Novation Tech apre un nuovo stabilimento in Croazia

Il sito produttivo sarà dedicato alle componenti in carbonio per il settore automotive. A regime darà lavoro a più di 100 persone

Stabilimento di Novation Tech in Istria

Novation Tech, azienda di Treviso specializzata nella lavorazione di materiali compositi in carbonio, ha avviato un nuovo stabilimento produttivo ad Albona, in Croazia, che si affianca a quelli già presenti nella sede principale di Montebelluna e in Ungheria. Il nuovo stabilimento ha una superficie di circa 3000 mq e quando opererà a pieno regime (in circa tre anni) darà lavoro ad oltre 100 persone. Attualmente sono già 50 gli occupati, a cui se ne aggiungeranno 25 nei prossimi mesi: i primi hanno affrontato alcuni mesi di formazione proprio a Montebelluna, per specializzarsi nella laminazione del carbonio, una lavorazione che richiede, oltre alle competenze tecniche, una particolare manualità.

Lo stabilimento croato sarà dedicato alle alle componenti in carbonio per il settore automotive – che insieme a biciclette e occhialeria rappresenta il principale mercato di Novation Tech – ed è stato realizzato per rispondere al forte incremento produttivo, garantire la massima flessibilità ai clienti e per mitigare i rischi, oggi legati anche al lockdown.







«Il nostro settore, quello dell’automobilismo di alta gamma, è in crescita da alcuni anni e, pur se rallentato dalla pandemia, al momento non si è trovato in grave crisi. Contiamo di chiudere il 2020 con un giro d’affari inferiore di pochi punti in percentuale rispetto allo scorso anno (in cui ha raggiunto i 56 milioni di euro), quindi considerando il panorama generale direi che possiamo considerarci soddisfatti», spiega Luca Businaro, ad di Novation Tech. «Noi lavoriamo praticamente just in time, h24 su turni di 8 ore, abbiamo ridefinito la produzione su stime di ordinativi settimanali. Una flessibilità che rappresenta un valore aggiunto ma anche uno standard difficile da mantenere, per questo i nostri stessi clienti, che sono i maggiori marchi mondiali dell’automobilismo, ci chiedono di diversificare i rischi per garantire sempre le forniture».














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