Transizione 4.0: 24 miliardi per far ripartire le imprese

di Stefania Chines ♦︎ Il Piano si pone due obiettivi fondamentali: stimolare gli investimenti privati e dare stabilità alle aziende con misure che hanno effetto fino a giugno 2023. I nuovi crediti d’imposta sono previsti per 2 anni. Patuanelli: «È il primo mattone su cui si fonda il Recovery Fund italiano»

«Il nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0 è il cuore pulsante delle misure che cercano di dare una risposta alle esigenze di innovazione delle nostre imprese. È un piano shock, molto forte, su cui il Mise si è impegnato fortemente perché vogliamo dare alle imprese che vogliono digitalizzarsi, che vogliono innovare prodotti e processi, uno strumento che consenta loro di farlo anche in un momento difficile come quello che stiamo vivendo. È infatti in momenti come questo che l’impresa deve poter fare investimenti e per farli deve avere alcune risposte da chi governa. Abbiamo quindi deciso di dare un arco temporale più lungo alla durata degli incentivi 4.0. Valgono gli investimenti fatti dal 16 novembre 2020 al 30 giugno 2023. Un arco sostanzialmente di tre anni».

A dirlo è il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, che con il nuovo Piano punta a raggiungere due obiettivi fondamentali: stimolare gli investimenti privati e dare stabilità alle categorie produttive con un pacchetto di misure ampio e pluriennale. Transizione 4.0 abbraccia gli investimenti in beni strumentali, materiali e immateriali 4.0, formazione 4.0 di dipendenti e imprenditori, punta su R&S, innovazione, design, ideazione estetica e green economy.







«Il nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0 è il primo mattone su cui si fonda il Recovery Fund italiano – chiosa Patuanelli – e prevede un investimento di circa 24 miliardi di euro. È un percorso partito da lontano, nato dal confronto con le categorie produttive».

Tutte le aliquote e tutti i massimali sono stati aumentati. L’obiettivo, per il governo, è incentivare l’acquisto di beni durevoli, garantire il supporto agli investimenti delle imprese. Per questo motivo il credito di imposta è stato ampliato dal 6% al 10%, passando da un ammortamento da cinque a tre anni, per tutte le spese fatte in beni strumentali. Per tutte le aziende che hanno un fatturato fino a cinque milioni di euro, il credito d’imposta del 10% sarà utilizzabile immediatamente nell’anno. Ciò significa pagare meno tasse, avere supporto per la propria liquidità e garantire il futuro alla propria azienda.

Il ministro del Mise ne ha parlato nel corso del programma televisivo #Ripartitalia – Transizione 4.0 di Class Cnbc, il canale di Class Editori diretto da Andrea Cabrini. All’incontro hanno partecipato, fra gli altri, Daniel De Vito, capo della segreteria tecnica del Mise, Elio Catania, senior advisor e consigliere per la politica industriale, Giuliano Busetto, presidente Anie, Alberto Dal Poz, presidente Federmeccanica, Marco Nocivelli, presidente Anima Confindustria Meccanica, Alfredo Mariotti, direttore generale Ucimu, Silvia Candiani, country general manager Microsoft Italia, Fabio Golinelli, advanced processes and technologies manager di Abb (che ha presentato il Ligthouse del Cluster Fabbrica Intelligente), Marco Taisch, presidente Made.

 

Transizione 4.0, «cuore pulsante del piano industriale per l’Italia»

Il Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Photo credits mise.gov.it

«Uno dei pilastri fondamentali del Recovery Fund è proprio l’innovazione delle imprese e il digitale – dichiara Patuanelli – Più si investe in ricerca e sviluppo più possibilità hanno i nostri asset strategici industriali di essere resilienti, competitivi, performanti sui mercati internazionali ci racconta il ministro Patuanelli. Il piano prevede anche un focus sul rifinanziamento di competence center e degli innovation hub. È in previsione la creazione di alcuni poli nazionali relativi alle tecnologie emergenti, poli che coinvolgeranno tutto il mondo della ricerca scientifica, in ambiti come il quantum computing, l’intelligenza artificiale, la blockchain, la cybersecurity. Saranno poli di aggregazione, che dovranno fare rete». A non convincere alcuni è la durata del nuovo piano industriale. Gli operatori puntavano a un orizzonte quinquennale.

«Volevamo trovare il giusto equilibrio tra la necessità di dare garanzie e certezze nel tempo alle imprese per poter programmare i loro investimenti e la necessità di incidere in questo momento storico del Paese in cui abbiamo bisogno immediatamente di stimolare gli investimenti privati. Per arrivare ai 5 anni richiesti da più parti non mancava la copertura finanziaria, ma abbiamo preferito optare per i 3 anni proprio per non provocare un rallentamento degli investimenti», spiega il ministro.

La crescita tecnologica è un processo che va supportato anche con il sostegno in termini di formazione e informazione. In questo contesto, è online Atlante i4.0, un portale nato dagli sforzi congiunti di Unioncamere e del ministero dello Sviluppo economico. Come suggerisce il nome è una mappa sulla quale sono indicate le 600 strutture italiane che offrono servizi e tecnologie per l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese, all’interno della quale sono presenti, fra le varie entità, i 104 Its (Istituti Tecnici Superiori) della Penisola, gli 8 competence center, i 263 Digital innovation hub e i 27 Centri di trasferimento tecnologico. L’obiettivo? Far conoscere alle imprese tutte quelle strutture che operano a supporto dei processi di trasferimento tecnologico e trasformazione digitale delle imprese.

Inoltre, entrando nel merito della Legge di Bilancio per il 2021, alla luce delle richieste da parte di tutti gli operatori del settore, sono in discussione alla Camera dei Deputati alcuni emendamenti che hanno lo scopo di allungare il periodo temporale (attualmente in scadenza al 31 dicembre 2021) del Superbonus 110%. I timori derivanti dalla pandemia potrebbero infatti fare arrestare i lavori edilizi.














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