Confindustria, Cgil, Cisl e Uil: documento congiunto per il rilancio del Mezzogiorno

I sindacati e la Confederazione generale dell'industria italiana hanno stilato una serie di proposte da consegnare al Governo per migliorare la condizione del Sud Italia. Cinque gli ambiti di intervento: rafforzo infrastrutture pubbliche, occupazione, istruzione, imprese, Pa

Il segretario generale della CGIL Maurizio Landini. By Ivan Crivellaro

Il rilancio economico e sociale del Mezzogiorno come condizione indispensabile per riportare l’Italia su uno stabile sentiero di crescita. Investire nelle imprese per creare lavoro nel Sud, e migliorare nel contempo le infrastrutture e l’efficienza della Pubblica amministrazione.

È questo l’obiettivo del documento congiunto da trasmettere al Governo sulle priorità per il rilancio del Mezzogiorno, sottoscritto dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan e il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo.







In particolare, i firmatari del documento ritengono che l’attuale fase economica necessiti di uno sforzo ulteriore di promozione di investimenti, pubblici e privati, orientati all’innovazione e alla sostenibilità, al potenziamento delle infrastrutture, alla competitività, all’inclusione sociale e al miglioramento dei servizi pubblici per imprese e cittadini. Infatti, è solo lo sviluppo economico e sociale, congiunto alla creazione di opportunità di lavoro di qualità, che permetterà di superare i divari e contrastare la povertà.

Le azioni richieste da Confindustria e dai sindacati, devono innanzitutto determinare le condizioni per lo sviluppo economico, occupazionale e sociale dei territori, moltiplicando numero e risultati delle imprese ad alto contenuto di innovazione, di investimenti e di conoscenza, che possano costituire un crescente bacino di richiesta ed assorbimento di nuovo lavoro qualificato. In questo modo ci sarà un miglioramento della qualità della vita dei cittadini meridionali.

Cinque gli ambiti di intervento per raggiungere questi obiettivi, in primis il rilancio degli investimenti pubblici, per rafforzare la dotazione e la qualità delle infrastrutture meridionali, a partire da quelle di trasporto, logistica e mobilità e per la tutela dell’ambiente e l’assetto del territorio, e per il miglioramento dei servizi alle imprese (rifiuti, energia, banda larga…) e ai cittadini (innanzitutto salute e istruzione).

Ma sarà anche necessario incrementare le opportunità di lavoro generate da uno sviluppo sostenibile e dal rafforzamento dei servizi pubblici, soprattutto a beneficio di giovani e donne, anche per contrastarne l’abbandono dei territori. Ciò attraverso investimenti pubblici e privati per la creazione di nuovo lavoro, a partire dalla Green Economy, il miglioramento degli strumenti di incentivo all’occupazione stabile che devono essere orientati prioritariamente al tempo pieno, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro e lo sviluppo delle competenze dei lavoratori. Parimenti si dovrà favorire una positiva soluzione dei processi di crisi industriale aperti presso il Mise.

Fondamentale l’innovazione, l’irrobustimento, la sostenibilità, l’apertura internazionale e la crescita dimensionale delle imprese, anche attraverso strumenti come il Credito d’imposta per gli investimenti e la garanzia pubblica, e il potenziamento della relazione tra università ed impresa, per favorire trasferimento tecnologico e digitalizzazione dei processi produttivi.

Focus anche sulla formazione, con il rafforzamento del sistema di istruzione nel Mezzogiorno, attraverso un piano che fissi obiettivi di miglioramento a medio termine di innalzamento delle competenze, di riduzione dell’abbandono, di rafforzamento dell’istruzione tecnica e universitaria, di ampliamento dei servizi educativi dell’infanzia e del tempo pieno.

In ultimo, sarà indispensabile rafforzare la Pubblica Amministrazione per gestire e attuare efficaci politiche di sviluppo (a cominciare dalla politica di coesione) e garantire i livelli essenziali delle prestazioni nei servizi: tale obiettivo dovrà essere perseguito tramite la formazione ed il potenziamento degli organici con un piano di assunzioni stabili e attraverso specifici piani di rafforzamento amministrativo e organizzativo (finanziati con risorse per la coesione), finalizzati a migliorare l’organizzazione delle amministrazioni coinvolte.

La fonte finanziaria per sostenere questo piano d’azione è individuata dai firmatari del documento congiunto in un incremento della spesa ordinaria e nella accelerazione della spesa aggiuntiva (nazionale e comunitaria). A tal fine, «ritengono utile l’attuazione effettiva della “clausola del 34%” e la sua estensione al complesso del settore pubblico allargato – si legge nella nota rilasciata da Confindustria – un migliore coordinamento della programmazione e dell’attuazione degli interventi finanziati con risorse per la coesione, e la loro eventuale riprogrammazione, ove necessaria. Richiamano l’opportunità dello scorporo della spesa per investimenti dal Patto di Stabilità europeo e la necessità di una adeguata disponibilità di cassa per i relativi capitoli di spesa (fondo di sviluppo e coesione e cofinanziamento nazionale) nella prossima Legge di bilancio».

Infine, Vincenzo Boccia, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo propongono l’istituzione di una Cabina di Regia tra Governo e Regioni, aperta al confronto con gli enti da loro guidati, avente il compito di accompagnare, a livello nazionale, sovra-regionale e regionale, la corretta attuazione della strategia.














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