L’Istat ha stimato, per il dicembre 2019, che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca del 2,7% rispetto a novembre, mentre, in termini tendenziali, è del 4,3% su base annua. Una frenata, dunque, che ci vede in buona compagnia: la Francia cede su base annua tre punti, la Germania poco meno di sette. Una Europa che anche sul fronte dell’export potrebbe subire contraccolpi, per quanto l’Italia si appresti a chiudere l’anno ancora in crescita (2,1% tra gennaio e novembre) che tuttavia è quasi la metà rispetto al 2018.
La meccanica col fiato corto
Tra i settori più colpiti della nostra economia l’area della meccanica e della componentistica, prodotti che entrano nelle catene di fornitura, soprattutto nell’automotive, di Paesi terzi con la Germania in testa. I risultati dell’intero settore dei macchinari (-7,7% nel mese, -2,9% per l’intero anno) testimoniano questa difficoltà, che nelle previsioni (anche causa Coronavirus) non potrà facilmente invertire la sua corsa.
Anche nei ricavi, come indicano le stime 2019 di Prometeia e Intesa Sanpaolo il bilancio tra gennaio e novembre 2019 è col segnonegativo: -0,2%.
I peggiori e i migliori
Nella nota emessa dal’Istat si legge che su base tendenziale e al netto degli effetti di calendario, a dicembre 2019 si registrano accentuate diminuzioni per i beni intermedi (-6,6%), l’energia (-6,0%) e i beni strumentali (-4,7%); un decremento più contenuto si osserva per i beni di consumo (-0,8%). Tra i rimanenti settori le maggiori flessioni si registrano nelle industrie (-10,4%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-9,3%) e, come già detto, nella fabbricazione di macchinari e attrezzature (-7,7%).
I soli settori di attività economica che registrano incrementi tendenziali sono la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica (+5,3%), l’industria alimentare, bevande e tabacco (+2,9%) e le altre industrie (+1,1%).