Il segreto industriale di Reno De Medici

di Laura Magna ♦︎ Grazie a stabilimenti intercambiabili e interconnessi la cartiera ha migliorato i conti nonostante il Covid. Gli impianti vengono coinvolti senza più distinzioni geografiche: l’ordine viene preso in carico da chi ha maggiore disponibilità. La parola all’ad Michele Bianchi

Reno De Medici, primo produttore italiano e secondo in Europa nel settore del cartoncino riciclato da imballaggio

Nove stabilimenti in Europa (sette di produzione e due di taglio e lavorazione) che funzionano come uno solo. È grazie a questo modello di business innovativo, avviato tre anni fa, che Reno De Medici, primo produttore italiano e secondo in Europa nel settore del cartoncino riciclato da imballaggio, è riuscito a registrare numeri da record nel semestre del Covid. Di questo e dei futuri piani di sviluppo – che non subiscono rallentamenti, ma anzi procedono spediti anche sul fronte dell’M&A – abbiamo parlato con l’amministratore delegato Michele Bianchi, alla guida di un’azienda con 1.766 dipendenti che nel 2019 ha fatturato 702 milioni di euro e prodotto 1.182mila tonnellate di cartone destinate alla vendita in 70 Paesi nel mondo. Rdm Group (questa la denominazione precisa dopo la riorganizzazione) è l’unica cartiera italiana quotata in Borsa, con 3 stabilimenti in Italia, 2 in Francia, 1 in Germania e 1 in Spagna.

«I numeri del semestre dimostrano che la nostra strategia di lungo periodo funziona anche di fronte a crisi impreviste. Le priorità rimangono le stesse: continuare il processo di integrazione all’interno del Gruppo e investire su nuove opportunità a livello europeo. La crescita per acquisizioni è uno dei punti principali della strategia del Gruppo, questo anche grazie  a un solido stato patrimoniale e a un basso debito che ci dà spazio per continuare con il consolidamento. Nelle ultime tre acquisizioni, da giugno 2016 a giugno 2018, abbiamo investito 77 milioni in M&A per acquisire due cartiere, La Rochette (che è specializzata nella lavorazione della fibra vergine) e Barcelona Cartonboard. L’ultima è invece Pac Service, una società italiana di taglio e lavorazione del cartoncino: con queste operazioni abbiamo arricchito la nostra offerta sia per quanto riguarda la produzione che il servizio al cliente», dice Bianchi.







 

Il mercato del packaging

Rdm Group fa parte di un settore, quello degli imballaggi in cartone, che in Europa vale «Nella nostra industria ci sono due leader e poi diversi player a conduzione familiare. Succede invece il contrario fra i converter, che rappresentano i nostri clienti. Tale settore vede i primi dieci coprire il 30% del mercato, il resto risulta estremamente parcellizzato. Ed è per questo che riteniamo importante essere glocal, avere una visione integrata ma anche localizzata, rispondere a esigenze locali con un approccio globale», dice Bianchi.

 

I numeri

Reno De Medici, primo produttore italiano e secondo in Europa nel settore del cartoncino riciclato da imballaggio

Le acquisizioni sono alla base del modello di “One Company” che oggi rappresenta il maggior punto di forza di Rdm Group. Ma prima di approfondire i dettagli di questa riorganizzazione vale la pena dare uno sguardo ai numeri, che sono in effetti molto esplicativi: «L’Ebitda margin che conquista il livello del 13,8%, con un progresso di 3,1 punti percentuali rispetto al dato del primo semestre 2019, è frutto della nostra capacità di rispondere in modo adeguato alle esigenze dei clienti, anche in situazioni del tutto nuove e imprevedibili». I ricavi netti consolidati sono scesi del 2,7% a 352,3 milioni di euro, rispetto ai 362,2 milioni di euro al 30 giugno 2019 – una conseguenza della diminuzione dei prezzi di vendita – ma tutti gli indicatori della marginalità sono esplosi: l’utile netto ha segnato un aumento del 49,6% (a 24,9 milioni di euro), il margine operativo lordo consolidato (ebitda) si è attestato a 48,5 milioni di euro, in crescita del 24,5% rispetto ai 38,9 milioni di euro al 30 giugno 2019 e il risultato operativo consolidato (ebit) a 33 milioni di euro, in aumento del 34,6% rispetto ai 24,5 milioni di euro al 30 giugno 2019.

