Report Hpe: l’incapacità di valorizzare i dati impatta sulle vendite (-30%)

Il livello medio di data maturity delle organizzazioni è di 2,6 su una scala di 5, con solo il 3% di queste che raggiunge il livello di maturità più elevato

Claudio Bassoli, vicepresidente Hpe Italia

Hewlett Packard Enterprise ha realizzato un nuovo sondaggio globale che mostra come la mancanza di data maturity ostacoli sia il settore privato sia quello pubblico nel raggiungimento di obiettivi chiave come l’aumento delle vendite o il progresso nella sostenibilità ambientale. L’indagine, condotta da YouGov per conto di Hpe su oltre 8.600 decision maker di tutti i settori privati e pubblici in 19 paesi, rivela che il livello medio di data maturity delle organizzazioni, ovvero la loro capacità di creare valore dai dati, è di 2,6 su una scala di 5, con solo il 3% di queste che raggiunge il livello di maturità più elevato. In tale contesto, il dato relativo all’Italia riflette quello mondiale.

«Esiste un ampio consenso sul fatto che i dati abbiano un enorme potenziale per far progredire il modo in cui viviamo e lavoriamo. Tuttavia, liberare questo potenziale richiede un cambiamento nelle strategie di trasformazione digitale delle organizzazioni», ha dichiarato Claudio Bassoli, presidente e ceo di Hewlett Packard Enterprise Italia. «È dunque necessario che mettano i dati al centro dei loro percorsi di trasformazione per colmare le lacune attuali, rafforzare la loro autonomia e consentire la collaborazione tra ecosistemi di dati».







Il sondaggio si basa su un modello di maturità sviluppato da Hpe, che valuta la capacità di un’organizzazione di creare valore dai dati sulla base di criteri strategici, organizzativi e tecnologici. Il livello di maturità più basso (1) è chiamato “data anarchy”: a questo livello, i pool di dati sono isolati l’uno dall’altro e non vengono analizzati sistematicamente per generare insight o risultati. Il livello più alto (5) è chiamato “data economics”: a questo livello, un’organizzazione sfrutta strategicamente i dati per ottenere risultati, sulla base di un accesso unificato a fonti interne ed esterne che vengono analizzate con sistemi di analytics avanzati e di intelligenza artificiale.

I risultati del sondaggio rivelano che il 14% delle organizzazioni si trova al livello di maturità 1 (data anarchy), il 29% al livello 2 (data reporting), il 37% al livello 3 (data insights), il 17% al livello 4 (data centricity) e solo il 3% è al livello 5 (data economics). In Italia si registrano dati simili: data anarchy 13%, data reporting 31%, data insights 34%, data centricity 17%, data economy 4%. La mancanza di capacità di gestione e valorizzazione dei dati, a sua volta, limita la capacità delle organizzazioni di raggiungere obiettivi chiave come l’aumento delle vendite (30%), l’innovazione (28%), il miglioramento della customer experience (24%), il miglioramento della sostenibilità ambientale (21%) e l’aumento dell’efficienza interna (21%). Per quanto riguarda l’Italia sono stati rilevati i seguenti dati: aumento delle vendite 34%, innovazione 32%, miglioramento della customer experience 23%, il miglioramento della sostenibilità ambientale 17%, l’aumento dell’efficienza interna 20%.














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