L’ecosistema digitale di Sap che piace a manifattura, sanità e..

di Stefania Chines ♦︎ Secondo uno studio della multinazionale e di Oxford Economics, solo il 25% delle aziende ha creato un’organizzazione interconnessa. Eppure l’approccio olistico paga: il 47% delle realtà che ha processi di business integrati ha ridotto i costi di gestione, e il 53% ha migliorato la capacità di prendere decisioni informate. L’esempio di Artsana

Quale approccio hanno usato le aziende nel gestire il business durante la pandemia? Uno studio di Oxford Economics e Sap evidenzia come le organizzazioni stiano mettendo in atto un approccio di gestione olistico nella strategia e nella gestione delle attività di tutti i giorni. L’approccio, meglio conosciuto come pensiero sistemico, richiede che ogni parte di un’organizzazione, inclusi i suoi partner e clienti, utilizzi informazioni in tempo reale basate su dati di alta qualità e affidabilità. Dalla ricerca emerge che il pensiero sistemico rappresenta un’area prioritaria per i manager. Un risultato che è stato ottenuto intervistando 3.000 executive aziendali globali di 10 settori – distribuiti uniformemente tra i settore automobilistico, bancario, prodotti di consumo, assicurazioni, manufacturing, oil & gas, servizi professionali, settore pubblico, settore pubblico, vendita al dettaglio e servizi di pubblica utilità –  durante l’inizio della pandemia di coronavirus, tra marzo e maggio 2020.

Molti degli intervistati hanno affermato di stare gestendo processi in ottica end-to-end, facilitando la collaborazione tra funzioni diverse e focalizzandosi sulle condizioni ambientali e l’eccellenza nella governance, ma la maggior parte del campione sta ancora lavorando per creare un’organizzazione realmente interconnessa. All’interno del campione, infatti, il 25% delle organizzazioni ha affermato che la comunicazione, la condivisione dei dati e la gestione dei processi sono completamente integrate, a differenza del 21% che ha affermato che queste funzioni sono in qualche modo o completamente isolate. Entrando nel dettaglio, i modelli digitali elaborati da S/4 Hana consentono di governare un’azienda intera: dalla supply chain alla user experience di clienti e collaboratori, dal controllo delle performance finanziarie alla gestione degli asset. L’approccio introdotto da Sap è olistico. Una modalità rivoluzionaria. Non esistono più silos, divisioni e compartimenti che provano a dialogare tra loro. Tutti i dati, a prescindere dalla fonte che li genera, convergono in modo omogeneo verso il database centrale e diventano immediatamente disponibili per le elaborazioni, che in tempo reale forniscono ai decisori di business strumenti analitici, predittivi e prescrittivi idonei a intervenire su ciascuna area d’interesse o utili ad automatizzare funzioni e processi.







Un approccio integrato paga. Lo studio rivela che le organizzazioni riconoscono di essere in grado di realizzare una serie di vantaggi come risultato dell’integrazione dei processi di diverse funzioni aziendali: il 47% delle organizzazioni, che ha processi di business integrati tra alcune funzioni, cita, come vantaggio, la riduzione dei costi e della spesa; il 38% delle organizzazioni che ha integrato le aree per la gestione dei talenti e del personale cita come vantaggio una maggiore fidelizzazione dei dipendenti; il 53% delle organizzazioni che ha integrato la raccolta dei dati e le attività di analisi cita come vantaggio una migliore capacità di prendere decisioni informate.

 

Dall’esperienza all’innovazione

Giacomo Coppi, responsabile Digital Survay and Manufaturing Italy & Greece di Sap

Oggi la trasformazione digitale consente di ottenere processi più efficienti. E mai come in questi ultimi mesi si è potuto constatare che il digitale permette di ottenere continuità operativa e resilienza in presenza di eventi catastrofici, come la pandemia. L’esperienza conduce all’innovazione, alla realizzazione di ecosistemi intelligenti, ovvero di ecosistemi che si costruiscono nella catena del valore, a monte e a valle, all’interno delle aziende, che sono fatte da persone, dove la tecnologia abilita alla creazione, alla cocreazione e alla collaborazione. Come stanno quindi cambiando le organizzazioni anche grazie, o a causa, del Covid-19, all’accelerazione che ha dato nell’ambito della tecnologia? Se ne è discusso nel corso di un evento dal titolo “Nuovi ecosistemi intelligenti”, organizzato da Sap e Idc, in collaborazione con Intel e Hrc Community, e moderato da Pepe Moder, Founder e Partner di Imaginars.

Secondo Giacomo Coppi, responsabile Digital Survay and Manufaturing Italy & Greece di Sap, qualsiasi evoluzione possano avere le tendenze tecnologiche o l’avanzare dei sistemi digitali, ogni cosa viene indirizzata per consentire all’essere umano di lavorare meglio, di prendere delle decisioni in modo più efficace ed efficiente, in maniera più attenta rispetto all’evoluzione del contesto economico in cui sta lavorando. L’importante è poterlo fare con un obiettivo che punta alla sostenibilità del sistema stesso, alla sicurezza del luogo di lavoro ma anche dell’intero ecosistema in cui si sta vivendo. «L’Artificial Intelligence è una delle tendenze che ha toccato maggiormente, durante il lockdown, il lavoro di tante persone che operano nei contesti aziendali – ci ha detto Coppi -. In base alla mostra esperienza, in Italia, tantissime Pmi sono state agili e hanno saputo sfruttare al meglio le nuove tecnologie».