 

Il modello “One Company”

Rdm Group (questa la denominazione precisa dopo la riorganizzazione) è l’unica cartiera italiana quotata in Borsa, con 3 stabilimenti in Italia, 2 in Francia, 1 in Germania e 1 in Spagna

«Questi numeri sono parte di un trend di lungo periodo: ogni quarter ha registrato risultati migliori dell’anno precedente, con un track record che si è sviluppato per una serie di iniziative che abbiamo messo in moto dal 2018. In particolare, da tre anni abbiamo iniziato a guardare all’azienda e ai suoi sette stabilimenti come un tutt’uno. Ciò vuol dire che se prima i clienti facevano un ordine a uno stabilimento, quello stabilimento si occupava della messa in produzione, della lavorazione e della consegna, oggi invece la domanda viene distribuita in base alla disponibilità geografica su base europea, sfruttando sinergie e opportunità della rete di aziende che controlliamo. Sostanzialmente, quando riceviamo un ordine siamo in grado di decidere, indipendentemente da dove questo arrivi, in quale stabilimento sia più conveniente produrlo: abbiamo fatto in modo che gli stabilimenti potessero essere intercambiabili. Questo ha due vantaggi: da un lato, così possiamo superare le diverse velocità di crescita e dinamiche economiche che caratterizzano ciascun Paese europeo. Ad esempio, se un Paese sta performando bene e uno male, la flessibilità costruita attraverso il prodotto e il piano industriale integrato ci permettono di distribuire meglio carico di macchine e produttività. Dall’altro lato, migliora il servizio al cliente, che diventa più personalizzato e aderente alla domanda specifica».

Una rivoluzione in un settore in cui «il modello “un cliente, uno stabilimento” è abbastanza naturale e i prodotti non sono standard. Le aziende meccaniche hanno di default la capacità di produrre lo stesso prodotto in diversi Paesi nel mondo e stabilimenti: per noi non è così scontato, in quanto il cartoncino che deriva dalla fibra riciclata ha caratteristiche diverse che dipendono da quelle della fibra stessa e delle macchine continue. Abbiamo dovuto compiere un grosso lavoro di studio del cartoncino prodotto in ogni stabilimento per arrivare a cartoncini che siano sovrapponibili come uso ed efficienza. Ogni stabilimento ha una storia e tecnologie diverse: macchinari e impianti complessi che richiedono aggiornamenti e investimenti diversi a seconda del sito in base ai diversi stadi di invecchiamento». Il passo ulteriore sarà l’interconnessione. «Quello che abbiamo fatto è raccogliere tutta la domanda e lavorare sull’allocazione e quindi sulla produzione e il servizio. Allo stesso tempo stiamo investendo sulla digitalizzazione e quest’anno partiamo in Italia con un nuovo sistema informatico Erp che si integra con il sistema produttivo, e in autunno verrà avviato un programma 4.0 che consentirà di ottimizzare la gestione di domanda e offerta, i costi e la profittabilità».

 

L’impatto del Covid

La crescita per acquisizioni è uno dei punti principali della strategia del Gruppo. Nelle ultime tre operazioni sono stati investiti 77 milioni in M&A per acquisire due cartiere, La Rochette e Barcelona Cartonboard, e Pac Service, società di taglio e lavorazione del cartoncino

