Raggi: ecco gli immobili pubblici per far crescere l’industria

Roberto Reggi

di Claudio Barnini e Filippo Astone ♦ Roberto Reggi anticipa le prossime mosse dell’organismo governativo alle prese con un patrimonio immobiliare da 60 miliardi di euro. Che potrebbe andare a Cnr, e ad altri investimenti per la ricerca tecnologica e industriale. Con una proposta di Industria Italiana. 







Valorizzare e riutilizzare il patrimonio pubblico. È un nuovo modo di fare industria che l’Agenzia del Demanio ha da tempo avviato in Italia con una seria di iniziative destinate da un lato a garantire entrate certe allo Stato e dall’altro recuperare alla fruibilità generale edifici, strutture, immobili che altrimenti sarebbero abbandonati a se stessi se non addirittura persi. E parliamo di una cifra importante, se consideriamo che l’Agenzia del Demanio gestisce un patrimonio immobiliare dello Stato per un valore complessivo di circa 60 miliardi di euro. Ebbene, l’85% dei beni gestiti sono immobili utilizzati dalle amministrazioni dello Stato per le loro sedi e funzioni, i cosiddetti gli usi governativi, e sono oggetto di operazioni di razionalizzazione per abbattere sprechi e generare risparmio della spesa pubblica. Il 5% è composto da demanio storico artistico il 6% da patrimonio indisponibile e il restante 4% di patrimonio disponibile che può quindi essere valorizzato e riutilizzato. E da qui, da questo 4% è partito un nuovo corso che Roberto Reggi (foto in alto), direttore dell’Agenzia del Demanio dal settembre 2014, sta portando avanti con grande efficacia e efficienza. “Stiamo dimostrando che anche in tempi di crisi si può fare industria”, spiega Reggi. “Quando abbiamo avviato l’operazione Valore Paese avevamo sentore che sarebbe stata ben accolta e così è stato visto le oltre mille manifestazioni di interesse dimostrate. Ma i risultati economici sono andati oltre le aspettative, davvero. Siamo orgogliosi di questo successo. E soprattutto a livello locale, come io stesso da amministratore ho potuto sperimentare (Reggi è stato sindaco di Piacenza dal 2002 al 2012, ndr), si è compreso che poteva essere una leva importante per far crescere economicamente e socialmente il proprio territorio dando nuova linfa ad intere filiere produttive. La somma di tante piccole realtà fa sì che a livello nazionale si parli di un affare importante per lo Stato che alla fine delle concessioni si ritroverà un bene che ha portato benefici economici in termini di canone annuo ma soprattutto una nuova valorizzazione artistica, architettonica, ambientale. Del resto la valutazione delle manifestazioni di interesse verte per il 40% sull’aspetto economico della proposta ma per il 60% su quella valorizzativa”. L’auspicio di noi di Industria Italiana è che si riesca veramente a valorizzare questo patrimonio, destinandone buona parte alle attività di ricerca a sostegno dell’Industria. Ottima la destinazione d’uso di alcune aree per il Cnr, che Reggi ci rivela in una delle sue risposte all’intervista: dovrebbe essere un esempio da replicare molte altre volte. Ma ci spingiamo più avanti: il denaro ricavato dalle dismissione potrebbe essere destinato a sostenere la ricerca pubblica, che poi genera importanti ricadute a favore dell’Industria. In Italia, rispetto ai Paesi nostri concorrenti in Europa, la percentuale di denari investiti per la ricerca è ancora molto bassa. Manca soprattutto la ricerca pre-competitiva (quella delle Fraunhofer che sono tra le basi del successo industriale tedesco) che in Italia viene fatta dall’Istituto Italiano di tecnologia di Genova e da poche altre realtà. Questi denari potrebbero essere utilizzati a tal fine, che sarebbe per il Paese assai più produttore di valore che non l’abbattimento di qualche punto percentuale di imposte. Ma sentiamo le risposte di Raggi alle domande di Claudio Barnini.

Faro del Po di Goro
Faro del Po di Goro

Domanda. C’è anche un patrimonio ex-industriale che potrebbe essere rigenerato in tal senso, che ne pensa?

Risposta. La rigenerazione e il riuso delle grandi aree urbane dismesse, di qualsiasi natura esse siano, è uno dei temi chiave nelle linee di azione dell’Agenzia e dei suoi interlocutori. Mi riferisco, in particolare, alle amministrazioni e alle realtà locali con cui di volta in volta ci troviamo a operare. Intercettare le necessità e le esigenze dei cittadini e degli operatori è di fondamentale importanza per identificare di comune accordo soluzioni di sviluppo e rifunzionalizzazione dei patrimoni pubblici. Ciò può avvenire utilizzando anche la consultazione pubblica che ha già riguardato e riguarderà diversi immobili. Attraverso questo strumento innovativo, on line sul sito dell’Agenzia, è possibile sondare l’interesse degli operatori e del territorio, raccogliere suggerimenti e proposte, e definire quindi le modalità più idonee di immissione sul mercato di patrimoni immobiliari pubblici, che sia affitto, vendita o conferimento a fondi immobiliari. La consultazione rappresenta dunque un nuovo modo di attivare e consolidare una relazione proattiva e trasparente con le realtà territoriali con l’obiettivo sia di favorire un più efficiente partenariato pubblico-pubblico che lo sviluppo del partenariato pubblico-privato attraverso il coinvolgimento dei cittadini, delle imprese e della finanza.

D. Ci sono alcuni casi particolari, come l’ex Manifattura di Bari destinata a centro Cnr e all’ex Arsenale di Pavia. Pensate di incrementare queste soluzioni?

R. Per quanto riguarda l’ex Arsenale di Pavia, 140mila metri quadrati di fabbricati e aree verdi in pieno centro storico, dismesso dal ministero della Difesa nel 2014 e al centro di un’iniziativa di recupero e riuso promossa dall’Agenzia e dal Comune di Pavia: nei mesi scorsi si è infatti conclusa la consultazione pubblica con 8 proposte ricevute. In questi giorni sono in corso approfondimenti e la raccolta della documentazione tecnico-economica preliminare all’avvio dello studio di fattibilità per definire un progetto di rifunzionalizzazione dell’area. Inoltre, sarò a Milano il 16 settembre per la firma di un Protocollo d’Intesa tra MiBact, Regione Lombardia, Comune di Pavia e Agenzia del Demanio per lo sviluppo di un polo archivistico in una porzione dell’area. Secondo questa procedura il protocollo assumerà valore di variante urbanistica per la nuova destinazione d’uso dell’immobile. In questo senso, il caso dell’ex Arsenale di Pavia è uno degli esempi di applicazione dell’art. 26 dello Sblocca Italia, finalizzato a promuovere iniziative di valorizzazione per lo sviluppo economico e sociale del patrimonio pubblico non più utilizzato.

Progetto per l'ex Manifattura Tabacchi di Bari
Progetto per l’ex Manifattura Tabacchi di Bari

D. Cioè, spiega meglio?

R. L’efficacia dell’art.26 dello Sblocca Italia a cui puntiamo si può sintetizzare con due parole: “snellimento amministrativo”. L’accordo di programma tra i soggetti, Agenzia del Demanio e Comune, assume, come detto, valore di variante urbanistica e individua l’ottimale destinazione d’uso per il bene, propedeutica alla proposta dell’immobile sul mercato mediante vendita, concessione o eventuale conferimento a fondi immobiliari. Questa procedura, attuata nella tempistica definita di 90 giorni e quindi in tempi certi, può fare la differenza nel favorire gli investimenti e la realizzazione di progetti imprenditoriali. L’esperienza dell’Ex arsenale di Pavia è quindi un modello che vogliamo replicare in altre città. Si tratta di un progetto di recupero e riuso a fini economici con forte impatto sociale, grazie a un metodo partecipativo tra tutti i soggetti coinvolti.

D. A Bari invece…

R. Diverso è il caso dell’ex Manifattura Tabacchi di Bari. Qui si tratta di un’operazione di finanza immobiliare a supporto dell’Università e della ricerca del Paese, finalizzata a valorizzare un importante complesso della città, “coordinata” dall’Agenzia e realizzata tramite il Fondo i3-Università gestito da Invimit Sgr, società del Ministero dell’Economia. L’Università di Bari ha conferito al fondo, trasferendogli quindi la proprietà, la Manifattura Tabacchi e altri immobili ai fini della riqualificazione. La Manifattura è oggi un immobile fortemente degradato che rinascerà a nuova vita ospitando sei istituti di ricerca del Cnr con 650 ricercatori e una foresteria destinata agli studenti. Il ruolo dell’Agenzia si sostanzia in questa occasione nel coordinamento delle operazioni, nel supporto tecnico-amministrativo ai soggetti apportanti e nella gestione delle connessioni tra Territorio e Centro. L’Agenzia mette anche a disposizione risorse per l’esecuzione di analisi e studi e fornisce agli enti pubblici know-how specialistico.

D. Pensate anche a possibili partnership con altre realtà dello Stato e se ci sono già quali sono e con quali finalità?

R. Collaborazioni e concertazione a vari livelli sono già una realtà da diversi anni. In ambito di real estate pubblico, e quindi di core business vero e proprio dell’Agenzia, si può parlare di una catena del valore che riunisce soggetti istituzionali come Agenzia del Demanio, Cassa Depositi e Prestiti e Invimit Sgr in operazioni sui patrimoni immobiliari pubblici. In questo settore strategico l’Agenzia ha il ruolo istituzionale di promuovere le iniziative di valorizzazione e, di concerto con Cdp e Invimit Sgr, di supportare gli enti pubblici per sviluppare al meglio il patrimonio immobiliare di proprietà. Un approccio strategico che trova attuazione, in estrema sintesi, con accordi e convenzioni di partenariato con soggetti pubblici e con lo svolgimento di attività di promozione sul territorio per veicolare progetti specifici.

D. Può fare un esempio pratico?

R. Parliamo della “Proposta immobili 2016” che alla seconda edizione si configura già come un’attività consolidata di interlocuzione tra i soggetti coinvolti. L’Agenzia del Demanio, con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e con il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, hanno promosso per il secondo anno Proposta Immobili, invitando Enti territoriali e altri soggetti pubblici a segnalare beni da inserire in operazioni di valorizzazione e dismissione, con particolare riguardo a procedure di alienazione semplificate. Quest’anno abbiamo ricevuto 544 candidature di beni da parte di 241 Enti pubblici, tra cui Regioni, Province, Comuni, Città metropolitane e Aziende Sanitarie Locali. L’obiettivo finale del progetto è di generare risorse per investimenti e contribuire al miglioramento dell’indebitamento netto attraverso interventi di sviluppo socio-economico locale, processi di rigenerazione urbana e azioni mirate a tutelare dal degrado immobili di proprietà pubblica. Con questo progetto l’Agenzia contribuisce a offrire supporto tecnico agli Enti proprietari per individuare gli scenari di migliore utilizzo dei propri beni, coordinando le varie iniziative sul territorio e mettendo in collegamento gli asset pubblici individuati con i potenziali investitori.

Padiglione italiano al Mipim
Padiglione italiano al Mipim

D. Insomma valorizzare per rafforzare il Sistema Paese.

R. Esatto. Un’altra linea di collaborazione è infatti orientata a rafforzare, sempre di concerto con soggetti istituzionali, il Sistema Paese. A marzo di quest’anno l’Agenzia era al Mipim di Cannes, uno dei più importanti eventi mondiali dedicati al real estate, nell’ambito dell’Italian Day e ha preso parte alla sessione Invest in Italy Real Estate, con i principali player del settore. L’iniziativa si è svolta nel Padiglione Italia ha avuto l’obiettivo di presentare le maggiori opportunità di investimento in Italia, attraverso la vetrina immobiliare virtuale investinitalyrealestate.com. Lo “spirito di squadra” che ha ben funzionato a Cannes sarà riproposto dal 4 al 6 a ottobre a Monaco di Baviera, dove l’Agenzia e i partner istituzionali saranno presenti insieme a Expo Real, appuntamento autunnale del real estate internazionale.

D. Recentemente è stata avviata l’operazione Valore Paese Fari. A che punto siamo? Esempi pratici di questioni già avviate? Che tipo di sviluppo preferite?

R. Direi che siamo a buon punto: a giugno abbiamo aggiudicato in via provvisoria l’affitto di 9 fari che facevano parte del primo bando di Valore Paese Fari, pubblicato nell’ottobre 2015, e la risposta è stata di grande interesse da parte di operatori italiani ed esteri, abbiamo ricevuto ben 39 proposte. Gli aggiudicatari hanno vinto le gare con progetti di diversa natura ma tutti in linea con lo “spirito” che ha ispirato e guidato la nascita di Valore Paese Fari: riuso e recupero di edifici di proprietà dello Stato situati in luoghi e contesti di grande bellezza con l’obiettivo di salvare dal degrado questi “gioielli”,  salvaguardarli e incrementare il loro valore. Tutto ciò contribuirà a promuovere l’eccellenza del territorio stesso con progetti di lighthouse accomodation che vedranno la realizzazione di strutture ricettive e di accoglienza nel pieno rispetto dell’ambiente e, in alcuni casi, a esso dedicati.

D. Che tipo di contributo ha generato per il Paese, diretto e indiretto?

R. Venendo ai numeri, l’operazione produrrà un investimento complessivo di 6 milioni di euro per la riqualificazione delle strutture (con una ricaduta economica stimata in circa 20 milioni in totale) e un risvolto occupazionale diretto di oltre 100 posti di lavoro. I canoni ammontano a 340 mila euro annui che, in considerazione della differente durata delle concessioni, raggiungono oltre 7 milioni di euro per tutto il periodo di affidamento.

D. Esempi pratici di questioni già avviate o da avviare?

R. Siamo pronti per la pubblicazione di un nuovo bando, tra pochi giorni. Il Bando 2016 comprende un numero maggiore di beni, questa volta sono 20, e una tipologia più ampia rispetto al 2015: fari, torri ed edifici costieri distribuiti lungo tutta la Penisola.  Si parte da nord con il Faro di Spignon a Venezia fino ad arrivare al Faro di Punta Spadillo a Pantelleria. Come l’anno scorso abbiamo organizzato, in collaborazione con il Touring Club e il WWF, le giornate Openlighthouse per consentire a tutti di visitare i beni.














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