Il lockdown è stato quindi un banco di prova per le organizzazioni. In condizioni normali (pre-pandemia) l’adozione dello smart working, per esempio, era considerato perlopiù un’evoluzione fisiologica di un cammino di flessibilità organizzativa. Il Covid 19 ha di fatto accelerato il passaggio del lavorare da remoto, ma soprattutto ha enfatizzato il concetto ‘lavorare tanto e lavorare meglio’, dalla quantità alla qualità. Molti Paesi in Europa, per esempio Germania e Finlandia, hanno già ridotto le ore lavorate a favore di una maggiore produttività. La sfida è riuscire a coniugare minori ore lavorate, a parità di retribuzione, con una maggiore produttività.

 

L’essere umano al centro

Dino Pedreschi, professore di informatica all’Università di Pisa

All’interno di questo nuovo scenario, che cosa significa mantenere l’essere umano al centro, nell’ottica di una tecnologia che sempre più velocemente cambia il nostro modo di relazionarci agli altri? Già nel 1950 Alan Turing desiderava trovare una definizione per spiegare l’intelligenza artificiale. Arrivò a sostenere che un sistema è intelligente nella misura in cui è indistinguibile dalla persona umana nel risolvere problemi ritenuti difficili come, per esempio, essere in grado di comprendere e tradurre un testo. «Oggi invece abbiamo bisogno di macchine per pensare e per decidere, l’interazione fra uomo e macchina deve essere perfetta – ha spiegato il prof. Dino Pedreschi, professore di informatica all’Università di Pisa – L’intelligenza artificiale assume quindi una dimensione sociale. Occorre costruire sistemi di intelligenza artificiale ed ecosistemi centrati sulla persona, in modo etico e responsabile. Il digitale deve essere in grado di amplificare le nostre capacità cognitive. Abbiamo bisogno di tecnologia gentile che riesca ad armonizzare gli obiettivi individuali con gli obiettivi collettivi. L’algoritmo non deve essere oracolare ma deve contenere una spiegazione». L’intelligenza artificiale è quindi uno strumento che ci permette di vivere e costruire nuove modalità di interazione sociale, tenendo al centro l’essere umano.

 

Come sta affrontando Sap una logica di innovazione responsabile nel mondo dell’Ict e nel mondo degli analitycs

Enrico Lanfranconi, Sales Manager – Analytics, Platform & Technology, Italy & Greece di Sap

Secondo Sap, sono tre i fattori che interessano tutte le aziende che si stanno indirizzando su un orizzonte di successo: le performance di business, la customer experience e l’eccellenza di prodotto. La sfida diventa quindi integrare sistemi eterogenei e armonizzarli in piattaforme digitali. «Le sfide che ci vengono poste – ci ha detto Enrico Lanfranconi, Sales Manager – Analytics, Platform & Technology, Italy & Greece di Sap – sono riassumibili in tre direttrici: la prima è rappresentata dalla grande aggregazione di una quantità sempre maggiore di dati che si vuole trasformare in informazioni insight e in real time; la seconda dice sì alla  tecnologia, ma richiede anche una rivisitazione del modello organizzativo dei processi; infine, arriviamo alle tecnologie intelligenti: machine learning, robotic process automation, artificial intelligence che possono essere già ‘embeddate’ nei nostri sistemi core oppure selezionabili à la carte per indirizzare progetti speciali».

Le persone al centro delle scelte devono anche essere in grado di indirizzare l’adozione delle tecnologie su aree e su modelli organizzativi corretti con un ritorno industriale socialmente accettabile, attraverso un’innovazione sostenibile. È auspicabile, quindi, un utilizzo etico e responsabile dell’intelligenza artificiale. All’interno di un percorso in continua evoluzione, le aziende sono attente ai cambiamenti ma al contempo esprimono preoccupazione su cosa queste tecnologie possono portare all’interno delle organizzazioni. Occorre quindi fare più cultura per riuscire a fare comprendere il percorso virtuoso.

 

L’esempio della Toscana

La Toscana ha dimensioni medio grandi. Conta infatti 3.700.000 abitanti circa, 43 ospitali pubblici unitamente a partner privati, 3 aziende territoriali e 4 aziende ospedaliere, per una totalità circa di 60.000 operatori sanitari. In uno scenario così ampio, qual è stato l’aiuto della tecnologia durante la pandemia? L’abbiamo chiesto ad Andrea Belardinelli, responsabile Settore Sanità Digitale e Innovazione della Regione Toscana.

