata integrata con servizi Cloud e app per l’ingegneria digitale e l’internet of thing; in una parola sola, con il mondo MindSphere, la piattaforma che Siemens ha sviluppato per aiutare le aziende a cogliere appieno i frutti della digitalizzazione dei processi manifatturieri. È basata sul Cloud, e permette di raccogliere le informazioni provenienti dagli asset aziendali e di svelare tutto il potenziale nascosto nei dati.

Ma quali vantaggi hanno tratto le citate aziende e organizzazioni dall’utilizzo del portafoglio? Tony Hemmelgarn, nel delineare questo passaggio, alla fine ha definito una sorta di vademecum. Descrivere le tecnologie utili per raggiungere l’obiettivo, significa in fondo tracciare il percorso.  Hemmelgarn ha indicato tre paradigmi. Anzitutto il digital twin. «Non è più un’opzione; è anzi essenziale per il progresso dell’azienda» – ha affermato. Il digital twin è un simulatore, è una replica digitale di entità fisiche, l’alter ego di dispositivi, infrastrutture, sistemi, prodotti e processi industriali. Grazie alla raccolta e all’elaborazione di dati, la copia virtuale che ne deriva è una rappresentazione tridimensionale dell’oggetto in tutte le sue caratteristiche funzionali, dall’elettronica alla meccanica, dalla fluidica alla geometria. Ora, per Hemmelgarn ciò che mette a disposizione Xcelerator è un digital twin «comprehensive»: riguarda tutti i processi, «dai più semplici ai più complicati, e l’intero ciclo vita del prodotto». Si fa l’esempio di Spb. In quel caso si trattava di realizzare anzitutto un ambiente sicuro per i lavoratori, con un nuovo layout; e quindi di ristrutturare tutti i processi e di farli ripartire con le nuove regole, ad esempio quelle sul distanziamento.  Un’operazione impossibile da completare in breve tempo senza la simulazione, che invece ha consentito di virtualizzare non solo gli spazi fisici, ma anche i flussi di materiali e di persone.  

«Il segreto è l’adattabilità del digital twin ai singoli contesti aziendali». Ed in effetti sulla scorta di tutte le informazioni raccolte sul campo, si è creato un sistema in cui la vicinanza tra colleghi è rara ed è peraltro segnalata dal badge. Il secondo punto è che aziende e organizzazioni hanno richiesto e hanno potuto accedere a soluzioni adattabili e del tutto personalizzate. Le imprese, dice Hemmelgarn, hanno oggi modelli di business sempre più singolari: non si può rispondere con un prodotto standard, neppure nel settore IT o in quello dell’automazione.  Da questo punto di vista, la piattaforma Mendix aiuta parecchio. È il contesto nel quale si può definire una applicazione industriale customizzata al 100%. Il terzo punto è l’opportunità di accedere ad un ecosistema aperto e flessibile. La base di partenza è che oggi da soli non si va da nessuna parte. Anche le grandi multinazionali della tecnologia si alleano tra di loro per definire nuove soluzioni. Il fatto è che nessuno dispone di tutte le competenze necessarie. Si pensi a VinFast o a San Antonio. «Come hanno fatto a rispondere così rapidamente alle nuove necessità di prodotto, per la prima, o di servizio, per la seconda? Quali expertise erano necessarie?». Il fatto è che le expertise giuste si possono reperire in quel mondo globale e aperto che è l’ecosistema, «in cui l’utilizzatore dà forma e sviluppa nuova tecnologia». Partner, customer, supplier collaborano con l’intero ecosistema. E non è solo una questione di massa critica, perché la generazione di idee, in questi casi, supera la somma dei partecipanti. 

Siemens e il suo sistema operativo IoT su cloud, MindSphere

Gli ultimi sviluppi di Xcelerator

Hemmelgarn ha anzitutto annunciato uno sviluppo molto rilevante per il portafoglio Xcelerator: Teamcenter X. È una suite Plm che viene distribuita secondo il modello già analizzato sopra, e cioè  il Saas (“software as a service”) via Cloud. La grande novità è che la gestione del ciclo vita del prodotto viene regolata grazie ad un insieme di soluzioni semplificate e preconfigurate, fruibili on-line, che combinano elementi elettrici, meccanici e di software, e che supportano gemelli digitali multi-dominio. Con Teamcenter X le aziende possono agire molto rapidamente nell’ottimizzazione dello sviluppo del prodotto, riducendo il time-to-market. La suite può essere collegata ad applicazioni già in uso, per una collaborazione agile tra domini funzionali.  L’interfaccia è facile da utilizzare, e contempla elementi predittivi di intelligenza artificiale. Peraltro, essendo Teamcenter X costruito sulla già citata piattaforma aperta Mendix, ciò consente ulteriori integrazioni ed estensioni delle sue applicazioni. Un altro sviluppo è Teamcenter Share, uno strumento che serve per condividere (e archiviare) su Cloud la progettazione Cad. La collaborazione consente agli operatori impegnati nello sviluppo del prodotto di sincronizzare i file desktop, in modo che nessuna evoluzione del progetto vada perduta.  Peraltro Teamcenter Share offre inoltre sofisticate funzionalità di realtà aumentata (AR) a cui è possibile accedere facilmente da un tablet o uno smartphone; e ciò per consentire agli utenti di comprendere meglio come funzioneranno certi prodotti in un contesto determinato.

Infine, ci sono sviluppi anche in termini di service lifecycle management, il software per gestire la manutenzione e la riparazione dei prodotti e massimizzare le opportunità di profitto da queste attività. Sfruttando elementi del portafoglio Xcelerator di Siemens e altri di Ibm Maximo, un software di gestione patrimoniale (quello per ridurre i rischi operativi e i costi) si realizza un “filo digitale” tra i progettisti, i produttori di apparecchiature, il proprietario e gli operatori: grazie a questa connessione, si riducono i tempi di fermo e si aumentano le capacità produttive. Come è possibile? Creando un gemello digitale a circuito chiuso, tra progettazione, sviluppo, configurazioni e servizio. «Il software di Ibm fornisce la tecnologia chiave per estendere ulteriormente le capacità del portafoglio Xcelerator», ha affermato infine Hemmelgarn.

La tecnologia Digital Twin di Siemens













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