Oltre l’idrogeno verde: il progetto di riconversione dell’ex Ilva di Danieli, Saipem e Leonardo

«Energiron, la tecnologia messa a punto in collaborazione con Tenova, permette di separare la CO2 dai gas di processo durante l’esercizio dell’impianto e di immagazzinarla, per poi utilizzarla per altre applicazioni», spiega Alessandro Martinis

Alessandro Martinis, executive Vice president di Danieli

L’idrogeno verde non è l’unica strada da seguire per la decarbonizzazione. Secondo Carlo Mapelli, professore ordinario del Politecnico di Milano, «Può essere un’ottima fonte di accumulo dell’energia, ma non credo sarà la svolta. Non è poi così verde in termini di consumo di energia elettrica, di acque e di suolo e non è competitivo dal punto di vista dei costi».

Ed è proprio sulla combinazione idrogeno-captazione della CO2 che si basa il progetto di riconversione sostenibile dell’ex Ilva di Taranto elaborato da Danieli, Leonardo e Saipem. «Per l’ex Ilva abbiamo avanzato una proposta che prevede la sostituzione degli altiforni con tre impianti di riduzione diretta e tre forni elettrici», spiega Alessandro Martinis, executive vice president di Danieli & C. Officine Meccaniche. «Produrre acciaio da altoforno determina il rilascio di 2 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di prodotto, che potrebbero essere ridotte a 7-800 chili con il forno elettrico e, in prospettiva, portate a livelli minimali con l’utilizzo di gas e idrogeno. Energiron, la tecnologia messa a punto da Danieli in collaborazione con Tenova e basata sulla riduzione diretta del minerale di ferro utilizzando gas naturale, anche arricchito con idrogeno permette di separare la CO2 dai gas di processo durante l’esercizio dell’impianto e di immagazzinarla, per poi utilizzarla per altre applicazioni».







«L’obiettivo è fornire ai clienti soluzioni chiavi in mano, integrando tecnologie che permettano di ridurre le emissioni anche utilizzando una miscela di gas e idrogeno, sull’utilizzo del quale SAIPEM ha grande esperienza che potremo mettere a frutto, per la riduzione del minerale di ferro e puntando a sistemi di cattura della CO2» ha detto Giovanna Villari, sustainable technologies business development manager di Saipem. «Ogni impianto ha le sue peculiarità e nel confrontarsi con esse si devono tener presente la sua integrazione con il territorio, gli effetti e le ricadute che può avere sulla salute delle persone».

Se la strategia europea per l’idrogeno, contenuta nel Green Deal dell’Ue, sarà rispettata nelle sue fasi, «ci saranno investimenti tra i 50 ed i 200 miliardi di euro e, al 2025, l’industria dell’idrogeno genererà un giro d’affari di 820 miliardi di euro e avrà creato circa 5,4 milioni di posti di lavoro nell’Unione. Inoltre, il 24% della domanda di energia dell’Ue sarà soddisfatta dall’idrogeno, con un abbattimento di emissioni per oltre 560 milioni di tonnellate annue» ha spiegato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb.

In questo contesto, l’industria siderurgica giocherà un ruolo chiave, essendo responsabile a livello mondiale di circa il 7-9% del totale delle emissioni dirette da combustibili fossili, secondo la World Steel Association, e avendo la decarbonizzazione tra i suoi obiettivi primari.














Articolo precedenteComer Industries: 396,2 milioni di fatturato nel 2021. -2,1% rispetto all’anno precedente
Articolo successivoAlessandro Spada sarà presidente di Assolombarda per i prossimi 4 anni






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui