Viaggio tra le rettificatrici di Rosa Ermando, tra IIoT e cloud

di Marco de' Francesco ♦︎ Le macchine utensili della Pmi milanese, dotate di mola a grana fine, sono utilizzate per la finitura di pezzi metallici con notevole precisione dimensionale e geometrica. Per la manutenzione predittiva, l’azienda ha scelto la piattaforma MindSphere di Siemens. Che consente anche la simulazione tramite digital twin. Così il produttore taglia i tempi di taratura

Come può un piccolo e medio produttore italiano di rettificatrici ritagliarsi una fetta un po’ più grande del mercato globale? Le macchine utensili di cui parliamo sono quelle che, dotate di mola a grana fine, servono per la finitura di pezzi metallici con notevole precisione dimensionale e geometrica. Il lavello, la porta del frigo, il piano della lavatrice, sono lavorati da queste strumentazioni. Quanto al mercato mondiale, questo è molto interessante – vale quasi 5 miliardi di dollari e ne varrà quasi 7 fra sei anni – ma dominato dalle grandi multinazionali di settore: Amada Machine Tools, Makino, United Grinding North America, ad esempio. Ed è aggredito dal basso dalla concorrenza asiatica, che pratica prezzi anche venti volte inferiori a quelli medi.

Dunque, quale strada intraprendere? Per la Rosa Ermando di Rescaldina, alle porte di Milano, Pmi familiare storica di comparto, le soluzioni sono due e vanno combinate. Anzitutto, l’applicazione delle nuove tecnologie al prodotto. L’idea dell’azienda è quella di monitorare le macchine da remoto, anche in vista della manutenzione predittiva. Lo strumento giusto, secondo l’impresa, è MindSphere, piattaforma di IIoT (industrial internet of things) basata su cloud sviluppata dalla multinazionale tedesca Siemens. Poi, si tratta di acquisire aziende interessanti in Paesi strategici, o di stringere joint Venture. Rosa Ermando guarda alla Germania e alla Russia.







Ne abbiamo parlato con il presidente di Rosa Ermando Riccardo Rosa, nonché consigliere di Ucimu-Sistemi per produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot automazione e prodotti ausiliari.

 

Rettificatrici per il Bianco e non solo

Una rettificatrice è una macchina utensile di norma utilizzata per la finitura di pezzi metallici con notevole precisione dimensionale e geometrica; è capace di lavorare anche su materiali molto duri come gli acciai temprati

Sarà pronta per la fine dell’anno in corso. È una macchina del valore di due milioni di euro, destinata a compiere un lavoro molto particolare: la finitura delle superfici ottiche di un telescopio con un diametro superiore a 2,5 metri. Il committente è l’Istituto russo di ricerca scientifica “Burevestnik”; la destinazione dell’apparecchiatura è la città di Čeljabinsk, situata sulle pendici orientali degli Urali. Un importante centro industriale, un tempo noto per la produzione dei carri armati T-34 (era soprannominata Tankograd, la città dei tank) e dei lanciarazzi Katjuša e poi finito all’attenzione della cronaca a livello globale nel 2013, quando un meteorite si è schiantato al suolo, causando migliaia di feriti e danneggiando scuole, ospedali e abitazioni. Lavorare lenti e specchi di dimensioni così grandi è difficilissimo. Le superfici devono risultare perfette. Non ci possono essere errori, neppure di centesimi di millimetro. La macchina agisce su ottiche realizzate in ceramiche speciali, con un coefficiente di dilatazione bassissimo, decine di volte inferiore rispetto a quello del vetro industriale. Ma come avviene il lavoro? La macchina dispone di una mola che integra diamanti sintetici, in grado di levigare i materiali più robusti; è fissata su un portale a doppio montante, per garantire la massima stabilità. È previsto un protocollo di collaudo particolarmente impegnativo. Ma che apparecchiatura è, esattamente? È una rettificatrice, una macchina utensile di norma utilizzata per la finitura di pezzi metallici con notevole precisione dimensionale e geometrica; è capace di lavorare anche su materiali molto duri come gli acciai temprati. Questo grazie ad un utensile a grana fine, la già citata mola, che elimina tutti i residui e i materiali in eccesso portando qualsiasi componente nello stato di forma ottimale di progetto.