L’impatto del Covid c’è stato, ma è stato positivo: «Quando la Cina, grande importatore di fibra da Europa e Usa, ha deciso di fermare l’import di tutti i materiali, l’impatto per noi è stato positivo perché è risultato in una più alta disponibilità di materia prima. Durante il lockdown, ci sono stati rallentamenti nelle fasi di raccolta e avvio al riciclo dei materiali fibrosi che hanno portato a un rialzo dei prezzi ma che adesso stanno tornando alla normalità. La Cina continuerà a sviluppare i suoi sistemi di raccolta interni rendendosi sempre più indipendenti sia dall’Europa che dagli Stati Uniti: un bene per noi in quanto il 30% della fibra di cui necessità la Cina lo importa dall’Europa e il 46% dal Nord America e questo aveva spinto i prezzi della materia prima al rialzo». Dal canto suo, Rdm Group «con una struttura multi-asset e multi-country che lavora in modo sempre più integrato, efficiente, e potendo contare su un forte posizionamento di mercato nel Sud Europa, ha potuto avvantaggiarsi appieno della combinazione di una serie di fattori positivi che si è determinata in questo semestre. Sul versante della domanda abbiamo potuto fare leva sull’essenzialità del nostro prodotto, destinato in larga parte al settore alimentare e farmaceutico, mentre prosegue il trend di lungo periodo che porta a privilegiare le soluzioni di packaging più ecosostenibili; sul versante dei costi operativi, d’altra parte, siamo riusciti a trarre beneficio dalla riduzione dei costi e dal continuo miglioramento delle efficienze operative».

 

L’offerta di Rdm Group

Gli impianti vengono coinvolti senza più distinzioni geografiche: l’ordine viene preso in carico da chi ha maggiore disponibilità

Se il cartoncino ricavato da materiale riciclato è il core business di Rdm Group, grande importanza all’interno del portfolio prodotti ha anche la produzione di cartoncino ricavato da fibra vergine. Più in particolare, il primo segmento, che tecnicamente prende il nome di Wlc – White Lined Chipboard, presenta un’incidenza sul fatturato consolidato dell’82%. Il restante 18% è composto dal segmento Fbb – Folding Box Board. «Il cartoncino riciclato viene utilizzato come imballaggio per generi alimentari, come nelle confezioni di gelato, ma diventa packaging anche per elettrodomestici o accessori, ad esempio per le scatole di scarpe. Il materiale vergine viene maggiormente impiegato nelle confezioni che vanno a diretto contatto con gli alimenti e nel settore farmaceutico e cosmetico di più alta gamma. I nostri clienti diretti sono i converter, che effettivamente trasformano il cartoncino in scatole e confezioni: il nostro cartoncino, una volta prodotto, viene arrotolato in apposite bobine per la spedizione diretta o tagliato e confezionato nei formati desiderati dai clienti. I principali mercati di sbocco dei prodotti Rdm Group sono tuttavia nei settori essenziali, il 60% nel food e il 9% nel pharma: cosa che ci ha consentito di continuare a lavorare senza interruzioni nel periodo di lockdown. Nei settori non food e delle applicazioni grafiche si è invece assistito a una contrazione della domanda, che, nel secondo trimestre 2020, ha determinato la necessità di programmare fermate nello stabilimento di Ovaro, la cui produzione è destinata principalmente a tali utilizzi. Il resto ha potuto proseguire con le dovute procedure e dispositivi di sicurezza. Sempre durante il lockdown, il timore di rimanere senza stock ha comportato una spesa maggiore, ma il tutto è stato compensato proprio dalla domanda dei settori food, pharma e prodotti per l’igiene che è aumentata esponenzialmente a marzo e aprile. La nostra industria gira 365 giorni giorno e notte: in realtà non abbiamo prodotto di più, ma abbiamo accumulato domanda più alta che verrà smaltita nel tempo».

Entrambi i segmenti hanno mostrato nel primo semestre del 2020 un trend di crescita. Per quanto riguarda il Wlc i volumi sono cresciuti dell’1,7% rispetto a un anno prima. Il segmento del cartoncino per astucci pieghevoli ottenuto con fibre vergini ha segnato un aumento del 5,3% in termini di volumi a fine giugno 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. I prezzi di approvvigionamento delle fibre e il minore costo dell’energia hanno rappresentato ulteriori fattori di vantaggio e hanno più che compensato la corrispondente diminuzione dei prezzi di vendita. In termini di mercati geografici, l’incidenza delle vendite non è variata rispetto alla situazione al 30 giugno 2019. L’Europa continua a rappresentare il principale mercato di Rdm Group, con un’incidenza che si attesta al 57,9% (203,9 milioni di Euro) rispetto al 58,3% (211 milioni di Euro) al 30 giugno 2019. L’Italia pesa per il 29% (102,1 milioni di Euro) rispetto al 28,5% (103,3 milioni di Euro) al 30 giugno 2019. Le vendite verso il resto del mondo sono rimaste assestate al 13,1% (46,3 milioni di Euro) rispetto al 13,2% (48 milioni di Euro) del 2019.

