Dati, connettività, industria e… qual è lo stato dell’arte di Open Fiber?

di Piero Macrì ♦︎ Tra le novità principali: Ai con modelli predittivi per pianificazione cablaggio, Innovation Lab, soluzioni space-based per monitoraggio cantieri. Il sistema Hydron per il Fibre in the Sky: realizzazione di reti ottiche ibride terrestri-satellitari. Il programma scientifico per monitorare le onde sismiche con tecnologia fiber sensing. Banda ultra-larga, Fiber to the home e Fixed Wireless Access. Parla Andrea Falessi

Dal 2010 a oggi il traffico dati su rete fissa ha decuplicato il proprio valore, passando da 3.108 a 38.385 petabyte. Una vera e propria corsa alla digitalizzazione che vede protagonista Open Fiber, la società capitanata dall’amministratore delegato Mario Rossetti e controllata al 60% da Cdp che ha concluso il quinto anno di operatività con ricavi di circa 380 milioni di euro, in aumento del 45% rispetto ai 261 milioni di fine 2020. Il piano di espansione complessivo vale oltre 7 miliardi di euro. Un investimento che permetterà di connettere in fibra ottica, entro il 2026, circa 24 milioni di unità immobiliari, tra città (aree nere), comuni piccoli e isolati (aree bianche) e distretti industriali (aree grigie).

Secondo l’ultimo report di Agcom, in Italia le linee di connettività fissa sono 19,89 milioni, di cui il 29,2% rame, 50% rame-fibra (Fttc, fiber-to-the-cabinet), 8,5% fixed wireless (radio-fibra) e i 12,3% Ftth. Numeri che rendono evidente l’enorme lavoro che si deve ancora compiere per estendere il potenziale della fibra ottica a imprese e famiglie su tutto il territorio italiano. Quale lo stato dell’arte della rete Open Fiber? Quali i risultati raggiunti, i programmi di ricerca e sviluppo, i progetti più innovativi e le possibili evoluzioni tecnologiche? Industria Italiana anticipa alcune delle più importanti novità.







Tra queste: un sistema di comunicazione per migliorare le performance della rete di distribuzione dell’energia; le soluzioni di intelligenza artificiale con modelli predittivi per la pianificazione del cablaggio delle aree territoriali; l’Innovation Lab dedicato all’individuazione di modelli di business digitali per fintech e Industria 4.0; le soluzioni space-based, con utilizzo di immagini satellitari, per il monitoraggio dell’avanzamento dei cantieri; il sistema Hydron per il Fibre in the Sky, che prevede la realizzazione di reti ottiche ibride terrestri-satellitari; infine, il programma scientifico volto a realizzare il primo sistema al mondo per monitorare con tecnologia fiber sensing le onde sismiche. Insomma, la fibra di Open Fiber è allo stesso tempo uno dei motori per lo sviluppo complessivo del Paese e tecnologia infrastrutturale abilitante una vera e propria economia digitale. «Grazie a una rete tecnologicamente avanzata, in grado di gestire il costante e progressivo aumento del traffico dati, Open Fiber permette alle imprese di fruire di tutti i servizi digitali della nuova Industria 4.0», afferma Andrea Falessi, Direttore Relazioni Esterne di Open Fiber.

 

Portare la fibra su tutto il territorio nazionale

Andrea Falessi, Direttore Relazioni Esterne di Open Fiber

Nata nel 2016 dalla fusione di Enel Open Fiber e Metroweb, Open Fiber ha una missione molto chiara: portare la fibra fino a casa dell’utente realizzando una rete a banda ultra larga con tecnologia Fiber To The Home (Ftth). Con la propria rete di accesso ha raggiunto più di 13,7 milioni di unità immobiliari, confermandosi il terzo operatore Ftth in Europa e il primo tra i wholesale only, vale a dire un operatore all’ingrosso che si limita a installare reti e a farle usare ad altri operatori di telecomunicazioni, che poi vendono servizi e connettività ai clienti finali. Tra i clienti, oltre a Vodafone, WindTre, Sky, Iliad, Tiscali e Fastweb, circa 300 gli operatori sia nel segmento consumer che in quello business. Sono aziende di dimensioni e tipologie molto differenti: large operator, business telco operator, fixed virtual network operator, TowerCo operator, international operator e cloud service operator.

 

Rete di accesso, quale futuro?

Il diretto e unico concorrente di Open Fiber è Tim, la cui rete di accesso secondaria è appannaggio di Fibercop, la società del gruppo compartecipata al 37,5% dal fondo Usa Kkr. Secondo il nuovo piano industriale dell’ex monopolista, Fibercop potrebbe confluire in una netco dove verrebbero integrate tutte le attività di rete, primarie e secondarie, di Tim. Nulla, però, esclude che si possa arrivare a una piena integrazione degli asset della Netco con quelli di Open Fiber, dando così vita al progetto di rete unica nazionale. Per capire le possibili evoluzioni societarie dell’infrastruttura di rete ci vorranno ancora mesi. Nel frattempo, l’obiettivo di Open Fiber continua a essere la copertura di tutte le regioni d’Italia. «Il piano prevede la connettività in fibra ottica anche delle aree industriali al di fuori dei centri urbani, dove sono presenti un numero significativo di pmi appartenenti a una pluralità di filiere produttive ma che non hanno accesso a collegamenti ultra-broadband. Sono già state collegate importati aree nell’hinterland di grandi città, tra le ultime quelle di Forlì, Ancona e Salerno», dice Andrea Falessi. 

 

Banda ultra-larga, Fiber to the home e Fixed Wireless Access  

Nata nel 2016 dalla fusione di Enel Open Fiber e Metroweb, Open Fiber ha una missione molto chiara: portare la fibra fino a casa dell’utente realizzando una rete a banda ultra larga con tecnologia Fiber To The Home (Ftth)

Con l’evoluzione della tecnologia e con l’esponenziale crescita di applicazioni “bandivore”, le infrastrutture di accesso in rame – Adsl e Fttc – risultano poco efficienti in termini di velocità e stabilità. E’ questo il motivo per cui è nata Open Fiber: costruire reti internet con la sola fibra ottica per un accesso Fiber to the Home (Ftth). Si tratta di un’infrastruttura di rete che consente lo scambio simmetrico di dati garantendo la stessa velocità di trasmissione sia in download che in upload e può raggiungere la velocità di 10 Gb al secondo. «Non sempre è possibile raggiungere luoghi remoti con i cavi in fibra ottica e in questi casi viene utilizzata la tecnologia Fwa (Fixed Wireless Access)», spiega Falessi. Grazie all’Fwa si è infatti in grado di garantire la connessione a banda ultra-larga sfruttando le onde radio anche in assenza della fibra ottica. Ma se Adsl, Fttc, Ftth e Fwa costituiscono le reti di accesso o secondarie che portano la connettività all’interno delle unità immobiliari, per garantire un corretto e rapido scambio di dati è necessario che la rete secondaria sia collegata a un’infrastruttura di livello superiore, primaria o di trasporto. Per questo Open Fiber ha creato l’xPoP Backbone cioè uno strato di rete che connette direttamente tutti i maggiori data center e Neutral Access Point presenti nel nostro paese così come i principali punti di approdo del traffico dati internazionale in Italia (Cable Landing Station), assicurando così collegamenti dedicati, ridondati e diversificati. Tutto questo è stato realizzato con le tecnologie di trasporto ottico più recenti che, a breve, consentiranno una trasmissione fino a 800 Gbps su singolo canale ottico.

 

La ricerca per un sistema di comunicazioni di eccellenza

Open Fiber, la società capitanata dall’amministratore delegato Mario Rossetti e controllata al 60% da Cdp che ha concluso il quinto anno di operatività con ricavi di circa 380 milioni di euro, in aumento del 45% rispetto ai 261 milioni di fine 2020. Il piano di espansione complessivo vale oltre 7 miliardi di euro. Un investimento che permetterà di connettere in fibra ottica, entro il 2026, circa 24 milioni di unità immobiliari, tra città (aree nere), comuni piccoli e isolati (aree bianche) e distretti industriali (aree grigie)

Open Fiber collabora con le università e con le principali aziende di telecomunicazioni italiane in un programma di filiera, con l’obiettivo di sviluppare progetti di ricerca nel settore delle reti e servizi di telecomunicazioni. Tra le tematiche oggetto del programma rientrano lo sviluppo di componenti e soluzioni di rete basati su ottica integrata e computazione ottica, sviluppo di piattaforme e di tecnologie ibride di integrazione fotonica e opto elettronica, e sviluppo di nuovi sottosistemi integrati dedicati alla sensoristica, alla quantistica e alla fotonica per le microonde.

 

Machine learning e intelligenza artificiale

Con l’obiettivo di migliorare efficacia ed efficienza della rete è stato anche avviato il Progetto Tiresia, un primo esempio di trasformazione di Open Fiber in azienda data-driven. Con Tiresia si utilizzano tecniche di data science basate sull’Ai per pianificare al meglio la posa della fibra ottica nelle città e nelle aree urbane. Insomma, un sistema di supporto alle decisioni che utilizza tecniche di machine learning per effettuare previsioni a breve-medio termine, interamente progettato e implementato ad-hoc da Open Fiber. La piattaforma è stata sviluppata dalla società Svelto!, spin-off dell’Università della Basilicata. Utilizza molteplici sorgenti di dato integrando molte decine di milioni di record e le tecniche di machine learning basate su reti neurali consentono la realizzazione di modelli predittivi nell’ambito di attività commerciali su tutto il territorio italiano. I risultati vengono correlati per calcolare una funzione che stima il livello di interesse commerciale della zona. «Un approccio che ha una vasta applicabilità perché durante il roll-out della rete si prendono continuamente decisioni valutando se sia più conveniente cablare un’area o una città invece che un’altra», sottolinea Falessi.

 

Un laboratorio a supporto di Fintech e Industria 4.0

la fibra di Open Fiber è allo stesso tempo uno dei motori per lo sviluppo complessivo del Paese e tecnologia infrastrutturale abilitante una vera e propria economia digitale

L’Open Fiber Innovation Lab (Ofil), è il laboratorio di innovazione diffusa che sostiene e promuove l’adozione dei servizi Open Fiber in settori competitivi come Fintech e Industria 4.0. Promuove lo sviluppo di casi concreti, rivolti al mercato delle imprese ad alto potenziale innovativo. La logica è finalizzata all’individuazione e definizione di nuovi modelli di business. Nello specifico, il progetto consiste nella individuazione di alcuni pilot in cui Open Fiber mette a disposizione le risorse tecniche in modalità neutrale mentre gli operatori offrono alle imprese la possibilità di provare la soluzione più corretta per realizzare applicazioni super-performanti. Ofil sviluppa anche collaborazioni finalizzate alla individuazione di tecnologie e soluzioni space-based. Tra queste l’utilizzo di immagini satellitari per il monitoraggio dell’avanzamento dei cantieri, sia come complemento all’offerta di servizi. E’ il caso del programma Hydron che vede Open Fiber collaborare con campioni nazionali come Tas-I, Telespazio, Scuola Superiore Sant’Anna, Crat e Officina Stellare.

 

Fibre in the sky

Open Fiber collabora anche con la European Space Agency (Esa) per lo sviluppo di una nuova generazione di sistemi satellitari che utilizzano esclusivamente comunicazioni ottiche in spazio libero (uplink e downlink) grazie ai quali sarà possibile estendere allo spazio le reti terrestri in fibra (“Fibre in the sky”). Come dice Falessi, «E’ un programma funzionale alla riduzione del digital divide poiché rappresenta un importante complemento alle reti ottiche terrestri. Semplificando, incrementa la capacità dei backbone fornendo circuiti di accesso alternativi o più economici nei luoghi più difficili da raggiungere con la fibra terrestre». In futuro, grazie ai sistemi come Hydron, sarà possibile federare in modo trasparente reti terrestri appartenenti a diverse nazioni, creando così le premesse per una sovranità europea, oggi impossibile a causa del monopolio della connettività trans-continentale e transoceanica da parte di pochi paesi. Nella fase attuale, finalizzata allo sviluppo di simulatori terrestri e dei primi dimostratori, Open Fiber ha assunto il ruolo di coordinatore di un advisory board dei potenziali clienti tra gli operatori terrestri che, come Open Fiber, sono interessati alla soluzione prodotta da Hydron.

 

La fibra ottica è il mezzo trasmissivo dei dati, ma non è l’unica applicazione possibile 

La fibra può trasformarsi anche in un sensore in grado di rilevare movimenti del terreno. In collaborazione con l’Istituto nazionale di ricerca metrologica (Inrim), l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Bain & Company e Metallurgica Bresciana, Open Fiber ha avviato il progetto Meglio, un programma scientifico italiano volto a realizzare un sistema innovativo di monitoraggio delle onde sismiche. Tutto questo grazie al fiber sensing, che consente misurazioni continue in tempo reale su tutta la lunghezza di un cavo in fibra ottica. «Si tratta del primo progetto al mondo che viene realizzato per monitorare le onde sismiche su fibre ottiche di una rete attiva di Tlc in un contesto terrestre, dice Falessi. I test effettuati sul campo hanno dato buon esito ricevendo dall’Ingv la validazione dei dati raccolti». Una volta completata la sperimentazione, l’Italia potrebbe essere dotata di un sistema di monitoraggio in grado di rilevare movimenti sismici lungo tutta la tratta che viene monitorata. Una tecnologia che potrebbe rappresentare anche un sistema di allerta rapida per i terremoti, in grado di anticipare al massimo la segnalazione delle onde sismiche prima che colpiscano zone abitate. 














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