Chi ha bisogno di una rettificatrice? Chi “stampa” il Bianco, e quindi il lavello, la porta del frigo, il piano della lavatrice. Tra i clienti di Rosa Ermando, Candy, Electrolux ed altre grandi aziende di comparto

Di rettificatrici ce ne sono di vario genere: a tavola rotante, a testa orizzontale, a testa verticale, a seconda della disposizione del piano di lavoro. Rosa Ermando, oltre a queste, produce anche centri di rettifica con motori lineari (che sono caratterizzati dal fatto che il rotore e lo statore invece di essere circolari sono “srotolati”). Ma chi ha bisogno di una rettificatrice? «Anzitutto chi “stampa” il Bianco – afferma Riccardo Rosa – e quindi il lavello, la porta del frigo, il piano della lavatrice. Tra i nostri clienti, Candy, Electrolux ed altre grandi aziende di comparto». Ma non solo. «Per esempio, stiamo sviluppando un grande impianto di rettifica per Prima Industrie, che si occupa di sistemi laser per applicazioni industriali, di strumentazioni per la lavorazione della lamiera e altro». La macchina per l’azienda torinese sarà particolarmente completa e avanzata. «Disporrà di cambio mola e utensili in automatico, palletizzatore di carico e scarico e altro».

Rosa Ermando non è un produttore in senso tecnico. «Siamo applicazionisti» – precisa Riccardo Rosa. Ciò significa che l’azienda progetta la macchina, e la realizza assemblando componenti e tecnologie di mercato. «È parte della nostra strategia, per essere più competitivi: in questo modo, infatti, siamo in grado di reperire controllori numerici, azionamenti e altri strumenti tra i più avanzati in circolazione. Ad esempio, abbiamo introdotto motori lineari a levitazione magnetica, che consentono di lavorare senza attrito, con più flessibilità e velocità. Molti elementi sono tedeschi e giapponesi». Attualmente, Rosa Ermando ha un fatturato di 18 milioni di euro e 51 dipendenti. Ha sede a Rescaldina, alle porte di Milano. È parte del Gruppo Rosa, che contempla anche Rosa Sistemi, azienda di Legnano (Milano) che realizza guide lineari di precisione, ha revenue per 16,5 milioni e occupa 45 persone; la Favretto di Brandizzo (Torino), specializzata nella progettazione e nella fabbricazione di macchine rettificatrici per piani, profili e a tavola rotante e che ha un fatturato di due milioni; e Rosa Service, che si occupa di retrofit e che ha fatto registrare revenue per un milione. Il gruppo ha anche uno stabilimento produttivo in Romania, e uffici di rappresentanza in Canada e in Brasile. Rosa Ermando ha una quota export sul fatturato pari al 40%; «ma negli anni bui del mercato italiano si era sfiorata la soglia dell’80%. È stato il Piano Calenda a rimettere in modo il comparto nel Belpaese».

 

L’azienda e la famiglia Rosa

Il presidente di Rosa Ermando Riccardo Rosa

La famiglia Rosa è attiva nella manifattura da oltre un secolo. Iniziò tutto nel 1890, con una officina al servizio dell’industria meccanica e degli stampisti. Già nella prima decade del Novecento, l’opificio si era fatto un nome. «In particolare, si realizzavano trapani industriali a Cologno Monzese (Milano), in un capannone rosso accanto al luogo dove oggi c’è Canale 5». Pare che inizialmente il padre dell’attuale presidente, Ermando, non andasse particolarmente d’accordo con il resto della famiglia. «Aveva idee avanguardiste per i tempi, e quindi fu accompagnato alla porta da tutti, nonni, zii e genitori compresi. Gli dissero che doveva arrangiarsi. E così fece». Ermando si mise a fare il rivenditore di elettroutensili tedeschi. Poi si fermò dalle parti di Rescaldina, «zona dove erano attivi molti costruttori di macchine da lavoro, che avevano bisogno dei suoi articoli». L’azienda Rosa Ermando nasce ufficialmente nel 1964, con l’acquisto, da parte di Ermando, dell’attività iniziata dal suocero. La moglie di Ermando si occupava della gestione amministrativa. Poi, nel 1978, «mio padre si accorse che i competitor, i locali produttori di rettificatrici, già disponevano di uno showroom, dove mostravano le applicazioni delle loro macchine. Quindi comprò un capannone, e ne fece una specie di fiera permanente». L’ultima intuizione di Ermando di quella di utilizzare le macchine presenti in Rosa Ermando per realizzare un prodotto: le guide lineari. Nasce così la citata Rosa Sistemi, che è guidata dal fratello di Riccardo, Fabrizio.

 

Il futuro delle rettificatrici Rosa Ermando è con MindSphere       

«L’idea è quella di monitorare da remoto le macchine». MindSphere è la piattaforma di IIoT (industrial internet of things) che la multinazionale tedesca Siemens ha sviluppato per aiutare le aziende a cogliere appieno i frutti della digitalizzazione dei processi manifatturieri. È basata sul Cloud. MindSphere memorizza informazioni operative e le rende accessibili tramite app digitali (dette “MindApps”) che consentono a clienti industriali di prendere decisioni basate su precise indicazioni. Tra i servizi di Mindphere, MindSphere Analytics Services, che fornisce analisi avanzate relative agli indicatori di performance, alle anomalie, alla predizione dei trend di funzionamento; Manage Mymachines, grazie al quale le macchine utensili di qualsiasi azienda manifatturiera, a prescindere dalle dimensioni, possono essere monitorate da remoto, da ogni parte del mondo; e altri. Per saperne di più, si consulti questo articolo di Industria Italiana. «Crediamo che sia lo strumento adatto per noi» – afferma il presidente. Quanto invece alla progettazione delle macchine, «in Rosa Ermando si farà ricorso alla simulazione 3d». Il digital twin è un simulatore, è una replica digitale di entità fisiche, l’alter ego di dispositivi, infrastrutture, sistemi, prodotti e processi industriali. Grazie alla raccolta e all’elaborazione di dati, la copia virtuale che ne deriva è una rappresentazione tridimensionale dell’oggetto in tutte le sue caratteristiche funzionali, dall’elettronica alla meccanica, dalla fluidica alla geometria. «Per noi, è soprattutto in sistema che consentirà di tagliare drasticamente i tempi di taratura». Quanto infine ai materiali, secondo Riccardo Rosa i componenti meccanici del prossimo futuro saranno in speciali compositi o in cementi polimerici.

L’ecosistema Siemens MindSphere, la piattaforma di IIoT basata su cloud che la multinazionale tedesca ha sviluppato per aiutare le aziende a cogliere appieno i frutti della digitalizzazione dei processi manifatturieri

La trasformazione digitale in Rosa Ermando

Una delle acquisizioni più importanti della trasformazione digitale in Rosa Ermando è stata il Mes, (manufacturing execution systems), il software che serve a gestire il processo produttivo aziendale. È perciò quello strumento che realizza il collegamento diretto ai macchinari, e che pertanto consente l’allineamento della produzione. In pratica, grazie al Mes, si controlla la “fabbrica”. Parallelamente le linee sono state interconnesse ed ora comunicano tra di loro. Gli operatori sono stati muniti di tablet, per consentire loro dio disporre di migliori informazioni in fase di montaggio delle macchine.

 

Strategia di espansione all’estero di Rosa Ermando

L’interno della fabbrica Rosa Ermando di Rescaldina, alle porte di Milano

Non è semplice aumentare la propria quota nel mercato delle rettificatrici. Secondo Culturale Channel questo vale, a livello globale, 4,72 miliardi di dollari, ed è destinato a crescere nei prossimi anni: salirà a 6,73 miliardi nel 2026, con un tasso annuo di incremento composto del 4,6%. Ma è dominato dalle big corporation di comparto: Amada Machine Tools, United Grinding North America, Anca, Mitsubishi Heavy Industries, Jtekt Toyoda Americas Corporation, Junker Group, Dmg Mori, Falcon Machine Tools, DanobatGroup e Makino. E neppure si può puntare sull’abbassamento dei prezzi. Una macchina di Rosa Ermando costa in genere tra i 700mila e i 2,5 milioni di euro. Eppure non si tratta di pezzi unici, ma di strumentazioni il cui valore dipende per il 30% dalla personalizzazione del software e della componentistica (quarto o quinto asse, divisore e tanto altro). La struttura di base è uguale, nel contesto dello stesso modello. In Italia, poi, Rosa Ermando ha il 75% del mercato, con un installato di oltre 7mila unità. Una macchina taiwanese, invece, costa circa 30mila euro. Dunque, un’azienda come quella lombarda può consolidare la propria posizione e avanzare nei mercati solo grazie a due armi: la digitalizzazione del prodotto – strada già intrapresa, come abbiamo visto – e l’acquisto dei competitor all’estero. «Il mercato più importante è quello tedesco – chiosa Rosa -: per questo stiamo trattando la compera di una azienda locale». Un altro mondo molto promettente è quello russo. «Lì siamo intenzionati a stringere una joint-venture con un’industria: l’idea è quella di iniziare il prodotto qui, e di rifinirlo lì.  Penso che questa iniziativa ci darà grandi soddisfazioni, perché in Russia c’è molto spazio per noi».














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