 

Il processo di lavorazione

Michele Bianchi, ad di Reno De Medici

Il lavoro della cartiera inizia dalla raccolta differenziata. «Acquistiamo materiali di recupero, derivanti dal settore industriale e commerciale e dalla raccolta cittadina. La carta da macero viene portata nei punti di raccolta, viene selezionata e imballata e arriva in cartiera in forma di balla. Nel processo industriale della cartiera, le materie prime sono mescolate all’acqua, così facendo le fibre di cellulosa si disperdono e, attraverso un complesso sistema di epurazione, i corpi estranei, come ferro, sabbia, plastica, metalli, presenti nelle materie prime vengono eliminati. La soluzione di acqua e fibra così ottenuta prosegue nella cosiddetta macchina continua che la distribuisce su un nastro rotante e, rimuovendo progressivamente l’acqua presente nell’impasto, lo trasforma in foglio. La fase finale è quella di stiratura e pressatura che inizia quando il composto è fatto per metà di acqua e per metà di fibra e il processo si conclude con l’asciugatura alla fine della quale la proporzione sarà 90%-10%».

 

La storia e il futuro di Reno De Medici

Se il cartoncino ricavato da materiale riciclato è il core business di Rdm Group, grande importanza all’interno del portfolio prodotti ha anche la produzione di cartoncino ricavato da fibra vergine. Più in particolare, il primo segmento, che tecnicamente prende il nome di Wlc – White Lined Chipboard, presenta un’incidenza sul fatturato consolidato dell’82%. Il restante 18% è composto dal segmento Fbb – Folding Box Board

L’azienda Cartiere del Reno vede la luce nel 1967 a Marzabotto (Bologna) e cresce trasformandosi senza sosta fino al 1985 quando viene acquisito lo stabilimento di Ovaro e nel 1986 la Cartiera Binda de Medici; la società cambia quindi nome in Reno De Medici. Nel 1997 ha luogo la fusione con il gruppo Saffa e nel 1998 quella con Sarrio: «agli albori l’industria produceva il cartoncino per i fiammiferi che facevano a Magenta: i fiammiferi sono poi stati soppiantati dall’accendino, ma il cartoncino è rimasto», racconta Bianchi.

Nel 2008 inizia l’espansione fuori dal territorio italiano con la fusione con La Rochette, branch europea della canadese Cascades. La controllata della canadese sarà acquisita da Reno De Medici nel 2016 dopo un periodo di forte ristrutturazione: e con questa mossa l’azienda entra nel mercato della fibra vergine. Dal 2017 Reno De Medici Group, Cascades La Rochette e Careo (società di distribuzione del gruppo) confluiscono in un’unica società con una sola identità, Rdm Group appunto.

Nel 2018 il Gruppofinalizza l’acquisizione del 100% di Barcelona Cartonboard, settimo produttore di cartoncino patinato a livello europeo, rafforzando ulteriormente la propria leadership nel Sud Europa e in particolar modo nella Penisola Iberica. «Oggi l’industria del cartone sta vivendo una nuova rivoluzione. Con l’emergere delle tematiche della sostenibilità, un prodotto a base di fibre, biodegradabile che può essere riciclato torna in auge. La plastica aveva sostituito il cartone, oggi stiamo tornano indietro. I megatrend che il nostro prodotto è in grado di cavalcare sono tre: sostenibilità, circular economy e digitalizzazione. Si tratta di trend destinati ad ampliarsi, anche a causa del Covid, ma non solo. È chiaro che il boom dell’e-commerce, che richiede la protezione rigida dei beni che vengono acquistati sempre più online, fa esplodere la domanda di imballaggi e ci avvantaggia».














Articolo precedenteOmron: la disinfezione degli ambienti la fanno i robot
Articolo successivoCon l’adesione a Valuable 500 Electrocomponents sostiene la diversità e l’inclusione sul posto di lavoro






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui