Siderweb: la richiesta di materie prime traina i prezzi dell’acciaio. Produzione su del 19,8%

L'aumento della domanda ha spinto verso il rialzo i prezzi ma le materie prime siderurgiche e i prodotti finiti viaggiano su binari diversi

Stefano Ferrari, responsabile Ufficio Studi siderweb

Aumenta del 19,8% la produzione italiana di acciaio, che nel 2021 è stata di 24,411 milioni di tonnellate, ai livelli del 2018. La bilancia commerciale siderurgica italiana a ottobre 2021 è risultata in deficit per 1,814 milioni di tonnellate, contro le -734mila tonnellate dello stesso mese del 2020. Il disavanzo, quindi, è aumentato di oltre 862mila tonnellate (elaborazione siderweb su dati Istat). È peggiorato sia il deficit con i Paesi europei, sia quello con i Paesi terzi. Il primo è passato dal sostanziale pareggio di ottobre 2020 (-14mila tonnellate) a -232mila tonnellate; il secondo è raddoppiato, salendo da 720mila a 1,582 milioni di tonnellate.

Nel decimo mese dell’anno, l’import italiano di materie prime, semilavorati, prodotti finiti e tubi è stato pari a 3,258 milioni di tonnellate. Rispetto all’anno precedente, si segnala un incremento dei traffici di oltre 920mila tonnellate (+39,5%). Delle cinque categorie di prodotti prese in esame, quattro salgono mentre rimangono al palo solo i tubi (-12,8% a 73mila tonnellate).







Sul versante dell’export, a ottobre i volumi sono calati. Mentre nel decimo mese del 2020 le esportazioni sono arrivate a quota 1,601 milioni di tonnellate, nello stesso del 2021 si sono fermate a 1,444 milioni di tonnellate, con una riduzione del 9,8%. Analizzando le categorie dei prodotti venduti fuori dai confini nazionali, si rileva che solo i piani confermano il tonnellaggio del 2020 (488mila tonnellate).

Secondo siderweb, l’aumento della domanda ha spinto verso il rialzo i prezzi ma le materie prime siderurgiche e i prodotti finiti stanno viaggiando su due binari diversi sul mercato dell’acciaio nazionale.

Il SiderIndex (l’indice che specifica l’andamento delle quotazioni dei prodotti finiti in acciaio al carbonio in Italia) ha risentito a dicembre della riduzione del prezzo dei prodotti piani, perdendo 18,7 euro rispetto a novembre e scendendo a 822,93 euro la tonnellata (-2,21%), mentre il confronto tra le medie annue 2020-2021 mostra una crescita significativa di oltre il 124%. Lo Scrap Index (l’indice che condensa l’andamento del rottame di acciaio al carbonio in Italia, la principale materia prima per la siderurgia nazionale) è salito a 435,95 euro la tonnellata (+6,23%). È il livello più alto dell’ultimo quadrimestre. L’indice si conferma in crescita (+71%) anche nel confronto con le medie dell’ultimo biennio.

«La curva dei prezzi dei prodotti finiti ha cominciato a salire prima rispetto a quella delle materie prime, a inizio settembre 2020. Per tutta la parte finale del 2020 e nel 2021, quindi, è stata la domanda la chiave dell’aumento dei prezzi: la richiesta è stata maggiore rispetto all’offerta», spiega Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb. «Di conseguenza le quotazioni dei finiti sono salite, trascinando le materie prime. Queste ultime, però, hanno avuto un andamento più volatile, subendo anche dei bruschi cali tra luglio e ottobre, che invece sono stati più dolci per i prodotti finiti». Passando alle previsioni per il 2022, Ferrari ipotizza che «se la domanda rimarrà forte, sarà probabile che il prezzo dei prodotti finiti continuerà a trascinare quello delle materie prime. Se, invece, la domanda dovesse indebolirsi, allora si potrebbe tornare alla situazione pre-pandemica, quando, a causa di una domanda di acciaio non esaltante, erano le materie prime l’arbitro del destino dei finiti».














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