Pmi a tutta innovazione! Grazie a intelligenza artificiale e high tech, da Bari a… Con Anitec-Assinform

di Laura Magna ♦︎ In Italia il mercato dell’IA raggiungerà i 700 milioni nel 2025 con un tasso di crescita medio annuo del 22%. Murgia Valley: polo dell'informatica, nel 2022 oltre il 68,3% delle imprese pugliesi e il 65,2% di quelle lucane ha raggiunto un livello base di digitalizzazione. The Digital Box: scatola da cui nasce l’assistente smart ed empatica. Compass: ottimizzazione distribuzione gas. E sulle funzioni dell’IA...

Quanto è diffusa l’intelligenza artificiale nelle pmi? Poco, se si guarda ai numeri puri: tra le piccole imprese la percentuale si attesta al 5,3%, (contro il 24,3% delle grandi imprese). La media generale italiana è del 6,2%, contro l’8% dell’Ue.

Ma ci sono sacche di eccellenza in territori specifici: uno di questi è la Murgia Valley, dove si sta sviluppando un polo dell’high tech e dell’informatica in un territorio per definizione agricolo, l’altopiano carsico tra PugliaBasilicata. Grazie a questo traino, nel 2022 oltre il 68,3% delle imprese pugliesi e il 65,2% delle imprese lucane, ha raggiunto almeno un livello base di digitalizzazione (su media nazionale di 71,1%, ed europea di 68,8%). Numeri in crescita dal 2021: rispettivamente dal 56,7% per le pugliesi e dal 47,8% per le lucane. È quanto emerge dalla seconda tappa del ciclo di incontri itineranti lungo la Penisola, “Intelligenza artificiale e Pmi: esperienze da un futuro presente”, organizzato da Piccola Industria Confindustria e Anitec-Assinform, l’Associazione guidata da Marco Gay e di cui Eleonora Faina è direttore generale che in Confindustria raggruppa le aziende Ict (del precedente appuntamento, che ha avuto luogo a Verona, abbiamo parlato qui).







A Bari Industria Italiana ha raccolta il racconto di Roberto Anglani, membro del gruppo di lavoro “Intelligenza Artificiale” di Anitec-Assinform e il punto di vista di due imprese. Un abilitatore di soluzioni di Ai per le Pmi – in particolare un segretario tutto fare olografico – con The Digital Box, guidata da Roberto Calculli, uno dei pionieri assoluti della Murgia Valley; e Compass, una piccola impresa in un business tradizionale che attraverso questa tecnologia è riuscita a efficientare i propri processi. Le due realtà hanno partecipato alla tavola rotonda al centro del convegno, insieme, tra le altre, a Cmd, azienda meccatronica della famiglia Negri, oggi leader globale nella progettazione e realizzazione di motori e sistemi complessi per l’industria automobilistica, nautica ed aeronautica, che con AI abilita la funzionalità di motori a diesel per i velivoli leggeri. A Echolight, nata come spin-off del Consiglio Nazionale delle Ricerche e focalizzata nell’innovazione del settore medico, con soluzioni all’avanguardia per contribuire al benessere umano, come il sistema, unico al mondo, che valuta senza radiazioni lo stato osseo alle vertebre lombari e al collo del femore attraverso una veloce scansione ecografica per la prevenzione, la diagnosi precoce e il monitoraggio dell’osteoporosi. E ancora, Capobianco Organic Farm azienda orientata verso i principi innovativi dell’agricoltura di precisione e dell’agricoltura simbiotica, che usa la tecnologia per massimizzare la salubrità, enfatizzare il gusto, ridurre gli sprechi e rispettare l’ambiente.

Anglani (Anitec-Assinform): a che punto è il digital journey delle pmi italiane nell’intelligenza artificiale?

Nonostante le sue ormai note e sperimentate potenzialità di incidere sull’operatività e la redditività delle imprese, l’Ia rimane ancora scarsamente utilizzata in Italia, in particolare dalle pmi. Secondo dati Istat, solo il 6,2% delle imprese con almeno 10 dipendenti ha dichiarato di utilizzare sistemi di Intelligenza artificiale, contro una media dell’8% nell’Unione europea; in particolare, la percentuale di piccole imprese si attesta al 5,3%, contro il 24,3% delle grandi imprese. Sorprende in positivo il Mezzogiorno che si dimostra in linea con l’Ue27: 7,6% contro il 7,9%. Rimane invece inferiore la percentuale di imprese che organizzano corsi di formazione per sviluppare o aggiornare le competenze Ict dei propri addetti (2020): 12% circa nel Mezzogiorno rispetto a una media del 15,5% in Italia. Secondo Anitec-Assinform, in Italia il mercato dell’Intelligenza artificiale ha raggiunto nel 2022 un volume di circa 422 milioni di euro (+21,9%) e, tra il 2022 e il 2025, è previsto che l’AI raggiunga i 700 milioni nel 2025 con un tasso di crescita medio annuo del 22%.

Imprese che usano almeno una tecnologia di IA

«L’interesse delle pmi verso l’intelligenza artificiale è in piena espansione – dice a Industria Italiana Roberto Anglani, gruppo di lavoro AI Anitec-Assinform – Per quelle che partono da zero naturalmente il cammino è più impegnativo. L’adozione dell’IA richiede innanzitutto il commitment a livello direzionale: è necessario infatti che tutte le strutture aziendali siano coinvolte in questo cambio di passo e che sia data grande importanza alla formazione interna. Infine, è necessario essere consapevoli della propria maturità tecnologica, del livello di cura e di qualità dei propri dati e conseguentemente disporre delle competenze idonee per basarsi su un’approfondita conoscenza della tecnologia. In questo senso è vitale interagire con partner industriali e centri di ricerca che possono consentire una accelerazione nell’avvicinamento a questo mondo». L’Intelligenza artificiale, insieme ad altri abilitatori del mercato (Digital Enabler) come ad esempio Cybersecurity, Big Data e Cloud, sarà un elemento di traino straordinario per lo sviluppo del mercato digitale italiano. Nonostante le prospettive positive, in Italia il mercato dell’IA resta meno sviluppato rispetto agli altri Paesi più industrializzati: per questo è fondamentale avere una visione strategica che consenta di accelerare e potenziare gli investimenti delle imprese, rafforzare le competenze digitali dalla scuola al mondo del lavoro e acquisire maggiore consapevolezza e conoscenza delle potenzialità dell’IA.

 

Le principali funzioni di AI e il suo impiego per risolvere problemi in azienda

Proviamoci anche qui, con l’aiuto dell’esperto Roberto Anglani, a spiegare in termini pratici a cosa serve l’intelligenza artificiale in azienda, andando oltre all’aspetto mediatico e superficiale sorto intorno a ChatGpt. E sgombrando il campo dai pregiudizi di chi ne ha ancora paura, ritenendo che possa danneggiare e non rafforzare – come in effetti avviene – il potenziale umano. «Le sei abilità dell’intelligenza artificiale sono oggetto di studio di altrettante discipline: e vanno dall’apprendimento automatico all’elaborazione del linguaggio naturale, alla rappresentazione della conoscenza, al ragionamento automatico, fino alla visione artificiale e alla robotica».

Più in dettaglio:

  1. l’apprendimento automatico (machine learning, Ml) è l’insieme di metodi computazionali e statistici che adotta l’esperienza per il miglioramento delle prestazioni di un algoritmo nell’individuazione di regolarità nei dati e nelle previsioni di fenomeni in scenari non ancora osservati;
  2. l’elaborazione del linguaggio naturale (natural language processing, Nlp) è il trattamento automatico delle informazioni scritte o parlate in linguaggio naturale;
  3. la rappresentazione della conoscenza (knowledge representation) è la formalizzazione della conoscenza tramite simboli e linguaggi per renderla comprensibile alle macchine e poter eseguire ragionamenti automatici;
  4. il ragionamento automatico (automated reasoning) è la formalizzazione del ragionamento umano per consentire l’inferenza di nuove informazioni e conoscenza in modo autonomo;
  5. la visione artificiale (computer vision) è l’acquisizione ed elaborazione delle immagini finalizzata al riconoscimento e alla classificazione delle stesse;
  6. la robotica è l’insieme di tecnologie per la percezione dell’ambiente circostante e per il movimento nelle tre dimensioni.
La seconda tappa del ciclo di incontri itineranti lungo la Penisola, “Intelligenza artificiale e Pmi: esperienze da un futuro presente”, organizzato da Piccola Industria Confindustria e Anitec-Assinform, l’Associazione che in Confindustria raggruppa le aziende Ict

