Dalla valvola alla flebo smart: la meccatronica di Fluid-o-Tech alla conquista del medicale

di Laura Magna ♦︎ Il dispositivo, in grado di controllare sia liquido che gas, è alimentato a batteria, portatile e controllabile da remoto: così si può abilitare l’assistenza domiciliare. Sensoristica per terapie personalizzate con la start-up Dolphin Fluidics. Il progetto HealthTech: fluidica intelligente per le scienze della vita. Parla il numero uno Diego Andreis

Dalle macchine industriali al medicale. È la metamorfosi che sta compiendo Fluid-o-Tech, azienda con sede alle porte di Milano, specializzata nella progettazione e produzione di pompe volumetriche, valvole, sensori e sistemi per dosare e controllare fluidi con grande accuratezza e precisione e che oggi serve appunto l’industria, ma anche il foodservice, l’automotive e in piccola parte l’healthcare. «Questo settore vale oggi il 6-7% del fatturato complessivo – dice a Industria Italiana il Managing Director Diego Andreis – ma intendiamo portarlo tra i primi tre settori di riferimento per noi nei prossimi anni. È un settore estremamente interessante che pone sfide importanti, dove c’è la possibilità di realizzare soluzioni nuove».

Il primo atto di questa trasformazione è stata la creazione di una flebo intelligente all’interno di un bando di Regione Lombardia: si tratta di un dispositivo che dà il là a tutta una serie di altre possibili applicazioni smart in campo infusionale, spaziando dalle terapie del dolore alla nutrizione al drug delivery. Prima però per accreditarsi in un mondo essenzialmente chiuso come quello sanitario, « ci stiamo certificando e stiamo facendo una serie di passi per essere riconoscibili per gli stakeholder di quel settore, anche con una divisione dedicato, che risponde al nome di Fluid-o-Tech HealthTech».







L’identikit di Fluid-o-Tech

Diego Andreis, managing director Fluid-o-Tech

Insomma, solo abbattere le barriere all’ingresso del settore della sanità è un’operazione complessa. Ma possibile per un’azienda come Fluid-o-Tech, in continua trasformazione. L’azienda di origine – Andreis Srl – da cui tutto discende si occupava di lavorazioni meccaniche di precisione e fu creata nel 1948 da Franco Andreis, nonno di Diego. Fluid-o-Tech nasce invece nel 1976 dal padre Vittorio, con sede a Corsico, ed è oggi una società globale, che esporta oltre l’80% della sua produzione, con oltre 300 dipendenti nel mondo, sedi commerciali in Inghilterra, Giappone, Cina e Usa e una rete di oltre 120 distributori in 60 paesi, con un fatturato di 110 milioni di euro nel 2021). La società è titolare di oltre 80 brevetti e investe annualmente il 5% dei ricavi in ricerca e sviluppo, area in cui è impegnato il 16% del personale.

Le sue pompe volumetriche e sistemi per la pressurizzazione, la dosatura ed il trasferimento dei fluidi trovano applicazioni diverse in comparti svariati: nella stampa a getto d’inchiostro industriale, tanto per fare un esempio, le pompe arrivano a erogare senza fluttuazioni di pressione fino a 100.000 gocce al secondo. Dalle pompe ad altissima precisione, nel 2014 l’azienda si è allargata alle valvole «oggetti basati sull’integrazione di materiali a memoria di forma, vale a dire fluidica di precisione ed elettronica a microcontrollore», grazie alla startup Dolphin Fluidics, nata nel suo seno. E dal 2013 Fluid-o-Tech sforna innovazione nel suo F-Lab, centro di ricerca avanzata per la fluidica intelligente, dove un team di ingegneri e designers lavora sulle nuove tecnologie e i nuovi materiali in ottica open innovation in collaborazione con esperti, università, aziende e centri di ricerca.

Dalla valvola alla flebo

Flebo intelligente by Fluid-o-Tech

Dalla valvola all’applicazione nelle infusioni il passo è in effetti breve, sul fronte della tecnologia. Non su quello di mercato, però. «Il Ssn lavora con grosse gare in cui bisogna essere in grado di fornire un’ampia gamma di prodotti – spiega Andreis – noi oggi stiamo guardando altri canali, cliniche o Rsa private e in generale il mondo del domiciliare. Ci sono player significativi specializzati. Stiamo cercando di sviluppare questi canali e i rapporti con chi lavora con gli ospedali per veicolare in futuro un’offerta più ampia». La flebo intelligente è dunque solo il primo esperimento sul campo di questo percorso. Ed è stato possibile grazie a «grossi investimenti non solo in capex – dice Andreis – e grazie al supporto del bando di Regione Lombardia “Call Hub Ricerca e Innovazione”, che è stato un attivatore cruciale di questa progettualità. Adesso siamo nella fase due: per crescere non bastano più le nostre risorse ma guardiamo anche a quelle dedicate alla telemedicina e al digital health nel Pnrr e ci aspettiamo di intercettarle anche se c’è poca chiarezza al momento». Insomma, per aumentare di volume ora serve innanzitutto un ecosistema, che va costruito passo dopo passo.

Progetto HealthTech: la possibile rivoluzione del Ssn che arriva dalla meccatronica

La sede di Fluid-o-Tech

Ma la tecnologia – pur se da sola non basta – è alla base di tutto. «Sviluppando tecnologie abbiamo intuito che la loro combinazione potesse permettere di rivoluzionare alcuni dispositivi usati in campo medicale e per questo in intesa con l’Università di Pavia e il Policlinico San Matteo, abbiamo intrapreso un percorso». La valvola Dolphin è un po’ la chiave di volta: è un dispositivo in grado di controllare sia liquido che gas da pochi millilitri fino a una portata di centinaia di litri all’ora, da un contagocce fino al flusso di un rubinetto ben aperto. «La flebo è un sistema meccanico che noi digitalizziamo: la tecnologia di partenza è una valvola compatta, a consumo ridotto di corrente, alimentata a batteria, silenziosa, portatile, leggera e controllabile da remoto – quindi adatta all’ambiente ospedaliero ma anche estremamente versatile». Un sistema di infusione elettronico consente di comandare e monitorare da un controllo centrale quello che fa ogni singola postazione all’interno di un reparto, per esempio. E all’assistenza domiciliare, con la possibilità di «ridurre le ospedalizzazioni per certe terapie lunghe, a beneficio della spesa sanitaria e del benessere dei pazienti».

I tre obiettivi di HealthTech

Pompe volumetriche rotative a palette PO 500-1000 Fluid-o-Tech

Ma il progetto di Fluid-o-Tech è ben più complesso. E si pone tre obiettivi. «Il primo è continuare nell’attività di ricerca e sviluppo sulla parte delle tecnologie, sviluppando sensori sempre più in grado di monitorare la qualità dei fluidi e le sue contaminazioni. I sensori captano modifiche nella qualità dei fluidi anche farmacologici – spiega Andreis – Il secondo obiettivo, sempre industriale, di sviluppare una prima piattaforma di dispositivi per la gestione dell’infusione, per cui siamo partiti dalla flebo. E oggi stiamo lavorando a un secondo progetto, un dispositivo per la nutrizione artificiale». Per ampliare competenze e tecnologie a nostra disposizione, nel corso dell’ultimo triennio «abbiamo investito in aziende già attive in questo campo in Italia, Germania ed Inghilterra – continua Andreis – Questi sviluppi sono focalizzati su tecnologie abilitanti per supportare le migliori aziende al mondo nella trasformazione digitale con prodotti, piattaforme e tecnologie in grado di rispondere alle nuove necessità espresse dal mercato e degli end-user come, ad esempio, le terapie personalizzate, la diagnostica e la telemedicina».

Questo porta direttamente al terzo obiettivo che è quello di sviluppare un centro di competenza della fluidica intelligente per le scienze della vita che possa generare nuove tecnologie da applicare. Si chiamerà “Digital Smart Fluidics” e ha come capofila Fluid-o-Tech e un partenariato composto dalla Fondazione Irccs Policlinico San Matteo, l’Università di Pavia e le aziende MC2, Sidam, Prima Lab. Il valore complessivo del progetto è circa di 7,7 milioni di euro di cui 3,3 da Regione Lombardia grazie ai fondi POR FESR 2014-2020. «Questo centro di competenza è costruito su un laboratorio in Fluid-o-Tech che stiamo realizzando – precisa Andreis – un laboratorio dell’Università di Pavia e uno spazio demo presso all’Ospedale San Matteo, per avvicinare infermieri e medici alla nuova generazione di tecnologie. La cosa interessante è che i dispositivi nascono dal confronto: medici e infermieri che utilizzano questi strumenti e hanno fatto emergere bisogni di innovazione che noi potevamo soddisfare».

La rivoluzione della medicina arriva dalla fluidica

Nel campo medico, l’applicazione sarà possibile su tutti i dispositivi portatili laddove c’è la necessità di controllare fluidi: «possiamo lavorare in tutto il mondo dell’infusione, la sensoristica è in grado di intercettare la tipologia del fluido e le caratteristiche e le variazioni dello stesso, e il fluido può essere un farmaco, una soluzione, sangue, un fluido biologico». In questo momento, l’azienda sta lavorando «in co design anche sulla somministrazione da remoto, e sul drug delivery, un settore in fortissimo sviluppo, per erogare cure fuori dal contesto ospedaliero. Un settore che determina maggior accesso alle cure, maggior qualità della terapia personalizzata e maggior comfort per il paziente». Grazie a sistemi di infusione a elevate prestazioni, in termini di precisione, ma miniaturizzati e portatili. Insomma, un nuovo orizzonte per le terapie domiciliari dei pazienti cronici, spina nel fianco del nostro sistema sanitario nazionale.














Articolo precedenteImprenditorialità scientifica: così si potrebbe invertire la rotta del cambiamento climatico!
Articolo successivoTim acquisisce le attività mobili del Gruppo Oi






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui