Ai, IoT, cloud e blockchain stanno rivoluzionando i modelli di business della supply chain: Oracle si posiziona in prima fila per cogliere le nuove opportunità

di Felice Meoli ♦︎ Simone Marchetti, Business Development Manager, Digital Supply Chain Solutions dell'azienda, ci racconta la rivoluzione in atto nei mercati. Il nuovo ruolo della logistica. Il brokeraggio di dati. I casi Marazzi, Alcar e De Girolami

Autotrasportatori che si trasformano in provider di servizi a valore aggiunto. Produttori di piastrelle che commercializzano nel mondo, grazie ad operatori logistici esternalizzati. Produttori di ruote per autoveicoli in simbiosi con sviluppatori di software. Il rovesciamento dei modelli di business e delle supply chain passa per l’utilizzo sempre più universale di AI, IoT, Cloud e Blockchain, che con un approccio SaaS sono disponibili non più solo per le multinazionali globali, ma anche per realtà di media taglia, abilitando possibilità finora impensate.

Cloud community: ecco i fattori abilitanti delle nuove organizzazioni, per stimolare improcrastinabili cambiamenti endogeni e rispondere alle sollecitazioni esogene – Covid e non solo. Simone Marchetti, Business Development Manager, Digital Supply Chain Solutions di Oracle Italia, ci racconta la rivoluzione in atto nei mercati. Questo articolo è la premessa di alcuni importanti temi di discussione che verranno affrontati nel webinar moderato dal direttore Filippo Astone, che si terrà martedì 11 novembre dalle ore 11.30 alle ore 12.30 (clicca qui per iscriverti).







 

La comunicazione istantanea e il nuovo mindset globale

Simone Marchetti, Business Development Manager, Digital Supply Chain Solutions di Oracle Italia

Per un gruppo come Oracle, che ha fatto dell’innovazione una costante della propria crescita, fino a diventare, con circa 39 miliardi di dollari,  la seconda società di software al mondo per fatturato, riconoscere il valore dell’amalgama – intesa come fusione di elementi eterogenei o contrastanti in un’unica entità o in un effetto o funzione d’insieme – è quasi un must. Ma amalgama vuol dire anche: perfetto affiatamento. Dunque, non un’unione indistinta, bensì una valorizzazione delle diversità. Non sorprende allora come al centro delle strategie della multinazionale californiana fondata da Larry Ellison ci siano il cloud e la community: la risposta alle profonde trasformazioni che la tecnologia ha imposto negli ultimi anni, determinate da una inedita possibilità: «avere comunicazioni istantanee tra tutti gli attori delle catene del valore, che ha smontato qualsiasi mindset che tradizionalmente eravamo abituati a percepire», ha detto Marchetti.

Un semplice fiocco che ha provocato però una slavina globale. «Grazie alla mobilty e alla digitalizzazione si sono accorciati di colpo i rapporti tra le aziende di ogni tipo e natura e i consumatori finali, aprendole alle possibilità dei nuovi modelli di business digitali». Un esempio significativo è rappresentato dalle case farmaceutiche, che hanno assunto una dimensione sempre più consumer. «Questo ha un riscontro sulle operations non banale, perché i consumatori vanno coinvolti sui giusti canali, assicurando livelli di servizio mai richiesti prima. I mercati si sono compenetrati, ed è chiaro che ci sono tipologie di organizzazioni che possono sfruttare maggiormente queste opportunità».

Una dashboard di Supply Chain Management per piccole e medie imprese by Oracle. Grazie al cloud, anche le pmi possono accedere

La logistica, il nuovo fattore critico della Customer Experience

Larry Ellison, fondatore di Oracle

La rivoluzione digitale ha portato catene del valore lineari e silos informativi a diventare sistemi centrati sull’attenzione, la collaborazione e la condivisione, i punti salienti sono tre. Il primo riguarda l’ascolto delle voci del mercato, e tutto quello che succede intorno, per ridefinire e riprogettare i portafogli di prodotti e servizi. Per la cosiddetta open innovation, la capacità di catturare idee all’interno e all’esterno dell’organizzazione, oltre alle funzioni propriamente dedicate all’R&D, giocano un ruolo decisivo i dipartimenti procurement, che devono essere capaci di instaurare relazioni di partenariato con il mercato diffuso della fornitura. Il secondo concerne il saper gestire in maniera sempre più puntuale la pianificazione. L’incremento della volatilità, con una domanda che fluttua, ha effetti determinanti sulla produzione e sugli approvvigionamenti, con forti impatti finanziari per le aziende, e richiede sempre più attenzione alle marginalità che su larga scala risultano sempre più assottigliate.

Infine, conta la capacità di saper produrre beni o servizi che siano in linea con le aspettative dei clienti, sempre più pressanti per le aziende che vogliono essere competitive; il consumatore ormai guarda il prodotto, ma compra anche l’esperienza di acquisto, il che si traduce per esempio nella possibilità di poter valutare ciò che ha acquistato e restituirlo se non in linea con le aspettative. «La logistica assume dunque un ruolo importante, e implica una capacità di fare programmazione, di pianificare che deve essere sempre più affinata, sempre più customizzata, sempre più tailor-made, perché poi posso avere tipologie di clienti diverse per i diversi prodotti che metto sul mercato e devo essere in grado di rispondere – ha chiosato Marchetti – Mettendo insieme tutti questi punti, a cui va aggiunto l’impulso del Covid in termini di disruption, il nostro approccio è quello di offrire degli strumenti che consentano di costruire operations agili e resilienti, che da una parte sappiano resistere a shock molto forti, come quello che ci è arrivato addosso quest’anno, e dall’altra permettano di far leva sulle capacità e sfruttare le opportunità, facendo sì che queste diventino un punto di forza, un distinguo dal punto di vista della capacità di essere competitivi».

La pianificazione end-to-end all’interno di una supply chain con il supporto del cloud. Il rovesciamento dei modelli di business e delle supply chain passa per l’utilizzo sempre più universale di AI, IoT, Cloud e Blockchain, che con un approccio SaaS sono disponibili non più solo per le multinazionali globali, ma anche per realtà di media taglia, abilitando possibilità finora impensate

Strutture multidimensionali e riconfigurazioni, l’antidoto tech

Questa visione si traduce nell’utilizzo di applicazioni in modalità SaaS, per mettere in condizione gli utilizzatori di trarre vantaggio dai dati e di sfruttare al meglio tutte le informazioni che viaggiano nelle catene del valore. Garantendo visibilità sui processi, che non vivono più in strutture semplici da analizzare, ma per effetto di sistemi volatili e multidimensionali sono soggetti a riconfigurazioni continue. In ultima istanza, dunque, l’obiettivo è «poter estrarre insight che servono per prendere  decisioni, nei diversi livelli dell’organizzazione. Da quelli più operativi, che devono eseguire dei task, a quelli manageriali, che devono avere un quadro completo della situazione per prendere decisioni strategiche», ha spiegato Marchetti.

In questo senso AI, IoT, blockchain e assistenti digitali aiutano a sfruttare le informazioni disponibili a livello operativo e di supply chain. E a dirlo sono gli stessi utilizzatori, secondo una ricerca condotta da Enterprise Strategy Group e dalla stessa Oracle, diffusa lo scorso febbraio, e che ha coinvolto 700 top manager in ambito Finance e Operation in 13 Paesi. Le aziende che usano l’AI nella supply chain hanno visto ridursi i tempi di chiusura degli ordini in media di 6,7 giorni lavorativi; applicando dati IoT ai processi di supply chain, le aziende riducono in media del 26% gli errori nella soddisfazione degli ordini; l’AI aiuta le aziende a ridurre gli errori relativi agli ordini fino del 25%, riduce fino al 30% i casi di esaurimento scorte e fa diminuire anche le interruzioni delle operazioni produttive fino al 26 per cento.

Alcuni risultati della ricerca ESG-Oracle sull’impatto dei sistemi tecnologici all’interno delle supply chain. Le aziende che usano l’AI nella supply chain hanno visto ridursi i tempi di chiusura degli ordini in media di 6,7 giorni lavorativi; applicando dati IoT ai processi di supply chain, le aziende riducono in media del 26% gli errori nella soddisfazione degli ordini; l’AI aiuta le aziende a ridurre gli errori relativi agli ordini fino del 25%, riduce fino al 30% i casi di esaurimento scorte e fa diminuire anche le interruzioni delle operazioni produttive fino al 26 per cento

Il brokeraggio di dati che fa crescere le macchine

«L’AI, inutile dirlo, in questo scenario è un boost fondamentale, perché così tante informazioni non possono essere elaborate da nessun essere umano», ha detto Marchetti. Sebbene sia impossibile arrivare a un’impresa con latenza zero, una buona approssimazione è un obiettivo concreto. Il colosso californiano ha  sviluppato algoritmi specializzati facendone delle applicazioni verticali per temi legati alla logistica, alla manifattura, suddividendo tra processi discreti e processi continui e in grado di valutare perfino un corretto approccio alla scontistica e ai pagamenti verso i fornitori. L’estrema specializzazione è resa possibile dall’enorme mole di informazioni che va ad alimentare questi sistemi.

«Oracle è uno dei più grandi broker di dati esistenti. Due anni fa abbiamo acquisito Datafox eabbiamo ottenuto così la possibilità di far convergere nelle nostre applicazioni tanti flussi di informazioni che arrivano da tanti attori, che sono quelli che compongono le catene del valore», ha detto Marchetti. Quello che oggi si chiama Oracle Datafox è un motore dati basato su AI che contiene i dati di milioni di organizzazioni del mondo, tra cui la gran parte delle aziende quotate. Si tratta di dati come il numero di dipendenti, i ricavi, i segnali di crescita che sottoposti agli algoritmi di AI e machine learning ne migliorano l’efficacia. «Pensiamo alla pianificazione della produzione, in cui è importante garantire un equilibrio tra la capacità di produrre e di contemperare gli aspetti finanziari, ottimizzando il working capital, sapendo rispettare le marginalità. Insomma, se devo pianificare mettendo insieme tutti questi aspetti, strumenti come l’AI sono un supporto alle decisioni per avvicinarsi quanto più possibile agli obiettivi che ci si è dati», ha chiosato il manager Oracle.

La gestione dei dati di Oracle + Datafox per potenziare gli algoritmi AI. Oracle Datafox è un motore dati basato su AI che contiene i dati di milioni di organizzazioni del mondo, tra cui la gran parte delle aziende quotate. Si tratta di dati come il numero di dipendenti, i ricavi, i segnali di crescita che sottoposti agli algoritmi di AI e machine learning ne migliorano l’efficacia.

Contro l’inerzia e l’apatia: l’accelerazione Covid

La crisi Covid è stata ed è tuttora un potente acceleratore di tendenze finora rimaste sotterranee, costringendo molte imprese a fare i conti con sé stesse. «In questo periodo molti si sono scottati e ricreduti, perché hanno toccato con mano quanto sia pericoloso rimanere ancorati a un approccio tradizionale. Se prima riuscivano comunque a stare più o meno in carreggiata pur perdendo qualche metro, questa discontinuità li ha separati anni luce dalla realtà che stavano vivendo, ostacolando in maniera determinante la normale operatività», ha spiegato Marchetti. La resistenza al cambiamento ha frequentemente motivazioni culturali, adagiandosi nel famigerato abbiamo-sempre-fatto-così, che a volte si declina in una continuità di investimenti in cui alla fine ci si sente ingabbiati. «Un paradosso, perché in qualche modo sei legato a un’ossatura, anzi ingessatura, che hai costruito nel tempo, che ti tiene fermo, bloccato, e non ti fa essere quell’organismo che dovrebbe correre».

Affannosamente, la maggior parte delle aziende inizia a muoversi quando vede i problemi molto, troppo vicini. E quindi forzosamente si rende conto di dover fare qualcosa. Le questioni sono le più svariate. Da problemi apparentemente semplici, come l’incapacità di avere apertura al mondo mobile, a causa dell’utilizzo di sistemi tradizionali oppure on-premise, che irrigidiscono i processi, a situazioni più complesse come quelle di aziende che a fronte di nuove sfide realizzano di avere processi strategici che hanno tempi fuori da ogni standard di mercato. Ci sono aziende che hanno reagito a periodi di crisi con coraggio, intravedendo nuovi approcci e si sono appoggiate alla tecnologia per costruire una nuova organizzazione, ma ci sono anche aziende che vivono fasi improvvise di forte crescita e «soggetti illuminati, che capiscono che devono fare innovazione e ci vengono a chiedere di lavorare in modo diverso. Noi però facciamo un grosso lavoro di spinta rispetto a queste tematiche» ha detto Marchetti.

Un modello di gestione del magazzino tramite cloud

Il cloud abilitante delle piattaforme valoriali

Secondo il manager di Oracle, sono due in particolare le tipologie di aziende aperte a queste innovazioni. In primis grandi organizzazioni con strutture molto complesse, mercati di riferimento geograficamente distribuiti, produzione dislocata, esternalizzazione di lavori, logistica molto complessa. E poi aziende di taglia media, con fatturati di centinaia di milioni di euro, che sfornano tanta innovazione, di prodotto e di processo, e che per le dimensioni contenute non potrebbero permettersi investimenti ingenti in tecnologie per lavorare con applicazioni che nativamente si strutturano con algoritmi di intelligenza artificiale, blockchain o IoT. Il cloud, invece, offre un’accessibilità impensata fino a qualche tempo fa. «Molte aziende stanno sfruttando le capacità delle applicazioni cloud, facendo innovazione con le potenzialità che vengono messe a disposizione. Le nostre abitudini digitali sono nate utilizzando le applicazioni digitali. In altre parole, per agire in modo nuovo bisogna utilizzare strumenti nuovi», ha detto Marchetti.

Il cambiamento repentino che i modelli di business stanno attraversando negli ultimi anni diventando sempre più complessi, con compagnie di taxi che non posseggono auto, compagnie di autobus che non posseggono mezzi, offerta di alloggi in tutto il mondo senza detenere proprietà, rende il controllo delle informazioni sempre più importante e la tecnologia un fattore abilitante a questo scopo. Le aziende, che diventano quindi piattaforme devono assicurarsi che chi eroga il servizio lo faccia coerentemente a quanto promette ai propri clienti finali, in linea con i propri valori,  e che quindi le cose funzionino in un certo modo. «Più i modelli di business diventano variabili nel tempo, più c’è bisogno che le informazioni siano disponibili in una forma trustable, in modo che si possa intervenire in tempo o comunque lavorare in eccezione alla regola. Non lo si può fare con cultura e approccio e strumenti tradizionali: la tecnologia in sé per sé non porta alcun vantaggio, è il cambiamento culturale la leva di fondo, insieme al coraggio e alla capacità di intravedere il futuro», ha aggiunto Marchetti.

Il passaggio da un sistema on-premise a una gestione completamente in cloud. Il cloud offre un’accessibilità impensata fino a qualche tempo fa. Molte aziende stanno sfruttando le capacità delle applicazioni cloud, facendo innovazione con le potenzialità che vengono messe a disposizione

Le discontinuità di Marazzi, Alcar e De Girolami

Showroom Marazzi Milano

Emblematici sono i casi di alcune realtà che hanno segnato una discontinuità nel modo di lavorare, costruendo modelli completamente nuovi. Marazzi, il marchio più noto nel settore delle piastrelle di ceramiche e del gres porcellanato, non ha una rete logistica propria, ma vende direttamente attraverso i trasportatori, che vanno a prendersi in sede i pezzi da portarsi al loro magazzino. I trasportatori utilizzano un sistema di prenotazione dei carichi con un’applicazione da smartphone, che supera la logica di attesa del proprio turno e di consegna del materiale, permettendo di trovare tutto pronto nel momento in cui arrivano. «Questo ha reso molto più flessibile non solo la gestione del magazzino, ma anche la produzione, perché sapere quando il trasportatore verrà a ritirare il suo carico via dal cortile ti dà molto vantaggio. Si tratta di produzioni molto ingombranti, con un costo unitario su dimensione molto basso. Marazzi è un’azienda che partiva da un installato on-premise, ma si è resa conto che se voleva aprire a una community come quella dei trasportatori, il passaggio al cloud era necessario», ha spiegato Marchetti.

I sistemi di gestione del magazzino secondo Gartner. Il magazzino, per agevolare la supply chain, deve essere agile e flessibile
De Girolami Trasporti

I cambiamenti del contesto macroeconomico sono invece alla base della trasformazione che ha perseguito De Girolami, in origine un’azienda familiare di trasportatori friulana. «A un certo punto hanno capito che fare l’operatore logistico come lo avevano sempre fatto non era più profittevole, perché per esempio il prezzo del gasolio non si comprime più. Sono allora entrati nel mondo dei servizi a valore aggiunto, si sono fidelizzati con una serie di produttori e retailer di arredamento di fascia alta e lusso, e hanno strutturato un servizio per fare trasporto e montaggio di mobili». Hanno messo in campo una serie di azioni per digitalizzare l’azienda, riducendo le inefficienze e cercando nuove opportunità. E hanno sfruttato l’esperienza vissuta in prima persona attivando una divisione di ingegneria logistica, aprendosi alla consulenza sui processi organizzativi, sulle tecnologie per la logistica e offrendo soluzioni di logistica in in-sourcing e in outsourcing, fornendo oltre alla gestione degli spazi anche le soluzioni tecnologiche e software per la gestione e il monitoraggio del magazzino. Autotrasporti De Girolami oggi si autodefinisce “un service provider specializzato nella distribuzione di mobili di lusso”. «Hanno messo a soqquadro il loro sistema – ha detto Marchetti – Hanno avuto coraggio, l’imprenditore ha capito che il mondo stava cambiando sotto i suoi occhi e si è affidato a noi e ad altri player, facendosi accompagnare in un percorso coerente con la sua idea». Sebbene ogni realtà aziendale sia unica e irripetibile, le problematiche che affronta nel corso del proprio ciclo di vita, insieme all’impatto che deriva dai fattori esogeni, sono spesso comuni. Un racconto di impresa permette ad un’altra di conoscersi e riconoscersi, e mettere a fattor comune esperienze e soluzioni rappresenta un grande valore aggiunto. «Le aziende riconoscono che per loro è molto utile sfruttare la nostra community di clienti, che è quella che anima le discussioni nella nostra area di sviluppo prodotto, dove si richiedono funzionalità particolari oppure si pongono dei problemi rispetto alla reale operatività, che sono utili per tutti, ad ogni latitudine – ha raccontato Marchetti – Alcar è un’azienda che riconosce particolarmente questo valore, e lavora molto con la comunità di sviluppatori. Ora sta mettendo in pratica un progetto IoT molto innovativo, ma cerca di trarre vantaggio da ogni evoluzione di prodotto o di processo che noi rilasciamo ogni tre mesi, cercando di capire se può migliorare la propria operatività», ha specificato il manager Oracle. «L’approccio di Alcar è quello tipico di un consumer, e dal mio punto vista potenzialmente rappresenta la partnership perfetta tra noi che facciamo questo mestiere e chi ne deve fare un altro».

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 29/11/2020)














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