Andrea Belardinelli, responsabile Settore Sanità Digitale e Innovazione della Regione Toscana

«Noi sviluppiamo il sistema informativo sociosanitario e sociale di tutta la regione, coordiniamo le iniziative di sviluppo e di innovazione delle varie aziende che fanno parte del sistema sanitario regionale e cerchiamo di offrire servizi sempre più evoluti ai cittadini. Il nostro sistema è di per sé human centric in quanto la nostra mission è quella di curare le persone  Durante la fase più grave della pandemia, l’emergenza principale è stata quella di mettere insieme tutti gli operatori sanitari (medici, infermieri ecc.) e far circolare al meglio l’informazione. L’assistenza domiciliare integrata ha funzionato bene: sono state seguite oltre 56.000 persone a domicilio, utilizzando anche sistemi mobile tradizionali, per un totale di 660.000 tamponi e 350.000 test sierologici. Abbiamo messo su una piattaforma che avevamo già acquistato in precedenza, riuscendo a spedire 5 milioni di ricette con un semplice sms, garantendo così un servizio di inclusività alle persone più fragili».

La Regione Toscana è stata la prima regione a introdurre una piattaforma con un sistema di televisite per un totale di 10.000 televisite, secondo i dati più recenti. In questo contesto, la qualità del dato è fondamentale. Sap ha fornito alla Regione Toscana la piattaforma Sap Hana in cui sono stati integrati sistemi eterogenei, riuscendo a creare un’architettura agile e dinamica in grado di raccogliere tutti i requisiti relativi, per esempio, alla pandemia e della mobility, che all’inizio non erano la priorità e che dovevano essere scalabili. Ssp Hana è un database in-memory ad alte prestazioni che aiuta le aziende ad accelerare il processo decisionale e l’esecuzione di progetti e attività basandosi su dati disponibili in tempo reale. Inoltre supporta tutti i carichi di lavoro con le più ampie analisi avanzate su dati multi-modello, on premise e nel cloud.

 

Sviluppare un ecosistema digitale è molto importante

Secondo una recente ricerca condotta da Idc, la percentuale di Digital Leaders in Italia che considera importante o molto importante lo sviluppo di un ecosistema digitale è del 61%. Esiste anche una correlazione tra sostenibilità e percorsi di innovazione nell’ecosistema: le imprese che sono più sensibili sui temi dello sviluppo di ecosistemi intelligenti sono anche quelle che sono attente ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Ma non è tutto. Gli scenari Covid-19 in Italia hanno accelerato le trasformazioni interne  dell’ecosistema mediante l’introduzione di nuovi modelli di lavoro flessibili e dinamici, ripensando le relazione con l’ecosistema per sviluppare nuovi prodotti e servizi, aumentando l’utilizzo di AI e di nuovi strumenti per monitorare performance real-time e accelerando gli investimenti per l’automazione dei processi di business.

Secondo i dati diffusi da Idc, le aziende italiane riconoscono il valore degli strumenti intelligenti che disegnano la roadmap Automation/AI. Avanzando nella loro adozione, questi assumono via via compiti più complessi. Finora la maggior parte delle aziende italiane (47%) si colloca in uno stadio intermedio che vede insight generati da macchine e algoritmi, e un ruolo decisivo delle persone rispetto alle decisioni. Una percentuale minore (22%) sta sperimentando livelli più avanzati, in cui il ruolo di questi strumenti inizia a essere più consistente in termini di orientamento e raccomandazione nelle decisioni e/o azioni. «Non intendiamo necessariamente delega delle decisioni né di pervasività in tutte le sfere dell’azienda, ma di processi che diventano più automatizzati grazie a una crescente sofisticazione tecnologica e di un ruolo umano che diventa cruciale nella governance – ha specificatoFabio Rizzotto, Avp.Head of Research and Consulting di Idc Itaiia – Il concetto di approccio human-centric viaggia trasversale a tutto, è un principio che mette al centro il fattore umano e quindi accompagna ogni stadio».

 

L’esperienza di Artsana

Artsana Group, meglio conosciuta per i marchi Chicco e Prenatal, è un’azienda italiana globale, che vende su 5 continenti, in Paesi con diversi requirements. «Per essere competitivi occorre essere agili nel time to market ma anche human centric – ci ha detto Roberto Bresciano, direttore industriale di Artsana – Dobbiamo permettere al nostro personale di lavorare agilmente, efficacemente e bene con degli strumenti che semplifichino il lavoro, lo rendano più efficace consentendo di liberare le risorse per quella parte del lavoro che porta valore aggiunto. Si tratta di un’accelerazione che necessita una supply chain agile. In questo periodo, l’e-commerce, per la nostra azienda, è andato a gonfie vele». All’interno di una cosmogonia che vede l’uomo non tanto competere ma cercare una via di collaborazione con le macchine, il ruolo delle persone resta molto importante: occorre quindi cavalcare l’onda senza esserne travolti.














Articolo precedenteTra remanufacturing e intelligenza artificiale… tutti i progetti di Afil
Articolo successivoAeroporti più sicuri con la piattaforma AeroBoss di Leonardo






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui