Il lavoro a distanza passato ai raggi X da una ricerca di Lenovo

di Alberto Falchi ♦︎ Il 63% si dichiara più produttivo. Ma l’82% indica difficoltà a stare al passo con l’it emergente. I lavoratori nella maggior parte dei casi hanno dovuto usare fondi personali per acquistare gli strumenti di lavoro, o si sono dovuti improvvisare It manager. I Modern It kit di Lenovo semplificano configurazione e gestione dei dispositivi e promettono più sicurezza

Le modalità di lavoro agile imposte durante il lockdown sono destinate a perdurare anche al termine dell’emergenza: sembrano piacere a molti lavoratori, e le aziende hanno sperimentato un aumento della produttività. Non mancano criticità, a partire dal fatto che i lavoratori nella maggior parte dei casi hanno dovuto usare fondi personali per acquistare gli strumenti di lavoro per arrivare al doversi improvvisare IT manager di sé stessi, spesso senza averne le competenze necessarie. Lenovo, leader mondiale nell’hardware professionale, punta a risolvere il problema coi kit modern IT, che semplificano il provisioning e la gestione degli endpoint e possono essere estese per gestire l’intero ciclo di vita dell’hardware, inclusi lo smaltimento e la distruzione dei dati.

L’emergenza sanitaria che ha bloccato il mondo intero ha anche costretto aziende e lavoratori a ripensare il loro approccio al lavoro e alla mobilità. E a farlo con molta fretta. Nel giro di pochi giorni, le aziende si sono dovute attrezzare per consentire alla propria forza lavoro di operare da casa, in piena sicurezza e cercando di mantenere la produttività. Il risultato dell’esperimento? Positivo, come evidenziano vari studi, come Technology and the Evolving World of Work, commissionato da Lenovo. Una ricerca globale che ha coinvolto più di 20.000 lavoratori fra i 18 e i 56 anni in 10 mercati, Italia compresa, e aziende di ogni dimensione, dalle pmi alle enterprise con più di 1.000 dipendenti.







Il risultato che spicca maggiormente è probabilmente quello che molte aziende non si aspettavano: l’introduzione del lavoro agile aumenta la produttività. Zittendo a tutti gli effetti i tanti scettici, convinti che se i dipendenti non fossero stati dietro la scrivania, all’interno di un ufficio, sarebbero stati troppo distratti e incapaci di portare gli stessi risultati. In media, il 63% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi più produttivo. Sarà il fatto di dover evitare di perdere ore nel tragitto casa e ufficio, o la possibilità di bilanciare in maniera più flessibile le esigenze lavorative con la vita privata, ma di fatto l’esperimento sembra aver dato frutti positivi, e ad apprezzare maggiormente le nuove modalità sono state le fasce di età più giovani. «Al netto di tutte le distrazioni e dei fattori esterni, quello che emerge dal nostro studio è che la produttività personale è più alta che mai» – ci spiega Giuliano Pecorella, Global Service Leader di Lenovo.

Il 63% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi più produttivo in modalità smart working

Questo però è solo un lato della medaglia, perché dall’altro non mancano una serie di problematiche, a partire dal fatto che in molti casi i dipendenti hanno dovuto investire personalmente in tecnologia, per esempio per dotarsi di monitor, stampante o altri accessori non forniti dall’azienda (ma fondamentali per aumentare la produttività), e improvvisarsi esperti di informatica per risolvere le questioni che solitamente venivano affidate al reparto IT: una buona parte degli intervistati ha dichiarato di essersi sentita IT manager di se stesso. Ma come è possibile che le aziende non abbiano trovato il modo di supportare la propria forza lavoro sotto il profilo tecnico? «Se guardiamo ai dati dello studio, emerge che solo il 19% vede la propria azienda come leader nell’adozione di nuove tecnologie e la capacità di stare al passo. Questa percentuale sale poi sino al 21% nelle multinazionali e crolla sino al 12% per le piccole aziende, fatto che evidenzia che alcune aziende sono in affanno nel capire le necessità tecnologiche della forza lavoro e nell’adozione di strumenti IT. L’82% del nostro campione indica che i datori di lavoro hanno trovato delle barriere nello stare al passo con le tecnologie emergenti».

