Siderweb: forte aumento dei prezzi dell’acciao a causa della guerra

«Russia e Ucraina sono tra i Paesi più attivi nella fornitura di materie prime e semilavorati siderurgici all’Ue e all’Italia e i venti di guerra portano incertezza», spiega Stefano Ferrari

Stefano Ferrari, responsabile Ufficio Studi siderweb

Il conflitto in Ucraina ha come effetto anche quello di spingere verso l’alto i prezzi dell’acciaio, soprattutto dei prodotti piani come coils, lamiere da coils, nastri e lamiere da treno, che coprono la maggioranza del consumo nazionale di acciaio.

Secondo Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, «le vendite di tutti i produttori europei sono ferme: si vuole vedere ciò che succederà. Le attese sono per una decisa crescita delle quotazioni: Russia e Ucraina sono tra i Paesi più attivi nella fornitura di materie prime e semilavorati siderurgici all’Ue e all’Italia e i venti di guerra portano incertezza, che si riverbera sui prezzi». Inoltre, sono attesi un «aumento del costo dell’energia, quando in Ue eravamo già ai massimi storici; un’interruzione della catena di fornitura dei metalli, come nichel e alcuni semilavorati; una possibile rimodulazione dell’export russo verso Oriente, in Cina e Asia».







Nei primi undici mesi del 2021, secondo quanto elaborato dall’Ufficio Studi siderweb su dati Eurostat, l’Italia ha importato dall’Ucraina 5,18 milioni di tonnellate di acciaio, in aumento del 77,6% tendenziale, per la grande maggioranza materie prime e semilavorati.

«Non ci sono certo dubbi in relazione agli aumenti che, a causa della guerra in Ucraina, interesseranno i prodotti che da quell’area geografica vengono esportati in Italia e in Europa. Quello che è difficile ipotizzare è l’effettivo rincaro con il quale ci dovremo confrontare» ha spiegato nel corso del webinar Nicola Cavazzoni, direttore commerciale Italia di Marcegaglia Plates. Il prodotto bramma (semilavorato utilizzato per la produzione di piani), ha aggiunto, «è di difficile reperimento, perché chi lo produce tende a preferire una sua verticalizzazione diretta. Come Marcegaglia stiamo costruendo un “piano B” attraverso i rapporti che il nostro gruppo può vantare nel mondo, ma non si tratta di un percorso agevole».

Secondo Cesare Viganò, consigliere delegato di ArcelorMittal Cln Distribuzione Italia, le quotazioni e le vendite dei coils a caldo sono bloccate e il mercato sta valutando «quali saranno i prossimi scenari, dopo un evento che rappresenta un punto di rottura con le dinamiche abituali. Le quotazioni riprenderanno quando si avranno indicazioni da parte dei produttori e dei fornitori all’import sull’evoluzione del quadro. Ci aspettiamo aumenti rilevanti nel breve periodo: i rumor parlano di rialzi nell’ordine di 150-200 euro la tonnellata. Valori comprensibili se si pensa che materie prime, semilavorati ed energia erano già sotto pressione prima dell’attacco russo. A questo si sommerà una logistica completamente da riorganizzare».














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