Report Bcg: ecco le global challenger, le società pioniere del green

Si tratta di 50 grandi aziende di 10 mercati emergenti a forte crescita che hanno il potenziale per rimodellare i loro settori trainandoli verso lo sviluppo sostenibile

Il nuovo report “The Sustainability Imperative in Emerging Markets” di Bcg individua i global challenger

Il focus sulla sostenibilità è ormai un imperativo anche in aree geografiche dove, oltre all’aspetto climatico, è a rischio anche il Pil. Se le politiche climatiche rimarranno invariate, infatti, secondo S&P Global Ratings fino al 6% del Pil pro capite in Africa e Medio Oriente sarà a rischio entro il 2050, così come fino al 7% in Asia centrale e al 15% in Asia meridionale e centinaia di grandi aziende dei mercati emergenti, come Alibaba, Tencent, Infosys e Sasol, hanno già formulato la propria strategia green per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni condivisi a livello globale. Nel nuovo report “The Sustainability Imperative in Emerging Markets”, Bcg individua i global challenger: le 50 grandi aziende di 10 mercati emergenti a forte crescita – Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica e Turchia, che hanno il potenziale per rimodellare i loro settori trainandoli verso lo sviluppo sostenibile. Le aziende individuate come “pioniere del clima”, sono geograficamente diversificate e rappresentative di un’ampia varietà di settori industriali, dalle infrastrutture all’automotive, dal retail all’energia.

Non potendo applicare i medesimi criteri Esg a paesi in stadi diversi di sviluppo economico, Bcg ha definito il ranking considerando le metriche di business e aggiungendo anche i punteggi delle aziende negli indici Refinitiv, Msci, Csrhub e Cdp per la sostenibilità ambientale. Dai risultati emerge come alcune grandi aziende dei mercati emergenti conseguano KPI positivi sia finanziari che ambientali. Le pioniere hanno superano alcune società dell’indice S&P per crescita dei ricavi generando inoltre rendimenti totali per gli azionisti e per gli investitori che, cumulativamente, sono stati quasi il 35% in più rispetto all’indice S&P 500 e il 105% in più rispetto all’indice Msci Emerging Markets dal 2017 al 2022. Risultati che dimostrano che si può essere all’avanguardia nella decarbonizzazione senza sacrificare crescita e redditività, dando inoltre una buona speranza alle aziende operanti nelle economie in via di sviluppo, realmente capaci di recuperare tenere il passo con le aziende di paesi sviluppati.







«Essere all’avanguardia nella sostenibilità, può aprire le porte a nuove opportunità di crescita: come evidenzia lo studio, vi è una forte correlazione tra i punteggi Esg delle aziende dei mercati emergenti e le principali metriche finanziarie di valutazione», spiega Ferrante Benvenuti, partner di Bcg. «Molte aziende si troveranno inevitabilmente in una posizione competitiva più forte, dato che i principali partner commerciali impongono condizioni severe sul contenuto dei beni e dei servizi importati e sulle modalità di produzione. Con l’entrata in vigore della carbon border tax dell’Ue, ad esempio, i produttori di industrie ad alta intensità di carbonio (come acciaio, chimica, cemento) godranno di un grande vantaggio in termini di costi a fronte di una particolare e tempestiva capacità di riduzione delle impronte di Co2 e allo sviluppo di sistemi di documentazione delle emissioni lungo tutta la catena di fornitura».

La correlazione tra punteggi Esg e performance finanziarie diventa ancora più rilevante se si considera l’ultimo rapporto sul clima dell’Ipcc, secondo cui l’adozione di tecnologie a basse emissioni è estremamente in ritardo nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo a causa di condizioni abilitanti più deboli (tra cui finanziamenti, sviluppo e trasferimento di tecnologie) e capacità limitate. Inoltre, in molti paesi con capacità istituzionali limitate, la diffusione di tecnologie a basse emissioni può rappresentare un rischio, come l’occupazione a basso valore aggiunto e la dipendenza da conoscenze e fornitori stranieri.

«Portare le geografie emergenti su un percorso di sviluppo che possa direttamente utilizzare tecnologie low carbon, rafforzando le condizioni abilitanti (partenariati, supporto alla creazione della normativa locale, investimenti mirati e sinergici con le operations in Ue, Usa e Cina), può portare ai benefici del processo di sviluppo. Un circolo virtuoso che le economie sviluppate hanno il dovere di favorire come parte degli obiettivi per la sostenibilità globale». Aggiunge Benvenuti.

Un elemento cruciale per accedere a nuove fonti di finanziamento è l’adozione di un bilancio di sostenibilità solido e trasparente: gli asset gestiti da fondi comuni di investimento e fondi negoziati in borsa focalizzati sull’Esg e rivolti ai mercati emergenti, sono aumentati di circa l’80% dal 2018 al 2021. Inoltre, secondo i dati Refinitiv, le società dei mercati emergenti nel quintile più alto dei punteggi Esg hanno fatto registrare rendimenti totali per gli azionisti superiori in media del 2,2% rispetto a quelle del quintile inferiore dal 2016 al 2020. I migliori performer Esg sono in grado di ottenere condizioni di finanziamento più favorevoli: il volume dei prestiti legati a obiettivi Esg nei mercati emergenti è aumentato di quasi il 60% dal 2017 al 2021. È necessario riconoscere l’impatto immediato delle iniziative Esg sui profitti, collaborare con i responsabili politici locali e creare un ecosistema positivo con tutti gli stakeholder. Così come, accelerare in termini di innovazione tecnologica e formare tutta l’organizzazione, dai leader ai dipendenti, mostrando continuità verso gli impegni di sostenibilità.














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