La risposta queste problematiche va ricercata nel concetto di modern IT, un approccio che mette l’utente al centro e che permette all’utente di lavorare in ogni momento, in ogni luogo, usando il dispositivo che preferisce. E dà anche la possibilità alle aziende di far gestire il supporto da Lenovo, un aspetto critico per chi lavora da casa e non può fare affidamento sui tecnici dell’azienda se ha un problema con il wi-fi o la stampante.

L’82% indica difficoltà a stare al passo con l’it emergente

Potenziare la forza di lavoro remota con i kit Modern IT di Lenovo

Le soluzioni di Lenovo per il modern IT sono proposte sotto forma di kit che semplificano le operazioni di configurazione iniziale e gestione dei dispositivi e garantiscono una maggiore sicurezza. Adottando queste soluzioni le aziende possono delegare parte della gestione IT, e dell’assistenza, ai tecnici di Lenovo, sgravando quindi il reparto interno da queste incombenze e velocizzando sia le fasi di configurazione iniziale sia quelle di manutenzione e supporto remoto. Lenovo ha nel suo listino 4 differenti kit dedicati al modern IT, che differiscono fra loro per il differente impegno che richiedono al team IT aziendale. Il Diy Deploy Kit è pensato per le realtà che stanno iniziando il loro cammino verso il modern IT e consiste in dispositivi che arrivano già dalla fabbrica configurati con le impostazioni di base desiderate dal cliente. L’utente finale si dovrà occupare del setup iniziale mentre la manutenzione viene affidata alle risorse IT aziendali, come del resto suggerisce quel Diy, Do It Yourself.

Il Ready to Deploy Kit, al contrario, vede il team IT aziendale maggiormente coinvolte nelle fasi iniziali, dato che si dovrà definire la configurazione iniziale dei computer. Lenovo, invece, si occuperà di precaricare software e configurazioni e di fornire l’assistenza nel caso di problemi hardware o software. Il team interno dovrà lavorare maggiormente all’inizio, nella fase di deployment, ma poi sarà libera di concentrarsi su operazioni più strategiche non dovendo curare il supporto per l’utente. La soluzione Instant Productivity Kit è infine pensata per le aziende che hanno team IT interni ridotti all’osso e occupa il tempo dell’IT sono nelle fasi iniziali, definendo insieme a Lenovo le specifiche delle immagini da installare sugli endpoint. Fatto questo l’utente finale riceverà una macchina pronta all’uso, e per eventuali problemi farà riferimento al supporto di Lenovo.

Quasi la metà (48%) dei dipendenti ha un prospettiva positiva sul lavoro a distanza 

«Passando a queste soluzioni si ottiene un duplice risultato: da un lato si liberano risorse IT, che possono essere concentrate della strategia IT e della sicurezza. In secondo luogo, avranno la possibilità di adottare un approccio legato al concetto di Device-as-a-Service, che ha il vantaggio di ridurre le spese di capex e di avere sempre a disposizione i dispositivi e il software più recente nel listino del produttore», evidenzia Pecorella. Va sottolineato che Lenovo non ha attivato queste formule con l’emergenza sanitaria: erano già presenti dal 2019 nel catalogo dell’azienda. Sicuramente, però, il Covid ha incrementato l’interesse del pubblico, di ogni dimensione: dalla multinazionale anche alla microazienda, come quelle rappresentate da un singolo professionista a partita iva. Dobbiamo quindi aspettarci un maggior interesse verso le formule di Device as a Service (daas)? Probabilmente sì.

«La pandemia ha di fatto accelerato in maniera drammatica una tendenza che era già iniziata», ci dice Pecorella, aggiungendo che adottare formule di lavoro agile è una tendenza globale, non limitata ad alcuni Paesi. Italia compresa, con il 47% del campione che dichiara che proseguirà lo smart working anche quando cesserà l’esigenza di mantenere il distanziamento sociale. Non si torna indietro, sotto questo profilo, e di conseguenza è probabile che anche queste formule si diffondano sempre maggiormente. Il motivo non è da cercare solamente nell’avere sempre a disposizione hardware aggiornato, ma nella possibilità di avere un supporto IT anche se le dimensioni dell’azienda non permettono di avere un team dedicato. Un supporto che è necessario: la ricerca di Lenovo evidenzia che l’82% del campione lamenta una scarsa comprensione delle proprie esigenze da parte dei decision maker, quelli che decidono quali tecnologie vanno integrate in azienda. Fornire in “affitto” i dispositivi, delegando l’assistenza a terzi, può dare una spinta al superamento di queste problematiche, permettendo tra l’altro all’IT di concentrare l’attenzione sulla fase strategica.

I lavoratori nella maggior parte dei casi hanno dovuto usare fondi personali per acquistare gli strumenti di lavoro, o si sono dovuti improvvisare It manager

Device as a Service e sicurezza

Quando i dipendenti si trovano fuori dal perimetro aziendale è necessario rivedere le politiche di sicurezza informatica e, spesso, anche integrare nuovi strumenti per evitare fughe di dati o attacchi informatici. Facile per le aziende di grandi dimensioni, che hanno a disposizione i budget e le risorse da dedicare a questo aspetto, meno per le realtà di dimensioni più contenute. Le soluzioni di Device as a Service vengono incontro anche alle esigenze di queste ultime «Il servizio DaaS non include solo il dispositivo, ma anche tutti i servizi che ci ruotano attorno, come il bios provisioning e l’adozione di sistemi di sicurezza che vengono concordati col cliente. Possono quindi essere soluzioni proprietarie di Lenovo o altre di terze parte scelte dall’azienda».

Sono diverse le difficoltà che si riscontrano lavorando in modalità agile

I servizi di Lenovo per gestire l’intero ciclo di vita dei dispositivi

Le soluzioni di Lenovo per il modern IT permettono di gestire l’intero ciclo di vita del dispositivo, dal deployment iniziale per arrivare al ritiro e lo smaltimento del vecchio hardware. Questo permette alle aziende di non doversi occupare dello smaltimento e a Lenovo di recuperare quanto più materiale possibile per poi riciclarlo. Volendo, si può affidare a Lenovo anche la migrazione dei dati dal PC “vecchio” al dispositivo che lo sostituisce. E il contenuto degli hard disk? Lenovo garantisce e certifica la distruzione sicura delle informazioni che contengono, che può avvenire in varie modalità completamente configurabili dal cliente. Per esempio, tenendo l’intero computer o i soli hard disk in quarantena per un certo periodo prima di procedere alla distruzione dei dati che contengono: «Il principio del Device as a Service è che si basa su un servizio che va a coprire tutte le necessità dell’azienda, di ogni dimensione», aggiunge Pecorella. Al contrario di quanto invece accade con soluzioni alternative, come per esempio le Vdi (Virtual destkop infrastructure), dove i dipendenti si appoggiano a banalissimi terminali: il destkop e le app girano sul cloud. Queste ultime non sono alla portata di tutti, sicuramente non delle microimprese o delle pmi, dove non è presente quel minimo di struttura necessario per gestirne la complessità.

 

Lo studio

Lo studio “Technology and the Evolving World of Work” condotto dall’Intelligent Devices Group di Lenovo ha indagato le prospettive dei dipendenti in 10 mercati – Stati Uniti, Brasile, Messico, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Cina, India e Giappone – per offrire ai decisori aziendali e ai fornitori di tecnologia in tutto il mondo uno strumento per comprendere le necessità dei dipendenti di fronte a un cambiamento repentino delle loro modalità di lavoro. Tra l’8 e il 14 maggio 2020 sono state intervistate 20.262 persone, alle quali è stato chiesto di rispondere a domande relative alla loro esperienza con la tecnologia sul luogo di lavoro e all’impatto del COVID-19 sulle loro preferenze, connettività ed equilibrio tra vita personale e lavorativa.

È possibile trovare lo studio integrale a questo link

Ecco intanto, in modo un po’ più sistematico, i dati disponibili.

  • L’85% degli intervistati ha dichiarato di fare maggiore affidamento sul proprio PC (laptop e/o desktop) rispetto a quando si trovava in un ufficio.
  • Circa due terzi degli intervistati (63%) si sentono più produttivi lavorando da casa rispetto a quando erano in ufficio.
  • Il 52% degli intervistati ritiene che continuerà a lavorare da casa più di quanto facesse prima del COVID-19 – anche quando non saranno più obbligatorie le misure di distanziamento sociale.
  • Questa nuova fiducia nel lavoro da remoto ha accresciuto la necessità per le aziende di dotarsi di soluzioni IT personalizzabili, moderne e scalabili. Il 79% degli intervistati concorda sul fatto di aver dovuto fare da responsabile IT di sé stesso, lavorando da casa, e la maggior parte degli intervistati ritiene che i datori di lavoro debbano investire di più in formazione sulla tecnologia per agevolare il lavoro da casa in futuro.
  • 7 dipendenti su 10, tra gli intervistati a livello globale, dichiarano di aver acquistato nuovi dispositivi tecnologici per lavorare da remoto
  • Circa il 40% degli intervistati ha dovuto migliorare a proprie spese, in toto oppure in parte, la propria dotazione tecnologica.
  • Gli intervistati in Italia hanno dichiarato di aver speso personalmente in media circa 305 euro per aggiornare o migliorare la tecnologia necessaria per lavorare da casa durante la pandemia da COVID-19 – circa 62 euro in più rispetto alla media mondiale di 238 euro, a titolo di confronto, tra i dieci Paesi analizzati, solo in Germania (€336) e Stati Uniti (€307) si è speso in media di più.
  • Il 71% degli intervistati lamenta l’emergere di nuove problematiche o il peggioramento di alcune condizioni, tra cui mal di testa, dolori alla schiena oppure al collo, difficoltà a dormire e molto altro. Oltre a disturbi fisici, gli intervistati hanno identificato alcune altre importanti sfide che si sono ritrovati ad affrontare lavorando da casa: diminuiscono i contatti personali con i colleghi, si avverte un’incapacità di separare la vita lavorativa dalla vita domestica e diventa difficile concentrarsi durante le ore di lavoro a causa delle distrazioni che li circondano in casa. La formazione e l’adozione di dispositivi di videoconferenza di alta qualità quali cuffie con cancellazione del rumore e webcam per i PC, tablet o telefoni di lavoro possono aiutare i dipendenti a sentirsi più connessi con i colleghi e meno distratti a casa.
  • Oltre a disturbi fisici, gli intervistati hanno identificato alcune altre importanti sfide che si sono ritrovati ad affrontare lavorando da casa: diminuiscono i contatti personali con i colleghi, si avverte un’incapacità di separare la vita lavorativa dalla vita domestica e diventa difficile concentrarsi durante le ore di lavoro a causa delle distrazioni che li circondano in casa.
  • Sebbene l’emergere di nuove tecnologie sia stato dibattuto in passato, i dipendenti si dimostrano entusiasti per il ruolo che la tecnologia svolge nel migliorare l’esperienza di chi lavora da casa. Quando è stato chiesto quali tecnologie emergenti avrebbero avuto il maggiore impatto in positivo sul loro lavoro nei prossimi anni, gli intervistati a livello globale hanno identificato come prime scelte il 5G, l’intelligenza artificiale (AI) e il machine learning.













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