L’alert di Sistema Moda Italia: mancheranno 48mila posti di lavoro

A Milano nel corso del convegno “L’industria della moda è per i giovani” i primi dati di una ricerca sul fabbisogno professionale del settore. È allarme: mancano manager, tecnici e operai. Eppure le iscrizioni ai corsi tecnici e professionali sono insufficienti

Paradossi italiani: nella terra del fashion e del tessile mancano, già oggi, posti di lavoro all’interno della filiera produttiva. Scommettere sulla formazione è una sfida per SMI – Sistema Moda Italia in vista del futuro. E infatti lo scorso 26 settembre Smi ha invitato esperti ed operatori del settore a Milano alla conferenza L’industria della moda è per i giovani. Luogo prescelto l’Istituto tecnico Caterina da Siena del capoluogo lombardo.
Il presidente di Smi, Marino Vago, ha lanciato l’alert: nei prossimi cinque anni si prevedono 48mila posti di lavoro vacanti ne settore moda, a causa del ricambio generazionale e di un numero di iscritti ai corsi tecnici e professionali assolutamente insufficiente a coprire le richieste delle aziende del Made in Italy.

 







 

I numeri del fabbisogno di risorse umane

La conferenza di Smi è stata anche l’occasione per ragionare sui primi risultati dell’indagine sui fabbisogni professionali delle imprese del tessile-abbigliamento, in corso di svolgimento in tutta Italia nelle aziende del settore e frutto della collaborazione con Fondirigenti.
Carlo Mascellani, direttore relazioni industriali e formazione di Confindustria moda, che ha illustrato le cifre, ha evidenziato come, sui 37 profili professionali messi sotto osservazione, sei rientrino nell’area manageriale, 22 siano di carattere tecnico e 9 nell’area operativa. L’obiettivo dunque è quello di migliorare l’offerta formativa per il settore rinnovando i programmi scolastici, in modo da sopperire alle difficoltà già evidenti oggi.

Se la difficoltà di reperire personale già avanza, va detto che le industrie per l’81% pensano di avviare nuovi contratti di lavoro entro il 2020. Anche l’approvvigionamento di risorse sconta arretratezza: oggi il principale canale resta il curriculum vitae ricevuto. Se guardiamo gli accordi con scuole e università si scende al 47,4%, maglia nera i centri per l’impiego usati solo per il 18,8%

La Rete TAM

In quest’ottica Roberto Peverelli, dirigente dell’Istituto statale di istruzione superiore Setificio Paolo Carcano e presidente della Rete Tam (acronimo di Tessile abbigliamento moda) – il progetto formativo lanciato nel 2018 da SMI e Miur che riunisce attualmente circa 80 tra i migliori istituti tecnici per la moda del Paese – ha ribadito l’importanza dell’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro sulla base delle indagini condotte tra gli studenti della Rete stessa. L’80,2% dei ragazzi coinvolti nelle attività di alternanza tra scuole e mondo del lavoro ha infatti dichiarato di aver apprezzato questo approccio e l’esperimento ha incontrato risultati positivi anche da parte delle imprese, ma tra gli allievi c’è ancora insoddisfazione circa il ruolo dei tutor.

Gli Its acceleratori dalla parte del lavoro

I primi dati dicono che gli Its sono un potente acceleratore verso il lavoro. Per Pier Francesco Corcione, presidente della Fondazione Tam di Biella, al termine di un ciclo Its dedicato alla filiera tessile abbigliamento il 92% degli allievi trova lavoro, mentre il 90% svolge un lavoro coerente con il proprio percorso formativo.














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