«Tali abilità – continua Anglani – consentono un potenziamento delle nostre capacità cognitive permettendo all’essere umano di analizzare grandi quantità di dati, di individuare all’interno di esse regolarità e interazioni, di mitigare i rischi generati dai bias cognitivi e di automatizzare processi ripetitivi». E se calate dentro un contesto di business consentono di migliorare una serie di bisogni che possono essere mappati in tre categorie principali in base all’area di interazione considerata: con i dati, con l’ambiente e con gli umani. «I dati – continua l’esperto –i dati sono asset ancora oggi sottovalutati. In realtà rappresentano una componente fondamentale di ciascuna impresa, come le risorse umane o gli impianti. Dati di ottima qualità elaborati da metodi computazionali avanzati generano nuova conoscenza e una più ampia consapevolezza dei processi e dell’ecosistema di riferimento. Attraverso l’Intelligent Data Analysis è possibile eseguire previsioni di indici di performance, profilazioni di clienti, marketing predittivo, ottimizzare la produzione e le scorte, gestire le risorse umane personalizzando percorsi di crescita e carriera». L’interazione con l’ambiente è migliorata attraverso l’Artificial Intelligence of Things: «la visione artificiale e l’analisi di informazioni real-time provenienti da sensori IoT possono supportare l’impresa nell’efficientamento dei processi produttivi, nella manutenzione predittiva e nel monitoraggio di infrastrutture e magazzini – spiega Anglani – infine l’Hyperautomation consente di upgradare l’interazione con gli umani. Le recenti evoluzioni dell’elaborazione del linguaggio naturale e della process automation possono consentire l’automazione di gran parte dei task ripetitivi o alienanti che in generale riducono il tempo a disposizione dei lavoratori da dedicare ad attività strategiche o creative. Inoltre i nuovi assistenti virtuali sono in grado di gestire efficacemente le attività di ticketing e di interfacciamento con clienti e fornitori permettendo di filtrare e classificare le richieste nel modo più efficiente per il business».

Insomma, parliamo di uno strumento potente che per questo fa anche paura: ma non dovrebbe perché i suoi limiti lo rendono incapace di rendersi autonomo: AI non sa ragionare, né prendere decisioni e agisce solo dentro schemi che ha appreso. Per cui non può sostituire l’uomo ma ne potenzia le abilità. «Ad oggi, l’intelligenza umana non ha pari né nel mondo biologico né in quello artificiale, soprattutto se pensiamo alle capacità dell’essere umano di astrarre, di creare collegamenti tra discipline, di interpretare i fenomeni naturali, di comprendere e di generare nuovi linguaggi – conclude Anglani – Le macchine di contro (sempre create dall’uomo, non dimentichiamolo) hanno raggiunto straordinarie capacità di apprendimento dall’esperienza e di elaborazione del linguaggio naturale, ma sono in grado di svolgere solo quei compiti per cui sono state addestrate». Una macchina programmata a riconoscere solo un certo tipo di patologia polmonare dall’analisi dell’immagine di una Tac non è in grado di riconoscere e classificare l’immagine di un animale o di un oggetto. «Inoltre le macchine non possono associare un significato al dato che elaborano. Non sono “consapevoli” di quello che fanno. Le loro risorse di calcolo intervengono pertanto a supporto dell’essere umano, “aumentando” in un certo senso le capacità di analisi, per individuare il modello probabilistico o la rete neurale migliore per separare, classificare, prevedere, ecc. Per questo possiamo dire che le macchine non “sostituiscono” ma potenziano l’essere umano, a cui alla fine spetta la responsabilità finale della decisione e dell’attuazione di un comando».

Cmd, azienda meccatronica della famiglia Negri, oggi leader globale nella progettazione e realizzazione di motori e sistemi complessi per l’industria automobilistica, nautica ed aeronautica, che con AI abilita la funzionalità di motori a diesel per i velivoli leggeri

Lo stato dell’arte della diffusione dell’intelligenza artificiale nelle pmi di Puglia e Basilicata

Per quanto riguarda i dati regionali, nel 2021 il mercato digitale in Puglia ha registrato un valore di 3.183 milioni di euro con una crescita del 4,7% rispetto al 2020 (fonte: Rapporto Anitec-Assinform “Il Digitale in Puglia 2022”) e in Basilicata 385 milioni di euro, con un +3,5% rispetto al 2020. Più in generale, nel 2022 oltre il 68,3% delle imprese pugliesi e il 65,2% delle imprese lucane aveva raggiunto almeno un livello base di digitalizzazione (su una media nazionale di 71,1%, ed europea di 68,8%, dati Istat ed Eurostat), in crescita rispettivamente dal 56,7% del 2021 per le pugliesi, e dal 47,8% del 2021 per le lucane. In sintesi, i dati confermano l’importanza crescente del digitale e dell’Ia per le imprese della Puglia e della Basilicata, che stanno sempre più investendo in queste tecnologie per migliorare la propria competitività e creare nuove opportunità di sviluppo. D’altronde tra le due Regioni, in un altipiano scavato nella roccia calcarea tipica di quei territori, sta sorgendo e prendendo sempre più forza la Murgia valley, polo attrattivo per le startup innovative, non solo del Sud.

Imprese che usano almeno una tecnologia di IA

Case History 1/ The Digital Box, la scatola magica da cui nasce l’assistente smart ed empatica

Roberto Calculli, ceo e founder The Digital Box

Ne è un emblema The Digital Box – che a Bari ha parlato in anteprima del suo assistente virtuale umanoide Algho – che sarà svelato ufficialmente a fine aprile. «La Puglia ha bisogno di Ai e metaverso», dice a Industria Italiana il ceo e founder Roberto Calculli, un murgese doc, predestinato a diventare avvocato e per questo mandato in città da ragazzino «ma sono tornato e da sempre mi sono occupato di marketing e di tecnologia, il mio mondo». L’approccio con AI avviene nel 2016, dopo un incontro con il senese Marco Landi, ex presidente global di Apple, tornato da alcuni anni in Italia in cerca startup sulle quali investire. Landi acquista il 5% della società di Calculli, ma soprattutto la startup pugliese mette le mani su QuestIT, società nata come spin-off dell’Università di Siena specializzata nello sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale: e grazie a questa acquisizione crea Ada (in omaggio ad Ada Lovelace, la prima programmatrice della storia) un Crm che apre la nuova frontiera del predictive marketing. Calculli è un precursore: che aveva puntato sugli sms, creando un sistema di invio multiplo da vendere a professinisti e aziende, e che con l’avvento di Iphone non aveva avuto remore a trovare un modo per sfruttare il mobile a vantaggio dei marketer (con una piattaforma per la creazione facilitata di landing page e campagne di marketing digitali, con un modello pay per use adottato da Bmw, McDonald’s, Sony, Tim).

Nel palma res di The Digital Box oggi c’è anche il primo umanoide che parla la lingua dei segni italiana. «Nel 2016 abbiamo dato vita a una delle prime applicazioni al mondo per aiutare il marketing con le potenzialità dell’Ai – dice Calculli a Industria Italiana – si chiama Algho ed è una piattaforma di AI che punta sul concetto degli assistenti umanoidi: uniamo alla capacità del chatbot quella di empatizzare mostrando un virtual human in un totem, oppure in forma di avatar nella realtà aumentata. L’assistente virtuale è guidato dalla nostra voce: gli chiediamo di collegarci con una riunione Zoom e lui ci fa comparire sul wall tutti i partecipanti, senza cercare link, o in ottica di business intelligence aiuta a raccogliere informazioni, per decidere più velocemente, su incassi, insoluti, su prospect». Una sorta di segretario robot che in effetti ruba posti di lavoro. «Come l’auto ha fatto con gli stallieri – dice Calculli – ma da quell’invenzione il pil è cresciuto del 3000% per cui le opportunità e il lavoro è aumentato e non diminuito. È inevitalbile: dall’avvento di Alexa, Google assistant e Siri, entro cinque dieci anni parleremo con le macchine: con il 70% dei device di cui siamo circondati». Per le pmi Ai porterà vantaggi enormi. «Abbiamo calcolato che il nostro sistema fa risparmiare il 18% del tempo ai manager nello svolgere le funzioni organizzative – dice Calculli – il nostro prodotto è tagliato addosso alla pmi, e siamo in effetti in un campo diverso da quello in cui operano le Ibm, le Microsoft o Google che costruiscono la grande piattaforma, a cui manca l’ultimo miglio».

Intelligenza artificiale: un supporto per le imprese

Case History/2: il fronte degli utilizzatori, come l’AI ha cambiato la distribuzione del gas di Compass

Compass ha sede a Vaglio di Basilicata, nel potentino ed è il concessionario all’ingrosso e al dettaglio di Gas gpl di Eni per le regioni Basilicata e Liguria e per parte di Campania, Toscana e valle d’Aosta. La famiglia Passarelli Pula, che è azionista di riferimento oggi alla quarta generazione, si occupa del trasporto delle bombole di gpl in Lucania a clienti residenziali e industriali e a distributori, dal 1962 quando fu lo stesso Enrico Mattei, allora presidente Eni a proporlo al capostipite. Compass viene fondata quattro anni dopo. «In un settore dove non c’è possibilità di innovare sul prodotto, abbiamo scelto di usare Ai per governare i processi – dice a Industria Italiana Giuseppe Grieco, Responsabile Tecnico dell’azienda – Abbiamo utilizzato una primissima Ai per conversare con i clienti, per rispondere alle chiamate di comunicazione della lettura dei contatori. Ne arrivano tantissime concentrare e impegnano il personale per tantissimo tempo, per un’attività banale. Abbiamo impostato dunque una Ai che interagisce con il gestionale per capire se la lettura è congrua ma anche rilevare anomalie sul consumo». Si tratta al momento di una sperimentazione «la macchina sta apprendendo – dice Grieco – ma è importante rilevare che si tratta di una soluzione che ha richiesto, oltre all’individuazione di fornitori diversi che sapessero dialogare tra di loro oltre che con noi, di un nostro impegno diretto e costante. Perché noi conosciamo il business e siamo noi a dover implementare le procedure per istruire la macchina su quello che sappiamo».

Compass ha sede a Vaglio di Basilicata, nel potentino ed è il concessionario all’ingrosso e al dettaglio di Gas gpl di Eni per le regioni Basilicata e Liguria e per parte di Campania, Toscana e valle d’Aosta

L’Ai aiuterà Compass anche in un altro obiettivo, ovvero l’organizzazione dei giri di consegna. «Noi registriamo gli ordini dei clienti per la consegna del gas quotidianamente: abbiamo 30 automezzi ciascuno con la sua zona di competenza, ma non sempre riusciamo a uscire a pieno carico. Ai ci consente di intercettare l’ordinativo del cliente prima che avvenga in base allo storico dei consumi e lo contatta per anticipare la domanda. Stiamo lavorando anche sui prezzi, fornendo ad AI i margini per proporre sconti per completare il carico garantendo marginalità. E lo stesso processo lo stiamo realizzando sui clienti finale e sui distributori».

 

(ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 19 aprile 2023)














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